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Autore: GaaRa92    29/03/2015    2 recensioni
"Dad said they always had the perfect marriage."
"It wasn't perfect until after she died."
 
Improvvisamente la sua attenzione fu attirata da un elemento nuovo e inconsueto abbandonato sul comodino sotto la finestra: tra una cornice comprata a poco prezzo, ma di grande valore, e una piccola sveglia giaceva solitario un anello in lega d’argento massiccia. Era spesso e solido.
E sbagliato.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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YOU CAN LET GO ALL YOUR FEARS

 

 

Si arrampicò su per gli scalini al massimo della velocità che le sue gambette gli consentivano e, stremato, raggiunse il piano delle camere. Increspò per un istante le dita dei piedi lasciandole affondare nella moquette blu che morbidamente ricopriva insieme ai giocattoli ogni centimetro del pavimento. Se c’era una cosa che non si poteva affermare di Mary Winchester era che non fosse una madre amorevole; di certo, però, non era la più ordinata.  

Quando il marito glielo faceva sarcasticamente notare – magari dopo essere appena inciampato in una macchinina rossa abbandonata dopo un conflitto a fuoco con i soldatini della legione Americana che non si erano dati per vinti fino all’ultimo uomo – lei in tutta semplicità sorrideva e si lanciava in un’accurata descrizione dell’ultima peripezia del piccolo Dean e, ad ogni parola, spalancava gli occhi, enfatizzando il racconto che aveva riempito la sua giornata. Una cosa che la ragazza non era riuscita a metter via era quell’innato sesto senso che si affinava in chi, come lei, era stato un cacciatore fin dalla nascita: la capacità di osservare con attenzione, rilevare l’anomalia e selezionare l’elemento saliente dell’insieme. Questo, insieme alla cura dei suoi due figli, l’assorbiva completamente e, per la casa, di tempo ne rimaneva veramente poco. Alle mamme che alla vista di quel tale disastro arricciavano il naso inorridite, come se incarnasse  il peggiore dei peccati capitali di una casalinga, Mary Winchester lanciava uno sguardo divertito e scrollava le spalle: fosse stata la vivacità dei bambini l’unica cosa contro cui armarsi il mondo avrebbe riserbato ben poche sorprese.

In realtà, in tutta quella storia, il principale colpevole era Dean, che per i suoi soli quattro anni dimostrava una cura meticolosa nel mettere a soqquadro ogni ambiente. Il piccolo Sammy, dal canto suo, si limitava a scoppiare in risolini acuti e battere le mani in segno di approvazione.

 

Quel giorno Mary aveva ben altro a cui pensare e Dean, una volta capito di avere campo libero, aveva abbandonato la svogliata postazione di disegno allestita in cucina e si era accovacciato davanti al fratellino seduto sul tappeto e incerto sul da farsi circa una questione di vitale importanza: valeva la pena svuotare completamente il biberon per terra?

Sammy, siamo solo io e te…” con sguardo sornione e un sorriso malizioso Dean aspettò che il piccolo lo ricambiasse, si spostò un ciuffo troppo lungo dei ricci biondi intrufolatosi in mezzo agli occhi, e, con un gesto brusco, afferrò il fratellino per i fianchi, avvicinandolo a sé. Questo, sul punto di scoppiare a piangere, venne prontamente bloccato dalla manina dell’altro che lo ammonì con tono complice.

“Cosa fai! Così chiamerai la mamma qui, e noi non vogliamo che la mamma arrivi qui. Vero?” fece soppesare l’ultima parola fissandolo esattamente come papà era solito fare con loro, ma incapace di mantenere lo sguardo serio il necessario per tranquillizzare il fratello incominciò a fargli il solletico. Era sempre una tattica vincente.

Le sue speranze non furono disattese: il piccolo, incapace di difendersi, aveva incominciato a ridere di gusto, rannicchiandosi tra le braccia del maggiore, contagiato lui stesso dalla sua felicità.

 

“Perfetto, ascolta bene. Adesso giochiamo a nascondino: tu mi cerchi e io mi nascondo.” Incerto sull’effetto che le sue parole avessero sortito sul piccolo Sam, Dean scattò in piedi come una molla e poggiando le mani sui fianchi cercò ancora una volta di imitare il papà: “Ci siamo capiti?”.

Come se in realtà le parole lasciassero appeso nell’aria il presagio di un qualcosa che non fosse affatto buono. Lo aveva capito dal mondo in cui si avvicinavano quelle sopracciglia scure, dall’intensità in cui i suoi occhi chiari, così diversi da quelli della mamma, lo fissavano.

 

Conscio del fatto che non ci fosse neanche un solo minuto da perdere e senza aspettare specifici segnali di conferma dal suo inesperto interlocutore, Dean si voltò in tutta fretta imboccando la direzione delle scale: al piano delle camere avrebbe di certo trovato un ottimo nascondiglio che gli avrebbe fatto guadagnare il vantaggio necessario sul fratellino. Era un tipo tosto quello lì, l’appellativo che gli riserbava quando il piccolo lo stanava. La mamma spergiurava che, nonostante tutto, Sammy facesse da solo e, seppur controvoglia, Dean aveva dovuto ammettere che il fratello ci sapeva fare.

 

Una volta sul pianerottolo non ebbe dubbi e si fiondò nella prima stanza sulla destra, non senza aver raccolto prima la preziosa macchinina che giaceva ribaltata e assediata dalle milizie al centro della moquette.

 

La camera profumava di fresco e la luce del sole giocava con i ciondoli di vetro appesi alla finestra proiettando immagini colorate e distorte di stelle inscritte all’interno di cerchi, croci, figure alate o incoronate. Sembravano quasi danzare sulla testiera del letto.

A Dean piaceva fissarle, lo facevano sentire al sicuro, per questo la mamma quando si stendeva accanto a lui per farlo addormentare lo lasciava giocare con quelli agganciati al suo braccialetto.

 

C’era silenzio e nessuno nei paraggi.

Convinto di avere ancora un po’ di vantaggio sul fratello e colto da un’incontrollabile frenesia, il bimbo fece un respiro profondo e con risolutezza prese una decisione che con un adulto nei paraggi gli sarebbe costata non pochi rimproveri: con le scarpe da ginnastica ancora ai piedi, fece leva sulle braccia e, raccolta tutta la forza a sua disposizione, si tirò su.

Tese nuovamente l’orecchio per accertarsi che non vi fossero novità e, travolto dall’emozione, si diede una piccola spinta, lasciando affondare tutto il suo peso nella trapunta a fiori dell’enorme letto matrimoniale al centro della stanza, per poi abbandonarsi immediatamente ad una risatina soddisfatta, orgoglioso del successo della sua impresa.

Improvvisamente la sua attenzione fu attirata da un elemento nuovo e inconsueto abbandonato sul comodino sotto la finestra: tra una cornice comprata a poco prezzo, ma di grande valore, e una piccola sveglia giaceva solitario un anello in lega d’argento massiccia. Era spesso e solido.

E sbagliato.

Il piccolo lo osservò perplesso, cercando di ricordare dove l’avesse visto. Con un gesto spontaneo si protese verso di esso e lo afferrò, continuando a molleggiare assorto sulle gambe. Fece per guardarci attraverso, ci catturò il sole, che si fece piccolo piccolo e per un istante stette tutto nella sua mano da bambino. Se lo rigirò ancora una volta soppesandolo con attenzione poi, con un movimento un po’ impacciato, lo fece scivolare dentro il medio e l’anulare insieme.

Per i suoi soli quattro anni Dean Winchester aveva già capito che in realtà alcune cose avessero un posto soltanto.

 

Una presa fulminea lo serrò all’altezza dei fianchi

“Tana per Dean!”

Le gambe del bambino cedettero improvvisamente e i due si ritrovarono attorcigliati tra le coperte del letto ormai disfatto. Sopraffatta, Mary Winchester si lasciò tramortire da quelle risate, rimanendo distesa con il piccolo Dean seduto a cavalcioni sopra di lei.

La notte quando giaceva distesa, sola, si rannicchiava istintivamente ancor di più, stringendosi nel suo lato. Si addormentava e si svegliava in quella posizione, in attesa. Era così da quasi tre giorni ormai.

 

Lo sguardo di Mary scivolò in basso fino a fermarsi sulle manine giunte del suo primo figlio. Sospirò piano e gliele prese tra le sue, stringendole appena. Il piccolo le sorrise di rimando e si liberò dalla stretta per poi avvolgerle le mani a sua volta. L’anello brillò e per un istante restituì il loro riflesso.

Lentamente Dean lo sfilò dalle sue dita per farlo scivolare nell’anulare di lei: calzava alla perfezione.

“Eccoti qua!”

Il viso del bambino si illuminò con un sussulto, come quando, arrivato all’ultimo pezzo di un puzzle particolarmente complicato, tutto collimava e l’immagine di una locomotiva blu o un trattore arancione si materializzava per magia sotto i suoi occhi estasiati.

Travolto da una gioia incommensurabile prese a baciarla tutta, solleticandola appena con i riccioli biondi.

“Papà torna presto, fai la brava.”

Con sguardo caldo e fiducioso il piccolo la fissò intensamente, sfuggì al tocco delle sue dita sottili e callose – segni indelebili di una vita a cui aveva voltato le spalle – le distese le rughe della fronte, spianandole a fondo, e stirò appena le sue labbra in un buffo sorriso: tutto quello per cui aveva combattuto sino a quel momento era lì davanti a lei a consolarla.

Quasi tutto.

 

Lo baciò a fior di labbra cullando il suo visetto paffuto e, quasi meccanicamente, mormorò a sua volta:

“Papà torna presto.”

Era sempre tornato, alla fine.

 

 

  

 

 


NdA: Nell’episodio 5x16 apprendiamo che il matrimonio di Mary e John non è tutto “rosa e fiori” come sembra essere stato dipinto sino ad ora, riportando letteralmente le parole di Dean: It wasn’t perfect until after (Mary) died”.

L’ho trovato estremamente triste, dolce-amaro, ma vero. Dà profondità a personaggi che altrimenti sarebbero appiattiti da un intreccio avvincente, ma che spesso rischia di andare a discapito delle caratterizzazioni. Capiamo che John era di certo un marito devoto, ma che in fondo la guerra (aveva combattuto in Vietnam) non lo aveva forse lasciato così “intatto” come Mary pensasse o che, semplicemente, come accade anche alle coppie migliori, potesse pensarla in maniera del tutto diversa dalla moglie; che i bambini filtrano, ma non dimenticano, agiscono talvolta protetti da una bolla speciale; che in una famiglia tutti devono fare la loro parte per restare uniti, sempre.

 

Il braccialetto e i simboli a cui accenno potete trovarli qui: http://www.supernaturalwiki.com/index.php?title=Mary%27s_Bracelet

         

   
 
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