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Autore: Zola_Vi    30/03/2015    4 recensioni
“So perché hai paura di parlarmi. O guardarmi. O toccarmi.”
Aggrottò le sopracciglia, forse infastidita. 
“Il tuo cuore sa benissimo che torneresti da me, se solo tu lo facessi.” 
“Io ascolto la mia testa, Harry. Il mio cuore non c’é più, ormai.” 
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“Ti detesto.” 
Lui rise. 
“Davvero, Harry.” 
I suoi occhi brillavano di una luce strana, che ultimamente non aveva visto. 
Mi soffermai ad osservarli. 
Era da tempo che non lo facevo, che non lo guardavo attentamente. 
“Ti sei incantata?” 
Scrollai la testa, alzandogli ben in vista il mio dito medio sulla faccia, con un sorrisetto beffardo disegnato sul viso. 
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Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 
Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 
Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 
Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 
Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 
“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 
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Voleva la guerra? 
“E guerra sia.” pensai. 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 

 

"Ti dò il cambio io, Ploon. Prenditi un caffè."

Da giorni, ormai, ero seduta su quella tremenda sedia di plastica, in ospedale.

Tenendo le mani incrociate vicino al collo per sorreggere il capo ormai stanco di restare rigido e in allerta, fissavo incessantemente il ragazzo accanto al mio corpo.

Immobile, silenzioso e con gli occhi chiusi, sembrava dormisse.

Qualche livido sul suo corpo era scomparso, qualcun altro era rimasto.

Aveva avuto un incidente stradale, così mi avevano detto quella sera di quattro giorni prima.

Non so in che modo, erano riusciti a rintracciarmi e mi avevano avvertita.

Era da mesi che non lo sentivo, che non lo toccavo, che non lo guardavo.

Nove, forse.

"Non si sveglierà, Ploon. Non ora. Puoi riposarti un attimo."

"Aprirà gli occhi, invece."

In un singolo istante fulminai la persona che aveva disintegrato, anche se solo con una breve frase, la mia speranza di rivedere quegli occhi color smeraldo spalancati su di me, almeno per pochi secondi.

Sentii sospirare Zayn, che uscì poco dopo dalla stanza.

Poggiai la fronte sulle gambe di… del ragazzo.

E mi addormentai, cadendo in un sonno che mi riservò solo incubi.
 

“I medici dicono che sia quasi normale non si svegli. Ha subito uno shock, il cervello ha bisogno di riposo.”

“Niente… coma?”

“Per ora lo escludono.”

Sebbene avessi dovuto tirare un sospiro di sollievo, non lo feci.

Come mai avrei potuto farlo?

“Posso farti una domanda?”

Non mi mossi, sapendo a cosa sarei andata incontro.

Sbuffai, semplicemente.

Non avevo voglia di chiacchiere: l’unica cosa che volevo fare in quel momento era risedermi accanto al ragazzo steso sul lettino e guardarlo fino a che non avesse fatto anche un singolo movimento.

“Perché sei qui?”

Non spalancai gli occhi, anche se la tentazione fu davvero immensa.

D’altronde, lui non sapeva niente: nulla di quello che era realmente accaduto.

“Per il tuo stesso motivo.”

“Sai cosa intendo, Ploon. Dov’eri finita?”

Digrignai i denti e accigliai lo sguardo.

“Appena si sarà ripreso me ne andrò. Non devi preoccuparti, non ho intenzione di creare altro scompiglio.”

Lui sospirò.

E dopo alcuni secondi, dopo avermi guardata attentamente, mi afferrò per le spalle e mi strinse a se.

Colta dalla sorpresa, il mio cuore tremò.

Era da parecchio tempo che qualcuno ormai non mi abbracciava: non ne avevo sentito più la necessità, eppure un leggero senso di dolcezza percosse la mia mente.

“Un tempo ci dicevamo tutto.”

“Ma tutto cambia, Zayn.”

Mi era mancato, in fondo.

Il moretto mi aveva saputo tirar su il morale in tempi difficili, e certi gesti non si dimenticano mai.

“Anche tu? Tu sei cambiata?”

Chiusi gli occhi, cullata dalla sua voce.

Quella parole risuonarono nella mia testa, rimbalzano qua e di là.

“Sono solo cresciuta.”

Ed era vero.

Molta innocenza che aveva caratterizzato la mia vita e il mio carattere fino a nove mesi prima, adesso era scomparsa.

Anche coloro con i cuori da bambino, inevitabilmente, prima o poi, mutano.

“Sono successe troppe cose.”
 

Non avevo ancora osato toccare la sua mano.

L’ultima volta che l’avevo fatto era stato sotto casa sua.

Mi aveva baciata.

E poi aveva aspettato di vedermi rientrare in casa per chiudere la porta davanti a se.

La sera stessa ero scappata.

Lontano.

Fuori da Holmes Chapel.

Avevo preso la mia macchina e, con la musica a tutto volume, avevo salutato tutto ciò che in quel momento riusciva solo a provocarmi dolore.

Troppi ricordi.

Troppe lacrime.

Troppo di tutto.
 

*Flashback*
 

“Sei sicura? Se vuoi, posso stare qui insieme a te per stanotte.”

Quella sera, quando avevo ricevuto la lettera, lui era con me.

Ed era stato così dolce e premuroso.

Mi aveva preparato la cena e poi, silenziosamente, si era coricato accanto a me sul divano, per abbracciarmi e farmi sentire protetta.

“Non preoccuparti. Sto bene, Harry.”

Non me l’aveva chiesto due volte, sapendo mi avrebbe solo infastidita.

“Comunque sai che per ogni cosa…”

“Posso chiamarti e parlarti mentre ti guardo dalla finestra?”

“Si.”

Sorrise, e io non potei fare a meno di pensare che quello splendido sguardo fosse il più splendido di tutto l’universo.

“Ti amo.”

“Anch’io. Più di ogni altra cosa.”

*Fine Flashback*

“Se quel sentimento per te vale ancora qualcosa, ti prego, s-svegliati. Se non vuoi farlo per te, fallo per me.”


Ehi, ragazze.
Ciao a tutte, finalmente sono tornata. Scusate, davvero, per la mia assenza! 
Ho deciso di fare il Sequel di Piccola Peste perché pensavo la storia potesse ricevere una sorta di svolta improvvisa. 
Ditemi, siete d'accordo con la mia scelta? O potevo semplicemente chiudere il "primo libro"?
Aspetto i vostri commenti con piacere, mi farebbe piacere sentirvi un altro po'.
Bacioni, 
Zola.
   
 
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