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Autore: Martiz Kenway    31/03/2015    1 recensioni
Honolulu, isole Hawaii, 2015.
"Ne parlavamo come semplici leggende. Creature marine straordinarie e bellissime, completamente diverse dalla razza umana eppure così uguali. Ora, però, sono realtà. Non più protagonisti di racconti fantasy, non più leggenda. Sono reali e faranno parte della nostra storia, per sempre."
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un guizzo d’acqua e scomparì nelle profondità del Pacifico. Il ragazzo fissò le increspature dell’acqua, il volto illuminato dalla luce della luna. Le braccia lungo i fianchi, i pugni stretti. Sospirò e si portò una mano al petto. La aprì osservando la meravigliosa scaglia risplendere di colori violacei. Una lacrima solcò il suo viso, le aveva promesso che non avrebbe mai pianto. Continuava a chiedersi se l’avrebbe mai più rivista. Se avrebbe mai più rivisto quella sirena.
 
DRIIIIN DRIIIIIN.
Megan aprì gli occhi di scatto scaraventando la sveglia per terra. Le batterie rotolarono sotto al letto e la sveglia smise di emettere quel suono stridulo e fastidioso. Primo giorno delle vacanze estive e come al solito si era dimenticata di spegnere la sveglia e rinchiuderla nel cassetto per i prossimi tre mesi. Si distese supina fissando l’orologio azzurro attaccato alla parete. Erano soltanto le sei di mattina e Megan aveva dormito solo tre ore causa festa di fine anno scolastico. A testimoniarlo erano le due profonde occhiaie nere ai bordi degli occhi verdi.
Sbuffò innervosita e si alzò dal letto. Imprecò in silenzio quando il suo migniolo sbattè, come ogni mattina, sul maledetto spigolo del maledetto comodino. Si avviò verso le tende e le scostò velocemente. La luce del sole appena sorto le accarezzò la pelle abbronzata. Aprì le ante dell’armadio e ne tirò fuori una canotta verde fluo e degli shorts in jeans strappati.
“Quasi quasi vado a fare un salto da Oliver, forse riesco a beccarlo prima che parta in barca”
Corse in bagno. Doccia veloce, spazzolata ai denti e sistemata ai capelli ed era pronta. Si fece scivolare sullo scorrimano fino al piano inferiore. Aprì il frigo e bevve un sorso di latte per poi afferrare due muffin e riporli in un sacchettino. Prima di uscire scrisse sulla lavagnetta “Vado con Oliver”.
Quando scriveva così sua madre sapeva benissimo che non l’avrebbe vista per tutta la giornata ma era estate, la scuola era finita e questo le era permesso. Dopotutto era uscita da scuola senza debiti.
Megan percorse di gran lena il vialetto del giardino e richiuse il cancello alle sue spalle. Di prima mattina, la grande via costeggiata da villette è silenziosa, si incrocia solo qualche gatto solitario o due o tre persone che fanno jogging. Terminate le abitazioni la strada procede in discesa attraversando un piccolo boschetto di palme e liane aggrovigliate per poi sbucare direttamente in città. I grattaceli di Honolulu brillano di colori arancio alla fioca luce dell’alba, uno spettacolo incredibile per gli occhi ma per Megan era del tutto normale. Una volta arrivata in spiaggia imbocca un’altra piccola stradina, supera un ponticello di legno accompagnata dall’allegro scrosciare del ruscello ed infine sbuca su un vialetto di cemento, riservato ai corridori e ai ciclisti. Sorride quando vede Bobby aprire il suo piccolo negozio di ombrelloni e attrezzature subacquee.
-Ehi vecchio!- urla agitando una mano
Bobby la osserva mentre corre verso di lui. Le mani stringono i fianchi, i denti impegnati a mordicchiare il solito stuzzicadente.
-Camicia nuova?- chiede Megan osservando la fantasia rigorosamente hawaiana della camicia smanicata
-Bella eh?- sorride bonario abbottonandosela al petto
-Direi che è il tuo stile!- risponde dandogli una pacca sulla spalla massiccia
Bobby ridacchia scompigliandole i capelli e spingendola via
-Dai, Oliver sta per partire. Muovi quel culo!-
-Ciao vecchio!- saluta lei ridacchiando
Lo splendido sorriso di Oliver la accoglie mentre si avvicina alla barca.
-Vieni con me stamattina?- chiede lui
Megan annuisce aiutandolo a riporre corde e canne da pesca nella barca.
-Se mi vuoi.. ho portato i muffin!- esclama sventolando il sacchetto
Oliver si lecca le labbra per poi sistemarsi il ciuffo biondo.
-Le ordino di salire a brodo, signorina!-
Megan scoppia a ridere.
-Ai suoi ordini, capitano!-
Oliver prese a remare mentre Megan si sistemava a prua, le gambe a penzoloni sul bordo della barca, le dita dei piedi che sfioravano l’acqua cristallina dell’oceano. Una volta raggiunto il largo gettarono l’ancora e prepararono le canne da pesca.
-Merda.. mi sono dimenticata la crema solare..- sbuffa Megan sfiorandosi la pelle bollente
Oliver gira lo sguardo verso di lei, segue i lineamenti perfetti del suo corpo e sorride.
-No problem..- dice avvicinandosi alla sua sacca.
Ne tira fuori un tubo di crema solare.
-Ah grazie, ti adoro!- sorride Megan allungando la mano per prenderlo
Oliver scuote la testa –Tranquilla faccio io..-
Megan si acciglia –Posso farcela benissimo da sola-
-Zitta e pensa a pescare- la zittisce posizionandosi dietro di lei
La ragazza torna a guardare la sua esca arancione ondeggiare sull’acqua, un’espressione imbarazzata sul volto. Oliver comincia a spalmare la crema, massaggiando le spalle e le braccia.
-Puoi girare un attimo la testa?- chiede
Megan obbedisce deglutendo rumorosamente.
Oliver le spalma la crema su guance e fronte usando i polpastrelli, delicatamente.
-Credo si sia spalmata abbastanza Oliver..- ridacchia nervosamente Megan
Oliver sorride continuando ad accarezzarle la guancia con il pollice.
-Sei per caso arrossita, Megan Rose Bristol?- le chiede sorridendo
La ragazza gira di scatto la testa, scuotendola forte.
-Ma che diavolo dici! Idiota!-
-Dai avanti puoi pure ammetterlo che è stato il momento più imbarazzante della tua vita!-
Megan sbuffa e si alza in piedi, avvicinandosi a lui. I loro visi distanti solo pochi centimetri. Oliver la guarda profondamente negli occhi, le sfiora un fianco con la mano.
“Sta per baciarmi..” pensa Megan
Con uno spintone lo sbalza fuori dalla barca, facendolo cadere in acqua. Scoppia a ridere quando riemerge, un’espressione intontita nel volto.
-Maledetta! Avrei dovuto aspettarmelo!-
-Mai sottovalutarmi, amico mio!-
Oliver raggiunge il bordo della barca cercando di risalire.
-Dai aiutami!- borbotta
Megan gli porge la mano, lui la afferra e con uno strattone la fa cadere in acqua.
-Sei uno stronzo!!- urla lei tossicchiando
-Come hai fatto a cascarci così?- ride lui
-Saranno scappati tutti i pesci ora!-
-Torneranno, non ti preoccupare!-
I due cominciano a schizzarsi acqua a vicenda, ridendo e urlando come quando erano piccoli e giocavano assieme in riva alla spiaggia.
Il tutto finiva sempre con una riappacificata e un bello spuntino e così fu anche per questa volta. Grondanti d’acqua e con le membra stanche mordicchiavano i muffin al cioccolato fatti da Megan.
-Sono proprio buoni-
-Grazie..- sorride Megan
-Ehm.. per quello che è successo prima..-
“Merda no.. Adesso si dichiara..” Megan comincia a muovere la gamba nervosamente. Si guarda attorno cercando qualsiasi cosa che possa interrompere Oliver.
-L’avrai capito ormai no?- continua Oliver –Solo.. vorrei sapere che cosa ti passa per la testa..-
La barca sobbalza bruscamente e Megan per poco non viene sbalzata via.
-Che cazzo è?- urla spaventata aggrappandosi ad una corda
Oliver raggiunge la canna da pesca e la afferra tenendola stretta.
-Qualcosa di grosso ha abboccato!-
Un altro strattone e la barca comincia a muoversi, qualcosa attaccato all’amo la sta trascinando.
-Dio mio è una bestia!- urla Oliver –Vedo l’ombra da qua!-
-Idiota! Molla la canna! Ci trascinerà giù!-
-No! Questa volta non me lo lascio scappare!-
La barca raggiunge la spiaggia sempre più velocemente, sobbalzando bruscamente ad ogni piccola onda.
-Oliver!! Mollala!- urla disperata Megan ranicchiandosi a poppa
-Di questo passa si arenerà anche lei! Tieniti forte!-
Megan chiude gli occhi e con un colpo brusco la barca raggiunge la riva, sbalzando via i passeggeri e rotolando sulla sabbia calda, per poi schiantarsi contro una palma.
La vista di Megan si offusca e perde i sensi, accompagnata dal rumore ipnotizzante dell’oceano.
  
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