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Autore: Gnarly    30/03/2015    7 recensioni
[Post!At World's End]
Durante una delle solite serate dedicate al bere litri e litri di rum, vantarsi dei propri viaggi e conquiste e sedurre molteplici donne, Jack Sparrow incontra una ragazza che ben poco c'entra con il mondo piratesco.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La figlia del capitano
Se volete qualcosa di figo come sottofondo, ascoltate questa canzone.
Le urla d’incitazione provenienti dalle donne che attorniavano l’uomo con la chitarra – che Jack avrebbe volentieri bruciato vivo, se non fosse stato per il solo fatto che l’unica cosa infiammabile presente in quella taverna era il rum, e che Dio sprigioni la sua ira contro chiunque osi buttare via il rum, ripeteva sempre – riempivano la locanda La figlia del capitano.
Il pirata era così concentrato a osservare il locale attraverso il bicchiere pieno di rum che quasi non si accorse della ragazza che gli si era seduta di fianco. Questa batté rumorosamente la mano sinistra sul tavolo, attirando così l’attenzione di Jack, e si portò alla bocca una bottiglia colma di liquore, tracannandone il contenuto rumorosamente.
Il pirata si voltò verso la ragazza con un’espressione tra il sorpreso e il divertito, togliendo il fiasco dalle mani della fanciulla.
«Questa» iniziò Jack, alzando leggermente la bottiglia per far capire che era l’oggetto d’interesse della conversazione, «non è per niente una bevanda adeguata a una delle poche belle donne rimaste su quest’isola. Forse non propriamente tra le più rispettabili, ma sono più che sicuro che ce ne siano poche degne di essere perlomeno guardate.»
Era vero, quello che disse. Lei era probabilmente una tra le più graziose ragazze su cui gli fosse mai capitata l’occasione di mettere occhio dopo la conoscenza di Elizabeth Swann – fanciulla che, sfortunatamente, si era sposata durante una battaglia navale con il figlio di uno dei più rinomati pirati mai conosciuti, Sputafuoco Bill, e che quindi, sempre sfortunatamente, non era più disponibile.
La donzella seduta al suo fianco aveva una grazia nei movimenti che la distingueva dal resto dei clienti presenti nel bar; si martoriava le mani strusciandole contro il tavolo intagliato in legno, segno di timidezza. I capelli ramati, leggermente mossi man mano che si avvicinavano alle punte, le ricadevano dolcemente sulle spalle, donando al suo viso un tocco di innocenza che con solo un po’ di fortuna poteva essere riscontrata in una qualsiasi altra donna che sedeva in quel locale.
In effetti, notò Jack, questa ragazza c’entra ben poco con i pirati che vivono su quest’isola. O con i pirati in generale.
La fanciulla, scambiando le parole di Jack per un complimento non molto riuscito, arrossì, per poi scrollare le spalle.
«A dire il vero» iniziò lei «sono venuta qui proprio per diventare una delle donne meno rispettabili di Tortuga.»
Il pirata si portò vicino al mento l’indice della mano che non era occupata a tenere in mano la bottiglia di rum appena requisita, assumendo un’espressione pensierosa.
«Quindi mi state dicendo che siete qui per permettere a qualche uomo con delle intenzioni decisamente poco onorevoli di approfittarsi di voi?» costatò, infine.
«Detto in questo modo sembra una cosa brutta» scrollò le spalle, probabilmente un gesto involontario. «Voi ne approfittereste, signor…?» lasciò la frase in sospeso, per dare la possibilità al pirata di poter continuare confessando il proprio nome.
«Jack Sparrow» rispose lui senza riflettere, continuando a versare il rum nel bicchierino che gli era stato portato nell’esatto momento in cui si sedette a quel tavolo.
«Dunque, signor Jack Sparrow, voi ne approfittereste?» gli occhi della ragazza iniziarono a diventare lucidi, quasi certamente a causa del troppo alcol presente nel suo corpo.
Il pirata, sentendo pronunciare il suo nome, si girò verso di lei contraendo il viso in una smorfia che qualsiasi persona che non lo conoscesse avrebbe potuto facilmente scambiare per addolorata. Portò gli indici di entrambe le mani vicino al volto della ragazza.
«Temo di aver omesso un “capitano”, no?» dopo aver visto un lieve cenno del capo da parte della ragazza, riprese a parlare. «Dovete sapere, signorina, che esistono due tipi di uomini: quelli egoisti, come me, e quelli che fingono di non essere egoisti per il semplice fatto che gli conviene non essere etichettati come egoisti, sprofondando comunque nell’egoismo, sempre come me.»
A un accenno di sorriso che avrebbe dovuto spronarlo a continuare il discorso, Jack proseguì argomentando il suo ragionamento.
«Egoisticamente parlando, non me ne approfitterei col cavolo! Stando a sentire il mio sesto senso riguardante l’universo femminile, voi gradireste parecchio questa mia parte egoista che mi stimolerebbe ad agire in modo egoistico nei vostri confronti, ma, essendo io un pirata per bene, agire egoisticamente comprometterebbe la mia realtà di pirata coi fiocchi. Qui sopraggiungerebbe, allora, la parte della mia persona che fingerebbe di non volervi portare a letto, mentre in realtà portarvi a letto è il mio unico scopo. Comprendete?»
La ragazza, chiaramente confusa dal fiume di parole uscito dalla bocca di Jack che solo poche persone – tra cui la ragazza sposata – avrebbero potuto capire, scosse debolmente il viso in modo orizzontale.
«Credo di essermi persa a “egoisticamente parlando”» ammise lei, sorridendo flebilmente.
Jack sorrise a sua volta, facendo in modo che i denti d’oro potessero risultare brillanti e ben visibili alla fanciulla.
«Bene, ciò significa che ho molte più probabilità di quanto sperassi di portarti a le…» non riuscì a terminare la frase, perché una voce stridula dietro le sue spalle lo interruppe.
«Jack? Jack Sparrow? Il vero Jack Sparrow? Oh mio Dio. Sei davvero tu, Jackie?» il pirata alzò gli occhi al cielo, visibilmente scocciato dall’intromissione della donna – o, forse, solamente deluso dal fatto che lei non l’avesse chiamato Capitan Jack Sparrow – per poi girarsi verso di lei e assumere un’espressione fintamente felice di vederla. «Cara Tessa, qual cattivo vento ti porta qui?»
Lei non fece caso alla frecciatina tiratagli dall’uomo. «Da quanto tempo, mio dolce Jackie! Bei tempi, quando ci siamo conosciuti!» sbatté le palpebre ripetutamente, assumendo la tipica espressione da gatta morta che il pirata tanto odiava.
«Già. Se non sbaglio, era tra il periodo in cui volevano impiccarmi e quello in cui ero il pasto preferito di un kraken.»
Una risata soffocata, probabilmente proveniente dalla fanciulla che aveva conosciuto quella sera, gli arrivò alle orecchie.
Tessa, la ragazza appena arrivata, rimase stupita da quelle parole, come se non si aspettasse di essere offesa – per quanto un riassunto delle avventure vissute dal capitano potessero essere in grado di offendere una qualsiasi persona –, e imbronciò il viso.
«Ma quello che conta è il durante» controbatté, incrociando le braccia.
Jack, molto lentamente, si alzò dalla sedia su cui sedeva e si avvicinò a Tessa, mettendole un braccio intorno alla vita e avvicinandosi sempre di più al volto della donna.
«Tessa, mia cara Tessa, sapete cosa apprezzo davvero di voi?» chiese in un sussurro, portando la propria bocca poco a una distanza minima dall’orecchio della donna.
«No, Jack, cosa?» rispose lei, quasi ansante.
«Il silenzio. E adesso sparisci. Sho.»[1]
La spinse via, anche se non intendeva per nulla risultare violento, in modo brusco e, assicuratosi che lei se ne fosse andata – uscendo di scena tirandosi leggermente sopra la gonna piuttosto lunga e tirando un paio di calci contro il tavolo con i suoi stivali in pelle –, si girò nuovamente verso la ragazza dai capelli ramati e le sorrise malizioso.
«Dunque, dove eravamo rimasti?» disse lui, piroettando su se stesso per poi chinarsi sul tavolo e prendere la bottiglia di rum che aveva lasciato lì sopra per evitare di spaccarla in testa a Tessa.
Lei fece un gesto veloce con la mano, come per liquidare l’ultimo argomento su cui stavano discutendo.
«Gesù, Maria e tutti i santi. Signor Sparrow – e no, non mi sono dimenticata del “capitano”, penso solo che lei non si meriti questo nominativo –, lei è un vero villano. Come può parlare a una giovane donzella in quel modo?» lo attaccò la ragazza.
Jack, dopo aver ingurgitato silenziosamente un paio di bicchieri di liquore, rispose alla critica appena ricevuta.
«Discorso numero uno» cominciò, alzando l’indice della mano destra, «non vi permetto di insultarmi. Io sono l’unico e il solo Capitan Jack Sparrow, il miglior capitano che i Sette Mari abbiano mai visto.» Sollevò anche il dito medio, continuando a parlare. «Discorso numero due: villano? Davvero? Di tanti vocaboli, avete deciso di utilizzare proprio “villano”? È un termine così arcaico e ostile.» Si guardò le dita, cercando di alzare il quarto dito della mano sinistra in modo da portare a termine la conta, ma, non riuscendoci, tirò su il pollice. «E, discorso numero tre, di tanti aggettivi per poter descrivere quella donna avete scelto di usare “giovane”? Mia cara, lei è tutto fuorché giovane
La ragazza, stizzita, gli strappò il fiasco dalle mani e ricominciò a berne il contenuto.
«Non buono, mia dolce preda. Non buono.»
Lei alzò le sopracciglia, come per domandare cosa stesse facendo di sbagliato, e Jack, per tutta risposta, afferrò la bottiglia – per la seconda volta! – e le prese le mani in un modo così delicato che anche lui stesso stentava a credere.
Se devo fare l’egoista che non deve essere egoista, pensò, tanto vale farlo per bene.
Lasciò un paio di monete nel bicchiere ormai vuoto e uscì dal locale, seguito dalla ragazza, conducendola verso uno dei motel più noti di Tortuga.


Jack, la mattina seguente, si svegliò con le soffici dita della ragazza che gli sfioravano dolcemente lo zigomo.
Non appena aprì gli occhi, fu investito da un’ondata di domande provenienti dalla bocca della ragazza che era completamente distesa sopra di lui, con un solo lenzuolo che li separava, che variavano dal “come fate a essere così bello anche appena sveglio?” al “come diamine ho fatto a finire a letto con un villano come lei?”.
Jack, per praticità, non rispose a nessuna di esse.
«Quindi, capitano, cosa fate per vivere?» chiese, infine.
A quel quesito, però, il pirata rispose.
«Ma non si capisce? Il capitano, ovviamente» rispose, ancora con le palpebre socchiuse, cercando di ritrovare un momento di pace.
«Voi, invece, cosa fate?» chiese, sorpreso dalla curiosità che lo spinse a fare quella domanda.
«Io sono… beh, io sono La figlia del capitano
Jack sbarrò gli occhi, chiaramente confuso, e ci fu un momento in cui restò spaesato, anche se durò solo una manciata di secondi.
«La figlia del capitano? Intendete quel capitano? Esistete davvero, quindi. E io che pensavo si trattasse di una leggenda.»
Lei sorrise appena, per poi chinarsi sul viso di Jack in modo da potergli lasciare un leggero bacio sulle labbra. «Ieri sera, prima di denudarmi, mi avete confessato di non provare alcun sentimento o emozione. Neanche questa notte, neanche con me?»
Il pirata scosse la testa flebilmente, quasi deluso dalla sensazione di apatia che, anche quella volta, lo aveva accompagnato durante la notte.
«Non ho sentito alcunché, da tempo non provo più nulla, mia dolce…» Jack si accorse di non conoscere il nome della ragazza che gli aveva fatto compagnia durante le ore notturne e si prese in giro per tale superficialità.
«Clarissa. Mi chiamo Clarissa» lo anticipò lei, scostandosi una ciocca di capelli che le era caduta davanti agli occhi.
«Ebbene sì, Clarissa. Non siete voi quella fanciulla in grado di conquistare il mio freddo cuore – già, ho letto anche io i libri romantici di cui sicuramente voi siete a conoscenza; sarò pure un villano, un pirata villano, ma l’ignoranza non mi si addice per niente.
«Che bello è il nome Clarissa. Bello ed elegante. Fin troppo per me, quindi addio, Clarissa.»
Detto ciò si alzò dal letto sul quale era sdraiato, prese i pantaloni che erano stati lanciati la sera precedente sul pavimento e s’indirizzò verso la porta che conduceva all’uscita della stanza del motel.
Di tante brutte parole e offese che Clarissa avrebbe potuto rivolgergli, lei si limitò a sbuffare un secco “Pirati… chi li capisce!”




[1]Non è una nota vera e propria, anzi, credo che avrei potuto tranquillamente non inserirla ma, dato che a volte mi diverto a giocare a fare Wikipedia, ho deciso comunque di aggiungerla. Dunque, quello che volevo dirvi è che quello “sho” si legge “sciò”, come se steste scacciando… un animale… okay, no, dubito che quando vediate uno scarafaggio gli urliate contro “sho, brutto mostraccio dei miei stivali!”







Note dell'autrice: ebbene sì
, sono sbarcata (... ci stava tutta, dài) anche su questo fandom.
Lasciatemi spiegare un paio di cosette: il nome del bar/locale/taverna/qualsiasicosavogliatevoi è stato preso dal film, e non è stato inventato da me - non ve lo aspettavate, eh? *faccina pedofila* - e... sinceramente l'idea di aggiungere questo personaggio è nata solo dopo aver iniziato a scrivere la storia, già.
Ma... voi sapete contare fino a tre senza utilizzare il pollice? Nel senso... secondo dito, terzo dito e quarto dito? Io no, e siccome non volevo essere l'unica incapace di fare una cosa tanto facile, ho deciso di rendere alquanto imbarazzante anche Jack, lol.
Giovedì scorso ho guardato La maledizione della prima luna e credo sia inutile dire di essermi follemente, completamente, totalmente innamorata di Jack Sparrow, ragione per cui ho voluto a tutti i costi dedicargli una shot. In pratica, da quando ho conosciuto il suo personaggio, tutte le fisse e le cotte e gli innamoramenti precedenti sono stati magicamente cancellati (ho ripetuto questa frase così tante volte che me la sono persino imparata a memoria...)!
Temo di non aver reso onore a mio marito conosciuto anche come Jack Sparrow, capitan Jack Sparrow e, come al solito, questa è la cosa che più mi spaventa - ovvero non riuscire a rendere IC i personaggi.
Secondo voi si può iniziare a shippare una coppia che non esiste? Credo che, per vostra sfortuna, continuerò a scrivere di Jack e Clarissa, eheheh. A proposito di Clarissa... lei sono io. Cioè, ho deciso di inserire la mia persona in una delle fic che posto perché... non lo so, per sentirmi più vicina ai personaggi su cui scrivo.
Mi sono identificata come Clarissa per quanto riguarda il lato caratteriale, magari fossi bella come lei!
La ragazza che appare nella gif che apre la pagina è Molly Quinn - sapete che forse interpreterà Clary nella serie tv Shadowhunters? -, nel caso non lo sappiate.
E... niente, credo di aver detto tutto!
Lasciate una recensione, anche breve, per dirvi cosa ne pensate! Se avete perso tempo leggendo questa cosa, un paio di minuti in più per commentarla non costano nulla xD
Alla prossima,
Gnarly
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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
 
 
 

   
 
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