Salve a tutti :D piccola One shot nata per puro caso mentre penso al capitolo per
aggiornare la loro FF xD Che dire, una buona lettura a tutti quanti e
grazie a chi si soffermerà a leggere e a chi mi lascerà un suo parere!! Spero
che la lettura sarà di vostro gradimento! ;* E spero
di aver ripagato l’attesa e gentilezza
di Rosso_Pendragon
!
Era un principe,
presto sarebbe salito al trono come sovrano di Camelot, era consapevole di questo sin da bambino. Eppure
Artù, ragazzo circondato da mille fanciulle sia dame
sia serve, che con uno schiocco di dita avrebbe potuto far avverare qualsiasi
suo desiderio, adesso era stanco. Insoddisfatto della sua vita, si sentiva
incompleto, ogni giornata era scandita in momenti sempre uguali, non c’era
nessuna deviazione di percorso: allenamenti, incontro con i nobili, richieste
del popolo, pranzo con suo padre, firmare documenti, esercitarsi nella
strategia militare, essere di pattuglia, ritrovarsi nuovamente a tavola con suo
padre per la cena. Una routine che avrebbe voluto spezzare.
Non aveva mai un
momento libero per pensare a se stesso, non era quasi mai solo, c’era sempre
qualcuno che gli gironzolava intorno, specialmente il suo valletto. Valletto ormai chiamarlo così era un po’
inutile, visto che gli si era legato profondamente e
in una maniera che lui non comprendeva. Erano diventati amici, avevano superato
da molto tempo il limite del servo-padrone divenendo fedeli alleati. Però gli mancava l’amore, quello che raccontavano nelle
fiabe. A lui non piacevano molto, ma le ascoltava con passione quando si
trattavano di eroi, principi, su un destriero che salvavano la gente dai
pericoli, combattendo valorosamente e sconfiggendo il male. Ecco, lui non
sapeva cosa fosse realmente ma ne aveva solo sentito parlare, alle volte era
invidioso, ma non in maniera cattiva, del corteggiamento che avveniva tra due
persone. Il matrimonio combinato non era mai andato a genio ad Artù, voleva un
sentimento puro non un’unione costretta che nel tempo sarebbe scemata, e fino a
quando non sarebbe divenuto Re questa visione era piuttosto lontana, per sua
fortuna.
Fin da piccolo
aveva dovuto dimostrare il suo valore, il suo coraggio, la sua temperanza, l’educazione
degna di un cavaliere e il suo essere ligio ai doveri. Pensava che più si
allenasse a essere perfetto, come suo padre richiedeva, più lui gli avrebbe
dato amore, quell’amore che adesso sentiva mancare. In
realtà non sapeva se suo padre lo amasse, forse sì perché in fondo era suo
figlio, ma forse non era più quell’amore che lui cercava. Negli anni si era
reso conto che suo padre l’amava e l’odiava, forse perché
somigliava troppo a sua madre e questo lui non poteva sopportarlo. Sentiva
sempre la pressione di suo padre, ogni giorno lo incitava, lo spingeva sempre a
dare il massimo, lo sgridava se aveva un’opinione propria sul da farsi. Pensava
che stando in prima fila, accanto ai suoi cavalieri,
il padre avrebbe apprezzato il suo spirito impavido, ma quando tornava da una missione
mai un “ Bravo Artù, sono fiero di te ” gli sarebbe bastato poco per sentirsi
rispettato e amato da lui. Avrebbe voluto vedere fierezza negli occhi di suo
padre, avrebbe voluto amare prima di morire ed essere amato, ma ormai era troppo tardi. Sentiva mancare le forze, la luce del sole
era diventata troppo fioca e il calore era scomparso. Ricordava soltanto vagamente come stava
morendo, un drago di pietra l’aveva ferito.
Sentiva solo un
gran freddo attanagliare la sua pelle, i suoi muscoli irrigidirsi, il cuore
battere sempre più piano, il respiro che veniva a mancare sempre più flebile a
ogni sospiro. Riuscì a vedere svariati momenti ricchi di felicità, a pensare
solo a una persona che era riuscita a penetrare la corazza dura e gelida, che
era fiera e credeva in lui e per cui nutriva un affetto inspiegabile. Si
rammaricò di non aver realizzato l’unico desiderio che gli importasse
veramente, l’unico che valesse la pena di bramare e rendere concreto, ma era
felice per aver comunque raggiunto la consapevolezza. Poi, dal buio e dal
silenzio, quando ogni speranza sembrava essere persa e la vita lo stava
abbandonando, un calore cominciò a espandersi nel suo corpo. Il cuore aveva
ripreso a pompare, il corpo intorpidito e irrigidito stava divenendo morbido e
caldo. Piano piano stava riacquistando i sensi e riuscì a percepire lo
sciogliersi di un abbraccio, il profumo che emanava quella persona assomigliava
tanto a quello del suo fedele e amato servo e quando aprì gli occhi, li vide.
Guardò un po’ accigliato finché non riuscì a mettere a fuoco, due occhi blu lo
stavano fissando mentre le labbra si stendevano in un sorriso. Era Merlino. L’aveva
seguito, anche se non avrebbe dovuto, era lì. Era sempre lì accanto a lui
quando ne aveva bisogno.
Vegliava sempre su
di lui, e si sentì rincuorato dalla sua presenza – Merlino – gli disse e
ricambiò il sorriso, il servo aiutò il suo Signore ad alzarsi – Sire, mi
dispiace, so che non avrei dovuto seguirvi, però io..-
tentò di spiegare ma Artù lo bloccò – No Merlino, non avresti dovuto – disse serio.
Alche il servo abbassò gli occhi, il principe gli strinse la spalla per poi
finire abbracciato al ragazzo – Ma sono felice che tu
l’abbia fatto. – e il moro ricambiò quella stretta. Forse rimasero stretti un
attimo in più del dovuto e quando la presa si fece più lenta e poterono
guardarsi, il servo arrossì lievemente ricevendo tempestivamente un bacio dal
suo asino reale. Quando gli sguardi s’incrociarono di nuovo, il moro abbozzò un
sorriso nervoso e il biondo gli posò una mano sulla guancia – Perdonami, ma
quando stavo morendo..- gli sorrise dolcemente – Non volevo
più attendere oltre. – gli strinse nuovamente la spalla e una volta conclusa la
missione tornarono insieme al castello.
Era notte e
Merlino in silenzio stava preparando il letto al suo Signore, quest’ultimo
stava seduto sulla panca lì vicino e spezzò quel silenzio – Credevo di stare
per morire oggi. – rivolgendo poi un’occhiata al suo servo. Il moro lo guardò
languido – E io credevo di avervi perso – poi gli si avvicinò. Artù gli prese
delicatamente una mano, la accarezzò e infine sorridendo gli poggiò sul palmo
della mano un anello – Non voglio tu pensi che il
bacio di oggi sia stato solo per la paura del momento- lo disse pacatamente –
Ma se non è ciò che provi anche tu, non dovrai avere paura di dirmelo. – e lo osservò.
Merlino deglutì a vuoto arrossendo leggermente –
Credevo che sarei impazzito nel non potervi dire quanto io tenga a voi, quanto
io vi ami Artù – e rise guardandolo. Il principe mise l’anello al suo servo, lo
tirò a sé cadendo entrambi nel letto, spense la candela accanto a loro e poi
baciò quelle labbra a lungo desiderate.
Adesso si sentiva
completo, parte di qualcosa di veramente importante, di essere amato e di
riuscire per la prima volta ad amare qualcuno. Finalmente un bisogno a lungo
anelato, si era realizzato e la soluzione era sempre stata a un passo da lui,
una risposta semplice e il responso a quel desiderio
era uno soltanto: Merlino. Ringraziò per aver preso coscienza dei suoi
sentimenti, di aver trovato una persona che lo amasse e che fosse fiera di lui,
di poter amar e dare tutto se stesso a una persona che faceva altrettanto. Fu
veramente grato al destino per avergli donato una persona come Merlino e per
avergli dato una seconda possibilità di essere felice prima che fosse davvero
troppo tardi.