Anime & Manga > Ranma
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Autore: ciccina_chan    29/03/2015    1 recensioni
AKANE: l'avevo giurato a me stessa, basta relazioni. Eppure con lui era stato impossibile fermarsi: come puoi opporti a un uragano d'estate?
RANMA: non conoscevo una ragazza decente. Lo giuro, non so perché, ho avevano problemi psicologici o idee strane. Ero una calamita per stranezze. Ma poi era arrivata lei, e mi aveva affascinato, conquistato, distrutto. Mi aveva ucciso, totalmente. La cosa più meravigliosa e disastrata della mia vita.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~AKANE
“Ho commesso il peggiore dei peccati
che possa commettere un uomo.
Non sono stato felice.”
-Jorge Luis Borges
“Il ritmo dei Saotome”, mi chiedevo cosa volesse dire.
Allora mi ero voltata verso Ranma e l’avevo visto.
Ma visto davvero.
I bottoni della camicetta alla cinese tiravano leggermente, lasciando facilmente intuire cosa ci fosse sotto.                                                                                                         
Le braccia muscolose, che mi avevano immobilizzato in pochi attimi, senza sforzo. Quelle mani forti.
E il viso. Quegli occhi azzurri, chiari, ingenui e provocatori, intelligenti e insicuri.
Quel broncio che aveva disegnato sul viso, le labbra sottili leggermente curvate verso il basso. La luce lo illuminava, creando riflessi violacei tra i capelli corvini.
Lo trovai bello.
Non so cosa mi avesse fatto constatare questo. Forse la sua determinazione nel curarmi, nonostante fossi stata scontrosa.
Mi chiesi come fossi diventata così.
Prima non sarei stata così scontrosa con chi avrebbe voluto conoscere la mia storia.
Potevo raccontare delle mie amicizie, delle mie passioni, delle mie cottarelle, tranquillamente, leggermente imbarazzata.
Ma dopo quell’estate… ero stata costretta a misurare ogni risposta, a bilanciare ogni parere, ogni reazione.

< Ecco Akane. Non esagerare per un paio di giorni >
Ero stata riscossa dalla voce dolce del dottore
< Grazie mille dottore > avevo risposto, sorridendo a quell’uomo affabile
< E tu Ranma, tienila d’occhio >
< Ci proverò > aveva detto con aria di sufficienza, fissando quei due grandi occhi su di me.
Ero avvampata all’istante, imbarazzata per come mi ero comportata.
Avevo aperto la bocca per scusarmi quando lui aveva continuato con un < Se solo fosse più carina >, che ferì il mio orgoglio ipersensibil
< Io sono carina. Arrivederci. > avevo ribattuto stizzita, dirigendomi decisa verso la porta.

Notai solo in quel momento quanto la caviglia mi desse fastidio. E ovviamente lo ignorai.
Ma lei no. Cedette mentre stavo salendo il gradino che precedeva la porta, facendomi inciampare.
Maledetta forza di gravità.
Due braccia forti mi afferrarono per la vita, rimettendomi in piedi
< Vuoi una mano? > Ranma, preoccupato.
< No, grazie > avevo risposto, allontanandomi subito.
Io non dipendevo da nessuno.
Camminammo un po’ in silenzio, causato dalla testardaggine di entrambi.
< Senti… scusami, io non sono così > avevo ceduto, guardandolo di sottecchi
< Non mi è sembrato. Comunque non fa niente > aveva risposto, un po’ scocciato
< Io… non posso dirti quello che tu vuoi sapere >
Si era fermato, fissandomi e aspettando una continuazione
< Vedi, sono successe cose brutte, riguardanti persone che, davvero, non voglio ricordare. Non è perché sei tu. Queste cose… nessuno le sa > avevo sussurrato, ricambiando lo sguardo.
Aveva annuito piano, senza interrompere il contatto dei nostri occhi
< Okay, andiamo a mangiare qualcosa allora? >
Ero rimasta di sasso, non aspettandomi di certo un così veloce cambiamento di argomento
< V-Va bene >
E per la seconda volta in quella giornata, mi stupii.
< Ti porto in un posto gestito da una mia amica… cucina degli Okonomiyaki buonissimi > e si era incamminato.
Camminava sicuro, le spalle larghe dritte, gambe leggermente divaricate, mento alto.
< Allora, vieni? > si era voltato, sguardo interrogativo. Occhi azzurri che brillavano nelle prime luci del pomeriggio
< Si > e lo avevo seguito, non seguendo il filo dei miei pensieri.

Il locale era piccolo, ma accogliente. Un bancone di legno con degli sgabelli bianchi sulla sinistra davanti ai fornelli, dei tavolini sulla destra, occupati da qualche signore impegnato a guastarsi il proprio pranzo. Era carino, ma ciò che catturava lo sguardo era la ragazza dietro al bancone.
Aveva i lunghi capelli marroni legati in una coda di cavallo, un grosso fiocco candido a trattenere i ciuffi ribelli.
Indossava una casacca lunga, blu, le maniche arrotolate fino alle spalle.
Aveva un’enorme paletta dall’aria molto pesante legata alla schiena, di cui non pareva accorgersi minimamente.
Stava lavorando, un’espressione concentrata sul viso.
Un leggero strato di sudore le imperlava la fronte, le sopracciglia corrugate.
La passione che stava impiegando nel fare quel lavoro era evidente, spirava da ogni suo gesto, quasi tangibile nel piccolo locale.

< Ucchan! > aveva esclamato il mio accompagnatore
< Ranma! Oh Akane anche tu qui? Ciao > aveva risposto, sorridendo e facendo volare in aria un Okonomiyaki, riafferrandolo abilmente con una spatola e posandolo su un piatto
< Il solito Ranchan? >
< Per me sì… credo piacerà anche ad Akane, va bene? > aveva chiesto, voltandosi
< Va bene > onestamente non ero un’intenditrice del settore, quindi andai su fiducia
< Allora Akane, ti sei ripresa dallo scontro con Shampoo? > aveva chiesto la cuoca, già preparando l’impasto
< Si > avevo risposto sorridendo. Quella ragazza ispirava simpatia.
< Quella cinesina dei miei stivali > aveva sbuffato, lanciando in aria un Okonomiyaki
< Ah ripresa eh? Da quale dei tanti vostri scontri, se posso chiedere > era intervenuto un sarcastico Ranma
< È lei che cerca in ogni modo di farmi saltare i nervi > avevo sbuffato
< E quindi ogni volta devo ritrovarmi a fare da babysitter? >
< Baka > avevo concluso, alzando gli occhi al cielo e addentando il mio pranzo.
Sentii gli occhi di Ukyo su di me, ma non alzai lo sguardo per affrontarli.
Non sapevo cosa stesse pensando, ma non avevo voglia di parlare, qualunque fosse l’argomento che la incuriosiva e che, sicuramente, avrebbe riguardato il mio rapporto con Ranma.
Rapporto inesistente, per specificare.

< Ucchan! > una voce maschile era risuonata nella stanza dopo un po’, accompagnato da un ragazzo con una bandana in testa e una sacca in mano
< Ranma, Akane, anche voi qui? Non fa bene bigiare la scuola > aveva continuato, con un sorrisetto furbo
< Idiota e tu cosa stai facendo? > Ranma
< Ah, lezione di matematica. La odio, e lei odia me. Ho deciso di troncare ogni rapporto > aveva sbuffato Ryoga, facendo un cenno alla cuoca che sorrideva divertita
< Ti aiuterei io ma faccio abbastanza pena > aveva detto la ragazza, infarinandosi le mani
< Be’, se ti interessa, io sono sempre stata abbastanza brava. Se hai bisogno di una mano ogni tanto... > avevo proposto, intenerita dalla faccia sconsolata del ragazzo
< Davvero? > il suo viso si era illuminato, mettendo in mostra i denti bianchissimi
< Lascia perdere, non riuscirai a insegnare nulla a questa testa dura > aveva detto Ranma, carino come suo solito
< Sta’ zitto idiota > aveva sbuffato Ryoga guardando in cagnesco l’amico
< Comunque, se mi aiutassi, sarebbe una grande cosa > aveva continuato poi, guardandomi con un sorriso
< Quando vuoi > sorrisi a mia volta.

< Dovete smetterla di venire qui così spesso, mi state saccheggiando la cucina > era intervenuta Ukyo.
C’era qualcosa di strano nella sua voce. Era agitata, ansiosa di cambiare discorso.
I suoi occhi saettavano dal viso imbronciato di Ranma a quello contento di Ryoga, al mio. Mi ritrovai a incrociare il suo sguardo, e lo lessi.
Era innamorata di entrambi.
Era preoccupata a causa mia,pensava che potessi essere una sua possibile “rivale”.
Lo leggevo nei suoi occhi lucidi e spalancati, nelle gote rosse, nella risata leggermente forzata, nella bocca contratta.
Feci segno di no con la testa, un piccolo sorriso sulle labbra, e la vidi riappacificarsi, mantenendo comunque una scintilla di quel sentimento negli occhi.
Nessuno dei due ragazzi si accorse di nulla.

< Che ne dite di andare a questo luna park? Ho trovato il volantino qua fuori. No, aspettate > aveva mugugnato Ryoga, iniziando a frugare nella sacca
< Eccolo! Ingresso scontato per le coppie, sabato > aveva letto, assumendo piano piano di una sfumatura rossastra
< Ma non ci sono coppie qua > aveva detto saccente Ranma
< Be’ no, però potremmo sfruttare l’occasione. Siamo in quattro, potremmo spacciarci per due  coppie > Ukyo, furba Ukyo.
Entrambi i ragazzi arrossirono, Ranma leggermente, Ryoga in maniera molto più evidente. Si voltarono tutti e due verso di me, aspettando una mia risposta
< Io... massì, facciamolo > avevo esclamato, rispondendo all’enorme sorriso di Ukyo.
In quel momento ritornò nella mia mente il pensiero di quel “ ritmo Saotome” che mi avrebbe investito.
Se lo avessi saputo in quel momento, mi sarei chiusa in casa a doppia mandata.
E invece no, mi feci travolgere, completamente.
  
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