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Autore: Smiry90    19/12/2008    0 recensioni
Camminava per i corridoi e la gente si scansava per farlo passare, entrava nella mensa e subito era libero di scegliere a quale tavolo sedersi, alzava un dito e tutti erano pronti ad eseguire ogni suo ordine. Perché? Per paura. Per rispetto. Per semplice imitazione di chi diceva che con lui non si scherzava. Eppure… quanti amici aveva avuto? Seguaci, tanti. Ma amici? Uno, forse. Quanti amori? Molti… ma quanti di essi erano veri? Eccoci con una nuova yaoi! Sta volta AxelXDemyx!!
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta c'è per tutti

La prima volta c'è per tutti

 

Andiamo verso la fine ormai, ma ancora manca qualche capitoletto! Ringrazio tantissimo Isuzu che ancora legge e recensisce!! Ti adoro!!!

 

 

 

Se non fosse stato per la luce della casa di Axel che da sola sembrava tentare di illuminare tutto il piccolo quartiere, Demyx non avrebbe distinto una via dall’altra; tutto era buio, silenzioso, quasi tutto l’intero quartiere rispecchiasse il carattere e l’animo di Axel.

Accelerò il passo, fissando la luce di quella casa che si avvicinava sempre di più a lui, nella sua testa c’era solo il desiderio di rivederlo, di proporgli l’idea che aveva maturato mentre andava da lui: una nuova vita, per entrambi. Avrebbero chiuso per sempre la porta del loro passato, avrebbero lasciato quelle vite di sofferenza che avevano dovuto patire, e ne avrebbero ricominciata un’altra, insieme. L’idea di condividere una casa con Axel gli piaceva davvero, la voglia scalpitante di invitarlo a vivere con lui, in una nuova casa, solo per loro, esplodeva nel suo petto ad ogni battito di cuore. Accelerò ancora. La casa era vicina, vedeva il cancello…

Si fermò. Qualcosa non andava. Vide una macchina ferma davanti al cancello della casa, una macchina che non aveva mai visto: non proprio modesta, una bella macchina d’epoca, che non poteva essere assolutamente della madre di Axel.

Ci c’era con lui? Altri giri loschi? Il cuore di Demyx prese a battere ancora più forte. Si avvicinò alla finestra, dietro la quale vedeva due figure stagliarsi: riconobbe subito Axel, il suo profilo muscoloso, le sue braccia lunghe piegate sui fianchi, i suoi capelli irsuti; l’atro gli sembrava vagamente di averlo visto… Sbracciava in preda ad una qualche disperazione, o forse rabbia, e spesso si portava entrambe le mani al viso, come a coprirlo.

Demyx avvicinò l’orecchio alla finestra, e sentì distintamente la voce tremante di quel tipo che sembrava implorare Axel

“ti prego, devi aiutarmi! Non puoi abbandonarmi Axel!”

“ma che diavolo vuoi che faccia io? Ti ho già fatto un lavoro e ci ho anche rimediato una bottigliata! Ti sei messo nei casini, vecchio, ora vienine fuori da solo!” la voce aspra di Axel scatenò una fila di brividi lungo la schiena di Demyx

“solo tu sai come strapparla da quei tipi! Salva mia figlia, ti prego!”

“figlia?” Demyx sibilò quella parola come fosse nuova per lui; d’improvviso s’illuminò: ecco dove aveva visto quell’uomo! La mattina, a scuola! Non poteva sbagliarsi, il suo gesticolare era inconfondibile! Ma certo, era il padre di Naminè! Ma cosa era successo alla ragazza? Il batticuore di Demyx aumentò, sapeva che stava ficcandosi in una situazione pericolosa, se avesse sentito ancora qualche parola sarebbe stato tardi per tornare indietro; ma ormai era lì. Strinse forte le maniche del giacchetto e seguitò nell’ascoltare

“salvarla? Cosa credi che sia, io, l’eroe di un manga?” Demyx vide la figura di Axel sedersi malandatamente sul divano “ non ho nessuna bacchetta magica, io”

“ma la ammazzeranno!” Demyx trattenne un singulto. Sperava che ora Axel avrebbe fatto appello a quel poco di altruismo e buonsenso che è di base in ogni essere umano e avrebbe offerto il suo aiuto a quell’uomo; ma quello che sentì lo scosse

“no, non la ammazzeranno… Gli serve viva… forse le faranno fare qualche film pornografico, tanto per risarcire la parte di droga che non gli hai portato, e poi forse te la ridaranno…”

“come puoi essere così senza cuore?”

“in una vita come la mia” e si accese una sigaretta “l’egoismo sta alla base della sopravvivenza.” Non disse altro. Demyx vide la figura del “vecchio” muoversi verso la porta; si rannicchiò più che poté sotto la finestra, sperando di non essere visto. Quello era talmente scosso che passò senza nemmeno notarlo, mise in moto la macchina e corse via; non era sicuro, ma gli sembrò che stesse piangendo.

Il ragazzo poggiò la testa al muro, respirando con la bocca per calmarsi: quello che aveva sentito lo aveva turbato molto. Come poteva Axel comportarsi a quel modo? Lui, che sapeva cosa volesse dire essere sfruttati per quel genere di riprese? Sapeva che meno si fosse impicciato di quella storia e meglio sarebbe stato, ma non poteva scappare, non in quel momento.

Gli tornò in mente Roxas; lui sapeva della sua cotta per Naminè, ormai lo avevano capito tutti, anche se Roxas aveva sempre tentato di nasconderlo. Ed ora non poteva fuggire e fingere di non aver sentito nulla, doveva farlo per Roxas… doveva farlo per se stesso… doveva farlo anche per Axel…

Si alzò in piedi, deciso ad entrare e a parlare senza essere interrotto, ma quando si trovò davanti alla porta vacillò, e fissandosi la mano tremante, realizzò che lui non era nessuno; rimaneva sempre un ragazzino convinto che i suoi problemi fossero troppo opprimenti per tirarsene addosso degli altri, rimaneva sempre un ragazzino estraneo a quella vita. Strinse forte gli occhi, la testa gli girava atrocemente, lottò contro se stesso per non fuggire e correre a rintanarsi nell’angolo del letto; questa volta Axel non lo avrebbe tirato fuori, questa volta era lui ad avere bisogno di chi fosse sgusciato da sotto quel letto. Afferrò saldamente la serratura, accorgendosi che la porta era stata lasciata aperta, e prima che potesse spingerla leggermente sentì la voce di Axel provenire dall’interno

“ti decidi ad entrare?”

Ce l’aveva con lui? Come aveva fatto ad accorgersene? Timorosamente Demyx spinse la porta, lasciandola aprire lentamente, e fece capolino con la testa; Axel era seduto sul divano, gli occhi puntati su di lui. Demyx prese fiato ed entrò in casa, chiudendosi dietro la porta; e di tutte le cose che voleva dirgli, ora, non gliene veniva in mente nemmeno una.

“vieni qui” gli fece il rosso, richiamandolo con un gesto abile delle dita

“come sapevi … che ero qui…?” Demyx si avvicinava lentamente a lui, quasi lottando per restargli lontano

“ti ho visto dalla finestra. Quel vecchio era troppo occupato a sbracciare per accorgersi di te” Axel non aveva mai staccato i suoi occhi da lui, mentre Demyx si avvicinava quasi timoroso; quando gli fu abbastanza vicino lo prese per un braccio, portandoselo a sedere sulle ginocchia “ma io me ne sono accorto subito” gli fece, lisciandogli la gota con il naso.

Demyx non riuscì a trattenere un gemito, socchiudendo gli occhi a quel contatto; strinse la maglietta di Axel, prima di scrollare forte la testa e ricordarsi il perché si era deciso ad entrare.

“aspetta Axel!” si staccò violentemente da lui, tenendo saldamente le mani sulle sue spalle “ non sono qui per questo!”

“ah no?” il rosso alzò un sopracciglio in modo malizioso “ e allora perché sei qui?”

“perché hai detto quelle cose al padre di Naminè?”

Axel divenne serio. “sta fuori da queste cose, ragazzino”

“sono stufo di sentirmi chiamare ragazzino! Demyx, mi chiamo Demyx! E sono abbastanza maturo per capirle certe cose! Sai che le faranno, vero? Come puoi lasciare che le accada questo? Tu dovresti essere il primo a capire come deve sentirsi Naminè, no?”

“che cosa vuoi dire?” gli occhi di Axel divennero cupi, quasi arrabbiati. Demyx si morse un labbro per ciò che aveva detto, ma ormai non poteva di certo rimangiarselo

“so tutto di te, Axel… ogni cosa del tuo passato…”

“Larxene” sbuffò il rosso, spingendosi via Demyx di dosso “ e con questo?”

“Axel la devi aiutare! Forse non la ammazzeranno ma le faranno anche cose peggiori! Ti prego, fallo per me!”

“per te? Ma non farmi ridere… a te che te ne frega di quella?”

“Roxas ne è innamorato…”

“e allora? Affari suoi, imparasse a risolversi i problemi da solo! Credi di essere il suo supereroe?”

“no, ma sono suo amico! Dovresti provare a ricordare anche tu cosa sia l’amicizia! Un tempo lo eravamo! Mi hai insegnato molto, Axel, mi hai ridato la speranza quando eravamo all’orfanotrofio! Che fine ha fatto quel ragazzino che non temeva nulla, che affrontava ogni cosa a testa alta, che amava la giustizia e la libertà?”

“è morto!” sentenziò Axel, fissando Demyx negli occhi ricolmi di lacrime “è morto anni fa, sotto le botte di quello che diceva di essere mio padre… sotto le violenze che ha subito, sotto le umiliazioni e la solitudine. Quel ragazzino non ci crede più, Demyx, nella giustizia.”

“si sbaglia! Non devi smettere di lottare Axel, non puoi farlo ora!”
“ma tu cosa ne sai? Che ne sai della vita che faccio? Sei soltanto un piccoletto che si lamenta perché papino non gli ha mai insegnato a giocare a pallone, perché sente qualche urlo giù in cucina e qualche insulto tra mamma e papà! Non sai cosa vuol dire dormire la notte con il cuscino nelle orecchie mentre tua madre viene picchiata e piange sul divano, non sai che significa pregare di notte per non svegliarsi la mattina successiva, attendere la morte giorno dopo giorno come una liberazione! E adesso vieni qui a farmi una lezione sulla giustizia, sul se è giusto lottare? Tornatene a casa, ragazzino, questa non è roba per te”

Demyx era rimasto immobile, fermo a farsi ricoprire di amare verità; stringeva i pugni, sentiva ribollire il sangue nelle vene, eppure non era in grado di fare nulla. Tutta la grinta che aveva acquistato poco prima sembrava essersi dissipata alla prima ventata, ed ora rideva di lui mentre fuggiva da quella casa in preda alla rabbia.

Axel rimase fermo, senza tentare nel benché minimo modo di fermarlo, e sospirò rumorosamente; aveva fatto male anche a lui dirgli quelle cose, ma sapeva che quello era l’unico modo che aveva per tenerlo lontano dai pericoli in cui poteva cacciarsi.

Quando fu sicuro che ormai fosse troppo lontano per vederlo, prese una giacca ed uscì di casa.

 

Stringeva forte i denti, Demyx, mentre correva; le lacrime gli rigavano il viso, la rabbia per essere fuggito lo divorava avida, il ribrezzo verso se stesso gli aggrovigliava lo stomaco, lasciandogli un amaro insopportabile in bocca.

Mentre galoppava a testa bassa urtò qualcosa, che poi si rivelò essere qualcuno; quattro cinque lattine di the rotolarono a terra, mentre Demyx cercava di riprendersi per non cadere.

“Demyx?!” la voce familiare lo costrinse ad alzare lo sguardo: era Riku, e accanto a lui c’era anche Sora.

“Riku!” Demyx non disse altro, fiondandosi sul petto dell’amico, singhiozzando forte. Riku arrossì, preoccupato per quelle lacrime che non aveva mai visto sgorgare tanto copiose dagli occhi vivaci di Demyx; d’istinto gli cinse la schiena con un braccio, accarezzandogli i capelli con la mano libera

“cosa ti è successo?” chiese apprensivo

“ragazzi” li richiamò Sora, indicando le nuvole grigie addensarsi sopra di loro “ forse è meglio se torniamo a casa… parleremo con calma”

Riku annuì, stringendo un poco Demyx, che subito prese a camminare a testa bassa, mordendosi le labbra per reprimere i singhiozzi.

 

Non appena avvertì il tonfo della porta che si chiudeva, Roxas si fiondò ad aprire quella della stanza, e quando si ritrovò davanti un Demyx più che devastato, completamente abbandonato sulla spalla di Riku, indietreggiò. Zexion si affrettò a prendere una coperta e la pose sulle spalle del biondino, che si sedette sul letto, senza mai staccarsi da Riku.

“adesso ci dici cosa è accaduto?” Riku gli carezzò leggermente il mento, nel tentativo di tranquillizzarlo

Demyx tirò su con il naso, incerto sul parlare davanti a tutti. Fu Zexion a rompere quel silenzio

“lo sappiamo tutti non ti preoccupare!”

Demyx sbarrò gli occhi, rivolgendo un’occhiata accusatoria a Riku

“mi dispiace… mi è scappato di dirlo, e allora…”

Il biondo sospirò rumorosamente “ e va bene… tanto ormai… vi racconterò ogni cosa”

Il racconto di Demyx fu lungo, il ragazzo spiegò ogni cosa con cura, senza tralasciare la chiacchierata con Larxene, quello che aveva sentito poco prima sul rapimento di Naminè e della litigata con Axel; Roxas, quando ebbe finito di narrare, trasalì, sentendosi svenire

“Na…Naminè è stata rapita??” quasi urlò, tanto che il fratello fu costretto a tappargli la bocca

“sono un verme… avrei dovuto incalzare di più, dovevo convincere Axel… mi dispiace Roxy…” Demyx scuoteva la testa, battendosi un pugno sulla fronte

“Demyx… Demyx!” Riku gli fermò la mano bruscamente, per poi abbracciarlo con calore “avanti, non fartene una colpa…”

“dobbiamo fare qualcosa!” Roxas aveva morso una mano al fratello per riprendere la parola

“certo, come no! Adesso andiamo dai signori spacciatori e facciamo gli eroi!” Sora non rinunciava a fare battute nemmeno in momenti come quelli

“ma non possiamo lasciarla così!” Roxas era sull’orlo di una crisi

“Roxas ha ragione!” Riku si scosse nel vedere lo sguardo di Demyx: era cambiato, ora era determinato. “mi sono tanto riempito la bocca dicendo ad Axel di lottare, e poi sono stato il primo a mollare… Basta! Io ci torno, e non me ne vado finchè non accetterà di aiutarci!”

“Demyx…” Riku sorrise, insieme a Roxas che sembrava aver riacquistato una speranza “non ti lascio solo! Io vengo con te! E sta volta non ammetto no!”

“vengo anche io!” Roxas si batté un pugno sul petto, annuendo con forza

“e anche io!” Sora alzò il pollice in segno di approvazione, e poi si voltò verso Zexion, che alzando le spalle fece

“tanto non ho scelta! Ma certo che ci sono anche io!”

Demyx sorrise, irradiato da una nuova forza.

Senza farsi sentire dalla madre di Sora e Roxas, i cinque uscirono di casa, diretti verso la casa di Axel.

“ei Demy, ti ricordi quando l’abbiamo pedinato per scoprire dove abitava?” ridacchiò Sora, per cercare di spezzare la tensione

“certo, altrimenti come avrei ritrovato casa sua!” quello sembrò quasi un ringraziamento, che Sora accettò con un sorriso.

Erano ormai prossimi alla casa: la sua luce era ancora l’unica ad illuminare il piccolo quartiere, il silenzio dominava ancora padrone, tanto che il cigolio del cancello riecheggiò tetro in tutta la zona. Demyx entrò di scatto in casa, la porta era ancora aperta, e senza nemmeno guardarsi intorno gridò

“Axel sono tornato!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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