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Autore: _infreefall    31/03/2015    1 recensioni
Lei, posata e di sani principi, fanatica del motto 'non credo se non vedo', si ritrova di fronte al crollo di tutte le sue certezze. Lui, non è certo di quello che può dare, ma sa cosa può avere.
DAL TESTO.
"Di questi tempi si legge molto di vampiri." ed era sempre stata certa che essi fossero solo pensieri scritti su carta, e tali avrebbe voluto che rimanessero.
In tutta risposta il non-ragazzo ruggì, e quando parlò le sembrò quasi arrabbiato.
"Un motivo in più per odiare voi umani."
"Perchè?" il ghigno odioso ritornò ad ornare le labbra del non-morto.
"Perchè" disse con voce carezzevole "vi comportate come se i vampiri li aveste inventati voi." e questa era sicuramente la frase moralmente più sbagliata da dire in un momento così critico.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo così bene il primo giorno che t'incontrai. Lo sguardo perso fuori dal finestrino della carrozza, un sorriso educato ad incresparti le labbra con vanità, ed il bustino che ti stringeva forte le membra, snellendo quelle forme già di per se modellate, come se messe insieme da un'abile scultore, ammorbidite, toccate, amate. Quella gonna gialla, che scendeva morbida sui piedi, a coprire le scarpe e  le calze, le gambe pallide e morbide, i capelli alzati che lasciavano libero il collo da cigno ornato da una grossa collana in zaffiri. Ricordo la tua risata sguaiata, ed il tuo pudore da nobildonna, la tua reticenza nei miei confronti ed il nostro primo ballo. Ricordo, ricordo tutto, e mi chiedo se, prima o poi, potrò mai rivivere questo con qualcun'altra, mentre ti guardo negli occhi e riesco a contare le rughe che prima non c'erano attorno ai tuoi occhi blu. Mentre accarezzo la tua pelle ancora morbida ma increspata dal tempo. Mentre mi guardi in quegli occhi da bambino che il mondo, ancora, non l'ha visto tutto, e mentre ti guardo in quegli occhi da donna a cui il mondo, invece, va già bene così.

Prologo.


Le goccioline di pioggia fredda e pallida si susseguivano copiose sul vetro della finestra della cucina in un ticchettio regolare. Le gocce più grosse si univano a quelle più piccole, velocizzando la loro corsa verso il cornicione in marmo bianco striato di nero, a far da sfondo ai loro strani ghirigogoli zigzagati ed interrotti c'erano i tuoni, che si susseguivano copiosi e preceduti da fulmini non visibili alla luce fioca delle cinque del pomeriggio. Il cielo di quella città, quasi sempre limpido ed illuminato dai raggi solari, negli ultimi tempi sembrava intenzionato a starsene nascosto dietro nuvoloni grossi di pioggia, pronta ad abbattersi sui malcapitati e a dir poco infastiditi cittadini. Non che la pioggia fosse brutta, anzi a parere di molti era anche abbastanza rilassante, ma rellantava terribilmente i lavori da quelle parti. Il mercato del giovedì, il giornalaio accanto alla scuola, il lattaio porta a porta e, perchè no, anche qualche testimone di geova. Giordana stava raccontando alle sue amiche un'altra delle assurde storie horror che aveva trovato sul web, in un sito di cui lei ricordava a malapena il nome, d'avanti al calore del camino a legna di casa Bellonci. La sua amica ne andava pazza, e ne conosceva miriadi di storie che narravano di orchi, di fate, di esseri legati alla luna e di quelli maledetti dal sole. Beatrice, che non ci aveva mai creduto troppo a certi racconti, pensava invece a quanto quella giornata fosse perfetta per stare così, con le sue amiche, in casa, al riparo dal freddo vento che sferza in faccia e arrossa la pelle. Lei, amante del caldo, odiava la pioggia, troppo fredda e triste, e trovava nella coperta patchwork sulle spalle un comodo e bellissimo rifugio in cui nascondersi quando più le andasse. Non adorava particolarmente certe serate, anzi, a dir la verità i racconti di Giordana non le interessavano nemmeno un po, ma la sua amica sembrava tenerci così tanto che raramente le esprimeva il suo scetticismo. Non che Giordana fosse una credulona, nient'affatto, solo che, nel gruppo, era forse quella più propensa a credere a certe dicerie, e che desiderava ardentemente di incontrare davvero un lupo mannaro per i boschi. Che poi non capiva ancora come l'amica potesse avere desideri così assurdi: per logica, un lupo mannaro l'avrebbe divorata, stando alle definizioni delle storie del personaggio, che senso avrebbe avuto conoscerne uno, morirne, e non potersene neanche vantare? E poi, per inciso, nella sua città non ce l'avevano neanche, un bosco. Il sovrannaturale non faceva parte della quotidianeità di Beatrice, sempre dispotica e razionale, neanche un decimo di quanto lo faceva, invece, in quella dell'amica. D'altro canto, le altre tre del gruppo - due rosse e una mora - sembravano interessate a tali racconti, seppur non credendoci. Stavano attente per non perdersi nemmeno un passo delle passionali storie d'amore tra un vampiro ed una mortale, sui problemi esistenziali di un lupo che lupo non vorrebbe essere, e sui macabri racconti di persone scomparse e mai rinvenute. Sara e Alina rabbrividivano nell'immaginare ferite e squarci procurati da denti assassini, e Margherita piangeva emozionata ad un bel finale in cui i due si riconcliavano e si sposavano. Beatrice invece, come sempre, si metteva in un angolino con un rebus in mano, o un giornaletto di parole crociate. Tutto pur di non sorbirsi le chiacchere delle sue amate amiche che ogni venerdì la sottoponevano a quel martirio. Preferiva studiare chimica - la materia peggiore in assoluto - piuttosto che sentirsi ancora raccontare dalla sua amica la vita, la morte e i miracoli dell'esistenza del Conte Dracula, e dell'ultima puntata di Teen Wolf. Proprio mentre Giordana elencava i motivi per il quale sarebbe stato bellissimo incontrare un vampiro, Beatrice alzò gli occhi dalla pagina grigiastra scarabocchiata in penna blu, e, distogliendo l'attenzione dai ticchettii delle gocce che aveva provato a contare, si rivolse alle sue amiche.         "Batte in petto al poeta... cosa mai potrebbe essere?" di colpo si ritrovò quattro paia di occhi puntati addosso, tra cui tre infastiditi dall'interriuzione, ed uno, quello di Sara particolarmente partecipe quel giorno, che la stava proprio fulminando. Ovviamente, non ricevette risposta, allora scrollò le spalle e sbuffò sonoramente.                            
"Oh andiamo, come siete noiose!" le sbeffeggiò. Giordana s'infervorò tutta e sospirò trasognata.                                                                         "Quello che ai dannati non batte mai."  Beatrice ruotò gli occhi al cielo, perchè ovviamente la parola la sepeva già, e voleva soltanto distogliere l'attenzione delle fantastiche quattro da argomenti tanto frivoli quanto stupidi, e pensò a quanto la sua amica fosse davvero esagerata.             "Grazie tante." disse grondando sarcasmo "tu sei malata."                                        
Sara piegò la testa di lato, con uno sguardo un po irritato, ora non solo per l'interruzione, ma anche per il messaggio - sicuramente captato -  in essa nascosto.
"Beh" esordì "le piacciono, non c'è nulla di male e sappiamo com'è fatta. Torna ai tuoi giornaletti, Bea." Beatrice aprì la bocca per rispondere ma Margherita le andò incontro, contro ogni previsione.                                                                        
"Non essere cattiva, Sara. E comunque c'è da dire che queste storie sono troppo inverosimili... e poi non sarebbe affatto figo incontrare un assassino spietato e senza cuore." Beatrice annuì energicamente.                                                            
"Esatto, non capisco cosa ci troviate in queste puttanate." Giordana sbuffò.      
"Sono belle storie seppur finte." Alina parlò e si strinse nelle spalle timida.                                                                                      
"Adesso chi sono le noiose?" Giordana era a dir poco indignata "Non fate le ciniche. Non c'è nulla di male a desiderare certe cose, ed immaginare che i viventi non siano tutti uguali. L'abito non fa il monaco, no? E mostro è solo un'etichetta che noi diamo loro solo perchè li temiamo." aveva gli occhi accesi di passione. Difendeva quei personaggi fantasiosi con le unghie, come se facesse parte di quel mondo lei stessa. Beatrice le fece una linguaccia.                                
"Non possiamo temere qualcosa che non esiste." ed era la pura e sacrosanta verità. Cavolo, non aveva creduto a Babbo Natale che, per un bambino, è d'obbligo, ed avrebbe dovuto credere ai troll? No, signore.                                                
"Non puoi saperlo se esistono. Non ne hai mai visto uno." Bea odiava quando Giordana usava quel tono odioso da saputella alla Hermione Granger. Decise quindi di lasciar correre e di tronare al suo giornalino della settimana enigmistica. Non senza stoccare però l'ultima battuta ironica.                                                                          
"Te lo farò sapere quando ne avrò incontrato uno." tutte risero alla battuta, ma Alina la guardò in modo strano, e scambiò con Giordana un'occhiata complice.
Decisamente, lei sue amiche erano davvero strane.




ANGOLO AUTRICE_
Ookays... che dire. Le note sono sempre la parte più difficile di un capitolo perchè è l'unico modo per mettersi in 'contatto' coi lettori e dire qualcosa che, sinceramente, non ho idea di cosa sia. Niente, questa è la mia prima storia sovrannaturale in assoluto e quindi spero non sarà un fiasco e che con questo capitoletto (mooolto poco avvincente) qualcuno si sia incuriosito al punto da volerne leggerne un altro. Non posso fare che desiderarlo, eeee, che altro... lasciate un commentino magari, anche per farmi sapere se piace o se dovrei cambiare qualcosa. Ogni commento è ben accetto, e spero di trovarne alcuni. Non so ahahah
Alla prossima, spero, A<3
  
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