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Autore: flowersinmyhair    29/03/2015    2 recensioni
Harry corre da tutta la vita, Louis invece sta fermo da sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sweet Disposition


Won't stop till it's over 
Won't stop to surrender
 
Harry corre da tutta la vita. Sta seduto sull’erba del giardino della scuola e osserva attento i ragazzi che crescono e che sbagliano e che si fanno male e che vivono. Sta seduto sul suo letto, un libro aperto sulle gambe incrociate, e legge gli spazi fra le parole che raccontano di una vita che non è la sua. Sta seduto sulla panchina sul Clyde in una giornata nuvolosa e vede un uomo d’affari che corre sulla strada, poi si ferma, bacia una donna, se ne va lasciando la cravatta rossa sull’asfalto chiara. Ma corre. Harry corre da sempre e non vuole fermarsi, non ora. 
 
Louis sta fermo da tutta la vita. Gioca nella squadra della scuola, numero diciassette dal primo anno del liceo, e guarda i ragazzi sugli spalti che urlano e che gioiscono e che lo chiamano e che lo ammirano. Gioca con le ragazze che si porta a letto e che sa che non gli piacciono ma tante grazie, lui non è gay. Gioca con una lattina di birra vuota lasciata sul prato del parchetto sulla riva del Clyde mentre Zayn gli gira una sigaretta, ed un uomo d’affari ride e tiene per mano una donna bellissima; è senza cravatta. Ma sta fermo. Louis sta fermo da sempre e non vuole muoversi, non ora.
 
È come in quei film in cui all'improvviso va tutto a rallentatore. Harry sta ascoltando distrattamente la musica bassa nelle cuffiette, quando sente il rumore ovattato di centinaia di studenti che urlano. Un ragazzetto biondo con l’apparecchio lo scuote dalle spalle, gli toglie una delle due cuffie ed urla un “Abbiamo vinto!” così forte che la barriera fra Harry e il mondo intero sembra rompersi per qualche istante. Harry distoglie lo sguardo dal disordine del suo armadietto e si gira verso il corridoio: sollevato dai ragazzi della squadra, in alto, sopra tutti, davanti alle cheerleader e dietro alla mascotte, c’è lui. La musica nella cuffia diventa più alta, prima una chitarra, poi una batteria, e una voce tranquilla. È la stessa canzone che Harry sente quando corre, ma ora Harry è fermo.
 
È come lo sparo della pistola alla partenza in una gara di atletica. Louis è sudato, nella sua maglia da calcio con il numero diciassette stampato sulla schiena che da sempre è troppo grande per lui, le urla dei compagni di scuola che gli riempiono le orecchie. Una delle cheerleader, Anne, Louis ci è stato a letto una volta, gli sorride e intona un coro in suo onore. Louis ringrazia qua e là e alza i pugni, strizza gli occhi, poi li riapre: davanti all’armadietto aperto, al lato del corridoio, sotto di tutti, con i ricci spettinati ed una sola cuffietta nell’orecchio, c’è lui. Le voci intorno si fanno più basse, lasciano spazio ad una chitarra, poi una batteria, e una voce tranquilla. È la stessa canzone che Louis sente quando sta fermo, ma ora Louis corre.
 
Un momento, un amore, un sogno, una risata, Harry corre perché non trova quello che sta cercando. Però ora è fermo perché qualcuno gli ha chiesto di rimanere lì, perché arriverà e lui lo deve aspettare. Non che nessuno lo abbia chiesto veramente, ma è come se l’avesse fatto.
 
Un bacio, un pianto, i loro torti, le loro ragioni, Louis sta fermo perché ha tutto quello che un ragazzo della sua età può desiderare. Però ora corre, e il suo sangue è ancora giovane, corre, non smetterà finché non è finita, finché non si arrenderà.
 
Harry non scrive canzoni; Harry osserva, sta in silenzio, legge, capisce, ma non scrive canzoni. Eppure potrebbe giurare che quella canzone che sente da giorni, che sente da sempre, l’abbia scritta lui, per loro.
 
Louis non scrive canzoni; Louis scherza, fuma, parla tanto, gioca a calcio, fa fatica a capire; ma non scrive canzoni. Eppure in qualche modo, per qualche motivo, sa che quella canzone che sente da giorni, che sente da sempre, l’ha scritta lui, per loro.
 
È bello stare fermi, comunque. Stare seduti sulla panchina sul Clyde e sentire il rumore delle macchine dietro le spalle e quello dell’acqua davanti, il vento e le urla dei bambini sull’altra riva. È bello non avere quella fretta di correre.
 
È bello correre. Vedere i paesaggi che cambiano intorno a te e non sentire nulla se non il rumore del tuo cuore che batte nel petto e, forse, quella voce sottile che ti chiama e ti dice che stai andando nella giusta direzione. È bello non stare fermi con la sensazione di vivere la vita nel modo sbagliato.
 
“Come se nessuno ti stesse guardando, Harry”. E non è vero. Non è vero perché Louis ha corso così tanto, così veloce, ha spinto distrattamente così tante persone ed ha urlato un “Harry” così forte, quando l’ha visto su quella panchina, che tutti si sono girati a guardarlo; lì, sudato, con i capelli disordinati sulla fronte e gli occhi azzurri incastrati con quelli verdi dell'altro, a pochi metri da lui. Ma possono fingere che lo sia. Possono fingere, per un momento, possono amare, possono sognare, possono sorride sulle labbra dell’altro, possono piangere, possono sbagliare, possono avere ragione e sbagliare di nuovo. Possono correre e fermarsi e correre e fermarsi finché non sono stanchi e così possono solo rimanere a mezz’aria a guardarsi e a vivere.
   
 
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