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Autore: needacurlyboy    02/04/2015    2 recensioni
Genevieve, una normale ragazza di diciotto anni, da un giorno all'altro scopre che la sua vita non è quella che aveva immaginato e si ritroverà a dover scoprire cose, che credeva esistessero soltanto nei libri fantasy che leggeva.
Ma che cosa succederà, se a tutto questo, si mischiassero anche i sentimenti per uno dei Sette?
Riuscirà Genevieve a controllare i suoi poteri e riuscirà ad entrare nel cuore ghiacciato del giovane Luke?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Seven.
 
Prologo.
L’ultima campanella della giornata scolastica suona e tutti gli studenti si apprestano a uscire da scuola il più velocemente possibile. Sistemo i libri dentro la tracolla, indosso il cappotto e il capello bianco di lana ed eco dall’aula di letteratura salutando il professor Higgins, il quale ricambia il saluto sorridendo e con un cenno della testa. È un uomo sulla sessantina dai corti capelli bianchi, i baffi, gli occhiali, è baffuto ed è uno dei miei professori preferiti, le sue lezioni sono sempre quelle più interessanti e divertenti.
 
Una volta fuori dall’edificio, mi avvicino all’enorme cancello della scuola e mi guardo intoro sperando di trovare Violet, la mia migliore amica, ma niente. Forse è stata trattenuta dal suo professore o sta aspettando Taylor, il suo ragazzo, penso mentre appoggio la schiena contro il muro alle mie spalle e guardo la punta delle scarpe della divisa scolastica. Con Violet ci conosciamo da tanti anni, le nostre strade si sono divise in primo superiore, quando lei ha scelto un indirizzo differente dal mio, ma siamo comunque rimaste in contatto e ci vediamo quasi ogni giorno. Sono felice che non sia cambiato niente tra di noi.
 
La sensazione di qualcuno che mi sta guardando s’impossessa di me e alzo lo sguardo, incontrando gli occhi di un ragazzo dall’altra parte della strada. Non l’ho mai visto; ha i capelli neri tirati all’insù con del gel, gli occhi chiari e le labbra sono tese in una linea dura. Le braccia sono strette al petto, indossa una maglietta nera a maniche corte, dei pantaloni scuri e degli stivali dello stesso colore. Come riesce a stare con una maglietta a maniche corte con questa temperatura? Rabbrividisco e distolgo gli occhi dai suoi, mentre lui continua a guardarmi. Perché lo fa?
 
-Genevieve!- urla qualcuno alle mie spalle attirando la mia attenzione e distogliendomi dai miei pensieri. Giro lo sguardo verso la voce e vedo Violet camminare velocemente verso di me stringendosi nel suo cappotto, mentre i lunghi capelli castani le svolazzano davanti agli occhi. Torno a guardare nella direzione, dove si trovava il ragazzo misterioso, ma al suo posto non c’è niente. Dov’è andato? -Ehi, che stai guardando?- mi chiede Violet, una volta davanti a me, con un sopracciglio inarcato.
 
-Ehm, scusa- ridacchio nervosamente spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -Mi era sembrato di vedere una persona, ma ora sembra essersi volatilizzato- alzo le spalle e sistemo la tracolla su una spalla, mentre cominciamo a camminare verso casa. Le nostre case non distano molto da scuola, per questo andiamo a piedi.
 
Camminiamo per le strade affollate di New York, mentre il vento si abbatte su di noi e raccontiamo l’una all’altra la propria giornata scolastica. Ha avuto un test di geografia e uno di matematica, un’ora di sostituzione e il resto dell’orario scolastico è proseguito normalmente. Continua a parlare di cosa farà questa sera con Taylor ed io mi limito ad annuire senza ascoltare. Non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo glaciale di quel ragazzo e tante domando compaiono nella mia mente.
 
Chi è?
 
Da dove viene?
 
Perché era davanti alla mia scuola? Chi, o cosa, cercava?
 
E per quale motivo mi guardava in quel modo?
 
-Genevieve, mi stai ascoltando?!- borbotta Violet sventolando una mano davanti al mio viso ed io punto lo sguardo su di lei confusa.
 
-C-cosa?- le chiede inarca un sopracciglio.
 
-Cos’hai oggi? Sei tra le nuvole- sbuffa e rotea gli occhi, mentre io abbasso lo sguardo mordendomi il labbro inferiore. -Comunque, Ryan ha chiesto a Taylor di invitarti questa sera, vuoi venire?- mi chiede sorridendo a trentadue denti. Ryan è il migliore amico di Taylor, nonché mio compagno di laboratorio in chimica; è un ragazzo davvero carino e simpatico, ma non mi piacciono le voci che girano su di lui a scuola riguardo alle sue relazioni con le ragazze. Non è proprio il mio tipo.
 
-Non mi sembra il caso- scrollo le spalle e gli rivolgo un sorriso.
 
-Mmh, ti prego- sporge il labbro inferiore e unisce le mani come se stesse pregando.
 
-I-Io, non lo so- mi passo una mano tra i capelli, spostandomi dei ciuffi che mi sono caduti davanti agli occhi. Non posso resistere ai suoi occhi dolci, perciò sposto lo sguardo da lei a davanti a me.
 
-Ti prometto che se comincerà a fare le sue solite battutine torneremo a casa- prega ancora mettendosi davanti a me.
 
Sospiro e annuisco, facendola urlare di felicità e mi abbraccia. -Grazie, grazie- dice saltellando, attirando l’attenzione di alcuni passanti, che ci guardano male.
 
-Oh, io sono arrivata- si allontana da m e guarda alla nostra destra. -Vengo a prenderti stasera alle nove- mi lascia un bacio su una guancia e corre verso casa. la saluto con una mano sorridendo e aspetto che chiuda la porta, per poi riprendere la mia passeggiata verso casa mia, che dista qualche isolato dalla sua.
 
Oltrepasso il piccolo cancello verde del giardino, lo richiudo alle mie spalle e cammino per il viottolo di sassi fino ad arrivare alla porta. Cerco le chiavi nella tasca del cappotto e, una volta trovate, faccio per infilarle nella serratura, ma una soffiata improvvisa di vento la spalanca facendomi dischiudere le labbra per la sorpresa. Perché è aperto? Nonna si è dimenticata di chiudere?
 
Mi guardo intorno per vedere se c’è qualcosa di sospetto, ma sembra tutto normale. Entro in casa, ignorando i miei pensieri che cominciano ad annebbiarmi la mente e chiudo la porta alle mie spalle. Appoggio la tracolla su un mobile all’entrata e cammino verso la cucina.
 
-Nonna?- la chiamo sperando che mi risponda, ma niente. Solo silenzio.
 
Vivo con le sin da neonata, dopo la morte di mia madre durante il parto e la sparizione improvvisa di mio padre -suo figlio-. Non ho mai voluto sapere niente su di lui, ma ho visto alcune sue foto, mentre di mia madre mi ha raccontato molte cose; di quanto fosse bella e solare, di quanto fosse innamorata e quanto mi desiderasse. Le sue ultime parole sono state: “Prenditi cura di lei, promettimelo”, ma la promessa fatta, non è stata mantenuta.
 
Sospiro e continuo a cercare nonna per le stanze, che si trovano al piano di sotto.
 
Dove può essere finita?
 
Salgo i primi scalini per andare al piano superiore, ma mi blocco quando sento il rumore di un vetro che viene rotto. Che diavolo è successo?
 
Trattengo il respiro e, in punta dei piedi, continuo a salire le scale fino ad arrivare alla mia stanza. Appoggio la schiena al muro accanto alla porta, stando attenta a non fare rumore, e con la coda dell’occhio mi sporgo per vedere chi è entrato in camera mia e vedo due ragazzi vestiti di nero, impegnati a mettere sottosopra la stanza. Chi sono e che cosa cercano?
 
Spaventata, faccio dei passi indietro, scendo le scale facendo attenzione a non fare rumore, ma lo scricchiolio del legno mi paralizza. Mi giro lentamente, sperando che non abbiano sentina, ma le mie speranze svaniscono quando li vedo in cima alle scale con dei ghigni sul viso e i loro occhi rosso fuoco puntati su di me. Come è possibile? Che cosa sono?
 
Indietreggio violentemente verso l’entrata, apro la porta ed esco di casa correndo e urlando. Corro per le strade, evitando le persone che camminano tranquillamente e chiedo loro aiuto, ma sembrano non sentirmi. È come se fossi invisibile.
 
Mi rifugio in un vicolo, appoggio la schiena contro l’edificio di mattoni alle mie spalle e provo a regolare il battito cardiaco e il respiro. Chi sono quei ragazzi? E i loro occhi, come potevano essere di quel colore?
 
Guardo alle mie spalle appoggiando le mani sui mattoni e l’unica cosa che riesco a vedere sono le persone che camminano, ignari di ciò che mi sta succedendo. Che se ne siano andati?
 
-Cu cu- dice qualcuno davanti a me, facendomi sobbalzare. Spalanco gli occhi, dischiudo le labbra, mi giro per vedere di chi si tratta e vedo i due ragazzi di prima, con lo stesso sguardo. Uno di loro ha la carnagione chiara, come il latte, e i capelli rossi, come gli occhi mentre l’altro ha i capelli scuri e la carnagione più scura. Come hanno fatto a comparire così velocemente davanti a me?
 
-Ora, tesoro, dovrai seguirci con le buone o con le cattive- dice il rosso avvicinandosi a me, facendo strisciare gli stivali per terra. -Ti lascio scegliere, sono gentile oggi- continua facendo ridere il suo amico.
 
Scivolo a terra, mi porto le ginocchia al petto, comincio a piangere rumorosamente e tremo. Che cosa vogliono da me? E dov’è finita mia nonna?
 
-Sei sicuro che sia lei? Voglio dire, è spaventata e non sembra molto forte- borbotta il moro indicandomi, ricevendo un’occhiataccia dall’altro.
 
-Lord è stato molto chiaro. Stai mettendo in dubbio le sue parole?- chiede inarcando un sopracciglio. Lord? Chi è e di che stanno parlando!?
 
-Hai capito quello che ti ho detto?- mi chiede ancora il rosso, facendomi cadere dalle nuvole, e dischiudo le labbra provando a parlare, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Non ho ascoltato le sue parole, sono spaventata e non riesco a fare mente locale.
 
Sento qualcosa stringermi un braccio e un urlo fuoriesce dalla mia bocca per il dolore. Alzo lo sguardo e mi ritrovo poco distante dal ragazzo moro, che comincia ad alzarmi, facendomi toccare terra con i piedi. Dove vogliono portarmi?
 
-Tienila stretta, Calum- dice l’altro infilandosi le mani nelle tasche della felpa.
 
-Non provarci- sussurra qualcuno comparendo alle spalle del moro, che ho capito chiamarsi Calum. Spalanca gli occhi, stringe i denti, aumenta la stretta intoro al mio braccio e mi spinge all’indietro facendomi sbattere la testa contro i mattoni.
 
L’ultima cosa che riesco a vedere, prima di perdere i sensi, è un ragazzo biondo, vestito di nero, come gli altri, posizionarsi davanti a me.
 
Il mio salvatore?
***
 
-Second- è la voce di Clare a riportarmi alla realtà. Punto lo sguardo su di lei, mentre continuo a fare gli addominali, e la vedo in piedi accanto alla porta della mia stanza con un dolce sorriso sulle labbra. i lunghi capelli biondi le ricadono lisci oltre le spalle, gli occhi sono verdi e trasmettono tranquillità, e tra le mani stringe un asciugamano bianco. È molto gentile, dolce e sensibile. Non riesco a capire che cosa ci faccia qui con noi.
 
Mi alzo in piedi con un salto, mi passo una mano tra i capelli sistemandoli e mi avvicino a lei, che mi porge l’asciugamano. -Grazie- la ringrazio asciugandomi il sudore dalla fronte, dal collo e dal petto scoperto.
 
-Perché sei qui?- le chiedo alzando gli occhi su di lei.
 
-First vuole parlarci. Dice che è importante- alza le spalle e prende l’asciugamano dalle mie mani.
 
-Okay. Mi metto una maglietta e arrivo- annuisco e mi avvicino all’armadio, per prendere una maglietta e indossarla. Esco dalla stanza chiudendo la porta alle mie spalle e cammino con le mani nelle tasche dei jeans per i corridoi dell’edificio in cui vivo con altre cinque persone, ormai una famiglia per me.
 
Scendo la lunga scalinata per andare al piano di sotto e mi avvicino a un enorme porta; l’ufficio di First. Mi chiedo per quale motivo voglia riunirci tutti.
 
Apro la porta senza bussare e vedo i miei compagni in piedi intorno a First, che è seduto dietro alla sua scrivania con indosso i suoi soliti occhiali da sole scuri.
 
-Che succede?- chiedo richiudendo la porta alle mie spalle. Mi metto seduto su una poltrona libera e guardo i ragazzi intorno a me, spettando che si decidano a parlare.
 
-Sapete che sono dei tempi difficili per noi, soprattutto dopo l’ultima guerra- comincia First attirando la nostra attenzione. –Lord ha e sta acquisendo sempre più potere. I suoi seguaci riescono ad usare uno o più poteri, mentre tra di noi soltanto Second ed io ne siamo capaci. Allison e Michael- a quel nome alzo lo sguardo, i lineamenti del mio viso s’induriscono e stringo le mani in dei pugni, facendo diventare le nocche bianche. -sono molto potenti-
 
-Che cosa dovremmo fare, First?- Chiede Thrid, la seconda ragazza della squadra. Alex, con i suoi occhi color oceano riesce a ipnotizzare, i capelli castani le ricadono sulle spalle, le labbra rosee spesso ricoperte da un lucida labbra ed ha un fisico snello. -Abbiamo provato a sviluppare la nostra seconda abilità, ma non ci siamo riusciti- alza le spalle e appoggia le mani sulla scrivania.
 
-Lo so, Third, è solo che…- aumenta la stretta intorno al bastone di legno che tiene tra le mani. -Dopo l’incidente, che ho subito durante il combattimento, non vi sono molto d’aiuto- stringe i denti. Controllando il potere del fuoco -quello più potente e pericoloso- si corrono molto rischi; durante la battaglia perse il controllo e il risultato è stato la perdita della sensibilità alla gamba destra e la diminuzione della vista, per questo porta sempre gli occhiali scuri. Il fuoco è uno degli elementi più difficili da dominare e solo in pochi sono riusciti a controllarlo dopo Efesto, Deo greco del fuoco.
 
Neanche le cure mediche di Sixth sono riuscite a guarirlo.
 
-Non è colpa tua, First- lo rassicura Fifth.
 
Lui sospira, si alza dalla poltrona con l’auto del bastone e si posiziona davanti alla scrivania. -Avete bisogno di un’altra persona, un nuovo membro della squadra- dice facendoci raddrizzare la schiena. Di che cosa sta parlando?
 
-La squadra è al completo, non ci sono altri come noi- parla Fourth alzando le spalle in modo ovvio.
 
-Non è esatto. La leggenda narra che al compimento dei diciotto anni, i poteri donati dagli Dei greci il giorno della nascita, cominceranno a farsi sentire. I seguaci di Lord, sicuramente saranno già sulle sue tracce e voglio che voi raggiungeste Seventh, prima di loro- racconta sfilandosi gli occhiali appoggiandoli sulla scrivania, mentre tiene gli occhi chiusi per colpa della luce del sole. -Se chiudete gli occhi e vi concentrate, riuscirete a percepire la sua presenza-
 
Eseguo il suo ordine e mi concentro sulle sue parole, mentre la mia mente comincia a vagare alla sua ricerca. Dalle radiazioni che trasmette la sua aura capisco che è una persona tranquilla, serena, nulla a che fare con le altre due al suo fianco. Riesco subito a riconoscerle; sono Michael e Calum, quei dannati.
 
Apro gli occhi, insieme agli altri, e guardiamo First che anche lui ha li ha aperti. Sono sempre più bianchi. -È Seventh-
 
 
Compaio alle spalle di Calum, mentre lui stringe la mano intorno al braccio di una ragazza dai lunghi capelli castani, gli occhi marroni, le labbra rosee ricoperte da un chiaro lucida labbra e dalla pelle caffè latte. È lei Seventh?
 
-Non provarci- sussurro all’orecchio del moro, facendolo sobbalzare. Allontana violentemente da sé la ragazza, facendole sbattere la testa contro i mattoni e cadere a terra perdendo i sensi.
 
Dannazione.
 
Calum si gira verso di me provando a darmi un calcio, ma io salto e mi piazzo davanti alla ragazza come per proteggerla. Se lei è la nostra unica possibilità per vincere questa guerra contro Lord dovrò proteggerla, con tutte le mie forse.
 
-Sixth, portala via da qui!- Urlo rivolto alla bionda, mentre intrattengo Calum. Clare corre verso di lei e, dopo averle appoggiato una mano su una spalla, spariscono.
 
Ora è al sicuro.
 
A/A
Buon pomeriggio a tutte! Allora, questa è la mia prima storia fantasy sui 5SOS e, spero che se è solo il prologo, vi abbia lasciato un po’ di curiosità e possiate continuare a seguirla. Ho tante idee per questa fanfiction e ho già qualche capitolo pronto da pubblicare, perciò se vedo che a qualcuno di voi interessa potrei pubblicarlo uno di questi giorni. (:  
Beh, non so cos’altro dirvi, perciò lasciate una recensione per farmi sapere che cosa ne pensate. Ci conto!
Alla prossima,
needacurlyboy. xx 
  
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