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Autore: AliceVolevaMorire    18/12/2008    13 recensioni
"Dov'è l'inganno?" Urlavo ai muri "Come possono amarmi? Comprendono davvero il mio terrificante baratro interno?"
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque ritorno, poichè l'avevo promesso. Le cose, dal mio ultimo saluto, sono cambiate. Ciò che mi opprimeva allora è quasi del tutto scomparso, e adesso mi ritrovo in un limbo in cui apparentemente le cose...vanno. Malgrado dentro ci sia ancora del vuoto.
Ad ogni modo, ciò che doveva modificarsi finalmente l'ha fatto, e posso riprendere a pubblicare.
Perchè? Perchè ora posso assicurarvi (nel mio piccolo, naturalmente) testi di qualità. Negli ultimi tempi infatti le mie storie erano talmente incentrate sul medesimo dolore che mi attanagliava, da risultare per me molto difficili da scrivere. Innanzitutto perchè avevo affrontato l'argomento in talmente tanti modi diversi da non avere più modo di trovare qualche idea originale, sia dal punto di vista stilistico che da quello del contenuto. In secondo luogo perchè, consequenzialmente, mi trovavo talmente cieca alla realtà circostante da non avere neppure più stimoli esterni. Nulla di propositivo, dunque.
Ho passato mesi senza riuscire a scrivere nulla di accettabile, e dopo una lunga catarsi interiore, un bel giorno è improvvisamente uscita fuori la storia che state (spero) apprestandovi a leggere. Ne sono abbastanza orgogliosa, non ve lo nascondo, mentre non vado fiera di tante delle cose che ho scritto e vi ho proposto.
Prima di lasciarvi alla storia, devo un grazie di cuore alle parole che tanti di voi mi hanno riservato, sia nei commenti a Libra, sia in sede privata. Credo davvero di non meritarmi tutte queste attenzioni, ne sono rimasta colpita e commossa. Non ho risposto a nessuno, e me ne dispiaccio moltissimo, ma sono certa che se l'avessi fatto non sarei riuscita ad esprimere tutta la mia gratitudine nei vostri confronti. In effetti, ho evitato consapevolmente di farlo perchè in quel periodo non ne sarei stata in grado. Sappiate comunque che ognuna delle vostre parole mi è servita, davvero tanto. In un modo che non avrei mai creduto possibile.
Ringraziandovi di cuore,
Alicevolevamorire






Mi muovevo in quella strada per portare una staffetta, di ritorno, rinchiusa nel mio io poichè faceva freddo. Loro mi guardavano, e Lui sorrideva. Se fossi stata la Fatina dei Denti glieli avrei strappati tutti, e ne avrei forgiato una collana di perle.
In effetti, nulla si scaricò dal cielo, e sana e salva tornai alle loro braccia affettuose [dopotutto,erano stati solo pochi metri].
Ma riflettei sull'umiliazione di chi giunge, poichè chi permane si incanta nella visione di chi arriva,
e pare quasi che se ne voglia nutrire.[Fu per quello che mi sentii mancare?]
Intanto, intorno, l'affetto diventava spesso e cieco come ovatta. Brillava in frammenti dal sapore stantio del sepolcro, che mi facevano credere di essere morta, perchè solo da cadavere si può ricevere ciò che ci è dovuto.
Invece stavo bene, e mi facevano ridere, mi regalavano dolcetti alla mela e mi accarezzavano le braccia. Come se in loro fossi sempre esistita nella forma di un fiore raro da coltivare con cura.
"Dov'è l'inganno?"  Urlavo ai muri "Come possono amarmi? Comprendono davvero il mio terrificante baratro interno?"
E loro fischiavano, muri bugiardi, pareti torbide,
e nelle mie zoppicanti fantasie
posto non c'era per altri, se non per Lui.
Ma Lui scagliava occhiate e poi si ibernava nella sua superiorità conquistata. A volte cadeva, ma noi non vedevamo, poichè era talmente al di sopra di noi che anche abbassandosi non ci avrebbe raggiunto.
La corte di donne cui avevo confidato la mia passione, si palesava a Lui con lettere infuocate.
"Dunque non rispettate il mio sentimento" stridevo fra me e me, e la rabbia mi assaliva rombando fra le ossa.
Splendevano, tutti, e volevano nutrirmi di luce. Mi spaventavano con i loro quieti sorrisi e le mani in cerca di continui contatti. Erano Dei, e mi volevano. Mi amavano.
"Parti con noi per le altissime profondità oscure"
salmodiavano, gettandomi zucchero negli occhi
"Lui ti porterà con sè nel suo Olimpo di note musicali" 
dicevano le altre donne, al suono tintinnante dei bracciali.
Mi muovevo avanti e indietro, e Lui mi guardava. Fingevo di amare estranei, ma Lui sapeva comunque. Si passava il mio cuore fra le dita, sporcandosi di sangue pulsante, e distrattamente lo spargeva dappertutto.
Confusamente camminavo storta, e immaginavo un finale in bianco e nero.
Ma sapevo che loro erano tutti suoi burattini adoranti. 
E anch'io ero intrappolata, con le mie mani troppo bianche avvolte da metri di spago.

   
 
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