Insane?

Una targhetta dorata rifletteva opaca la fievole luce del corridoio.
All’interno del piccolo rettangolo vi erano scalfite e dipinte di nero le lettere “DOC.SSA S. HARUNO”.
La porta su cui era affisso celava un ufficio ordinato: una scrivania padroneggiava al centro, davanti ad essa vi erano due sedie vuote; dietro, due armadi con ante di vetro contenenti complessi, vecchi libri di psicologia e alcune scatole di medicinali. In un angolo della stanza, era sistemata una lunga poltrona imbottita e ricoperta di pelle rossa. Nonostante l’orario di chiusura, un uomo di giovane età vi era comodamente sdraiato sopra, mentre parlava senza sosta ad una donna seduta a gambe accavallate su una sedia accanto ad egli.
Aveva una minigonna inverosimilmente corta, della stessa tinta della giacchetta elegante che le nascondeva in parte una camicetta bianca. I capelli erano di un insolito colore rosa.
Tra le mani stringeva un taccuino e una matita ed osservava con aria divertita il giovane biondino che sproloquiava nel suo ufficio nonostante l’orario delle visite fosse finito da un pezzo.
Però gliel’aveva promesso…
“So che è da tempo che segue il mio caso, signorina e grazie a lei, credevo di essere veramente guarito.
Eppure vede dottoressa, talvolta quella bestia, quella ‘volpe’, torna a farsi sentire, forse più fievolmente, ma sento comunque un irrefrenabile istinto animale impossessarsi della mia persona. Stranamente ho notato che questi aumenta pericolosamente ogni volta che entro in questo ufficio, oppure quando sento la sua presenza dottoressa.
Lei che ne pensa? Come posso riuscire a placare la bestia?”
Le rivolse uno sguardo supplice, ma artefatto a regola d’arte.
“Lei può aiutarmi, non è vero?”
L’affascinante psicologa dai capelli rosa si fece scappare una risatina. –Che baka che sei- pensò.
Lasciò cadere la matita e il blocchetto di fogli a terra mentre si alzò dalla sedia. Si diresse ancheggiando sensualmente verso il giovane che la osservava vorace.
Si sedette su di lui, aprendo le gambe lunghe e scultoree. In questo movimento, la gonna si sollevò ulteriormente, mettendo a nudo le cosce nivee e le bianche mutandine di pizzo.
Le mani di lui iniziarono a correre sulla pelle morbida e nuda, raggiungendo gli slip, insinuandosi sotto di essi.
I battiti iniziarono ad accelerare e lei poteva sentire il suo respiro farsi corto.
Si sfilò la giacca con calma, la lasciò scivolare a terra in un fruscio silenzioso.
Si sbottonò la camicetta fino all’ultimo bottone, mettendo in mostra un reggiseno chiaro, anch’esso di pizzo, che le sorreggeva magnificamente il piccolo seno. Non essendo imbottito, il giovane poteva vedere attraverso quel indumento i capezzoli già turgidi.
I suoi occhi azzurri si fecero più scuri, le pupille si dilatarono. Deglutì.
Trattieni l’istinto animale, trattieniti, trattieniti…
Mannaggia a lui, quando le aveva chiesto di fare quel gioco…
Era lì per farsi curare o per farsi uccidere?
Senza sfilarsi la camicia, la bella dottoressa si sdraiò su di lui, facendo aderire impeccabilmente i loro corpi.
Si mise a baciare il suo collo con le morbide labbra tinte di rosso.
Quando lo sentì lottare per trattenere un gemito, lei sorrise divertita e risalì, inumidendogli il collo profumato di dopobarba, fino a giungere al lobo, che iniziò delicatamente a mordicchiare.
Sempre sorridendo, gli sussurrò all’orecchio con tono dolce e sensuale:
“Non si preoccupi signor Naruto Uzumaki, se vuole farsi curare, questo è il posto giusto.
Vediamo dunque se la terapia funziona e la suddetta dottoressa riuscirà a domare la bestia…”