Sweetest sorrow

Amatis ricorda quel pomeriggio di Marzo, una sacca con dei vestiti sull’uscio,
la giacca di pelle ancora appesa all’entrata.
Amatis ricorda, eppure vorrebbe non farlo. Anche adesso, con una tazza di tè
freddo tra le dita affusolate, gli occhi lontani, vacui.
“Devo andare,” le aveva detto con quel suo sorriso malinconico, gli occhi cerchiati
di nero, “Mi dispiace” − le aveva ripetuto tante volte, ed Amatis ne era così stanca.
Aveva posto una domanda assurda, impensabile.
“C’è mai stato un momento, un solo momento in cui tu mi abbia amata?”
Ricorda il suo viso sfigurato dalla tristezza, − dal rimorso, e la colpevolezza negli
occhi chiari come se lo stesse pugnalando, rigirando il coltello nella ferita, gettandovi sale.
“Amatis,” ricorda anche gli occhi lucidi di entrambi, Amatis “Ti ho sempre, sempre amata.”
Scaglia la tazza contro un muro, i cocci feriscono le mani e lei non se ne accorge.
Per un momento, aveva intravisto il loro futuro insieme e lo aveva visto oscuro.
Amatis posa il capo sul tavolo, e piange.





 

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Note dell'autrice.
Buonasera, ew. Tristissima flash, me ne rendo conto, ma volevo scrivere qualcosa su di loro da
moltissimo tempo. Per quel che può valere adesso, ho ammirato molto Amatis - la sua forza, il suo
carattere ed anche la sua dolcezza, Stephen non avrebbe mai dovuto lasciarla, nonostante Valentine
glielo stesse praticamente ordinando.
Ad ogni modo, la penultima frase è un adattamento da una storia di PervincaViola, ci tenevo a precisare,
spero non se la prenda, aw, è una splendida ragazza.
Alla prossima,♥
fireslight.