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Autore: piumadaquila    30/03/2015    0 recensioni
L'immagine di lui che mi sorride in quell'atmosfera dolce-amara della mia prima volta, che qualcosa ha cambiato per sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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7.00. Mi suona la sveglia. Salto giù dal letto in fretta. Sono sveglia già da mezz’ora ma fa freddo -ovvio siamo a dicembre-, quindi sono rimasta a letto. Mi ero già svegliata alle 5.00, ma per fortuna sono riuscita a riaddormentarmi. Ho dormito poco stanotte, sono nervosa -beh, comprensibile-. Sono stata da mezzanotte all’una a parlare con lui. Avevamo già fatto la nostra chiacchieratina e ci eravamo dati la buonanotte un’ora prima, ma siccome non riuscivo a dormire non ho resistito a chiamarlo. È così comprensivo con me. Sono innamorata. Mi ha rassicurata, era nervoso quanto me, ma più rilassato, lo sentivo dalla sua voce, dal suono soave della sua voce. Attacco, ma non mi addormento  prima di un’altra ora passata a pensare. Ora non è il momento di pensare però, sto facendo tardi. Finisco di vestirmi, mi lavo i denti, prendo lo zaino e, mettendomi la sciarpa, esco -come al solito senza mangiare-. Prenderò un caffè alla macchinetta dentro scuola, ce n’è una nel corridoio che porta alla mia classe. Finalmente sono sull’autobus. Ancora poche fermate e scendo. Eccomi, davanti al cancello. Saluto alcune amiche ed entro, non posso aspettare il suono della seconda campanella, devo prendere il caffè. Cammino verso la mia aula e sorseggio il caffè. Mi sento spostare sulla sinistra: mi giro, è lui. . sorrido. Un bacio al sapore di caffè. Suona la seconda campanella. Ci precipitiamo in classe, io nella mia, lui nella sua, che è accanto alla mia. Ci siamo messi insieme a maggio. Mi sento pronta, si lo sono. Non penso ad altro per tutto il tempo. Seguo distratta le lezioni. Le ore passano più in fretta del solito, oggi. Sono già 10. Cinque minuti e suona la campanella dell’intervallo. Di solito ci vediamo direttamente alla macchinetta del caffè il giovedì perché in seconda ora ha fisica e va in laboratorio-a proposito, fa lo scientifico, che noia, ma almeno mi da una mano con matematica, sono proprio negata, sono più una da letteratura, io-, ma questa mattina non mi va di incontrarlo, sono così tesa e… sì, in imbarazzo.. Corro in bagno, non ho voglia di parlare nemmeno con le mie amiche, non ho detto nulla a loro. È una cosa solo mia e sua, una cosa solo nostra-me l’ha detto lui stanotte quando eravamo al telefono e ho sentito un’improvvisa sensazione di calore dentro di me-. Dunque, sono in bagno. Ci rimango finché non suona. Nel mentre mi abbasso i pantaloni e do un occhiata a gambe e zona bikini. Menomale, la mia pelle è perfettamente depilata e liscia. Sono stata più di un’ora in bagno ieri a sistemarmi. Suona la campanella, mi abbottono i jeans neri e torno in classe. Lo becco in corridoio, mi chiede perché non fossi venuta alla macchinette e gli rispondo che in bagno c’era una fila lunghissima e non ho fatto in tempo. Mi sorride. Lo faccio anch’io, timidamente. Entro in classe. Altre due ore. Passano anche queste. Suona la campanella. Ripongo di corsa le mie cose nello zaino e saluto la mia compagna di banco. Esco dall’aula ed è lì davanti a me. Appena mi vede fa un sorriso di quelli a trentadue denti con lo sguardo imbambolato, uno di quelli che mi spiazzano. Sorrido anch’io. Mi prende la mano e mi trascina via. Siamo alla fermata dell’autobus. Finalmente arriva. Sono più silenziosa del solito, oggi. Non sono rilassata, se ne accorge. Mi sussurra all’orecchio “stai tranquilla” e mi da un bacio sulla fronte. Dopo appena dieci minuti siamo da lui, ha praticamente la fermata sotto casa. Entriamo. È la prima volta che vengo qui. Chiama l’ascensore, abita al sesto piano. Eccolo, arriva. È quadrato e stretto, con uno specchio fissato alla parete opposta alla porticina. È vecchio, come tutto il palazzo del resto, che ha un non so che di affascinante. Mi sento mancare l’aria qui dentro. Finalmente arriviamo. Infila la chiava nel buco della serratura, ma prima di aprire mi da un bacio. Gira la prima chiave, poi fa lo stesso con la seconda. Entrando mi fa quelli che dovrebbero essere gli “onori di casa”. È impacciato, mi chiede freneticamente se voglio qualcosa da bere, annuisco e gli chiedo un po’  d’acqua. Mi dice che a casa sua la bevono dal rubinetto e me ne riempie un bicchiere. Me lo porge. Sorseggio. Mi fissa. Appena appoggio il bicchiere sul bancone della cucina, mi  avvicina a sé con prontezza, prendendomi per i fianchi. Ci baciamo. Sempre con più voglia. Fa come per ch’io indietreggi e ci ritroviamo fuori dalla cucina. So dove vuole andare. Mi distacco un attimo. Gli dico che ho bisogno del bagno e mi indica una stanza in fondo al corridoio...
   
 
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