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Autore: LittleMissMaddy    19/12/2008    2 recensioni
La prima volta che l'idea di smettere aveva sfiorato la mente di Akito era stato per lui come scoprire una via d'uscita da una gabbia che si era andata ristringendo con gli anni.
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Generi Triste, Sentimentale.
Rating Giallo.
Personaggi Toshimasa Ono, Akito Ono e Cain Sakurazuka.
Who? Totchi & Akito sono due gemelli molesti. Toshimasa è quello 'riuscito' meglio. E' un bastardo, ma è praticamente perfetto. Akito invece lo imita in tutto e per tutto, rovinandosi da solo e finendo così per diventare la pallida copia del fratellone. Cain è il loro 'leader' nella Band, e loro pensiero fisso, per non dire fissazione. Sono entrambi innamorati di lui, ed ognuno lo dimostra a suo modo.
Disclaimer Toshimasa Ono è © di Limnia_Black, mentre Cain Sakurazuka è © di Fuuma.
Dedicata a Alle due pazze che continuo, mio malgrado, ad assecondare. Perché hanno due personaggi troppo belli per non essere usati =ç=



All over me



Quel giorno Toshimasa aveva dimenticato il cellulare in salotto e, mentre il gemello era assente, Akito ne aveva approfittato per impicciarsi un po'.
Una chiamata improvvisa aveva frenato il viaggio del ragazzo negli affari del fratello: un numero sconosciuto era affiorato nella schermata, ed il cellulare vibrava in modo furioso. Si sporse per abbandonare il ''maledetto aggeggio'' sul tavolo dal quale l'aveva prelevato cinque minuti prima, ma non lo fece. Premette il pulsante e rispose.
La sua voce era molto simile a quella del gemello. Solo, un po' più aspra ed incattivita.
Così gli fu facile fingersi lui e dare appuntamento a quel ragazzo che ''hai lasciato senza neanche sapere se eri vero o solo un sogno''.

“Chi sei?”
La voce di Shin era dolcissima. Bassa, infantile e dolcissima. Le sue labbra gli solleticavano l'orecchio, mentre la lingua del ragazzo gli accarezzava teneramente il lobo incastrato tra i suoi denti. Akito sospirò e fissò gli occhi sulla parete accanto al letto dove erano stesi entrambi, con le lenzuola allacciate ai loro corpi nudi accostati in una discrezione che fino alla notte prima le loro mani non avrebbero mai riconosciuto.
“Sai benissimo chi sono, Shin. Sono Toshimasa.” gli aveva risposto lui con voce seccata.
Shin soffocò una risata contro la sua spalla e lo strinse a sè. In quell'istante Akito pensò che gli sarebbe piaciuto poter smettere di mentire. Erano passati più o meno sei mesi da quando aveva conosciuto Shin ''per sbaglio''.
Quando si erano incontrati per Akito era stata la prima volta, al contrario di quanto era convinto Shin, ed inizialmente non aveva sopportato quel modo di fare così accattivante e protettivo. Si era sentito preso in giro, quasi fosse stato l'altro ad avergli mentito e ad averlo fregato. Eppure era lui il bugiardo. E lo era stato per mesi, senza rimorsi. Tutto era cominciato come il solito gioco. Aveva scoperto qualcuno che era innamorato di Toshimasa, lo aveva conosciuto, aggirato e fatto innamorare follemente. Gli riusciva dannatamente bene, ed andò a finire così anche con lui, con la sola differenza che fino ad allora Akito non aveva mai dovuto affrontare l'amore di un altro ragazzo, abituato com'era a strappare dalle braccia del fratello delle insulse, banali ragazze.

“Bene. Ora che lo sai puoi sparire.” gli sbuffò contro, irritato. Alzò gli occhi al cielo e strinse le braccia al petto, per costringersi a rimanere fermo e a non tendere le mani verso le spalle di quello Shin smarrito che gli stava di fronte, con le labbra serrate e le mani chiuse a pugno lungo i fianchi, per tirarlo a sè e baciarlo, di nuovo, come si era abituato a fare.
Si fissarono a lungo ed alla fine parve ad entrambi che non ci fosse nient'altro da dire. Shin abbassò gli occhi e si voltò. Fece qualche passo in direzione dell'uscita e si fermò.
“Lo sapevo, Akito.” disse, mentre la destra si apriva lentamente e le dita si muovevano già sulla maniglia fredda.
“Da quanto?” le sue braccia erano crollate come le torri di un castello di carte.
“Dalla prima volta” rispose Shin con un sorrisino che gli vide nascere appena sul profilo che gli dava, cocciutamente, “Con Toshimasa sono stato una sola notte, da ubriaco. Però ho capito subito che non eri lui, quando ci siamo visti.”
“Addio, Shin”
La prima volta che l'idea di smettere aveva sfiorato la mente di Akito era stato per lui come scoprire una via d'uscita da una gabbia che si era andata ristringendo con gli anni.

Poi era arrivato lui.
Si era intrufolato tra di loro come la peggiore delle influenze: Toshimasa lo adorava. Akito lo detestava con tutto sè stesso. I due fratelli non erano mai stati messi alle strette come allora, e la causa di tutto quell'attrito portava il nome di Cain Sakurazuka.
Lo odiava. Odiava il modo in cui si strusciava addosso a Toshi mentre si esibivano per il loro pubblico, i suoi stupidi dolcetti, i suoi stranissimi occhi, le sue mani che si stringevano attorno al microfono ed il modo in cui quest'ultimo accarezzava le sue labbra perennemente schiuse in un sorriso arrogante. Lo odiava.
Ma soprattutto, sotto strati e strati di motivi irragionevoli e carichi di disprezzo, lo odiava perché desiderava tutto quello che era Cain Sakurazuka per sè. E non come aveva fatto con Toshimasa, per invidia, ma per vero e proprio amore.

“Ora tocca a te, baka. Devi baciare Cain.” la voce di Toshimasa era dolce e carezzevole, gli occhi erano combattuti invece nel mostrare gelosia o divertimento. Spinse la bottiglia con cui stavano giocando verso il fratello e sorrise maliziosamente.
“Avanti, Akito-kun, è soltanto un bacio”
“Non ci penso neanche. Perché non lo baci tu, baka-checca? Ti sentirai come a casa tua.”
“Perché tocca a te, codardo.”
Codardo. Era stato Cain a parlare, intromettendosi in uno di quei piccoli bisticci in cui i due gemelli erano eternamente coinvolti.
Akito li guardò entrambi, mentre rimanevano sdraiati sul morbido tappeto della stanza di Toshimasa, e scosse la testa, contrariato. Si alzò dal letto del gemello e si spostò verso Cain.
Si chinò verso di lui come sul punto di baciarlo, e invece sibilò, irritato “Questo gioco non mi piace più.”

La seconda volta che l'idea di smettere aveva sfiorato la mente di Akito era stato per lui come scoprire di essere un pettirosso rinchiuso in una gabbia di rovi.
  
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