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Autore: Mary and J    30/03/2015    1 recensioni
Il mondo. Quello che credevate fosse abitato da soli umani, quello che vi sembrava spietato sì, ma fino ad un certo punto, quello che credevate fosse…normale.
Quel mondo è tutt’altro. Esistono creature al di fuori della norma, esseri che vivono nell’ombra ma allo stesso tempo in mezzo alla folla, esseri che non si nutrono di cibo ma di sangue, esseri che ad ogni luna piena diventano delle bestie incontrollate… e molto altro ancora.
Stiamo parlando di vampiri, licantropi, streghe…ma anche di originali, cacciatori, ibridi e altre creature paranormali.
Noi, due vampiri originali, vi racconteremo di come siamo riuscite ad ambientarci in una scuola di umani….e non.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ero lì, davanti a quel portone da cui mi separavano solo pochi scalini quando finalmente mi decisi ed entrai in quel mondo sconosciuto dove tutti parlavano con tutti e dove tutti assomigliavano maledettamente a dei pasti pronti stile fast food. La mia vita da “studentessa” iniziò varcando quella soglia ed entrando nell’atrio principale della scuola. Mi recai subito all’albo per sapere in quale classe sarei finita: la terza C. Scorrendo con lo sguardo i nomi dei miei nuovi compagni di classe, ne intravidi uno particolarmente famigliare sul quale mi fermai a pensare: “Michelle Kalapati”. Ad interrompere la mia riflessione fu una voce maschile rauca e apparentemente poco cordiale, mi girai per capire a chi apparteneva e mi trovai di fronte un uomo abbastanza alto con gli occhiali e i capelli grigi.
- Signorina Morgan, suppongo, sono il direttore di questa scuola, Sergio Franchini-
- Buongiorno signor Direttore, sì, sono Mary Morgan-
- Le lezioni stanno per iniziare, non vorrà fare tardi il primo giorno di scuola mi auguro-
- Assolutamente no, stavo giusto guardando in quale aula devo andare-
Mi osservò per qualche secondo ed infine disse:
- Si sbrighi, in questa scuola non tollero ritardi-
Feci un sospiro profondo e cercai di mantenere la calma, quell’uomo aveva qualcosa di oscuro e i suoi modi di fare non mi piacevano per niente.
Camminando a passo spedito in direzione dell’aula 402, la mia attenzione fu catturata da un profumino particolarmente invitante. Uno studente, in preda al panico per il fatto che non sapeva da che parte andare, quando mancavano ormai cinque minuti al suono della campanella, si scontrò contro lo spigolo di una porta e si ferì lievemente il braccio. Mi avvicinai, attratta dal profumo di quella ferita fresca e sanguinante, ero assetata ma non feci altro che guardarlo dritto negli occhi dicendogli:
-Adesso calmati, la tua classe è da quella parte, entra nell’aula e mettiti un cerotto-
Il ragazzo, siccome non indossava nessun gioiello dorato, obbedì e fece ciò che gli avevo ordinato. Mi resi conto che dovevo utilizzare i miei “vantaggi da vampiro” in modo molto prudente se volevo riuscire ad integrarmi in quella scuola. Finalmente trovai la mia aula, la lezione era cominciata da 2 minuti ma non ero l’unica ad arrivare in ritardo, nell’istante dopo aver bussato alla porta mi ritrovai di fianco una ragazza con i capelli neri e gli occhi verdi, capii subito che non era una comune umana e da come lei mi guardava capii che pensava lo stesso di me.
Senza dire una parola entrammo e ci ritrovammo addosso lo sguardo di 18 studenti e di una professoressa con un’aria rassegnata, la quale ci invitò a sederci negli ultimi posti disponibili, proprio di fronte alla cattedra. Notai che il nome scritto all’albo che aveva risvegliato in me dei ricordi particolari apparteneva proprio alla mia vicina di banco, Michelle Kalapati non era niente meno che la ragazza che avevo trasformato circa 150 anni fa in Alaska, una vampira novella. Dall’altro lato c’era la ragazza misteriosa con la quale ero entrata in aula scusandomi per il ritardo e che, nel frattempo, avevo capito di aver già conosciuto in passato. Decisi di rompere il ghiaccio e assicurarmi che fosse davvero lei:
- Ti trovo in forma Janis-
Lei mi rispose sorridendo:
-Ciao Mary, è dalla seconda Guerra Mondiale che non ti vedo-
 


 
   
 
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