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Autore: milly92    18/12/2008    1 recensioni
I Cullen si trovano ad avere dei nuovi vampiri vicini. Tra questi spiccano Vanessa, Gabriella e Cristina, di origine Italiana che in una gita a Volterra furono trasformate dai Volturi dopo che avevano appreso il loro potenziale potere. Le tre ragazze cercheranno di ambientarsi a Forks, una di loro farà perdere la testa a Jasper, con cui, grazie alle diavolerie moderne, chatterà, un’altra resterà affascinata da Emmett, lasciandosi coinvolgere nelle sue battute e modi di fare e l’altra si troverà Edward in quasi tutti i corsi di scuola, che non esiterà a metterla in imbarazzo con le sue occhiate e battutine…
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Welcome to Forks

“Deve essere una figata, mamma ha detto che i nostri vicini sono vampiri come noi, vero Vanessa?”

Sobbalzai, sentendomi chiamata in causa da mio fratello, dato che ero intenta nello squadrare la mia futura nuova casa, ossia un’enorme villa dalle pareti color pesca posta al centro tra altre due identiche, dove vi avrebbero abitato i miei zii e la famiglia della mia migliore amica.

“Ehm,si!” risposi, annuendo vigorosamente mentre mia cugina Gabriella emetteva un sospiro sollevato, anche se mio fratello si era già andato chissà dove. Lei amava già la città in cui ci eravamo trasferiti, Forks, dato che amava la pioggia, gli abiti invernali e la neve. Amava conoscere nuova gente, quindi il fatto di andare alla Forks High School la rendeva entusiasta e allegra. Quindi doveva essere proprio al massimo della felicità, a mio giudizio.“Meno male, così almeno loro non ci rimprovereranno se teniamo lo stereo acceso di notte!” dichiarò, sorridendo e togliendosi una ciocca corvina da sopra le spalle con un gesto elegante. Ah, si, dimenticavo: adorava ascoltare musica ad altissimo volume. Eravamo  simili, sia per l’aspetto fisico- da piccole ci scambiavano per gemelle dato che abbiamo la stessa età, lo stesso viso ovale e gli stessi occhi un po’ a mandorla- sia per i gusti, anche se io preferivo l’atmosfera primaverile a quella piovosa e preferivo ascoltare musica con l’mp3.

“Speriamo” borbottai, anche se io stessa, Vanessa Conti, ero stata felicissima di avere dei vicini “simili”. Essere una vampira comportava dei disagi quando bisognava frequentare gli esseri umani, i quali si insospettivano vedendo le luci di casa accese di notte con tanto di tv e stereo accesi, oltre al fatto che non tolleravano non essere mai invitati a pranzo o a cena. Ma dubito che l’avrebbero pensata ancora così se avessero saputo che rischiavano di diventare loro la nostra cena…

“Allora, entriamo si o no? Non abbiamo mica aspettato tutta l’estate per nulla!” esclamò la mia migliore amica Cristina con la sua voce squillante, facendo sobbalzare me e Gabriella. Erano esattamente tre mesi e mezzo che alloggiavamo in un hotel in periferia per i vari traslochi dei mobili, quindi potevo dire di essermi già abituata alla routine di Forks, alla gente che vi abitava, al suo maltempo. Non ero turbata più di tanto, ero abituata a traslocare in città piovose e piccole; erano ormai ventotto anni che ero immortale, ma a volte rimpiangevo il caldo e l’ allegria del mio paese natale, l’Italia, quasi come rimpiangevo il non poter più mangiare il cioccolato.

Io, Gabriella e Cristina eravamo state le prime ad essere trasformate, quel caldo giorno di aprile a Volterra, attratte da alcune false guide turistiche, che poi non si erano rivelate altro che mostri al servizio dei Volturi.

Ci ripensai mentre annuivo a Cristina e seguivo mia madre nella mia nuova casa. Ci ripensavo ogni volta  che cambiavamo città, in verità. Cosa sarebbe successo se non fossimo state trasformate? Avrei avuto circa quarantasei anni… Avrei vissuto ancora in Italia? E i miei genitori?

Li guardai mentre guidavano me e mio fratello Giovanni in giro per la villa,  entusiasti. Erano due dei vampiri più anziani che avessi mai visto,oltre ai miei zii e i genitori di Cristina ad essere onesti, avevano quarantaquattro anni mentre ero abituata a frequentare vampiri la cui età non superava i trent’anni.

“E questo è il mio laboratorio di fotografia!” terminò papà dieci minuti dopo, mostrandoci una stanza ampia con tanto di computer, stampante, scrivania e pile di carta fotografica immacolata. Era un fotografo, sia per mestiere che per passione.

“E’ fichissimo, pà!” esclamò Giovanni, congelato per sempre nella sua perfezione da diciassettenne. Ero stata io a trasformarlo, proprio come avevo fatto con i miei genitori. Cristina e Gabriella avevano agito allo stesso modo con le loro famiglie dato che non potevano essere al corrente del segreto da umani, pena la morte. O almeno così credevano i Volturi, in qualità di “Capi” circa le leggi che riguardavano la nostra specie.

Cosa potevamo mai fare, in una situazione del  genere? Era già stato un miracolo il fatto che non ci avessero usato come spuntino da umane- avevano percepito il nostro potere, ovvero quello di far fare alla gente ciò che desideriamo dato che all’epoca eravamo molto persuasive, e ci volevano nel loro corpo di guardia - per cui avevamo aspettato di crescere come vampire, impararando a gestire la sete, prima di renderli immortali.

Papà ridacchiò, annuendo. “Lo so, Joe”.

“Cosa te ne sembra della tua stanza?” domandò mia madre, Rebecca, mentre uscivo di casa per raccontare tutto circa il nuovo computer che avevo trovato nella mia camera a Daniele, il fratello di Cristina che ne capiva molto più di me riguardo la tecnologia. Ero nata nel 1962, dopotutto!

“Non ho parole, mamma! Sai che adoro il lilla, grazie, ho fatto bene a fidarmi di te!” risposi solare, abbracciandola. La mia stanza era dalle pareti color lilla, con tanto di tende abbinate.

Mamma sorrise, prima di scusarsi e raggiungere sua sorella, zia Caterina, che l’aveva chiamata.

“Allora, com’è questo nuovo pc?” domando Daniele avvicinandosi e poggiandomi una mano sulla spalla. “Tra parentesi, con i capelli mossi stai meglio” aggiunse, sollevando una ciocca castana ribelle e mettendomela dietro l’orecchio.

Sbuffai, stanca dei suoi modi di provarci che aveva assunto negli ultimi dieci anni. “Basta, Dan. Deciditi a parlare chiaro con me, anche se non ti servirà a nulla. Voglio bene a Cristina, ma non diverrò mai sua cognata” l’apostrofai scocciata. Non mi aveva mai detto chiaramente cosa provava per me, ma onestamente non mi interessava.

Daniele fece una faccia irata, i suoi tratti un po’ rotondetti si irrigidirono e se e andò da Marco, il fratello di Gabriella.

Mi allontanai, avvicinandomi a Gabriella e Cristina che mi si stavano corredo incontro nonostante le prime gocce di pioggia. “Vanessa, guarda lì! Che bell’uomo!” sospirò Gabriella, indicando un punto impreciso alle mie spalle.

Mi girai, curiosa. I nostri genitori stavano parlando con un uomo, che era chiaramente un vampiro, alto e biondo,con dei tratti raffinati,quasi nobili. “Ragazze, venite!” ci chiamò solare Angelo, mio zio.

“Mi raccomando,Gabry, è vero che ti piacciono gli uomini più grandi, ma vacci piano con il nostro vicino!” ironizzai facendola ridere.

Ci avvicinammo, sghignazzando, curiose di conoscere il nostro vicino. Insieme a noi, i nostri fratelli ci seguirono.

“Ragazzi, vi presento Carlisle Cullen” esordì papà.

“Benvenuti a Forks, ragazzi, so che vi troverete benissimo qui!” esclamò Carlisle, lasciandoci tutti un po’ stupiti, mentre Gabriella non gli staccava gli occhi di dosso. Dietro di lui comparvero un ragazzo e una ragazza che si avvicinarono sorridendo.

La ragazza era bassa e mingherlina, con i capelli scuri quasi quanto quelli  di Gabriella. “Salve, io sono Alice Cullen!” disse, mostrando un sorriso ampio e scintillante. Ci strinse la mano, e arrivata al mio turno aggiunse: “Oh, Vanessa! So che io e te diventeremo grandi amiche!”.

Mi abbracciò, ed io restai interdetta e confusa.

“Tranquilla, è solo un po’ pazza” ironizzò il ragazzo al suo fianco. Il suono della sua voce mi fece quasi sobbalzare, era più cristallina di quella dei comuni vampiri. Mi voltai verso di lui,costatando che mi stava fissando, dall’alto del suo metro e ottanta e più. La sua mascella quadrata era contratta e i capelli color bronzo gli conferivano un qualcosa di angelico. Era stato lui a parlare? Mi sarei aspettata un volto più rilassato e solare.

Annuii,mentre Alice diceva: “Stai zitto,Edward! Non gli dare retta Vanessa!”

Non ero abituata quel tipo di accoglienza, forse fu per questo che pensai che probabilmente il mio soggiorno a Forks sarebbe stato un po’… particolare.

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Ciao! E’la prima volta che scrivo qualcosa su Twilight. Questa fic è nata per scommessa, dato che, adorando Bella, mi sono imposta di provare a scrivere una storia senza di lei… Sono pazza, lo so!xD

Cosa ne pensate? Aspetto un vostro giudizio, altrimenti dubito che la continuerò.

La vostra milly92.

  
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