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Autore: Jenni Skeletron    29/03/2015    0 recensioni
La vita ci pare normale, nella nostra testa e` come se non esistessero la violenza o simili questioni.
Diamo pe scontato che qualsiasi altra persona con cui entriamo in contatto abbia una vita perfetta, ma non fcciamo che chiudere gli occhi davanti all'evidenza lasciando ognuno nel proprio inferno.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quella mattina era splendida:  sole e tanti uccellini pronti a cinguettare, svolazzare nei pressi della quercia secolare e bagnarsi nella vaschetta in giardino, ma la sveglia non aveva suonato, il bus passato in anticipo e le si era scucito lo zaino.
Con una corsa disumana era arrivata in contemporanea con il suono della campanella, tenendo sottobraccio i giganteschi  tomi di scuola mentre il resto le penzolava al fianco. Non ebbe nemmeno il tempo di riprendere fiato prima di essere afferrata per le spalle e spinta in classe.

Se questo era l’inizio, cominciava a dubitare di poter arrivare a fine giornata.
L’edificio scolastico era brullo, dipinto di grigio all’esterno,  aule e corridoi bianchi. L’unico tocco di colore erano le cartine appese ai muri e non aiutavano a rendere l’ambiente più allegro, ma per lei quello era un paradiso.

Non crediate che fosse pazza o avesse perso qualche rotella nel tragitto, semplicemente aveva le sue buone ragioni per pensarla così.
Tutti noi abbiamo bisogno di un posto in cui sentirci al sicuro, che si tratti di una stanza, di stare fra le braccia di qualcuno o, per i più piccoli, tra le coperte, abbracciati al peluche ricevuto il Natale precedente e il suo era la biblioteca.
Quel luogo era in grado di farle dimenticare ogni pessima giornata ed era grazie ad esso e ad un libro dalla vecchia copertina rossa e sgualcita che aveva trovato i suoi primi amici.

Era stato per puro caso che avevano fatto conoscenza, durante una ricerca che le permettesse aveva permesso di annegare i suoi dispiaceri  tra le parole di inchiostro.
Fu allora che una ragazza coi capelli raccolti in una crocchia dai riflessi blu e gli occhi dello stesso colore, incorniciati da una spessa riga nera che li avvolgeva in un abbraccio, era comparsa alle spalle del giovane contendente assieme ad un altro ragazzo dal sorriso sornione.

Certamente era gente particolare, ma non strana ed in grado per via del loro atteggiamento di non passare inosservati e stregare chiunque li guardasse.
Con il tempo aveva imparato a conoscerli ed ora erano la sua piccola famiglia felice.
Il suo viso da bambina li aveva conquistati ed il suo sguardo privo di allegria li aveva commossi.

Erano stati loro a spingerla in classe per evitarle una nota di demerito: prendendosi cura di lei, come ormai facevano da mesi.

Finita la scuola tornò a casa e per un po` fu sollevata dal fatto che fosse deserta, permettendole una doccia in santa pace e di finire i compiti che le erano stati assegnati.
Riuscì a gustarsi quella tranquillità fino a quando l’ora cruciale non si fece prossima. Non poteva essere sicura di cosa la aspettasse appena i suoi genitori avessero varcato la soglia di casa, ma di certo non poteva farsi trovare sul letto mentre leggeva il giornale che aveva preso  sulla via del ritorno.
Non erano persone malvagie, solo nervose.
A quanti capita di ricevere una sgridata o uno scapaccione per aver letto un libro invece di aver lucidato per la millesima volta l’argenteria  o non aver piegato simmetricamente l’asciugamano?

La porta sbattè con violenza e una donna in tailleur color albicocca  attraversò la casa, seguita da un uomo in completo turchese.
Non si presero nemmeno la briga di salutarla o semplicemente controllare se fosse in casa, incuranti della sua presenza. Per quanto li riguardava, perderla avrebbe giovato al loro stile di vita loro, ma l’indifferenza era certamente  migliore di quel che l’attendeva.
La giornata non era stata una delle più brillanti e dopo essersi cambiati cominciarono a richiamarla.
Aveva dimenticato di pulire il forno e tirare fuori la cena dal frigo.

Stupida, deficiente.

Erano solo due delle loro parole preferite per descriverla, ma ormai a quelle era abituata. Per quanto tutto ciò fosse triste e squallido, andava bene; in quegli anni si era fatta forte e si era impegnata per sopravvivere e non diventare come loro.
Quella era tutta la sua libertà.
Si recò in cucina per rendersi utile ma peggiorò solo le cose. Avrebbe voluto soltanto una carezza sulla testa o delle parole in grado di elogiarla in qualche modo, ma questo era il suo punto debole. Il suo bisogno di affetto la rese disattenta e le fece cadere un bicchiere di mano.
Si chinò, desolata, sui frammenti cercando di raccoglierli e aveva quasi finito quando la teglia bollente lanciata dalla madre le colpì la mano.
In preda al dolore corse in camera sua e la chiuse a chiave fra le lacrime.

- Devi andartene.
La benda che le fasciava la mano era stata la goccia per far traboccare il vaso. Inutile ripeter loro che stava bene, ormai non potevano più sopportarlo.
Per troppo tempo avevano chinato la testa ed erano rimasti in disparte, ma adesso era qualcosa di impensabile.

Per quanto tempo avrebbe potuto sopravvivere in quella casa?

Fallo.

La luce della luna riesce a malapena ad attraversare le imposte, eppure, nonostante l’oscurità, la giovane sa benissimo dove si trovi la serratura e se ancora non ha potuto farla scattare è solo per codardia.
Fino a qualche ora fa era certa della propria scelta.
Basterebbe un solo piccolo passo e sarebbe libera. Per anni ha scelto di non dire nulla e piegare la testa a ciò che gli altri decidevano per lei nella speranza di poter acquistare quella libertà che tanto agognava, ma non è possibile.

Prendi le chiavi.

Il borsone che prima era parso leggero ora non è altro che un macigno in grado di gravare non solo sulla sua spalla, ma anche di mozzarle il fiato all’altezza del petto.
I preparativi sono ultimati, tutto sta attendendo quella tua piccola mossa;  loro ti stanno aspettando. Hanno preferito aiutarti e mandare all’aria tutto ciò  che gli avrebbe potuto garantire loro una vita tranquilla, per te.
Sono i tuoi migliori amici, gli unici che sono rimasti nostante tutto e sono riusciti a spronarti, ad insegnarti a gonfiare il petto e camminare a testa alta.

Una luce si accende.
Non hai più molto tempo, se non prendi una decisione il pendolo ti raggiungerà.
Rimani e la tua vita sarà segregata in uno spazio troppo stretto, pieno di cattiveria e pregiudizi. Corri e dovrai prepararti a combattere il resto del mondo, come hai sempre fatto da quando sei nata .
Anche se ti sembra assolutamente impossibile, solo tu puoi scrivere la tua storia. Tu, dio del tuo stesso mondo illusorio.

Hai fatto la tua scelta?



 
   
 
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