Senza toglierci le scarpe, ci siamo addormentati
Rovistando tra i futuri più probabili
E non avere mai le mani fredde
E non finire mai le sigarette
E proteggimi dai lacrimogeni
E dalle canzoni inutili
Portami a bere dalle pozzanghere
Portami a bere dalle pozzanghere
Portami a bere dalle pozzanghere
Ho intagliato il tuo nome sulla mia pelle.
Succhio queste ferite umide, e sento le tue parole in bocca, come la canna di una pistola.
Continui a spingere, sempre più giù, nella gola. La canna di una pistola.
Nessuno sparo. Nessun boato che stride nel vuoto.
Niente di me che esplode. Niente carne a brandelli.
Ti prego. Premi. Una sola volta. Premi.
Chiudi gli occhi neri. Premi.
E non ti chiedo di uccidermi, no.
Ammazzami.
Come si ammazzano i cani rabbiosi.
Ammazzami.
Come si ammazzano i cani rabbiosi.
Ammazzami.
E’ più violento, così.
Ammazzami.
Non posso continuare ad urlare.
Lo capisci? Non posso continuare ad urlare.
Mi brucia. Brucia tutto, il sangue come petrolio.
Lento nelle vene. Denso nelle vene.
E qui, sulla mia lingua, come la canna di una pistola.
E le tue impronte dappertutto. La forma delle tue dita impressa dentro.
I lividi sui ginocchi, gialli, come i fiori appassiti.
Ti insinui dappertutto.
Mi uccidi dappertutto.
Ammazzami.
Chiudi gli occhi neri. Premi.
Non guardare, non dovrai mai guardare.
Lasciami sola qui, con la morte nel corpo.
Ho intagliato il tuo nome sulla mia pelle.
L’ho intagliato qui. Proprio qui.
Premi.
Portami a bere dalle pozzanghere.
E non avere più le mani fredde.
Note: Strofe tratte da: Lacrimogeni – Le Luci della Centrale Elettrica.