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Autore: ino the demon    19/12/2008    4 recensioni
Ancora insieme,sempre verso l'ovest. Anche se ad ovest sono già arrivati, c'è sempre un ovest più ovest di quello presente. perchè l'orizzionte è irraggiungibile e si sposta di continuo un po' più in là. Ma se le cose stessero per precipitare? se il fragile equilibrio fra uomini e demoni fosse di nuovo in crisi? se i vostri amici, compagni di ogni avventura, fossero in pericolo? Bisognerebbe agire, a qualunque costo.Ma certi costi sono insostenibili, per Sanzo. (fanfiction seconda classificata al concorso su Saiyuki di Writers Arena)
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                            Immutabile



La sagoma scura era immobile, fatta eccezione per il lento oscillare sul pelo dell’acqua della sua mano dalle proporzioni perfette. Ai lati del trono su cui era seduta, due servitori agitavano con lentezza esasperante soffici ventagli di piume di pavone.
Kanzeon fissava le increspature allargarsi nell’acqua, descrivendo cerchi concentrici. Le osservava intenta, come se in esse potesse vedere qualcosa di più, come se quel piccolo specchio d’acqua artificiale fosse una finestra, che si affacciava non vista sull’universo ai suoi piedi.
Da basso, nel mondo dei mortali, qualcosa ricominciava a muoversi.

La vita dopo quella faccenda era cambiata. Il lungo viaggio verso ovest che li aveva visti insieme, su una jeep malmessa, ad affrontare ogni genere di pericoli, aveva lasciato su di loro qualcosa di più della polvere rossa delle strade sterrate. Non erano riusciti a separarsi. L’egoismo di Sanzo si era rivelato insufficiente ad allontanarlo dal gruppo, così come non era bastata la fastidiosa ed eterna ingenuità di Goku, il rombo sordo dei dolori di Hakkai e il rosso sangue che sgorgava dagli occhi di Gojyo. Erano ancora lì, intenti ad essere l’esempio vivente della coesistenza fra esseri umani e demoni.
Il loro compito era di mantenere saldo quell’equilibrio che sembrava inciso nell’acqua. Le giornate scorrevano e ad ogni tramonto del sole Sanzo vedeva con chiarezza, e non si asteneva dal ripeterlo ossessivamente agli altri, che il giorno dopo avrebbero potuto dover rincominciare tutto da capo.
Erano alcune settimane ormai che, nel monastero in cui si erano stabiliti i quattro giovani, l’atmosfera andava di giorno in giorno appesantendosi.
Poi era accaduto. Un monaco era sparito in circostanze misteriose.

Kanzeon aveva sgranato gli occhi.- Ma davvero?-aveva iniziato a parlare tra sé e sé –non avrei mai pensato…-Alla fine della frase, una risatina soffocata.
Per un attimo il servo alla sua destra, inquieto, smise di fare vento. Un’occhiata del Dio lo incenerì e lo indusse a riprendere alla svelta dal punto in cui aveva interrotto.

-Goku, per favore, potresti cercare di nutrirti civilmente?- Hakkai sapeva che parlare con un muro avrebbe dato risultati migliori. Il ragazzino si avventò con rinnovata foga su una coscia di pollo, ma un pugno calloso s’infilò tra i suoi denti prima che il cibo potesse raggiungere il suo abissale cavo orale. Gojyo sibilò a denti stretti: –Quella è mia! Provaci e ti lascio in mutande, alla prossima partita di mah-jong!-.
Hakkai sorbì una sorsata di zuppa bollente. -Mi spiace ricordarvi- esordì - che l’ultima volta ho avuto il privilegio di vedere la biancheria intima di entrambi.-.
Goku e Gojyo si guardarono, poi squadrarono la coscia di pollo in mezzo a loro, infine si avventarono feroci su Hakkai.
Sanzo sfoderò l’Harisen, pronto a colpire nella mischia. Era tutto come al solito: le liti, il cibo, il mah-jong, un po’ di botte ai cattivi per tenersi allenati, due o tre caricatori della sua S&W svuotati ogni giorno contro un bersaglio, tanto per mantenere sveglio l’occhio e pronto il grilletto. Niente a che vedere con i terribili incubi che lo tormentavano ogni notte. Monaci assassinati camminavano come zombie nelle sue veglie ansiose e nei brevi sonni inquieti. Da due notti ormai non chiudeva occhio. Appena le sue palpebre si abbassavano, visioni troppo orrende anche per uno stomaco allenato visitavano il suo cervello. Persino quella notte sarebbe andata così. Sanzo lo sentiva prima ancora che giungesse l’ora di coricarsi.

Kanzeon sollevò la mano dall’acqua e se la asciugò in un lembo dell’impalpabile abito. Fece scorrere avanti il tempo, lasciandolo scivolare come sabbia fra le dita, levigate da quel continuo, incessante movimento che è la vita.
-Questa parte è un po’ noiosa, non credi?- disse rivolta ad uno dei due servi, come per giustificarsi dell’improvvisa accelerazione del tempo umano.
Con uno scatto fluido distese tutte le dita, la manciata di sabbia che teneva in pugno cadde nell’acqua sotto di lei con un fruscio.
-Bene! Fantastico! Ecco un altro di quei bonzi che lascia la verde terra!- esplose in una risata, battendo le mani come un bambino divertito.
Intanto, nel monastero, un altro monaco, già il terzo ormai, veniva inghiottito dalle tenebre per non ritornare più.

-Fuori tre!-canticchiò Gojyo passando il pollice sul filo della lama della sua alabarda.
-Sanzo, tu che ne pensi?-si rivolse al bonzo.
Questi s’incupì e socchiuse gli occhi.- Penso che se sono spariti, forse se lo sono meritati- concluse a mezza voce e dopo un’insolita esitazione.
Goku sgranò gli occhi.- No! Ma cosa stai dicendo?-prese la parola, accarezzando il dorso ruvido di jeep- potrebbero essere stati dei demoni!E allora giungerebbe davvero il momento che tu ci preannunci ogni sera, il momento di ricominciare tutto da capo…-poi, vedendo che l’espressione di Sanzo non cambiava, azzardò una domanda- è forse questo ciò che vuoi?-.
I lineamenti del monaco si rilassarono un poco, passò una mano rude ma affettuosa allo stesso tempo fra i capelli del ragazzino e rispose: - No. Penso solo che l’omicida sia mosso da motivazioni puramente umane. Amore, forse…- sul suo bel viso si fissò una smorfia scettica - Ci sono rapporti malsani, accadono cose strane in questi monasteri. Lo sappiamo tutti. Potrebbero anche essere casi di vendetta…-.
Quasi senza che se ne rendesse conto il suo sguardo corse ad Hakkai che, seduto sul letto, leggeva un giornale. Poteva sentirlo pensare. Di certo sarebbe stato lui il primo, e forse l’unico, a scoprire i suoi incubi.

Kanzeon s’imbronciò- Mente!- pronunciò a voce alta. Un servo sussultò a quel suono improvviso e cristallino, velato da una leggera nota isterica.
-Ma allo stesso tempo dice la verità…-proseguì la divinità. Poi socchiuse gli occhi e gongolò: - Assolutamente geniale! Assolutamente…-

Hakkai trascorse quella notte con la schiena appoggiata alla porta chiusa della stanza di Sanzo.
Ogni tanto il respiro scricchiolante del legno lo faceva sobbalzare, inducendolo a far dardeggiare gli occhi verdi su tutto il corridoio, avvolto nell’oscurità.
Ascoltava Sanzo, attraverso i muri sottili, borbottare nel sonno frasi sconnesse che avevano il sapore ferroso del sangue. Il bonzo parlava sempre nottetempo, ma di solito non di misteriose sparizioni di monaci.
Hakkai si concesse di abbassare le palpebre per pensare meglio, ma non appena chiuse gli occhi comparve davanti a lui, risuonando persino nelle sue orecchie, l’ultima parola pronunciata dal biondo monaco: - Vendetta-.
Con la mente tornò indietro a quella notte lontana di sangue, la notte che aveva fatto di lui un mostro che per controllarsi aveva bisogno di quei tre dannatissimi orecchini. Senza aprire gli occhi si portò una mano al lobo e li sfiorò. VENDETTA.
Un rumore di passi, attutiti dal tappeto spesso che ricopriva il corridoio, lo costrinse ad alzarsi in piedi per cedere il passo alla figura incappucciata del monaco che si avvicinava.
Questi reggeva tra le mani un vassoio bianco, su cui tremava tintinnando una tazzina di caffé. Alla vista del guardiano della porta l’anziano religioso sobbalzò, versandosi sulla mano un po’ della bevanda bollente. Era visibilmente spaventato.
Hakkai si fece da parte, lasciando che spingesse verso il basso con mano ancora tremante la maniglia della porta.
-Questo sarà il quarto?- si chiese mentalmente.
Il battente della porta si richiuse dietro la sagoma scura. Hakkai restò in attesa di un urlo, dei rumori di una colluttazione, ma non arrivò nulla. Il silenzio rimase perfetto, nero come una pozza di petrolio.

La divinità contò sulle dita: - Uno… Due… Tre…- attese qualche secondo, poi con uno sfolgorio gioioso negli occhi proseguì- quattro...-.
-Chissà poi perché?-domandò avvicinando il suo viso androgino a quello di uno dei suoi bellissimi servitori.

Gojyo, Goku e Hakkai erano schierati davanti alla porta della stanza del bonzo.
-Si entra?-domandò la scimmia con uno sguardo angosciato.
-Facciamo che entro prima io?-chiese il kappa. La sua domanda sembrava più che altro un’affermazione. Voleva evitare a tutti i costi che il ragazzino vedesse lo scempio che il suo sole, il suo dio, aveva con ogni probabilità fatto di quegli uomini innocenti.
Hakkai annuì in silenzio. Spinse avanti Gojyo, poi fermò Goku, restando dietro di lui.
Il kappa abbassò la maniglia, circospetto, ed entrò nella stanza. All’inizio non vide nulla, accecato da una luce inattesa in un angolo del locale. C’era una lampada ad olio, abbandonata lì dove scaturiva l’illuminazione. L’unica finestra era spalancata, le tende ondeggiavano schioccando nel vento. Il letto era disfatto, vuoto. Gojyo, fermo nel mezzo della stanza, girò su se stesso.
Non c’era l’ombra di sangue, né di cadaveri.
-Venite!Quel cretino vuol farci uno scherzo…-rise per scaricare la tensione- che senso dell’umorismo di merda!-.
I due apparvero nel vano della porta, poi si avvicinarono lentamente, guardandosi intorno.
Goku annusò l’aria. Improvvisamente allarmato si gettò sul letto di Sanzo, buttando per aria i cuscini, le lenzuola, tutto quanto.
-Calma - disse Hakkai con la voce più suadente possibile- Adesso calmati. E’ solo uno scherzo stupido di Sanzo. Quando torna ti prometto che lo potrai maltrattare e potrai anche fare l’offeso-.
Goku si voltò, gli occhi pini di lacrime. –NO!- le nocche delle sue mani erano sbiancate nello sforzo di stringere convulsamente un pezzo di carta. Sul bianco del foglio spiccavano parole vergate nella grafia ordinata del monaco.

-In totale ne ho uccisi quattro. Ho pulito la stanza da solo, perché non volevo fare schifo a Goku. So quanto forte avverta l’odore del sangue. Anche se immagino che, tutto sommato, a Gojyo lo scempio non sarebbe dispiaciuto. E in ogni caso non posso farmi servire per sempre.
Vorrei potervi dire che le motivazioni di tutto questo non vi riguardano, ma temo di dovervi delle spiegazioni.
Sarò breve: erano demoni, demoni che vi consideravano traditori della razza, sporca feccia semiumana. Non sarebbero stati loro a dover morire, secondo i piani. Eravate bersagli, tre obiettivi da eliminare. Li ho uccisi. Ho usato tutta la violenza di cui ero capace prima che loro riuscissero a riversarla su di voi. Ho semplicemente sentito la voglia di farlo, di ammazzarli. E l’ho fatto.
Ma dopo questo gesto comincio ad avere troppo. Oltre ad un Dio, dei legami. Non è coerente. Me ne rendo conto solo ora che vedo cosa ho fatto per salvarvi la pellaccia.
Me ne vado. Se mi cercherete sarò io ad uccidervi. E per favore, chiudete quelle bocche. Sembrate idioti.-

Tre mascelle si chiusero all’istante, schioccando. Gli sguardi, atterriti e infuriati, s’incrociarono.
Un attimo dopo Goku usciva con un balzo dalla finestra, urlando nella notte, fra le lacrime che il vento lentamente gli asciugava sulle guance: - Questa me la paghi, Sanzo!-
Dietro di lui Gojyo borbottava: - Lo vedremo chi ucciderà chi…Ho sempre avuto voglia di riempirlo di mazzate, ma adesso che gli devo qualcosa …ancora di più!-.
Hakkai era già seduto al posto di guida e premeva sulla frizione leggermente, come una signora che batta impaziente la punta del piede a terra. Li ammonì: - Tenetevi un po’ di rabbia per quando lo troveremo-
Mentre le ultime sillabe sussurrate di quella raccomandazione si perdevano nel gelo della notte inoltrata i due ragazzi salirono in macchina e si accomodarono sui sedili posteriori.
Jeep partì, alzando una nube di polvere ocra e un suono stridulo.

Kanzeon sogghignò.- Il bonzo ha perso la pazienza?Il bonzo ha dei sentimenti?- soffiò seducente tra le labbra del suo giovane schiavo, che aveva lasciato cadere a terra il ventaglio e sembrava voler esalare l’ultimo respiro sulla bocca perfetta del Dio.
- Sanzo è cambiato- concluse la divinità, lasciando il mento del ragazzo, che fino a quel momento aveva sorretto con due dita lunghe e gelide.
La testa dello schiavo ricadde pesante sul petto, come privata del suo sostegno.
- E’ cambiato tutto, ed è cambiato proprio nel punto in cui meno me lo aspettavo. Sanzo. Il senz’anima,l’uomo che fa sfigurare i demoni…beh… D’altra parte le cose immutabili sono monotone, dico bene?- scosse la testa rivolgendosi al viso del servo, che pareva senza vita- Assolutamente noiose…-
Un sorriso divertito si allargò lentamente sul suo viso perfetto.









Spazio dell'autrice:
Eccola qui la mia fic su saiyuki! sono in una fase di revisione delle mie fanfiction e di questa sono moderatamente orgogliosa.Per quanto può esserlo una perennemente insoddisfatta di come scrive, come me!
Voi? che ne dite? vi piace? attendo commenti, adesso che siamo tutti in vacanza e abbiamo più tempo per leggere e scrivere.
La frase finale ( le cose immutabili sono monotone, assolutamente noiose.Dico bene?) è una citazione dal manga, e non mi appartiene, ovviamente.( peccato però!hehe)
La fanfiction si è calssificata seconda nel concorso su saiyuki bandito da writers arena. Andate a leggere le altre fanfiction che hanno partecipato!
colgo l'occasione x augurare ai lettori buone vacanze!!!!



  
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