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Autore: mamogirl    31/03/2015    1 recensioni

“Qual è la tua preghiera?” Domandò Brian mentre le dita incominciavano a giocare con i bottoni e la cerniera dei jeans di Nick.
Il viso di Nick scese fino a quando si ritrovò a pochi millimetri da quello di Brian. Le labbra sfiorarono per prima la punta del naso di Brian, prima di lasciare una dolce e passionale carezza sulle loro compagne.
“La mia preghiera è una sola. E’ il desiderio che questa divinità possa amare tutto ciò che questo devoto fedele ama con tutto e più di se stesso.”
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Let me love you (until you love yourself enough)*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

“Ricordi il discorso che hai fatto al mio matrimonio?”

“Il tuo finto matrimonio, intendi?”

Nick alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire una sottile risata dalle labbra.

“Si, quel matrimonio.”

“Quel matrimonio che hai voluto che tutto il mondo vedesse perché eri terrorizzato da ciò che le tue fans avessero pensato di fronte alla verità, ovvero che ti facevi il tuo migliore amico? Quel matrimonio?”

“Proprio quello. – Rispose Nick, sfiorando il braccio di Brian con una carezza di dita. – Anche se non si è mai trattato di solo sesso.”

Il sorriso trovò il modo per apparire sul volto di Brian, accompagnato da un brivido che prese possesso dei suoi nervi dopo il passaggio delle dita di Nick.

“Che cosa avrei detto a quel fantomatico e falso matrimonio?”

Nick coprì quegli ultimi centimetri che lo speravano da Brian; prese, fra le mani, i gomiti del compagno e appoggiò infine la fronte contro la sua, rimanendo rapito per qualche secondo da quell’azzurro che brillava in quel modo solamente per lui.

Amo tutto ciò che ami. Ricordi? E io amo te. Quindi, anche tu dovresti amare te stesso.”  Fu la sua risposta, un veloce bacio sulle labbra e la punta del naso che andava a strofinarsi dolcemente con quella di Brian.

In un attimo, il corpo di Brian si irrigidì sotto il peso di quelle parole. Ancor prima che Nick potesse dire o aggiungere qualcos’altro, Brian si staccò da quell’abbraccio e si diresse verso la porta – finestra. L’ora del tramonto stava lentamente scendendo sulla spiaggia, colorando l’orizzonte di un tenue celeste e di una striscia di quel particolare miscuglio fra arancione, rosa e violetto; le acque del mare erano placide, quasi che anch’esse si stessero preparando per addormentarsi nel momento in cui la luna avesse fatto capolino e preso possesso del palco e rubato via tutta l’attenzione.

“Nick.” Mormorò Brian semplicemente, in un sussurro spezzato da qualcosa che egli voleva cercare di tenere nascosto in tutti i modi. Il vetro della finestra era un contrasto freddo contro la sua pelle, quel palmo appoggiato come se potesse carpire il segreto di poter diventare anch’egli invisibile. Chiuse gli occhi, come se servisse quel gesto per ignorare che Nick lo stesse seguendo, avvicinandosi fin quando si ritrovò ancora stretto nel suo abbraccio. Ancora era difficile mostrare quel lato di sé, quella parte della sua anima che era formata da smagliature e intrecci spezzati da vulnerabilità e debolezza, insicurezza e fragilità. Quella parte che anelava, da un lato, a lasciarsi confortare e lasciare che Nick rimettesse in sesto quei pezzi ormai infranti e distrutti; eppure, dall’altra, essa voleva semplicemente nascondersi in un luogo così remoto, inaccessibile e buio che nessuno, nessuna mano e nessun aiuto, potesse mai scorgerla.

“Ehi. Brian. Ascolta... lo so, okay? So che cosa significa odiarsi perché non riesci a essere ciò che il mondo pensa e pretende che tu sia. Ma io ti amo. Oggi. Così come sei.”

“Tu ami il vecchio Brian. Quel Brian, di cui ti sei innamorato decenni fa, non esiste più. Non so nemmeno se potrò mai esserlo ancora.”

“Invece lo sei ancora. – Mormorò Nick, strofinando la punta del naso contro quei pochi centimetri di pelle lasciati nudi dalla maglietta. – Non riesci a vederlo perché sei così sommerso dai tuoi problemi che vedi solamente ciò che hai perso. Ma sei ancora quel Brian. Quel Brian che non si è mai arreso di fronte a nessun ostacolo. Quel Brian che ha lottato, anche quando gli dicevano che non c’era più niente per cui combattere. Quel Brian che non ha avuto paura nell’affrontarmi a testa alta e dirmi ciò che avevo bisogno di sentire prima che fosse troppo tardi; lo stesso Brian che mi ha aspettato silenziosamente e che ha combattuto per me e per la nostra storia. Per la nostra famiglia. Io mi sono innamorato di questo Brian. E lo vedo ancora ogni giorno. Lo osservo ogni attimo che passiamo insieme e lo immagino ogni secondo in cui siamo separati.”

Quelle parole ebbero l’effetto di far nascere e crescere un groppo in gola, una tensione che irrigidiva quei muscoli che, per tanto e troppo tempo, avevano cercato ed erano quasi riusciti a soffocare le sue corde vocali e quella voce che per anni era sempre stata data per scontata. E che ora non lo era più, ora era diventata inaffidabile e insicura, esattamente come l’uomo che ne era proprietario. Quelle parole ebbero, su Brian, l’effetto di ritrovarsi, all’improvviso, con gli occhi che bruciavano per delle silenziose lacrime: gocce che, quasi sospirando, stavano finalmente vedendo una via di uscita dopo tutti quei giorni e quelle ore in cui erano state costrette a ritirare le proprie armi e abbandonare ogni desiderio di libertà, perché la vergogna e l’imbarazzo erano mura troppo alte e spesse per essere abbattute senza armi.

Per tanto tempo Brian si era odiato. Aveva odiato quella parte del suo corpo che non era riuscita a reggere a vent’anni di uso e abuso, di canzoni cantate anche quando sarebbe stato meglio riposare e di un peso che si era accollato sulle sue spalle quando era rimasto l’unica voce in grado di portare avanti il gruppo fra le maree di assenze e di droghe. Aveva odiato se stesso per essersi lasciato illudere che fosse, il suo problema, qualcosa di facilmente risolvibile quando, in realtà, si era trasformato nel peggior incubo in cui fosse mai stato rinchiuso prigioniero. Aveva odiato quelle sue fragilità e debolezze che, come piccoli mostri, si erano ingranditi fino a diventare qualcosa così troppo grande e grosso da essere affrontato con le sue sole forze. Aveva odiato sentirsi così inutile, esser preso e messo da parte proprio lui che era sempre il centro attorno a cui il gruppo e le canzoni avevano sempre ruotato attorno. Aveva odiato, e ancora odiava, quelle voci nella sua mente che prendevano sempre il palcoscenico e lo avevano ridotto a uno straccio, un semplice e modesto foglio di carta al quale potevano continuare a urlare che non era più in grado di fare quello che aveva sempre fatto, cantare con così naturalezza come solo il respiro e un battito del cuore poteva essere. Aveva odiato, e ancora odiava, il fatto di non esser riuscito a cambiare quelle voci: se davvero era solamente e solo qualcosa di mentale, se davvero era il suo cervello a bloccarlo, perché non era in grado e ancora non era riuscito a distruggere quell’ostacolo e ritornare ciò e il Brian che era sempre stato? Si era odiato per esser così debole, per non riuscire a combattere qualcosa che assomigliava a una chimera, un mostro che lui stesso aveva costruito sotto i colpi dell’ansia e dello stress. E se lui si odiava, se lui non riusciva più a vedere un benché minimo riflesso della persona che un tempo era stato, come poteva il mondo amarlo ancora? Come poteva la sua famiglia e i suoi amici, suo figlio, ammirarlo e volergli bene? Come poteva Nick dirgli che lo amava?

Le labbra di Nick continuarono a lasciare piccole carezze lungo il collo, soprattutto in quel punto così sensibile dove la nuca incominciava a riempirsi di fini capelli biondo miele, ormai anch’essi troppo fragili e corti per arricciarsi come avevano fatto anni e anni prima. L’abbraccio diventava più stretto, un calore di cui Brian non riusciva mai a saziarsene o a farne a meno: era da quella stretta, era da quelle braccia intrecciate e avvolte attorno al suo corpo, che lui aveva tratto forza per continuare la vita e il lavoro come se nulla fosse davvero e realmente successo. Erano state quelle stesse braccia a offrire il perfetto nascondiglio nei momenti peggiori, dopo ogni esibizione andata di male in peggio; dopo ogni visita che si trasformava in un buco nell’acqua. E, soprattutto, quelle braccia e quell’abbraccio lo avevano nascosto in quegli ultimi giorni, in quella settimana dove il peggiore dei pensieri aveva preso dimora nella sua mente e uno spirito ormai arido e spento era stato sul punto di accettare quella sorta di resa.

“Il Brian di cui mi sono innamorato così follemente e così profondamente è qui, ora, fra le mie braccia. E’ lo stesso che ha trascorso gli ultimi giorni così rinchiuso in se stesso da mettermi paura. – Un brivido percorse il corpo di Nick, anche se poco aveva a che fare con il piacere che il contatto fisico con Brian faceva solitamente nascere. Il brivido nasceva dall’eco e dal ricordo di quell’ultima settimana, da quel senso di totale inutilità che lo aveva avvolto mentre non aveva potuto fare altro che osservare e pregare che Brian trovasse un senso di pace. Una direzione, qualsiasi essa fosse. Lo avrebbe sostenuto, si era detto. Anche se Brian avesse deciso di abbandonare davvero il gruppo, Nick lo avrebbe sostenuto e appoggiato. Bastava solamente che fosse felice. Era tutto quello che Nick aveva chiesto. Ma, ancora una volta, Brian lo aveva sorpreso con la sua incrollabile e inesauribile forza. - Ma ne è uscito, esattamente come il sole esce sempre dopo un temporale.”

“Stavo per abbandonare tutto. Come puoi dirmi che sono lo stesso di anni fa?”

Ancora un brivido riusciva a farsi strada fra i nervi di Brian, anche se non era di piacere o quel subbuglio di emozioni senza un nome preciso che il tocco e la vicinanza di Nick riuscivano a suscitare e far nascere in lui. No, quel brivido era l’eco dei ricordi di quella settimana appena trascorsa in una sorta di eterna e infinita apnea; un’apatia che lo aveva avvolto e che lo aveva tenuto lontano e distaccato dal mondo che lo circondava. Niente era sembrato riuscire a toccarlo, sfiorarlo o anche solo bisbigliare una parola. C’era stato solamente un enorme vuoto, una voragine di freddo e di ghiaccio che sembrava avesse preso dimora all’interno del suo stomaco e, da quel quartiere generale, avesse poi cercato di conquistare ogni centimetro di pelle, nervo, muscolo e ossa. C’era stato un unico pensiero, un unico dubbio amletico che aveva torturato la mente e l’anima di Brian per tutti quei giorni, ore, minuti e secondi. Ridotto a nemmeno più un sussurro, nemmeno il più rauco e flebile filo di voce, in quei giorni si era tormentato su quale fosse la scelta giusta da prendere. Non solo per lui, non solo perché gli sembrava ormai inutile continuare a combattere quando sarebbe bastato un attimo a farlo riportare indietro. Ed era stato così attraente. Così magnetico e così semplice appariva lasciarsi finalmente andare e seguire quelle onde che si ributtavano sulla spiaggia e portavano via qualsiasi cosa trovassero sul loro cammino. Avrebbero portato via anche lui? Era quello che Brian si era domandato in quei giorni perché, forse, se lui sarebbe scomparso, forse non ci sarebbe stato più bisogno di modificare e stravolgere ogni cosa solamente per causa sua.

L’arresa era stata così vicina, in quei giorni, come mai lo era stata prima. E, nonostante quella stupida ma ponderata idea di abbandonare tutto fosse ormai alle spalle, Brian ancora sentiva e provava gli strascichi su quella sicurezza che ancora traballava e aveva bisogno di essere coccolata e accarezzata.

Dolcemente e con delicatezza, Nick fece voltare Brian in modo da ritrovarsi uno di fronte all’altro. La mano si appoggiò sulla guancia, le dita tracciarono in una carezza la linea di quelle ossa fin troppo sporgenti, un ricordo e un eco di quanto anche quel corpo avesse subito il peso di quella situazione. In un sussurro silenzioso, Nick si ripromise, ancora una volta e ancor più forte di tante alte volte, di prendere in mano quel corpo e di riportarlo agli antichi splendori, quegli eterni attimi in cui la pelle brillava soprattutto per la gioia e la felicità che abitava in quell’anima. Si promise, Nick, di prendersi cura di quella persona che aveva stregato e preso possesso del suo cuore, perché la sua stessa felicità e salute dipendeva ed era intrecciata con quella di Brian. Come poteva essere felice se l’altra metà della sua anima piangeva e sanguinava ancora di dolore? Come poteva non preoccuparsi, come poteva non avere ansie e paure, quando la persona che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo era stata ridotta a semplicemente un fantasma?

“Ma sei qui. Eri a pezzi, eri distrutto e chiunque, al tuo posto, avrebbe preferito lasciare correre e concentrarsi su riprendere un minimo di vita normale. Tu no. Alla fine, come sempre, hai deciso di rialzarti in piedi e combattere. Ecco il mio Brian. Ecco il Brian che amo e ho sempre amato. Abbassa la testa per un po’, viene piegato in due, ma alla fine ritrova la tenacia e la faccia tosta di rimettersi in piedi con la sicurezza di poter vincere.”

Era immaginabile. Era più di quanto Brian avrebbe mai potuto prendere fra le mani, toccare e stringere fra le dita. La fede che Nick aveva in lui non si era mai scalfita durante gli anni di quella battaglia, anzi, sembrava quasi essa si fosse ingigantita a ogni sconfitta, a ogni ostacolo che si era presentato lungo il cammino e ogni qualvolta Brian si era ritrovato a dover ricominciare tutto da capo.

“Posso? – Si ritrovò Brian a domandare. Un sussurro. Un bisbiglio. Un attimo di debolezza e imbarazzo. – Posso davvero vincere?”

Non ci furono esitazioni nella risposta di Nick. Non ci sarebbe mai stata perché quella era una delle poche certezze che aveva e che avrebbe sempre avuto nella vita.

“Sì.”

Le labbra di Nick scesero e si appoggiarono sulla fronte di Brian, lasciandovi un primo e sussurrato ti amo come solo esse potevano fare. Un sorriso, bagnato di lacrime, si dipinse sul volto di Brian mentre si lasciava avvolgere e prendere prigioniero da quelle parole e da quell’ondata di fede e supporto che sembrò penetrare e raggiungere fino all’ultimo e più remoto nervo. Lì, rinchiusi in quella bolla che era il loro amore, per Brian era così facile lasciarsi convincere dalle parole di Nick e credere, con più di qualsiasi altra forza mai posseduta, che potesse davvero tornare il sole dopo quell’interminabile inverno e tempesta. Era un combattente, certo, ma lo era abbastanza da ritornare più forte di quanto lo era mai stato?

Le labbra di Nick non si fermarono a un unico e sfuggente tocco. Dalla fronte scivolarono fin sopra gli occhi, accarezzando le palpebre per poi asciugare quelle gocce che erano riuscite a scivolare via e lasciare la propria traccia sulle guance.

“Ti amo.” Erano le sole uniche parole che sottolineavano e puntualizzavano ogni bacio e ogni carezza, due parole che diventavano e assumevano un’intonazione più rauca e sensuale a man mano che si avvicinavano alle labbra. Anche il corpo si aggiungeva a quella dichiarazione, deciso e fermo a non rimanere inerme sotto la stimolo delle sensazioni e delle emozioni che solo la mera vicinanza faceva nascere: le mani di Nick si appoggiarono sui fianchi di Brian, spingendolo contro di sé fino a quando l’unico ostacolo a opporsi fra loro furono i loro vestiti.

“Nick... – Mormorò Brian, voltando il viso in modo da lasciare spazio e libertà alle labbra del compagno di appoggiarsi sul suo collo. - … siamo di fronte alla finestra.”

Era un’obiezione flebile, debole se paragonata ai fremiti e i brividi che ormai avevano preso controllo del suo corpo. Nick si limitò a sorridere mentre, a sorpresa, lo spingeva e lo faceva sbattere contro il vetro della finestra.

“E’ una spiaggia privata. – Rispose poi, mordicchiando quel punto così sensibile dietro l’orecchio di Brian. – Nessuno dovrebbe passare di qui.”

“Ma sai che succede. Abbiamo dei vicini.” Ribatté Brian, anche se le sue mani si infilarono sotto il tessuto della maglietta e incominciarono a solleticare la pelle della schiena.

“Lascia che si godano lo spettacolo, allora.”

L’immagine stuzzicò la sete di Brian, facendo nascere un brivido così potente e intenso da fargli quasi cedere le ginocchia, se non fosse stata per la presa sicura delle mani di Nick.

“Nick...” Il suono doveva essere una supplica ma Brian non sapeva se fosse per convincere Nick a smettere o per spingerlo a continuare, a rendere il suo corpo come cera mentre la sua anima carpiva ogni carezza d’amore per studiarla, esaminarla e comprenderla in modo da poterla poi riprodurre.

“Sai che cosa vedranno?”

Brian riuscì solamente a scuotere la testa mentre un gemito roco riuscì a sfuggire via dalle sue labbra, l’unica reazione possibile alla bocca di Nick che vibrava e faceva vibrare la sua gola.

“Vedranno semplicemente un devoto fedele mentre adora e prega la sua divinità.”

Il paragone fece sorridere Brian, una risata che riuscì solamente a sbattere le ali prima di essere rubata via dalle labbra di Nick. L’espressione di Brian si fece maliziosa mentre il sopracciglio si alzava in incredulità.

“Divinità?”

“Mh... solitamente le divinità non parlano, lo sai?”

“E che cosa fanno, allora?”

“Ascoltano silenziose le preghiere dei propri fedeli.”

“Però... – Mormorò Brian mentre le dita risalivano la spina dorsale, notando con piacere i brividi che lasciavano dietro il loro passaggio. - ,,, solitamente lo fanno in un luogo più appartato. Privato.”

“Sicuro?” Domandò Nick, alzando il viso quel tanto che bastava per poter osservare gli occhi di Brian, diventati un azzurro più profondo e più scuro. E quella luce, quel desiderio e quell’amore che veniva riversato e indirizzato solamente a lui.

Le mani di Brian risalirono fino a prendere prigioniero il viso del compagno. Erano così vicini che potevano sentire e percepire come proprio il respiro caldo sulla loro pelle; erano così vicini che non servivano parole, bastavano solamente quegli sguardi che dicevano tutto quello che le proprie anime stavano reclamando ad alta voce. La devozione, l’adorazione. Brian riusciva a leggere solamente quello negli occhi di Nick e l’intensità di quei sentimenti era così tale da lasciarlo senza fiato. Che cosa aveva mai fatto nella vita per poter aver la fortuna di essere amato in quel modo? No, non semplicemente amato. Adorato e considerato al pari di un’entità divina. Che cosa importava, quindi, se non sarebbe più stato in grado di cantare? Quell’amore, quella devozione, non sarebbe scemata. Non sarebbe stata portata via esattamente come quella malattia aveva cercato di portare via la sua voce. Quell’amore, quell’adorazione, era reale e tangibile, anche se fin troppo infinita per poter essere avvolta in un solo abbraccio.

In un battito di ciglia, in un respiro e in un battito più rapido e veloce, Brian si ritrovò adagiato sul letto. La figura di Nick torreggiava sopra di lui, il suo corpo in controluce mentre luci e ombre sottolineavano e mettevano in risalto quei tratti che avevano catturato il cuore e l’anima di Brian tanti anni prima.

“Qual è  la tua preghiera?” Domandò Brian mentre le dita incominciavano a giocare con i bottoni e la cerniera dei jeans di Nick.

Il viso di Nick scese fino a quando si ritrovò a pochi millimetri da quello di Brian. Le labbra sfiorarono per prima la punta del naso di Brian, prima di lasciare una dolce e passionale carezza sulle loro compagne.

“La mia preghiera è una sola. E’ il desiderio che questa divinità possa amare tutto ciò che questo devoto fedele ama con tutto e più di se stesso.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Siccome oggi è il mio compleanno (the big 30!!! O.O), ho deciso di esser io a fare un regalo e pubblicare questa piccola oneshot, la cui ispirazione è nata all'improvviso mentre lavavo i piatti. (non chiedete il collegamento mentale. Ormai ho rinunciato anch'io a comprendere come funziona la mia mente. lol). 
Questa oneshot vuole essere un ringraziamento a questi due personaggi che, ormai, fanno parte della mia vita da più di sette anni. C'è così tanto da scrivere su di loro! *_*
Insomma, questa è una promessa a non smettere nello scrivere su di loro. (O è una minaccia? lol)
Cinzia 

   
 
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