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Autore: SaraDirectionerForLife    29/03/2015    0 recensioni
Mi manca l’aria dentro questa macchina, ho bisogno di ossigeno e qui dentro non posso averla soprattutto perché c’è il tuo profumo e la nostra foto. Non dovrebbe essere qui. Senza nemmeno accorgermene l’ho strappata e ora tutti i pezzi sono sulla mia gonna. Non voglio vederli e soprattutto non voglio avere il rimorso di averla strappata quindi esco.
(...)
“Mi fido di te” presi il telefono e glielo ridiedi scuotendo la testa.
Tutti applaudirono, ma io ero occupata a baciare le labbra del mio fidanzato, era cosi bello chiamarlo cosi. Fidanzato, fidanzato, fidanzato. Suonava cosi bene.
(...)
“Devi andare via. Ora. Non c’è più nessuna promessa, da ora noi due siamo due estranei, io non voglio nemmeno più sentire il tuo nome mi hai capito? Devi andartene e smetterla di giurare il falso sai che odio le bugie”urlò alzandosi e avviandosi lentamente verso la tv
(...)
“io- io ho tradito Zayn” le confessai alzando lo sguardo per vedere la sua reazione.
Non saprei come descrivere questa storia se non con questi pezzi, per me è molto importante, sia a causa della decisione che ha preso Zayn questa settimana sia per me che l'ho scritta. Se la leggerete grazie.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte, voglio chiedervi soltanto di leggere questa storia perchè per me è molto importante soprattutto dopo la scelta di Zayn di lasciare la band, diciamo che è un po' il mio modo di dirgli grazie per tutto ciò che ha fatto anche se sono un po' arrabbiata con lui. Buona lettura.

Un errore da rifare

24 dicembre 2008
E stavolta le tue urla resteranno in quella casa. Stavolta non torno più. Anche se mi manchi, anche se tutto mi parla di te.
Sono passate solo due ore dalla mia fuga da quella casa, dalla nostra casa e ora la mia macchina è in quel parcheggio e stavolta scusa, ma lo farò. Scusami, davvero, ma devo iniziare di nuovo e per farlo devo lasciarti alle spalle.
Le lacrime oramai hanno deciso di non abbandonarmi e ho così tanta voglia di urlare, di correre, di respirare, di lottare, di abbracciare qualcuno, di picchiare il primo che mi passa davanti, di vivere … Ma che senso avrebbe urlare se tu non mi sentiresti, che senso avrebbe correre se non ci saresti tu al mio fianco, che senso avrebbe respirare se nell’aria non c’è il tuo profumo, che senso avrebbe lottare se il premio sarebbe dimenticarti, che senso avrebbe abbracciare qualcuno se non sei tu, che senso avrebbe picchiare il primo che passa se non ho la forza per farlo e infine che senso avrebbe vivere se non ci sei tu con me? Nessuno  Basta, devo dimenticarti. I ricordi dovranno rimanere tali e devo andare fottutamente avanti.
Mi manca l’aria dentro questa macchina, ho bisogno di ossigeno e qui dentro non posso averla soprattutto perché c’è il tuo profumo e la nostra foto. Non dovrebbe essere qui. Senza nemmeno accorgermene l’ho strappata e ora tutti i pezzi sono sulla mia gonna. Non voglio vederli e soprattutto non voglio avere il rimorso di averla strappata quindi esco.
L’aria fredda di dicembre mi colpisce il viso e le gambe nude se non per la gonna. Ho parcheggiato vicino al nostro parco e nonostante so che non dovrei essere qui perché fa troppo male non ho intenzione di andare via. Non mi preoccupo nemmeno di chiudere la macchina, non m’importa di nulla al momento, di lui si. Raggiungo l’albero sotto il quale stavo leggendo uno dei miei libri di poesie e ti incontrai, o meglio, tu mi vedesti da lottano e decidesti che dovevo avere l’onore di incontrarti.
Un anno e due mesi. Un fottutissimo anno e due fottutissimi mesi. È passato cosi tanto? Mi sembra ieri che ero seduta proprio lì. Voglio andare via, ma il mio corpo ha intenzione di fare il contrario e cosi mi ritrovo seduta a terra. La terra è bagnata a causa della pioggia del pomeriggio e probabilmente ora sono sporchissima, ma non m’importa. Il vento tira i miei capelli di lato e chiudo gli occhi. Pessima mossa.

12 ottobre 2006
L’aria è abbastanza fredda, ma ciò non impedisce ai bambini di popolare il paco. Amo questo posto, quando ero piccola mia nonna mi portava sempre qui e dopo la sua morte ho continuato a venirci ogni volta che mi era possibile. Lei era cosi buona e aveva una grande pazienza. Ogni giorno alle quattro in punto mi portava qui e io, come tutti i bambini, giocavo fino a tardi. Oggi non capisco come facevo a passare ore intere a correre, saltare, urlare,giocare e ridere senza sosta. Una piccola risata esce dalle mia labbra e decido di continuare a leggere il mio libro. E cosi mi isolai da tutto finché sentii qualcuno sedersi affianco a me.
“Si?” chiesi senza alzare lo sguardo dalle pagine.
“Mi chiedevo perché una bella ragazza passa qui, sotto un albero, dove nessuno la può vedere, il suo pomeriggio e così ho pensato: e se glielo chiedo? Ed eccomi qua” la voce bassa eppure dolce e accattivante
“Per non farmi vedere da nessuno” risposi brevemente “Ma, purtroppo, qualcuno mi ha visto” mantenni un tono disinvolto nonostante fossi un po’ infastidita dalla sua presenza.
“Ti chiedo scusa…”
“Alice (si legge Alis)”dissi allo sconosciuto chiudendo accuratamente il libro per non rovinarlo.
“Io mi chiamo Zayn” disse e in quel momento alzai lo sguardo trovando due occhi color caramello a fissarmi e rimasi ferma a fissarlo con la bocca leggermente aperta finché il vento fece finire i miei capelli sul suo viso.
“Io- io- m-mi di- dispiace” Alice non balbettare!
“Tranquilla non è colpa tua” rispose sorridendomi “Lo sanno tutti che i momenti più belli vengono sempre rovinati” e dopo la sua frase scoppiammo a ridere.

 24 dicembre 2008
Perché sono ancora qui? E perché sto piangendo? Non devo, è il passato e non ha senso rimanere qui … Eppure non posso andare via, qualcosa me lo impedisce. Il vento continua a soffiare facendo volare una foglia sulla mia gamba.
Un ora di ritardo. Perché lo sto ancora aspettando? Un altro minuto e vado via davvero.
Non verrà, di nuovo. Mentre sto per alzarmi per andare via lo vedo. I suoi occhi color caramello, il suo ciuffo sempre alzato con gel, il suo sorriso speranzoso, la sua giacca di jeans, i suoi pantaloni neri e un bouquet di foglie? Forse vedo male. Ma quando si avvicina noto che non sbagliavo, sono davvero foglie!
“Sei in ritardo, di un ora!” dico prima di dargli il tempo di dire anche solo una parola
“Vorrei vedere te al mio posto-” risponde subito, ma lo interrompo
“Al tuo posto Zay? Senti io vado via. Ciao”dico iniziando ad andare via
“Fammi finire!” mi tira il polso per farmi girare “Vorrei vedere te al mio posto mentre cerchi delle foglie per fare un bouquet, non è tanto facile trovare delle foglie non rovinate e poi creare una composizione carina!” continua facendo un piccolo sorriso
“Hai davvero fatto tardi per questo?” dico indicando il bouquet
Lui annuisce e io glielo rubo dalle mani e lo abbraccio sussurrandogli un leggero “Ti amo” vicino all’orecchio aggiungendo poi ridendo un  “Ma sei un cretino”.

La foglia spinta dal vento inizia a volare e io la seguo. Essa si ferma contro un albero su cui noto che vi è inciso “Sarai sempre mia. Tuo Tony”. Non posso evitare di pensare a me e Zayn. Lui è mai stato mio?

13 gennaio 2007
Ti amo piccola”mi disse sedendosi affianco a me sul letto.
“Anche io cretino” risposi guardando il soffitto.
“E cosi sono un cretino io?!”domandò iniziando a farmi il solletico.
“No no no, amore fermati, non sei un cretino”risposi facendolo sorridere “sei il MIO cretino”continuai facendolo ridere e mi avvicinai per baciarlo e lui fece lo stesso.

24 dicembre 2008
Non devo star male e ricordare, ma è più semplice di accettare che oramai non ci sarà più. Le mia gambe iniziano a muoversi velocemente ed io non me ne rendo conto finché arrivo alla fine del sentiero del parco dove vi sono le altalene.

13 marzo 1998
Alice ho detto di no, è pericoloso e tu sei piccola, non puoi andarci” mi disse la nonna, ma io ero troppo capricciosa per arrendermi
“Ma nonna starò attenta, te lo prometto”le  risposi io tirandole leggermente la gonna
“No, ti faresti sicuramente male, anche se stai attenta non puoi evitare le cose che devono succedere per forza”mi spiegò cercando di convincermi
“Ti prego nonna”la supplicai
“Ti prometto che quando arriviamo a casa facciamo una torta, ma ora torniamo a casa”scese alle promesse e io decisi di abbandonare per stavolta

24 dicembre 2008
Mi sembra ieri eppure sono passati almeno dodici anni. Mi manca cosi tanto. Mi sedetti sull’altalena e mi successe di rivivere quella scena che succedeva tutti i giorni e alla fine cedevo sempre. Dopo aver cacciato questo ricordo me ne venne un altro e le lacrime che non mi ero accorta di versare aumentarono.

28 ottobre 2006
“Dai Alice scherzavo! Lo sai che nessuno è come te. Non mi sto sentendo con nessuna!” mi disse cercando di prendermi la mano, ma io scansai la mia
“Non ti credo Zayn” risposi alzandomi da sotto il nostro albero
“Come posso fare per farmi credere?” chiede seguendomi
“Fammi controllare nel tuo telefono!”risposi girandomi verso “No” una semplice parola. Una negazione.
“Appunto” continuai a camminare senza una meta
“Noi non stiamo insieme perché dovrei?” urlò lui raggiungendomi. Non mi ero resa conto di star correndo
“Non dovresti, và via ti prego” sussurrai arrivata alla fine del sentiero del parco
“Non lo pensavo davvero Alice ti prego scusa” sussurrò anche lui provando ad abbracciarmi
“Ti ho detto di andare via” dissi alzando leggermente il tono di voce e allontanandomi
“Alice ti prego” sussurrò di nuovo lui
“Alice ti prego niente Zayn!” urlai girandomi
“Non ti darò il mio telefono!” urlò anche lui guardandomi con occhi freddi
“Non m’importa ora va via” dissi abbassando la voce e girandomi di spalle per andare a sedermi sull’altalena.
Volevo solo stare sola qualche minuto, ma lui non era d’accordo con me. Si sedette all’altalena al mio fianco e mi guardò per almeno dieci minuti finché lo guardai anche io. I nostri occhi parlavano senza la necessità di usare le parole. Noi avevamo un modo nostro per comunicare. Mi trovai a guardare le sue labbra e lui le mie, un minuto dopo si avvicinò al mio viso, io feci lo stesso  e finalmente le nostre labbra si unirono. Mi alzai in piedi e non so come e in quale momento mi sedetti in braccio a lui e lo baciai ancora e ancora e ancora. Quando ci fermammo poggiai la mia fronte contro la sua e lui mi diede il suo telefono tra le mani.
“Puoi controllare se vuoi” disse guardandomi negli occhi.
“Mi fido di te” presi il telefono e glielo ridiedi scuotendo la testa.

24 dicembre 2008
Il nostro primo bacio, l’altalena su cui ero seduta allora e su cui ero seduta in quel momento a ricordare e piangere era troppo, non potevo rimanere lì. Faceva cosi male ripensarci, rivivere quelle scene e soprattutto faceva male sapere che non ve ne sarebbero state altre.
Ogni angolo del parco mi ricordava lui e io dovevo andare via, lo sapevo bene, ma la verità era che io non volevo andare via, non volevo fuggire da lui, da noi, dal passato e soprattutto non volevo dimenticarlo. Decisi di spostarci nel posto in cui ci recavamo quando il parco era troppo affollato. Vi erano tanti grandi alberi di cui non conoscevo il nome, ma mi piacevano tanto perché davano un senso di libertà. Lì sapevo che solo lui mi avrebbe trovata, lì potevo essere libera di essere me stessa, libera di stare sola, libera di non vedere nessuno, libera di stare nel silenzio assoluto, libera di potermi separare dal mondo per tutto il tempo che volevo e solo lui mi avrebbe trovata.
Io sapevo dove andare se volevo farmi trovare, lui sapeva dove andare per trovarmi.
Avevo cosi tanti ricordi in quel posto che non riuscivo nemmeno a distinguerli. Sentivo le nostre voci, le nostre risate, le nostre urla, i nostri “ti amo”, i nostri pianti, le nostre promesse, i nostri “per sempre” e vedevo il nulla.
In fondo avevo sempre saputo che sarebbe stato cosi, io sarei sempre corsa tra le sue braccia, ma lui sarebbe mai corso tra le mie? Io sarei sempre andata da lui a chiedere scusa, ma lui mi avrebbe mai chiesto scusa? Io sarei sempre stata disposta a perdonare i suoi più grandi errori, ma lui mi avrebbe mai perdonata? Lui sarebbe venuto quella sera a correre tra le mie braccia, a chiedermi scusa, a perdonarmi? Avevo cosi tanta paura, sentivo la sua mancanza arrivarmi fino al midollo e le gambe tremare, gli occhi chiudersi, le labbra seccarsi, il sorriso nascere e morire, le braccia che aspettavano solo di essere aperte per accoglierlo, le mani attendere il suo arrivo per stringersi tra le sue e la voce … Beh la voce forse non l’avevo più. Dopo avergli urlato addosso cosi forte dopo l’ennesima lite essa si era affievolita a poco a poco e credevo davvero che oramai fosse spenta, inesistente, morta.
Ti prego amore mio, vieni qui, cercami, amami ti prego, ho cosi tanto bisogno di te da sentirmi male, da spegnermi. Ho bisogno delle tue braccia che mi stringono, delle tue mani che mi accarezzano sulla schiena, del tuo petto che vibra a causa della tua risata, della tua bocca che si apre in un meraviglioso sorriso, delle tue gambe che ti permettono di correre verso di me, dei tuoi piedi giganti in confronto ai miei, ho bisogno anche dei tuoi occhi amore lo sai? I tuoi occhi meravigliosi che brillano di una luce capace di scaldare il mio cuore come mai nessuno ha fatto, quegli occhi che mi parlano quando la tua bocca tace, ho bisogno anche del tuo naso sempre freddo in inverno, come è normale che sia, che mi sfiora il viso facendomi venire i brividi, ma mai come i brividi che mi fanno venire i tuoi baci, i tuoi “ti amo”, i tuoi “mi manchi” e tanto altro. Mi manchi amore lo sai? Non so dove sei ora, ma mi manchi e sento che oltre a rompersi il mio cuore ha perso quella forza capace di ricomporlo e fa male saperlo. Fa male amore vieni a salvare la tua principessa.
Presa dal dolore decisi di andare nell’unico posto in cui pensavo non mi avrebbe cercata, perché io non volevo essere trovata giusto? No, io volevo che mi trovasse.
 Presi le chiavi dell’auto e iniziai a percorrere abbastanza velocemente la strada per giungere a destinazione. Vidi la città sempre più lontana, ma non ero diretta al mare come succede sempre nei libri e nei film. Continuai ancora a camminare con l’auto finché giunsi davanti il luogo da cui ero partita ore prima. La casa in campagna in cui stavamo festeggiando la vigilia con entrambe le nostre famiglie. Il tavolo è colmo ancora del cibo oramai freddo, sulla tovaglia vi sono qualche macchiette di vino e coca cola. Le sedie solo posizionate in modo disordinato, la tv nel salotto la tv è ancora accesa probabilmente quando mi hanno seguita l’hanno dimenticata, sul divano vi sono due coperte con cui le sorelle di Zayn si stavano riscaldando. Mi siedo al centro della sala, dietro di me il grande divano in pelle bianca e davanti la tv. C’è un programma di cui non ricordo in nome e al momento nemmeno mi interessava. Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo cercando di non ricordare, ma, purtroppo, la mia testa non vuole collaborare.

24 dicembre 2008, ore 20:30
Nella casa vi era un gran caos, tutti parlavano e ridevano e ciò non faceva altro che aumentare il mio mal di testa cosi decisi di andare un attimo in cucina aprire la finestra e prendere un po’ d’aria. Mentre guardavo fuori da essa sentii due braccia cingermi la vita e non servì girarmi per capire che era Zayn, avrei riconosciuto sempre il suo profumo ed il suo corpo.
“Tutto bene?” mi chiese baciandomi sul collo. Avevo sempre odiato essere baciata sul collo ritenendolo una cosa molto fastidiosa, ma con lui era diverso, lo era sempre stato.
“Tutto bene” confermai sospirando e facendogli un piccolo sorriso lasciandolo non del tutto convinto della mia risposta.
“Ho una sorpresa per te tra poco, che ne dici di mangiare prima il dolce però?” mi chiese stringendomi più forte ma pur sempre dolcemente.
“Certo, mi aiuti a portare le cose in tavola?”chiesi a mia volta.
Mentre stavamo mangiando il dolce e ridendo per una battuta della madre di Zayn quest’ultimo si alzò.
“Bene, credo di aver aspettato abbastanza” lasciò uscire dalle sue labbra una piccola risata ed il mio cuore si riscaldò “devo dire una cosa molto importante a tutti e se non lo farò ora credo non lo farò mai più” si girò verso di me e si inginocchiò. Non riuscivo a crederci, mi stava per chiedere di sposarlo. Iniziai a tremare dall’agitazione e lui lo notò. Poggiò una sua mano sulla mia e mi sorrise rassicurante. In quel momento la signora Malik chiamò le ragazze sedute sul divano che subito corsero in sala e vedendo Zayn inginocchiato sorrisero dolcemente facendomi segno di stare tranquilla.
“Non sarò molto breve, ma non ci metterò nemmeno molto perché stai già tremando dall’ansia e non voglio che ricorderai questo momento cosi” mi disse guardandomi negli occhi con uno sguardo divertito “ È tanto tempo che stiamo insieme e non mi sono mai stancato di te. Una cosa difficile visto che tu sei meravigliosa però voglio che tu lo sappia, non mi sono mai stancato di te amore. Ho sempre creduto che non  mi sarei mai innamorato e che nessuno si sarebbe innamorato di me, insomma lo sappiamo tutti qui dentro come sono e so che sono insopportabile, disordinato, rumoroso, irritante e chi più ne ha più ne metta,ma in me una cosa sola è completamente perfetta e sei tu.”abbassò lo sguardo verso le nostre mani “Vedi? Con chi avrei mai fatto una cosa cosi sdolcinata come stringerti la mano per non farti tremare? Beh forse esistono cose più dolci, ma anche questa lo è. Non sono stupido e so bene che quello che sto facendo ora è un passo importante e tu come anche gli altri in questa sala spero sappiate che se al tuo posto ci fosse stata un'altra non lo avrei mai fatto per il semplice motivo che nessuno sarà mai come te. E ora la smetto di parlare perché altrimenti tutti sapranno che posso essere anche io dolcissimo, ma prima, Alice, ti amo davvero tanto e vorrei passare tutta la mia vita con la mia principessa e diventare il suo principe un po’ diverso dal solito e vorrei essere tutti i giorni la causa dei tuoi sorrisi di prima mattina, ma anche gli ultimi prima di addormentarti. Vorrei diventare per te l’uomo ideale, perfetto, o quasi e soprattutto vorrei avere con te quel qualcosa di indistruttibile e tu sai bene che io non credo nei matrimoni, ma voglio tanto essere legato a te dalla famosa promessa dei matrimoni e voglio vederti con l’abito bianco mentre percorri la navata e piangi per la commozione, voglio vederti aggiustarmi la cravatta perché trovandola insopportabile l’avrò mossa, voglio vedere la tua espressione prima di dire “si lo voglio”, voglio essere io quello a cui dirai “amore avremo un bambino”, voglio sentirti urlare durante la nascita di nostro figlio, voglio te, noi amore, ora e per sempre quindi ti prego di dirmi di si, dimmi che mi sposerai anche se non ho detto la famosa domanda “Alice mi vuoi sposare e rendermi l’uomo più felice della Terra?” perché io sono cosi e forse non cambierò mai, ma tu accettami cosi per favore” disse guardandomi finalmente negli occhi e aspettando una mia risposta, ma io non riuscivo a dire nulla, sentivo il cuore scoppiarmi dalla felicità e non riuscivo proprio a parlare.
“Ehy se non vuoi basta dirmelo!” disse Zay cercando di ridere, ma capivo dalla sua voce che in realtà era nervoso.
“Non voglio? Amore non ti libererai facilmente di me! Fattene una ragione ora perché a breve sarò tua moglie!” e lo vidi. Vidi il cambiamento dei suoi occhi, si illuminarono cosi tanto e io mi sentii felice di essere la causa di tale reazione.
Tutti applaudirono, ma io ero occupata a baciare le labbra del mio fidanzato, era cosi bello chiamarlo cosi. Fidanzato, fidanzato, fidanzato. Suonava cosi bene.
Quella era la parte bella della serata. Quando ancora credevo che sarebbe stata la serata più bella del mondo. Quando ancora non era successo quell’enorme casino che avrebbe cambiato tutto.
Ero in salotto con Zayn e le sue sorelle, lui mi teneva tra le sue braccia perché avevo freddo e non desideravo altro.
“Vado un minuto in bagno amore”sussurrai alzandomi ricevendo da lui un grande sorriso e un cenno con la testa oltre a un dolce bacio sulla fronte.
In realtà l’unica cosa che volevo fare era guardarmi allo specchio per vedere la mia faccia. Avevo un sorriso grandissimo e gli occhi vivacissimi con quel qualcosa in più che mai avevano avuto. Mi sentii la protagonista di un libro. Decisi di tornare in salotto. Trovai il mio telefono tra le mani di Zayn e sul suo viso un espressione cupa. Appena entrare gli chiesi con gli occhi cosa era successo e lui disse un semplice “ragazze andate fuori per favore e chiudete la porta devo parlare con Alice” la sua voce era cosi fredda e distaccata che tremai. Non aveva nemmeno detto il mio nome col solito sorriso automatico che faceva senza saperlo. Le tre uscirono facendomi un mezzo sorriso. Quando la porta si chiuse mi avvicinai automaticamente al mio fidanzato ma lui mi fece segno di fermarmi quando ero a mezzo metro di distanza da lui
“Chi è Alexander?”chiese freddo senza nemmeno guardarmi in faccia e il sangue mi si gelò nelle vene, ma non riuscii a decidere se fosse stato per quel nome o per la sua voce.
“I- io no- non lo conosco”risposi abbassando la voce sapendo che avrebbe subito capito che mentivo
“Strano perché lui ti conosce molto bene, guarda qua” allungò una mano e presi da essa il mio telefono.
Sbloccai lo schermo aperto sui messaggi, ve ne era uno che diceva “Ehy piccola, è da due settimane che non mi parli, che senso ha buttare ciò che c’è stato tra noi? Sappiamo entrambi che non è stato solo sesso non puoi smettere di parlarmi solo perché lo abbiamo fatto e hai paura di quel ragazzo e smettila di convincerti che lo ami, se lo amassi non saresti corsa da me dopo la vostra lite due settimane fa e non ti saresti comportata in quel modo. Detto ciò mi manchi tanto e non vedo l’ora di vederti lunedì. Alexander”
“Io Zay posso spiegarti te lo giuro”dissi con le lacrime agli occhi
“Non devi spiegarmi nulla, merda te lo sei portata a letto! Io mi fidavo di te, io ti ho chiesto di sposarmi e tu invece ti sei divertita con quello due settimane fa e non avevi intenzione di dirmelo nemmeno!” urlò lui facendo scendere le prime lacrime dalle mie guance.
“Zayn io volevo dirtelo, ma tu eri cosi dolce e io non volevo rovinare tutto, io ti amo amore, ho sbagliato, ma tutti sbagliano e vorrei davvero poter rimediare”sussurrai sperando di riuscire a calmarlo
“Mi fai schifo Alice, ti basta? Non so con quale coraggio hai accettato di sposarmi, mi fai pena, tu lui e voi! Mi fate venire da vomitare davvero! Dovevo sapere che sarebbe finita cosi, dovevo saperlo dall’inizio e ora va via non voglio più vederti. Mai più.” Urlò ed ero sicura che tutti lo avessero sentito.
“No Zayn non vado via, ti ho promesso che non ti avrei mai lasciato solo e non lo farò certamente ora che abbiamo entrambi bisogno l’uno dell’altro. Lo so che mi ami e io amo te, riusciremo a superarlo amore, te lo giuro” sussurrai avvicinandomi a lui mettendomi proprio davanti a lui e tentando di avvicinare i nostri visi. Avevo la voce cosi bassa e da una parte temevo non mi sentisse anche se dall’altra sapevo che mi avrebbe sentita, ne ero certa.
“Devi andare via. Ora. Non c’è più nessuna promessa, da ora noi due siamo due estranei, io non voglio nemmeno più sentire il tuo nome mi hai capito? Devi andartene e smetterla di giurare il falso sai che odio le bugie”urlò alzandosi e avviandosi lentamente verso la tv
“io ti amo Zay lo sai amore, lo sai” e lui fu veloce, si girò e in breve la sua mano mi tirò uno schiaffo.
Misi la mano sulla guancia e dopo aver guardato i suoi occhi un’ultima volta corsi via piangendo. Volevo solo scappare da quel posto e mi importava poco di coloro che mi urlavano di fermarmi, non sentivo la sua voce e ciò mi bastava per capire che dovevo anche non volendo andar via.

Presa dal dolore e dalla rabbia mi alzai in piedi andando verso il tavolo e buttando a terra qualsiasi cosa trovassi, cibo, piatti, bicchieri, posate, dolci, pane, bottiglie ecc..
Volevo solo distruggere tutto e senza accorgermene iniziai ad urlare, a piangere e caddi a terra in ginocchio. Non sentii nemmeno Doniya che scese al piano di sotto e mi chiamò disperatamente cercando di calmarmi. Mi circondò le spalle in un abbraccio e mi fece sedere sul divano dove mi portò un bicchiere di acqua. Non mi disse nulla a parte dei “Non piangere tesoro è tutto ok” o cose simili a cui nemmeno lei credeva. Poco dopo salii al piano superiore probabilmente per avvisare gli altri che ero tornata lì e io mi alzai per pulire tutto il casino che avevo fatto.
Ero cosi persa nei miei pensieri che non mi accorsi dei leggeri passi di Safaa dietro di me finché mi portò con se sul divano tirandomi leggermente una mano.
“So che tu e Zay avete litigato, ma mi spieghi perché? Lui non vuole dirlo a nessuno” la sua voce bassa ed imbarazzata mi fece sentire malissimo e per poco non scoppiai nuovamente a piangere.
“Tesoro mio, vedi, io sono stata tanto cattiva ed ora Zayn è arrabbiato con me” le spiegai sperando che non facesse altre domande
“Ma lui era anche tanto triste, l’ho sentito piangere prima però mamma ha detto di non andare da lui e cosi io sono salita in camera. Voi farete pace vero? Io non voglio che lui sia sempre triste e voglio che tu lo faccia sorridere sempre, lui una volta mi ha detto che se tu non ci fossi lui non vivrebbe e sorrideva cosi tanto. Tu lo rendi felice e io ti voglio tanto bene per questo” oramai i miei occhi erano pieni di lacrime e sarei riuscita a trattenerle per poco, lo sapevo troppo bene
“Certo che faremo pace, ora io vado un po’ in cucina, tu vai a dormire, è tardi e domani dovrai aprire tutti i tuoi regali!” le risposi cercando di fare un sorriso e carezzandole la testa.
Lei subito si alzò dal divano sussurrando qualcosa simile ad un “giusto i regali!”. Io finii di pulire e poi andai in bagno dove mi resi conto di avere alcuni graffi sulle ginocchia, che disinfettai soltanto.
A breve la mia famiglia e la famiglia Malik sarebbero tornati e con loro quasi sicuramente ci sarebbe stato anche Zayn. Mi sedetti vicino alla finestra in cucina e guardando il buio che vi era fuori pensai a cosa fare. Se fossi andata via mi sarei comportata da codarda, invece se fossi rimasta mi sarei dimostrata forte, ma sarei crollata sicuramente. Alla fine scelsi di rimanere e quando vidi le luci di una macchina il cuore smise di battere nel mio petto. La paura che fosse Zayn era molta. Poco dopo nella cucina entrò Trisha che subito mi venne vicino dicendo al marito di andare dalle figlie.
“che ne dici di parlare un po’?” mi chiese sorridendomi anche se era preoccupata e forse un po’ arrabbiata.
“Certo” sussurrai con lo sguardo basso.
“suvvia, ci conosciamo da due anni, non devi mica vergognarti. Qualsiasi cosa sia successa cercherò di capirti” mi disse più dolcemente di prima.
“io- io ho tradito Zayn” le confessai alzando lo sguardo per vedere la sua reazione.
I suoi occhi si sgranarono e la sua bocca si aprì leggermente per essere poi sostituita da un leggero cipiglio di disapprovazione ed infine tornò alla sua espressione prima della mia rivelazione.
“Perché?” mi chiese soltanto sforzandosi di non prendersela con me.
“Già, bella domanda” sussurrai più a me stessa che a lei “Io non lo amo, avevo litigato con Zayn e l’unica cosa che volevo era stare sola all’inizio. Poi sono arrivata davanti casa di Alexander e ho pensato che potesse capirmi. Lui invece ha sfruttato le mie debolezze e io come una stupida ho ceduto e ho fatto quel che ho fatto, ma con lui non era amore. La mattina dopo sono subito andata via e non l’ho cercato più. Io- io- Trisha io amo tuo figlio, vorrei solo poter cancellare tutto e non rifare lo stesso errore. Se solo fossi stata ubriaca non ricorderei nulla ed invece mi tocca ricordare tutto e fa male. So che lui sta peggio di me e non lo merita, ma io lo amo davvero, volevo dirglielo, ma era cosi felice e non volevo rovinare tutto” le piegai iniziando nuovamente a piangere.
Lei mi abbracciò fortissimo e mi accarezzò la schiena per calmarmi. Quando i miei singhiozzi si affievolirono parlò nuovamente
“Alice, hai sbagliato, ma te ne sei resa conto e l’unica cosa che puoi fare è aspettarti il peggio. Non voglio dirti che andrà tutto bene, perché sappiamo entrambe che non avrebbe senso. Ti dico solo di essere forte ed essere pronta a tutto se lo ami” mi asciugò le guance e poi si alzò andando ad aprire la porta a suo figlio che era appena arrivato.
Egli entrò subito in cucina ed uscì dalla porta-finestra in vetro che portava sul giardino lasciandola aperta. Voleva che lo seguissi così dopo aver fatto un profondo respiro lo feci.
Si era seduto su una delle sedie in legno che erano state posizionate lì per l’occasione e mi sedetti affianco a lui. Aveva lo sguardo rivolto di fronte a lui ed io potevo vederlo soltanto di profilo. Rimasi ad aspettare che parlasse lui sapendo che stava solo pensando a cosa dire. Dopo cinque minuti circa finalmente lo fece.
“Mi hai delusa e hai tradito la mia fiducia. Non voglio nemmeno rimanere qui a parlarti e mi fa schifo pensare che stiamo cosi vicini. Non so come tu faccia a credere che potremo superarla. Non lo so davvero e nemmeno voglio saperlo” mi disse con un tono freddo e guardando ancora di fronte a lui.
“Amore so che ho sbagliato, lo so benissimo ed è per questo che voglio chiederti sc-” provai a dire, ma si girò verso di me con uno sguardo capace di uccidere.
“Come ti permetti anche solo di chiamarmi amore? Come? Sei una stronza e per giunta stupida. Non hai ancora capito che ti sto lasciando? Non voglio più avere niente a che fare con te!” urlò e nei suoi occhi vidi il dolore oltre al rosso causato dalle lacrime che aveva probabilmente versato prima “Non dire più nulla e vattene, per sempre” sussurrò abbassando lo sguardo.
Addio Zayn” sussurrai abbastanza forte da farmi sentire per poi andare davanti alla porta finestra pronta ad uscire, mi girai un ultima volta e lo vidi prendersi la testa tra le mani “Ti amo” dissi con voce appena percettibile per poi andare via chiudendo dietro di me la porta finestra e non solo quella.

31 dicembre 2008, ore 22:22
Dicono tutti che quando sull’orologio compare due volte lo stesso numero si debba esprimere un desiderio cosi appena noto l’ora sussurro “Zayn”. Sono chiusa nella mia stanza senza riuscire più nemmeno a piangere. Voglio iniziare l’anno nuovo così se non potrò averlo. Un altro minuto è passato. Mi affaccio alla finestra e mi tornano in mente le parole di Trisha Ti dico solo di essere forte ed essere pronta a tutto se lo ami. Mi alzo subito e apro l’armadio, mi vesto in pochissimo tempo e prendo tutte le lenzuola che riesco a trovare oltre a della pittura ed inizio a preparare tutto per la mia idea.

Ore 23:06
Metto tutto ad asciugare in giro per la casa, intanto scendo al piano di sotto e porto la macchina davanti casa, metto sui sedili dei passeggeri alcune scatole di candele profumate per la casa e risalgo per prendere tutte le lenzuola. Metto in moto l’auto e parto diretta a casa Malik.
Appena arrivata controllo l’orario, 23:40, devo per forza farcela. Vedo che nella stanza di Zayn la luce è accesa cosi inizio a posizionare i lenzuoli uno dopo l’altro in modo che seguendoli le frasi abbiano senso e portino nel luogo dove sarò io. Quando ho finito torno indietro e posiziono le candele lungo le scale dell’ingresso di casa Malik. Poi mando un messaggio a Zayn in cui gli dico di uscire fuori e aspetto seduta davanti alla casa di fronte. Lo vedo uscire qualche minuto dopo con addosso il pantalone di una tuta nero e un maglione di lana bianco. Scende le scale e mi vede da subito, nota poi i lenzuoli e accende la torcia del telefono.
Si ferma davanti al primo e lo legge:
“Sono sempre stata più  brava a scrivere che a parlare lo sappiamo entrambi e sono anche brava a fare pazzie come questa, ma le ho fatte solo per te, lo sai vero?”
Va poi a leggere il secondo:
“Mi è stato detto di fare tutto ciò che posso se ti amo e allora voglio stupirti e dimostrarti che nessun Alexander sarà mai come te”
Procede poi a leggere il terzo:
“E probabilmente non ti merito dopo ciò che ho fatto, ma permettimi di amarti ancora”
Ed infine il quarto:
“Non potevo mica buttare due anni di relazione con un semplice ‘Addio Zayn’ non credi? Noi meritiamo una fine migliore perché…”
Continua a camminare fino ad arrivarmi a qualche metro di distanza:
“Perché io ti amo davvero troppo Zayn Malik” dico e mai ne sono stata cosi convinta.
Fa altri due passi davanti a me ed io sussurro un “ti amo”. Un altro passo ed un mio “mi manchi”. Un altro passo ed un mio “sei tutto”. Un altro passo ed un mio “perdonami”. Un altro passo ed un mio “ho bisogno di te”. Un passo indietro ed un suo “sposami”.

12 ottobre 2009
“Esattamente tre anni fa ho conosciuto questa ragazza che mi ha fatto innamorare dei suoi difetti e mi ha fatto accettare i suoi pregi ed oggi sono cosi felice di poterla chiamare mia moglie” un grandissimo applauso si diffonde nella sala colma di invitati.
“Ed ora signor Zayn Malik dia un bacio a sua moglie!” esclama un invitato.
E questo lo fa sussurrando un leggero “Alice ti amo” nell’orecchio della sposa subito dopo.


Angolo autrice
Spero vi sia piaciuta anche se è davvero lunghissima, mi scuso per eventuali errori che non ho corretto e vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate. Accetto anche le critiche ovviamente e vi rigrazio per aver letto tutta la storia.
A big hug for you <3
Sara
  
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