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Autore: LianaGrindcore    31/03/2015    1 recensioni
Scappare dalla propria vita, in cerca della felicità per poi ritrovarsi all'inferno.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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-Prologo

30 marzo 2015
Feel it All era ufficialmente finito, per il momento.
L’ultimo concerto era stato a Varsavia, era passato così velocemente tra le urla e i pianti dei fans. I Tokio Hotel erano tornati sulla cresta dell’onda, erano tornati ed adesso era già tutto finito. Finito per il momento, si intende. I ragazzi hanno già organizzato la seconda parte del tour, chissà se potrà essere più pazzesca di questa.
Ho partecipato a tutti i concerti dei ragazzi, ed ho sempre pensato che nessun tour potesse battere quello di Zimmer 483, almeno fino ad oggi. Feel it All è stato davvero pazzesco, una cosa che nessuno avrebbe mai immaginato. Dei concerti così intimi, in piccoli club di diverse città. 
E’ vero, i Tokio Hotel erano tornati, ma più diversi di prima.
E’ così pazzesco vedere come siamo cresciuti, come sono cresciuti quei piccoli Devilish nel loro garage. Vederlo oggi, ogni volta, su quel palco mi rende così orgogliosa di loro. Erano solo dei piccoli ragazzi che cercavano di scappare da quella monotonia che li avrebbe uccisi. E ci sono riusciti. 
Siamo tornati a Los Angeles, stiamo passato la nottata a festeggiare a casa dei Kaulitz tra canne e alcool. La musica è alta ed assordante, ma nessuno di noi ci capisce più di tanto. La fine del tour ha reso i ragazzi più carichi di prima, sanno di essere tornati ai vecchi tempi.
Alle loro origini.
Alzo il boccale di birra per fare il millesimo brinidisi, mi rendo conto che è vuoto ed inizio a ridere. Sono già troppo ubriaca e fatta, ma non ci penso più di tanto. Mi guardo intorno in cerca di qualcosa da bere, vedo una scatola ancora chiusa accanto alla porta. Ci arrivo barcollando, ringrazio Dio per aver tolto le scarpe con quei tacchi a trampoli. Sento Bill ridere, è dietro di me, mi sorpassa e apre la scatola scoprendo della vodka. Non so quanta vodka ci sia, sempre tanta e forse troppa per come siamo messi. 
Bill afferra due bottiglie e me ne passa una. Sorrido, ringraziandolo con un gesto e cercando di aprirla. Sembra così impossibile, ma poi il tappo viene via ed io inizio a ridere senza una ragione. Sento Bill dirmi qualcosa, ma non capisco a causa della musica troppo alta. Corrugo la fronte. Mi prende per una mano, mi trascina in un’altra stanza e si siede a terra cacciandosi via le scarpe. 
-“Meg, sono strafatto!”- esclama, bevendo un sorso di vodka. 
Inizio a ridere, mi siedeo accanto a lui e poggio la testa sulla sua spalla –“Ce l’hai fatta, Bill. Sei una SuperStar, una piccola SuperStar.”- sorrido, senza aggiungere altro. 
-“Ce l’abbiamo fatta.”- mi sussurra, tornando a concentrarsi sulla sua bottiglia.


19 agosto 2000
La stanza era ricoperta di fogli, c’era un disordine assurdo e sapevo che Tom si sarebbe arrabbiato per questo. Bill era sempre stato così disordinato, al contrario di Tom che metteva anche i calzini in ordine di colore. 
Sposto una manciata di fogli dal letto, facendoli volare sul pavimento. Mi sdraio, togliendomi le scarpe. 
Eravamo appena tornati da scuola, mi sentivo così stanca e spossata dopo la millesima rissa che c’era stata. Bill veniva sempre preso di mira per il suo strano look, io sono un caso a parte. Ringrazio il cielo per aver incontrato Bill. 
Quando a casa mia le cose non vanno vengo sempre a stare da Bill per un po’, sua madre mi ha sempre aperto la porta di casa come se fossi una dei suoi figli. 
Afferro un foglio a caso:
It’s so hard to live but you needn’t be despaired,
You just have to give everything for living.
It’s so hard to live but you needn’t be despaired,
You just have to give everything for living.
It is hard to live in the world.
You just have to give everything.
Day by day you’ve to slave away for living.
You have to give everything for living in the world.
It’s so hard to live but you needn’t be despaired,
You just have to give everything for living.
It’s so hard to live but you needn’t be despaired,
You just have to give everything for living.
Every new day you fight more and more.
You have to give everything for living in here.
Sometimes you have to stop at nothing for living hmmmm. live
For living…
It’s so hard to live but you needn’t be despaired,
You just have to give everything for living.
It’s so hard to live but you needn’t be despaired,
You just have to give everything for living

Sorrido –“Sei bravo!”- esclamo, vedendolo entrare. 
Mi sorride, salta sul letto e mi fa poggiare la testa sulle sue gambe. Socchiudo gli occhi mentre mi accarezza i capelli –“Sei davvero bravo, sai?”- chiedo, conoscendo già la sua risposta.
-“Un giorno diventerò una RockStar.”- sussurra –“Andremo via da qui, avremo una vita diversa, Meg.”- mi posa un bacio sulla fronte –“Ti porterò via da tutto questo.”- lo sento accarezzare la cicatrice sul mio braccio.



Una porta che sbatte mi riporta alla realtà, apro gli occhi un po’ assonnata mentre Bill è ancora concentrato a finire la sua bottiglia di vodka. Mi sento tirare dalle gambe, lascio andare la mia bottiglia sul pavimento sorridendo –“Sono stanca!”- esclamo. 
-“Come puoi essere stanca? Sono ancora le due di notte.”- mette su il broncio, dandomi un piccolo bacio sulle labbra. 
Ricambio il suo bacio, accarezzandogli i capelli –“Questo tour ha distrutto anche me, in un certo senso. Siete stati fantastici, ragazzi. Sono molto fiera di voi.”- sussurro, perdendomi tra le braccia di Tom. 
Mi stringe fra le sue braccia, dando un occhiata a Bill che non ne vuole sapere di darci retta –“Ce l’abbiamo fatta insieme, Meg. Ci siamo dentro insieme; io, tu, Bill, Georg, Gustav e Andreas. Siamo arrivati fin qui insieme.”- sento la sua voce roca, non oso pensare quante canne si sia fatto. Sorrido, dandogli un piccolo bacio sulla guancia.
-“Adesso tutti a nanna!”- esclamo, alzandomi barcollando. 
Bill rutta senza decenza, facendo un piccolo verso di disapprovazione. Tom cerca di ritirarmi giù, ma lo scanso ridendo –“Dico sul serio. Sono l’unica donna qui e se non vi do una regolata io, non ve la da nessuno. Se Dana e Krist potessero essere qui, in questo momento, ucciderebbero anche Georg e Gustav. Adesso tutti a letto, non voglio sentir altro!”- esclamo, tirando Bill da una parte e Tom dall’altra.
-“Accompagno Bill a letto, arrivo subito.”- sorrido, stampando un lungo bacio sulle labbra di Tom. -"Tu spegni la radio e manda tutti a letto, altrimenti vi sculaccio!"- esclamo, ridendo. 
Tom fa un suono gutturale -"Magari."- aggiunge abbandonando la stanza. 
Bill alza un sopracciglio, non capendo cosa intendesse il fratello con quel "magari", poi mi passa un braccio sulla spalla e si afferra a me -"Umh.. tu e mio fratello..."- 
Lo tengo dalla vita, togliendogli la bottiglie e posandola sul tavolo -"Cosa?"- chiedo, assonnata.
-"Tu e mio fratello fate cose strane?"- sussurra. 
Mi volto di scatto verso di lui -"Cosa..."- non riesco a capirlo -"Cosa intendi per cose strane?"- domando con le pupille più dilatate del solito. 
-"Bhè... insomma..."- si passa una mano sui capelli -"Sai, cose tipo sadomaso?"- domanda, alla fine. 
Scoppio a ridere a quelle parole, arrivando fino alle scale -"Bill, te ne prego. Io e Tom non facciamo certe cose."- lo rassicuro, in un certo senso. Non sento più la musica, Tom avrà spento la radio perché sento gli altri lamentarsi. Sorrido.
Bill sale le scale barcollando, tenendosi dalla ringhiera mentre io lo seguo sbadigliando. Quando arriviamo al piano superiore mi stampa un bacio sulla fronte -"Dormi con me, stanotte?"- mi domanda, quasi supplicandomi.
Sorrido alle sue parole; io e Bill eravamo così inseparabili, una volta. Non c'era notte in cui non dormissimo insieme, non c'era giorno in cui ci staccassimo l'uno dall'altra. Qualcosa era cambiato, col tempo mi ero avvicinata più a Tom lasciando cadere un po' il rapporto mio e di Bill. Quest'ultimo non si era mai lamentato nel vedere me e suo fratello insieme, ma a volte era come un bambino bisognoso della sua mamma. 
-"E' meglio che stia con Tom, questa notte."- lo trascino fino in camera sua, si butta sul letto senza degnarsi di guardarmi. -"Bill, guardami."- mi siedo accanto a lui, prendendogli il viso tra le mani -"Per favore."-
Apre piano gli occhi, ma non riesco a sentirmi il suo sguardo su di me. Di solito quando Bill ti guarda è come se ti guardasse dentro l'anima, ma ultimamente lo sguardo di Bill era sempre perso non so dove. 
-"Lo so che le cose sono un po' cambiate, tra di noi. A me piace Tom ed è giusto che ognuno di noi abbia la sua storia, com'è giusto che ce l'abbia tu. Non credi?"- sussurro, accarezzandogli i capelli.
-"Meg..."- sospira -"Megan, non è questo. Io sono felice per voi due, ma a volte mi sento di troppo. Per chiunque altro sarebbe strano sentirmi dire "Megan, dormi con me stanotte?", ma sei la mia migliore amica. Mi manchi, Meg."- mi tira dal braccio, facendomi crollare su di lui e mi abbraccia. 
Mi tiene stretta, fra quelle braccia da cui non avrei mai più voluto andar via. In passato era tutto così diverso, avrei pagato oro per avere un abbraccio di Bill ogni secondo della mia vita. Era tutto così strano, così diverso che ormai non mi preoccupavo più di quello che le persone avrebbero potuto dire su di noi. Bill era il mio migliore amico, niente di più ed io potevo buttarmi fra le sue braccia ogni qualvolta volevo, ogni qualvolta ne avevo bisogno. 


17 maggio 2006
Mi accarezzava la testa come fossi un piccolo gatto bisognoso d'affetto. A volte facevo anche le fusa, a detta di Bill. Strusciai il naso sul suo petto nudo, provocandogli piccoli brividi sulla schiena.
Avevamo bevuto tutta la notte; eravamo stanchi e sudati per aver ballato fino allo sfinimento. Bill si era completamente spogliato rimanendo in boxer, mentre io avevo una semplice canotta bianca e gli slip. 
Accarezzai il suo fianco, portando via un po' di sudore. Nonostante tutto, Bill continuava a profumare di buono. Adoravo odorarlo, amavo sentir il suo odore. Eravamo crollati sul letto con una stanchezza unica, nessuno dei due osava parlare per interrompere quel momento. 
Alzai lo sguardo verso di lui, mi stava fissando ed eravamo entrambi ubriachi. 
Strusciai il mio naso contro il suo mento, mi afferrò dalla vita stringendomi a lui e senza chieder permesso o altro mi sedetti a cavalcioni sul suo bacino. Avevo gli occhi socchiusi, la testa che girava, i lunghi capelli si appiccicavano al viso e alle spalle. Bill me li spostò con le dita, liberandomi il viso senza staccare gli occhi da me. 
Riuscivo a sentirlo, sotto di me. Sentivo quanto era eccitato e per la prima volta non avevo paura di ciò che sarebbe potutto accadere. Mi abbassai su di lui, stampandogli un timido bacio sulle labbra, poi mi ritirai per vedere la sua espressione. Teneva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse; Dio, quanto avrei voluto morderle. 
Aprii gli occhi, per fissarmi un po' -"Meg..."- sussurrò. 
Non avevo voglio di parlare, non era ora di fare conversazione. Ritornai ad abbassarmi su di lui, ma questa volt ail bacio non fu per niente timido. Gli morsi il labbro inferior, lo sentii gemere appena ed io sorrisi.
Non ci eravamo mai spinti così oltre; ci eravamo sempre limitati ad accarezzarci, a coccolarci, qualche bacio dato di sfuggita. Eravamo migliori amici, niente di più. Nessuno di noi ebbe mai il coraggio di spingersi oltre il limite, oltre quel limite che l'amicizia non avrebbe mai dovuto superare. 
Eppure c'era sempre stata una cerca consapevolezza, in noi. Eravamo sempre stati tanto uniti, era come se quel qualcosa di speciale non potesse diventare anche più speciale perché qualcosa si sarebbe rotto. 
In me.
O forse si sarebbe rotto in lui. 
E nessuno di noi due aveva una gran voglia di soffrire ancora, non volevamo tornare in quel passato così buio che avrebbe potuto soffocarci ancora e ancora. 
Ma in quel momento, il quel preciso istante le nostre menti erano entrambe altrove. Non ci trovavamo davvero lì quel limite andava oltrepassato, almeno per una volta. Almeno per una singola volta dovevamo mettere da parte il resto, andare avanti e cercare di capire cosa c'era davvero di così speciale in quell'amicizia così ossessiva. 
Mi ritrovai sotto di lui, con la sua bocca sulla mia che non ne voleva sapere di staccarsi mentre le nostre lingue non giocavano, ma lottavano. Sentivo ancora più caldo, ero più sudata di prima mentre il bacino di Bill continuava a strusciarsi su di me. Credevo di stare in un sogno, perché finalmente mi stava toccando senza alcuna paura. 
Era sempre stato così attento con me, come fossi una bambola di porcellana. Stava sempre attento a cosa dire o cosa fare in mia presenza. Bill era l'unico, a parte Tom poi, a sapere quello che avevo dovuto passare. 
E in quel momento nemmeno quello riusciva a fermarci. 
Mi ritrovai ad abbassare i suoi boxer mentre lui mi sfilava la maglietta, lasciandomi nuda sotto di lui. Gli slip erano l'unica cosa che ancora riusciva a dividerci, ma ben presto anche quelli furono gettati lontano da lì. 
Si fermò per un attimo, mi fissò negli occhi come volesse un mio consenso prima di continuare. Però io non avevo voce, sentivo la gola secca e non riuscivo ad emettere parola. 
Deglutii.
E mentre Bill si spostava da me, lo afferrai dalla schiena schiacciandomelo addosso. Non potevo far finire tutto così, non questa volta. Questa era il nostro momento. Così gli accarezzai la schiena, come per rassicurare lui e un po' anche me. 
Mi diede un piccolo bacio sulle labbra, poi spinse lentamente il suo membro dentro di me e in quel momento mi sentii morire. Era come se mi stessero spezzando in due, come se alla fin fine tutto quello era sbagliato.
Mi aggrappai alla sua schiena, sussurrando un "piano". Inarcai la schiena, sperando che quel dolore finisse presto, strinsi gli occhi e in quell'istante la lingua di Bill era sulla mia guancia a leccare via quelle poche lacrime che avevo lasciato andare, senza controllo. 
Era fermo dentro di me, mi accarezzava i capelli con una mano e la guancia con l'altra. Sorrisi.
In quell'istante il dolore era sparito. Bill si spinse lentamente dentro di me gemendo appena, i suoi occhi fissavano i miei e potevo leggerci... soddisfazione? Era come se fosse soddisfatto, come se aspettasse quel momento da una vita intera. Proprio come me. 
Pian piano le sue spinte diventarono più veloci, il piacere ci aveva rapiti entrambi. Bill aveva poggiato la testa sulla mia spalla ansimandoci sopra, mentre io continuavo ad aggrapparmi con le unghie alla sua schiena e ai suoi capelli. 



Chiusi lentamente la porta della camera di Bill.
Si era addormentato fra le mie braccia mentre gli massaggiavo la testa, mentre ero assorta nei ricordi. Quello sbaglio che avevamo fatto anni prima, che in quel momento ci sembrava tutto tranne che uno sbaglio, aveva segnato entrambi.
C'eravamo allontanati, questa lontananza mi ha portata ad avvicinarmi con Tom mentre Bill si era chiuso più in sé stesso. Aveva iniziato ad uscire ogni sera, a portare una ragazza diversa ogni notte. Era come se non credesse più in quel grande amore in cui aveva sempre sperato.
Sospirai, entrando nella camera di Tom.
-"Gli hai cantato anche la ninna nanna?"- rise, con quella sigaretta alla bocca.
Sorrisi, togliendomi la maglietta e buttandomi accanto a lui -"Sì è addormentato da solo, per il troppo alcool."- gli sfilo la sigaretta e ne aspiro un po' -"C'è qualcosa che non va..."- ammisi, mentre lui se ne accende un'altra.
Sento lo sguardo di Tom addosso, come a spronarmi a parlare. Sbuffo -"Bill è strano."- continuai -"C'è qualcosa che... ha iniziato a fumare più canne del solito?"- chiedo, gettando via il fumo. 
Lo vedo scuotere la testa -"Normalmente, per quanto ho visto io."- aspira la sigaretta -"Però ho notato anch'io qualcosa di strano."- ammette, con aria persa. 
-"Hai..."- deglutisco -"Hai notato che non usa più magliette a maniche corte?"- domando -"Ora... lo so, magari sono io che mi preoccupo troppo, ma... Bill non è più Bill."- sospiro.
-"No!"- esclama.
Lo fisso -"No?- domando, appoggiando la testa al suo petto mentre la sua mano mi accarezza i capelli.
-"Bill è..."- non continua la frase, quasi avesse paura di qualcosa. Quasi come se Bill fosse lì ad ascoltare ogni singola cosa, quasi come quella parola potesse distruggere tutto.
Alzo lo sguardo, incrociando il suo sguardo. Bill è... 
Scuoto la testa, non è possibile. Tutto questo è fottutamente sbagliato, immorale, impossibile. Mi stacco da lui, butto la sigaretta dalla finestra -"No. Tom, no."- sussurro.
Abbassa lo sguardo, quasi come se si sentisse colpevole di qualcosa. 
-"Bill non è... il vecchio Bill è morto!"- esclamo, quasi sul punto di piangere.
   
 
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