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Autore: xwilliamseyes    30/03/2015    2 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'amore esiste
L'amore non ha un senso
L'amore non ha un nome
L'amore bagna gli occhi
L'amore riscalda il cuore
L'amore batte i denti
L'amore non ha ragione

Erano biglietti.
Lo si capiva dalla forma rettangolare e da quelle scritte a caratteri cubitali su entrambi i lati. Tuttavia, non riuscivo a capire a cosa servissero. Gettai qualche sguardo in più mentre delicatamente Johannah li estraeva da quella busta. Li guardò attentamente e poi me li passò. Non ebbi il tempo di leggere il loro contenuto che lei mi interruppe con la sua voce soffocata.
"Voleva comprarli da così tanto e solo un paio di giorni fa ci è riuscito"
La osservai per poi rigettare lo sguardo su quei fogli di carta. 
Erano due biglietti aerei. Lessi alcuni righi: "Da Londra (Inghilterra) a Roma (Italia)". I miei occhi si immobilizzarono e il fiato mi si fece corto. Riportai la mia attenzione su di lei che ora, con un sorriso e gli occhi lucidi, mi accennava un "si" con la testa. 
"Voleva solo scusarsi con te, fare finalmente qualcosa solo per te"
"Non riesco a crederci"
Riuscii solo a dire questo in quel momento. Mille emozioni combattevano all'interno del mio cuore rendendomi difficile qualsiasi pensiero.
"Sai, credo che abbia rubato per te..."
"Si, me lo ha detto"
"Dovevo immaginarlo"
"Ma perché lo ha fatto? Perché non ha chiesto aiuto a me?"
"Gabrielle, aveva già quel debito nei tuoi confronti, con quale coraggio avrebbe potuto chiedertene un altro?"
"Ma addirittura rubare per finire in carcere..."
"Lo sai bene come è fatto. Quando si mette in testa una cosa è pronto a tutto, anche al carcere. Io lo sapevo che un giorno di questi si sarebbe messo in una brutta situazione, era inevitabile"
E mentre mi raccontava tutte queste cose che soltanto allora mi sembrarono ovvie, come un puzzle che finalmente viene completato, pensavo a Louis nei miei ricordi che ora sembravano così lontani e provavo paura per tutta quella situazione in cui ci trovavamo, perché mi ero resa conto che da sempre non riguardava solo lui, ma entrambi. 
"Johannah, dobbiamo farlo uscire. Subito."
Mi alzai dalla sedia come spinta da una forza sovrannaturale e strinsi a me quei biglietti che iniziavano a sgualcirsi a contatto con le mie mani sudate. Johannah mi guardava dal basso con un'espressione meravigliata e felice. Appoggiò una mano sulla mia.
"Lo vorrei tanto anch'io, Gabrielle, ma sai bene che non possiamo fare nulla."
"Dobbiamo, Johannah, dobbiamo!"
Iniziai ad agitarmi perché sapevo che non avevo alcun potere per farlo uscire immediatamente, perché sapevo che quelli dalla parte del torto eravamo noi di fronte alla legge e perché avevo bisogno di Louis sempre di più, ad ogni secondo che passava. 
"Gabrielle, ti prego, calmati. Ho mandato un avvocato molto bravo, amico di mio marito da una vita, vedrai che saprà fare al meglio il suo lavoro."
Strinse la sua mano attorno alla mia e mi spinse nuovamente a sedere. Con lo sguardo assente sul pavimento, speravo con tutto il mio cuore che quella situazione si risolvesse esattamente alla velocità con cui era iniziata.

E i giorni passarono lenti come anni, i mesi lenti come secoli e la mia forza si alternava tra alti e bassi, tra voglia di lottare e tra voglia di rinunciare. Louis lo vedevo raramente, quasi mai. Una volta al mese perché purtroppo avevo troppo da studiare. Il master in comunicazione era iniziato e con esso lo studio era ovviamente raddoppiato. Maledicevo ogni giorno il professore Turner per quel cavolo di progetto in cui mi aveva coinvolto. Ma lui, dal suo canto, era felice, entusiasta e contava su di me più che su chiunque altro. Mi guardava sempre più soddisfatto ed era inevitabile non notare nei suoi occhi una scintilla di pura gioia. Peccato che io non ricambiassi affatto. Studiavo, parlavo, colloquiavo come un robot, insensibile a qualsiasi coinvolgimento emotivo. 
"Un sorriso me lo fai?"
Mi diceva spesso e lo disse anche in quell'occasione. Mi voltai con gli occhi sbarrati verso di lui, cercando di stringere le labbra all'insù. Stavolta, diversamente dalle precedenti, mi si avvicinò e posò sulle mie spalle una mano.
"Gabrielle, mi spieghi cos'hai?"
Mi aveva chiamato per nome ed io lo sapevo che non era per niente una cosa bella, soprattutto in quell'occasione. 
"Nulla, professore"
Enfatizzai quella parola più che potevo al fine di fargli capire quell'enorme vuoto che ci divideva. Lui abbassò lo sguardo quasi terrorizzato da quel mio tono di voce e mi sentii improvvisamente in colpa. Tirai un respiro profondo prima di girarmi esattamente nella sua diretta direzione.
"Mi scusi se sono un po' burbera in quest'ultimo periodo, troppe cose vanno come non dovrebbero andare"
"Lo so, tranquilla, non mi devi alcuna spiegazione"
"E mi scusi se non ricambio tutto ciò che sta facendo per me"
"Ma non devi ricambiare! E' il mio dovere di professore!"
Lo sorrisi davvero questa volta e poggiai involontariamente una mano sulla sua. Una strana sensazione iniziò a ribollire nel profondo di entrambi e sguardi imbarazzanti iniziarono ad incrociarsi. Ci avvicinammo l'uno all'altro. Stupidi, ingenui, indifferenti. I nostri respiri iniziarono a confondersi, le nostre bocce distavano pochissimi centimetri. Un altro piccolo passo e avrei fatto una cosa di cui mi sarei senz'altro pentita, ma che in quel momento ritenevo giusta e necessaria. Vidi i suoi occhi chiudersi, le ciglia piegarsi alla volontà delle palpebre e il mento alzarsi verso di me. Ero pronta ad imitarlo. Il suono rimbombante della suoneria del mio cellulare, improvvisamente, spezzò come una magia quella strana scena. I nostri corpi si allontanarono veloci e le nostre ragioni ritornarono lucide. Come se non fosse successo niente lo afferrai e lo portai all'orecchio.
"Pronto?"
"Gabrielle, Louis esce! I giudici hanno ridotto la pena per buona condotta!"
Urlava Johannah come in preda ad un attacco di panico, come se fosse nel bel mezzo di un branco di leoni affamati, eppure capii tutto, ogni singola parola. Balzai in piedi tremante e felice.
"Arrivo subito!"
Chiusi la chiamata e infilai immediatamente il giubbotto. Il professore Turner mi guardava con uno strano sorriso, scioccato forse.
"Gabrielle, cosa succede?"
"Nulla, nulla, solo la cosa più bella dei miei ultimi 22 anni!"
E corsi via, incurante della sua espressione spaventata e preoccupata, incurante di tutto ciò che stavo per fare un secondo prima, ma che, fortunatamente, non avevo fatto perché lo sentivo che in quel momento le stelle del cielo erano con me, con noi.

Corsi, corsi, corsi.
Per metri, forse chilometri. Attraversando strade trafficate, semafori rossi e bambini in carrozzina. Sentivo come se il mio fiato fosse destinato a non esaurirsi mai. E finalmente arrivai, con il sorriso di chi dalla vita non desidera nient'altro e Louis era lì a pochi metri, a pochi passi da me, dal mio corpo, dalle mie braccia, dal mio cuore. Libero. Non ci divideva un muro di mattoni, un lastra di vetro o un filo di ferro. Nulla. Solo quella distanza che sarebbe stata presto superata. Lui alzò il viso verso di me e le labbra assunsero un leggero sorriso. Ricambiai quel gesto, mi fermai per riprendere un po' di fiato al fine di affrontare un'impresa ancora più dura di quella dei mesi che erano preceduti. E ripresi a correre, veloce e sicura e lui aprì le braccia e mi gettai al suo interno come se fossero state le porte del paradiso. Sentii immediatamente il battito del suo cuore veloce ma ritmato, forte ma deciso. Sorrisi. Sorrisi alla libertà, alla felicità, a noi. Louis strinse ancora di più la mia testa al suo petto e poggiò la sua sulla mia. E lo sapevo che stava sorridendo anche lui e che stava piangendo. Rimanemmo così per alcuni instancabili minuti prima di avere il coraggio di parlare.
"Gabrielle, mi dispiace..."
"Finiscila di scusarti, cazzo"
Le lacrime si unirono ai sorrisi. Sapevo che non c'era nulla di più bello, perché la sofferenza che incontra la felicità è un mix così potente capace di sconfiggere tempo, spazio e infinito. E l'infinito da sconfiggere è impossibile per tutti e tutto, ma non per noi in quell'istante, che ci sentivamo più infiniti dell'infinito stesso.
Mi allontanai lentamente da lui e gli presi il viso tra le mani.
"Louis, scusami tu. Per tutte le volte che sono stata cieca e non ho visto ciò che avevi nel cuore e..."
Mi fermai. Le parole non sarebbero bastate a descrivere ciò che realmente volevo dire. Mi gettai, così, sul suo viso e lo baciai. Forse fu troppo veloce, forse fu troppo violento, forse fu troppo inaspettato, eppure a noi piacque così. 
Le nostre bocche si unirono come se avessero atteso quel momento da una vita. E i nostri cuori si afferrano e si assemblarono, aiutati da delle corde che difficilmente si sarebbero spezzate.
 


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Eccomi con questo nuovo capitolo! Allora, parto con il dire che ho impiegato quasi tre ore per scriverlo, rivederlo e aggiustarlo un po' qua e un po' là, ma ammetto che è stato del tempo ben "sprecato".

L'ho scritto con tutto il mio cuore e spero davvero tanto tanto che vi piaccia. Spero anche di non essere risultata "eccessiva" in alcuni passi e di non essere risultata "scontata". Finalmente i nostri protagonisiti hanno trovato l'equilibrio e quell'unione che bramavano tanto. Gli ultimi righi spiegano il significato della storia (ropes = corde). Ma la storia mica finisce qui! Siamo solo al primo step! Per il momento basta così, al prossimo!
Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo e le citazioni iniziali riprendono la canzone di Francesca Michielin - L'amore esiste che vi consiglio assolutamente di ascoltare.

 
- LOUIS -



(non centra niente con questo capitolo, ma era troppo bella per non essere pubblicata)
  
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