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Autore: Riku_Lucis_Caelum    31/03/2015    1 recensioni
la scrissi un po' di tempo fa ^^ spero piaccia è su Jude/Kidou e un mio pg originale...
nella storia compaiono spesso pg inventati di sana pianta ma... non credo stonino ^^" mi rimetto al vostro giudizio
Genere: Fluff, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jude/Yuuto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Nenè, e se per caso oggi tua madre non ci fosse? Se lo invitassi a entrare in casa e foste soli, che faresti? Hihihi Non sei mica una bambina Nenè…”
Quelle parole le balenarono in testa per tutto il tragitto, maledetta Alys e il suo cervello perverso!
Finalmente era sola con lui e riusciva solo a pensare alle allusioni di quella disgraziata. Era avvilente.
- Nevia… tutto bene? – le chiese il più piccolo stringendole poco di più la mano per attirare l’attenzione.
La castana sospirò afflitta. Maledetta testa! Maledetta amica!
- Mmm… si è che… è stata una giornata… emozionante… - disse lei.
Jude le volle credere anche non sembrava fosse solo quello ma, la lasciò perdere. Infondo anche per lui era una cosa nuova. Stava tenendo per mano una liceale, l’aveva addirittura baciata. E ora la accompagnava a casa.
Mentre camminavano si parò dinnanzi a loro un ragazzo, alto, moro con i capelli a porcospino. Nevia strattonò il più piccolo e si fermò a guardarlo.
- Lo conosci? – le domando il ragazzino.
Non ebbe tempo di rispondere. Che il ragazzo gli lanciò un occhiata di quelle che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. Sembrava furioso e Jude temeva potesse far qualcosa alla ragazza che era con lui.
- Nenè… Giuro che ci ho provato ma per me non sei solo questo… - mormorò avvicinandosi a loro.
Jude non capiva perché ma si sentiva minacciato, quel ragazzo non sembrava lucido e tranquillo. Sembrava una bestia feroce. E così fece la cosa che più le sembrava logica. Tirò la ragazza alle sue spalle, anche se era un po’ più basso di lei le faceva da muro.
- Jude..? – si stupì lei.
Il moro cambiò totalmente espressione, e ora anche Nevia iniziava a temerlo.
- Levati dal cazzo moccioso… O vuoi che ti faccia sputare i denti? – disse il ragazzo più grande.
Jude non arretrò di un passo. La difendeva con tutto se stesso.
- Lei non ti vuole… e così peggioreresti solo le cose… - disse il castano minaccioso.
Il moro non ci vide più, si avventò sul più piccolo dandogli un pugno allo stomaco facendolo cadere sulle ginocchia. Nevia era spaventata e abbracciò il ragazzino.
- Ethan! Smetti! Perché?? – gli gridò con le lacrime agli occhi.
Il ragazzo lo guardò avvilito e arrabbiato.
- Levati Nenè… voglio solo rompergli qualche osso…- disse scrocchiandosi le nocche.
Lei a quel punto fece da scudo al ragazzino parandolo con il suo corpo, tenendolo stretto a se. Jude si stava lentamente riprendendo dal colpo, non ci era andato per nulla leggero.
- No… io gli voglio… i..io sono innamorata di lui… se… se vuoi fargli male devi prima farne a me… - mugolò stringendolo ancora tra le braccia.
Ethan si sentì pugnalato, forse voleva sentirsi così, aveva bisogno di capire che le sue speranze erano vane, che per lui, nel cuore di quella ragazza non c’era posto. Si voltò e strinse i pugni.
- Nenè… perdonami… per averlo colpito e per averti spaventata… - mormorò.
 Nevia lasciò Jude che era in ginocchio a terra e si diresse verso l’amico. Gli posò una mano sulla schiena, tra le scapole, tremavano entrambi, chi per paura chi per rabbia.
- Oggi non posso perdonarti per quello che hai fatto… magari un giorno… - disse la ragazza.
Ethan si sentì totalmente sconfitto. Era nel torto. Nel torto più marcio.
- Allora aspetterò quel giorno… perdonami… perdonatemi…- sussurrò.
Lo vide allontanarsi e quando fu abbastanza distante andò da Jude.
- Jude… stai… stai bene? – lui alzò gli occhi e la vide piangere e tremare.
Aveva avuto tanta paura eppure lo aveva protetto, si sentiva piccolo adesso. Ora si rendeva conto che anche pochi anni facevano la differenza. Che per quanto fosse maturo, per quanto ci provasse non poteva competere con un ragazzo delle superiori.
- Sto bene… non piangere… - gli mugolò lui asciugandole le lacrime.
Lei lo abbracciò forte mettendogli le braccia al collo. E il più piccolo la strinse fino a che non la sentì calmarsi.
Ci volle un po’ prima che la ragazza si tranquillizzasse. Lui si alzò dando una mano anche a lei a tirarsi su. Ripresero a camminare ma, lui aveva dei dolori abbastanza insistenti allo stomaco. Ma cercava di resistere, lei si era spaventata già troppo.
 
Arrivarono a casa di Nevia, lui le stava lasciando la mano quando sentì lei stringerla più forte.
- Entra un attimo, voglio controllare che ti ha fatto… - disse la più grande.
Jude sospirò afflitto, nonostante ce l’avesse messa tutta per non farle notare che sentiva dolore lei se ne era comunque accorta. Era in imbarazzo ma se le avesse detto di no, lei lo avrebbe trascinato di peso. Così si arrese e si fece portare dentro.
Gli aprì invitandolo ad entrare, era buio.
- Mamma???!!! – gridò lei, ma nessuno le rispose.
 Probabilmente era rimasta al lavoro. Ultimamente capitava sempre più spesso che dovesse fermarsi a lavorare anche la sera e la notte. Accese le luci e lo fece entrare, chiuse lo porta a chiave e accompagnò il ragazzino nella sala. Era piccola ma accogliente, c’era un divano a due posti di fronte a un televisore e lei lo fece sedere la. La vide accucciarsi davanti a lui e trafficare con le scarpe.
- Che fai? – disse dolorante il castano.
- Ti levo le scarpe, se ti pieghi hai male allo stomaco quindi lo faccio io… - disse lei a testa bassa mentre le levava.
La lasciò fare e si sdraiò sul divano. Lei si chinò su di lui scoprendogli la pancia e il torace senza preavviso facendolo arrossire.
C’era un ematoma tutto rosso. Quel bastardo di Ethan ci aveva messo tutta quella forza per colpirlo. Si sentì così in colpa che si tratteneva dal piangere. Jude se ne accorse. La vide mordersi il labbro inferiore e gli occhi le diventarono lucidi. Lui allungò una mano verso di lei. Toccandole un braccio.
- Va tutto bene… - mormorò lui cercando di tranquillizzarla.
Nevia sospirò afflitta. Non andava bene per niente. Era stato picchiato per colpa sua o comunque sentiva che in parte lei ne era la causa.
 - Aspetta qui… ora ti metto su qualcosa… - si allontanò un istante lasciandolo la mezzo spogliato.
Nemmeno tentò di fare qualcosa. Se ne rimase buono la come l’aveva lasciato e poi, in effetti gli faceva male. Si aprì piano la giacca della divisa poi prese la maglia tra i denti per tenerla alzata, con un braccio si tirò su mentre con l’altro si toccò sulla parte arrossata. Sentì una fitta e ringhiò sommessamente.
La ragazza non ci mise molto, arrivò carica di ogni sorta di pomata e benda.  Lo notò in quella posizione e non riuscì a far altro che distogliere lo sguardo.
Si accucciò in terra vicino al divano sopra un tappeto tenendo le confezioni sulle gambe, leggendo e cercandone una che andasse bene.
La trovò quasi subito, così lasciò sul tappeto le altre e prese la sola che le serviva e qualche benda per e fasciature.
- Ti devi levare la maglia… - disse lei e lui buono ubbidì rimanendo a petto nudo.
Ora lo vedeva bene, il segno del pugno. Lo fece di nuovo sdraiare e semiseduta sul divano si chinò su di lui. Gli spremette il tubetto di crema sul torace e lo sentì gemere e lei arrossì lievemente. Forse la crema era un po’ freddina. Piano spalmò la crema su tutto l’ematoma, poi gli fece la fasciatura.
- Così anche se è tanta, la pelle continua ad assorbirla… - spiegò lei.
Jude la lasciava fare. Si lasciava accudire. Anche se era una situazione abbastanza imbarazzante. E lei solo una volta finito di fasciarlo iniziò ad imbarazzarsi. Si era seduta per terra e guardava da tutt’altra parte.
Lui sospirò e si intenerì. Anche se era più grande certe volte sembrava una bambina.
- Grazie… - sussurrò allungando una mano carezzandole il viso.
La ragazza si fece coccolare arrossendo. E Jude le sorrise continuando a carezzarla sul volto.
- Vuoi.. chiamare casa? – domandò la ragazza preoccupata che i genitori lo potessero sgridare.
Lui scosse la testa, tanto i suoi non si preoccupavano molto di lui. Faceva sempre come voleva, se non tornava a casa nemmeno lo cercavano.
- Non serve.. i miei genitori non si preoccupano molto… - rispose lui.
Nevia arrossì e le tornarono in mente le parole di Alys:
“Nenè, e se per caso oggi tua madre non ci fosse? Se lo invitassi a entrare in casa e foste soli, che faresti? Hihihi Non sei mica una bambina Nenè…” erano come un disco rotto. E ora le martellavano in testa.
Arrossita e in imbarazzo, ancora seduta in terra tra i flaconi delle medicine che aveva sparso sul tappeto, si fece coraggio.
- Se vuoi resta qui… non me la sento di… farti tornare a casa così… - mugolò.
Jude sorrise, poi si mise le mani ai lati della testa e sollevandola un po’ si levò gli occhialetti. Li passò alla ragazza lasciandoglieli nella mano.
- Tienili tu per adesso… - gli sussurrò con dolcezza.
Lei con gli occhialetti tra le mani e lo sguardo su di lui annuì. Per paura di scordarli da qualche parte se li mise al collo come fossero una catenina. E Jude rise.
- Che strana collana… - mugolò anche se sentiva qualche fitta di dolore.
Lei gattonò mettendosi con le braccia conserte sul bordo del divano e la testa su di esse. Lo guardava con dolcezza. Così il ragazzino si voltò per guardarla meglio. Erano occhi negli occhi.
- Tu… non ti accorgi di quanto sei, stupefacente… - gli disse il più piccolo.
A quelle parole divento rossa e sorrise. Gli aveva detto una cosa estremamente dolce.
- Jude… - mugolò avvicinando il viso a quello del più piccolo.
Si avvicinarono abbastanza da darsi dei piccoli baci. Dolci come quelli che si erano dati davanti alla sede del club. Questi erano un po’ diversi. Nevia non era afflitta. E lui si sentiva inerme ma, anche sufficientemente emozionato.  Era una sensazione nuova e strana e anche così piacevole.
Si baciarono per parecchio, sempre quei baci dolci e innocenti. Lui cominciava a sentire che il dolore si affievoliva e lei cominciava a sentire meno l’imbarazzo di averlo in casa solo con lei.
- Preparo da mangiare… così ti do un antidolorifico… - gli sussurrò carezzandolo sul viso.
Jude annuì e rimase buono sul divano sdraiato a rilassarsi. La pomata cominciava a fare un po’ di effetto e non era la sola cosa ad avergli fatto effetto. Arrossì mettendosi una mano sul volto. Quella ragazza che ne fosse consapevole o no, era dannatamente attraente. Non ci aveva pensato fino a che non era rimasto solo con lei. Ma pensò anche che forse, non era il primo con cui era rimasta sola in casa e un po’ si ingelosì.
Infondo al suo confronto lui era poco più di un bambino.
Nevia cucinava e poco tempo dopo era pronto in tavola.
Andò da lui aiutandolo a sollevarsi poi andarono a mangiare in cucina insieme, lei era contenta molto. E si vedeva. Lui per colpa dei pensieri che gli erano balenati in testa era un po’ turbato invece.
Finirono di mangiare e Jude prese l’antidolorifico.
La ragazza sparecchiò la tavola e nel frattempo notò anche che il più piccolo era stranamente serio.
- Hai dolore?... – domandò lei avvicinandosi e toccandogli dolcemente la schiena.
 Lui si risvegliò dai suo pensieri voltandosi e incrociando gli occhi con quelli verdi e dolci della più grande.
- Un po’… - mormorò, ma non era il dolore a tenerlo in silenzio.
Nella sua testa c’era un conflitto, continuava a immaginare quanti baci, carezze e attenzioni una ragazza così avesse ricevuto prima di oggi. Era bella, alta e con un corpo molto proporzionato. Nonostante da più piccola avesse fatto calcio le gambe non erano muscolose, più che altro toniche. Un bel sedere… si bloccò.
Che cavolo aveva preso a fare, le guardava il sedere?! Arrossì e si sentì smuovere dentro. Come se avesse lo stomaco in un frullatore.
Si alzo e se ne andò sul divano rantolando. E ci si sedette abbastanza scomposto continuando a pensare al corpo di Nevia.
Lei intanto aveva finito di lavare i piatti e lo aveva raggiunto riaccucciandosi in terra di fianco al divano. Stessa posizione di quando poco prima si stavano coccolando.
E lui invece da seduto e la guardava.
- Che hai? Sembri pensieroso… - disse con dolcezza la castana guardando verso il suo viso.
Colpito e affondato. Non capiva se lo stesse facendo apposta a provocarlo in quel modo o forse era che aveva iniziato a vederla in maniera un po’ diversa da quando ci giocava a calcio.
Erano mesi che si allenava con lui e la Raimon. Ed erano mesi che lei era innamorata di lui.
Allungò la mano carezzandole il viso e lei chiuse gli occhi.
- Prima… hai detto che sei innamorata di me… davanti a quel ragazzo… - sussurrò lui.
Nevia  chiuse gli occhi per poi riaprirli lentamente guardandolo con imbarazzo.
- Perché… è così… - rispose muovendo piano le labbra.
Lui si imbarazzo molto e lei sorrise notandolo, era davvero tenero.
- Sei tanto dolce… e adoro i tuoi occhi… come mi guardi… - mugolò lei senza distogliere lo sguardo.
Jude era in conflitto con se stesso, era così provocante in ogni suo modo di fare. Anche il solo parlare. Ne era certo che lo stesse facendo di proposito consapevole del fatto che se voleva avrebbe potuto farlo cedere in qualsiasi momento. Era difficile resisterle.
La vide tirarsi in ginocchio davanti a lui, con dolcezza poggiò le mani sulle sue gambe e alzò la testa in modo da essere faccia a faccia con lui.
- Mi piaci così… così tanto… - sussurrò dandogli un piccolo bacio a fior di labbra.
Era diversa ora diversa da prima, diversa dalla solita Nevia. Anche il bacio era diverso. Non era dolce come gli altri che si erano scambiati. Era più “adulto” e lui la differenza l’aveva sentita.
La ragazza si alzò in piedi. Una gamba era piegata sul divano, l’altra ancora in terra  le mani invece erano ai lati della testa di Jude, appoggiati allo schienale. E lui era bloccato tra lei e il divano.
- Nevia?...  – mugolò imbarazzato alzando il volto.
Lei non rispose. Prese tra le mani il viso del ragazzino, e chinandosi lo baciò.
Lui era inerme. Senti la lingua della ragazza leccargli le labbra, baciargli il labbro inferiore. Jude rimase seduto, mettendole però le mani all’altezza dei fianchi facendosi trascinare in quel bacio così diverso, bello ed eccitante. L’istinto lo guidò, la voglia lo indirizzò. La ricambiava allo stesso modo, le loro lingue si carezzarono. Si morsero e mangiarono di baci e carezze. Meno da bambini.
Nevia mugolava ogni bacio, ogni tocco la faceva gemere e per Jude era qualcosa di devastante.
Anche se era più piccolo di lei, era pur sempre un ragazzo.  
Il bacio finì lasciando entrambi quasi senza fiato, imbarazzati e eccitati ma, per questa volta era sufficiente.
- Era la prima volta che… baciavo qualcuno così… - sussurrò Nevia.
 Jude se ne stupì, e in parte ne fu felice. Adesso sapeva che non doveva preoccuparsi di un passato, lui era il primo e infondo gli faceva piacere. Anche perché anche per lui era tutto nuovo e mai fatto.
 
Quella notte dormirono nella camera di Nevia. Tenendosi la mano e addormentandosi tra una timida coccola e un dolce bacio. Nevia era così felice di tutto questo e Jude in parte era quasi contento di essersi preso un pugno nello stomaco.
Continua…
   
 
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