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Autore: Eresseie93    31/03/2015    3 recensioni
Piccola One shot sul Merthur.
Cit.
Insoddisfatto della sua vita, si sentiva incompleto, ogni giornata era scandita in momenti sempre uguali, non c’era nessuna deviazione di percorso: allenamenti, incontro con i nobili, richieste del popolo, pranzo con suo padre, firmare documenti, esercitarsi nella strategia militare, essere di pattuglia, ritrovarsi nuovamente a tavola con suo padre per la cena. Una routine che avrebbe voluto spezzare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti :D  piccola One shot nata per puro caso mentre penso al capitolo per aggiornare la loro FF xD  Che dire, una buona lettura a tutti quanti e grazie a chi si soffermerà a leggere e a chi mi lascerà un suo parere!! Spero che la lettura sarà di vostro gradimento! ;* E spero di aver ripagato l’attesa e gentilezza di  Rosso_Pendragon !

 

 

Era un principe, presto sarebbe salito al trono come sovrano di Camelot, era consapevole di questo sin da bambino. Eppure Artù, ragazzo circondato da mille fanciulle sia dame sia serve, che con uno schiocco di dita avrebbe potuto far avverare qualsiasi suo desiderio, adesso era stanco. Insoddisfatto della sua vita, si sentiva incompleto, ogni giornata era scandita in momenti sempre uguali, non c’era nessuna deviazione di percorso: allenamenti, incontro con i nobili, richieste del popolo, pranzo con suo padre, firmare documenti, esercitarsi nella strategia militare, essere di pattuglia, ritrovarsi nuovamente a tavola con suo padre per la cena. Una routine che avrebbe voluto spezzare.

Non aveva mai un momento libero per pensare a se stesso, non era quasi mai solo, c’era sempre qualcuno che gli gironzolava intorno, specialmente il suo valletto. Valletto ormai chiamarlo così era un po’ inutile, visto che gli si era legato profondamente e in una maniera che lui non comprendeva. Erano diventati amici, avevano superato da molto tempo il limite del servo-padrone divenendo fedeli alleati. Però gli mancava l’amore, quello che raccontavano nelle fiabe. A lui non piacevano molto, ma le ascoltava con passione quando si trattavano di eroi, principi, su un destriero che salvavano la gente dai pericoli, combattendo valorosamente e sconfiggendo il male. Ecco, lui non sapeva cosa fosse realmente ma ne aveva solo sentito parlare, alle volte era invidioso, ma non in maniera cattiva, del corteggiamento che avveniva tra due persone. Il matrimonio combinato non era mai andato a genio ad Artù, voleva un sentimento puro non un’unione costretta che nel tempo sarebbe scemata, e fino a quando non sarebbe divenuto Re questa visione era piuttosto lontana, per sua fortuna.

Fin da piccolo aveva dovuto dimostrare il suo valore, il suo coraggio, la sua temperanza, l’educazione degna di un cavaliere e il suo essere ligio ai doveri. Pensava che più si allenasse a essere perfetto, come suo padre richiedeva, più lui gli avrebbe dato amore, quell’amore che adesso sentiva mancare. In realtà non sapeva se suo padre lo amasse, forse sì perché in fondo era suo figlio, ma forse non era più quell’amore che lui cercava. Negli anni si era reso conto che suo padre l’amava e l’odiava, forse perché somigliava troppo a sua madre e questo lui non poteva sopportarlo. Sentiva sempre la pressione di suo padre, ogni giorno lo incitava, lo spingeva sempre a dare il massimo, lo sgridava se aveva un’opinione propria sul da farsi. Pensava che stando in prima fila, accanto ai suoi cavalieri, il padre avrebbe apprezzato il suo spirito impavido, ma quando tornava da una missione mai un “ Bravo Artù, sono fiero di te ” gli sarebbe bastato poco per sentirsi rispettato e amato da lui. Avrebbe voluto vedere fierezza negli occhi di suo padre, avrebbe voluto amare prima di morire ed essere amato, ma ormai era troppo tardi. Sentiva mancare le forze, la luce del sole era diventata troppo fioca e il calore era scomparso.  Ricordava soltanto vagamente come stava morendo, un drago di pietra l’aveva ferito.

Sentiva solo un gran freddo attanagliare la sua pelle, i suoi muscoli irrigidirsi, il cuore battere sempre più piano, il respiro che veniva a mancare sempre più flebile a ogni sospiro. Riuscì a vedere svariati momenti ricchi di felicità, a pensare solo a una persona che era riuscita a penetrare la corazza dura e gelida, che era fiera e credeva in lui e per cui nutriva un affetto inspiegabile. Si rammaricò di non aver realizzato l’unico desiderio che gli importasse veramente, l’unico che valesse la pena di bramare e rendere concreto, ma era felice per aver comunque raggiunto la consapevolezza. Poi, dal buio e dal silenzio, quando ogni speranza sembrava essere persa e la vita lo stava abbandonando, un calore cominciò a espandersi nel suo corpo. Il cuore aveva ripreso a pompare, il corpo intorpidito e irrigidito stava divenendo morbido e caldo. Piano piano stava riacquistando i sensi e riuscì a percepire lo sciogliersi di un abbraccio, il profumo che emanava quella persona assomigliava tanto a quello del suo fedele e amato servo e quando aprì gli occhi, li vide. Guardò un po’ accigliato finché non riuscì a mettere a fuoco, due occhi blu lo stavano fissando mentre le labbra si stendevano in un sorriso. Era Merlino. L’aveva seguito, anche se non avrebbe dovuto, era lì. Era sempre lì accanto a lui quando ne aveva bisogno.

Vegliava sempre su di lui, e si sentì rincuorato dalla sua presenza – Merlino – gli disse e ricambiò il sorriso, il servo aiutò il suo Signore ad alzarsi – Sire, mi dispiace, so che non avrei dovuto seguirvi, però io..- tentò di spiegare ma Artù lo bloccò – No Merlino, non avresti dovuto – disse serio. Alche il servo abbassò gli occhi, il principe gli strinse la spalla per poi finire abbracciato al ragazzo – Ma sono felice che tu l’abbia fatto. – e il moro ricambiò quella stretta. Forse rimasero stretti un attimo in più del dovuto e quando la presa si fece più lenta e poterono guardarsi, il servo arrossì lievemente ricevendo tempestivamente un bacio dal suo asino reale. Quando gli sguardi s’incrociarono di nuovo, il moro abbozzò un sorriso nervoso e il biondo gli posò una mano sulla guancia – Perdonami, ma quando stavo morendo..- gli sorrise dolcemente – Non volevo più attendere oltre. – gli strinse nuovamente la spalla e una volta conclusa la missione tornarono insieme al castello.

Era notte e Merlino in silenzio stava preparando il letto al suo Signore, quest’ultimo stava seduto sulla panca lì vicino e spezzò quel silenzio – Credevo di stare per morire oggi. – rivolgendo poi un’occhiata al suo servo. Il moro lo guardò languido – E io credevo di avervi perso – poi gli si avvicinò. Artù gli prese delicatamente una mano, la accarezzò e infine sorridendo gli poggiò sul palmo della mano un anello – Non voglio tu pensi che il bacio di oggi sia stato solo per la paura del momento- lo disse pacatamente – Ma se non è ciò che provi anche tu, non dovrai avere paura di dirmelo. – e lo osservò. Merlino deglutì a vuoto arrossendo leggermente – Credevo che sarei impazzito nel non potervi dire quanto io tenga a voi, quanto io vi ami Artù – e rise guardandolo. Il principe mise l’anello al suo servo, lo tirò a sé cadendo entrambi nel letto, spense la candela accanto a loro e poi baciò quelle labbra a lungo desiderate.

Adesso si sentiva completo, parte di qualcosa di veramente importante, di essere amato e di riuscire per la prima volta ad amare qualcuno. Finalmente un bisogno a lungo anelato, si era realizzato e la soluzione era sempre stata a un passo da lui, una risposta semplice e il responso a quel desiderio era uno soltanto: Merlino. Ringraziò per aver preso coscienza dei suoi sentimenti, di aver trovato una persona che lo amasse e che fosse fiera di lui, di poter amar e dare tutto se stesso a una persona che faceva altrettanto. Fu veramente grato al destino per avergli donato una persona come Merlino e per avergli dato una seconda possibilità di essere felice prima che fosse davvero troppo tardi.

  
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