Anime & Manga > Slayers
Segui la storia  |       
Autore: Mari087    02/04/2015    0 recensioni
Appunto, una piccola serie di storie autoconclusive su Slayers. Alcune puramente comiche, altre un pò meno...(ci sono più o meno tutti i personaggi, ma i personaggi principali sono quasi sempre Zel e Amelia).
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo aspettava in quella galleria.
E il fatto di sapere che quel luogo era ormai considerato molto più che privato lo faceva sentire nervoso.
I ritratti che avrebbe da lì a poco visto non venivano più mostrati da tempo ai sempre numerosi ed importanti ospiti che ogni giorno arrivavano al castello.
Per smorzare quell’inutile tensione, Zelgadiss pensò che poteva anche crogiolarsi nella speranza tutto sommato plausibile che la galleria fosse chiusa agli estranei perché lì avevano raccolto i ritratti dei membri più brutti della stirpe.
Non era poi un’idea così priva di fondamento: Philionell era la prova vivente che la casata reale di Saillone non sempre sfornava rampolli di bell’aspetto.
Ma nonostante tutti i tentativi di divagazione, Zelgadiss sapeva perfettamente che se la porta di quella galleria rimaneva ormai perennemente chiusa non era certo per motivazioni vagamente legate a valutazioni estetiche.
Le sue ipotesi vennero confermate immediatamente: il primo quadro che si incontrava entrando ritraeva l’immagine dipinta di una donna adulta, seduta su di una poltrona, di una bambina dai capelli lunghi e neri appoggiata alla donna, e di una neonata su una culletta.
E già da lontano, si percepiva chiaramente che la donna in questione non era stata per niente brutta.
L’uso del passato era d’obbligo… A Zelgadiss mancò per un istante il fiato.
Il ritratto non era molto grande: avrebbe dovuto avvicinarsi per scrutare il viso della donna.
Ma Zelgadiss non si decideva ad avvicinarsi. E non sapeva perché.
Provava una sorta di…timore reverenziale.
Amelia non aveva mai veramente parlato di sua madre. Di sua sorella sapevano qualcosa in più, ma erano notizie sempre molto aleatorie. Da quello che sapeva, Amelia non si era mai neanche particolarmente sbottonata neanche con Lina.
Non aveva mai nemmeno decritto fisicamente la madre: qualche volta, ma sempre per scherzo, Lina aveva buttato giù una o due battute sul fatto che doveva essere stata una gran bella donna, dato che il visino di Amelia (e la leggendaria bellezza della sconosciuta primogenita) non erano certamente frutto dell’eredità paterna.  
E ora lui si trovava nella galleria in cui erano raccolti tutti i ritratti della donna.
Era un po’ come una presentazione ufficiale.
C’erano altri due soggetti nel ritratto. Anche per curiosità, avrebbe potuto distrarsi concentrandosi sulla neonata.
Zelgadiss finalmente sorrise. Quell’involucro fasciato fra diverse copertine era sicuramente Amelia, in una versione ancora incapace di pronunciare la parola “giustizia”.
Che stupidaggine vergognarsi di un’immagine dipinta.
Per cui, stava già per fare un passo in avanti, quando fu bloccato da un tocco deciso sulla spalla.
Siccome non se l’aspettava, Zelgadiss rimbalzò letteralmente su se stesso.
Fortunatamente, il gigante alle sue spalle fece finta di niente.
“Hai visto? In quel ritratto Amelia non aveva ancora una settimana. All’inizio mia moglie non amava per niente posare per i ritratti, si innervosiva a stare ferma e non capiva perché entrando a far parte di una famiglia reale fossero necessari tutti quei dipinti…poi però quando sono nate le bambine è cambiato tutto…bambine…la mia prima figlia è più alta di te, e per me è ancora una bambina… ma comunque non è il caso di fare questi discorsi…”
 Philionell si era immerso  in quel torrente di parole mentre percorreva la galleria a lunghi passi, aveva un tono leggero, ma molto più serio rispetto a tante altre volte.
All’imbarazzo si aggiungeva per Zelgadiss altro imbarazzo: non solo si trovava in un luogo “proibito” ai più, ma stava anche condividendo quello che aveva capito essere un momento di intimità che il principe riservava a se stesso.
Forse neanche Amelia partecipava alle passeggiate in quella galleria.
Perché lui, perché lì?
Poi, Philionell si fermò proprio al centro del corridoio: al muro era appeso, circondato da un intreccio di rose freschissime (e questo confermava la diceria che serpeggiava fra la servitù, secondo la quale solo una vecchia e fedelissima cameriera era autorizzata ad entrare per occuparsi dell’ambiente, che effettivamente risultava perfettamente pulito) un ritratto gigantesco della principessa reggente.
“Questo è il vero, primo ritratto ufficiale. Gracia non era ancora nata quando è stato fatto. Amelia l’avrà certamente visto, prima era appeso nella stanza principale con gli altri…ma forse non se lo ricorda neanche. Non è comune che in un ritratto ufficiale i membri della famiglia reale vengano disegnati con questo sorriso…ma il pittore, sue precise parole, non poteva ignorarlo. Io l’ho amato da subito. Quello che adesso si trova nella galleria ufficiale non le rende la stessa giustizia”.
E poi il principe Philionell fece silenzio. E fece silenzio pure Zelgadiss, che questa volta non ci pensò neanche un attimo e si avvicinò senza esitazione.
E per un attimo o forse anche due gli mancò il fiato.
La madre di Amelia era stata davvero una donna bellissima. Si poteva scorgere, già solo da quell’immagine, la meraviglia del suo sorriso, la stessa meraviglia trascinante del sorriso di Amelia, unita però a lineamenti più decisi.
Nel ritratto la donna era seduta, ma si capiva che era stata molto alta. Aveva un incarnato chiaro e luminoso: i capelli erano scuri, con quella sfumatura particolare che brillava quasi di viola che viveva anche fra le chiome della figlia.
“Troppo bella per me, vero?”
Zelgadiss fu scosso dal trance dalla voce gioviale di Philionell.
“Cosa? Io non…”
“Suvvia, lo dissero tutti quando la portai a palazzo! Per invidia, per invidia…e non perchè si poteva malignare sul fatto che sposavo una ragazza che non avevo conosciuto a corte… effettivamente, non aveva torto. Lei era troppo bella per me. Troppo bella, forse anche troppo intelligente, insomma…troppo bella, forse, da far invidia pure alla vita.”
Zelgadiss rimbalzò di nuovo su se stesso, e non per la sorpresa: ma perché il carico di dolore delle ultime parole di Philionell fu come una sferzata a freddo.
“ Non era di sangue reale, ma di fronte ad una donna come lei, chi si sarebbe curato di un tale particolare?”
Un particolare. Forse nessun altro principe incoronato avrebbe mai potuto considerare il non appartenere ad una famiglia nobile un semplice particolare.
Philionell era strano, spesso imbarazzante e con una mole non umana. Ma aveva un cuore enorme, dote rara per uno che ricopriva la sua posizione.
“Penso sempre che se ci fosse stata ancora lei…ma suvvia, tu sei un ragazzo, e certi discorsi non sono fatti per i giovani della tua età. Veniamo a noi”.
Zelgadiss si sentì irrigidire.
“Come ben sai, il consiglio ha deciso di mandare Amelia in missione per Ruvinagardo…non possiamo ignorare le richiesta, e poi è di Lina che stiamo parlando…di certo Amelia conosce il suo…come lo hanno chiamato? Ah,  potenziale distruttivo, ma la ama come una sorella… e credo di poter dire con certezza che anche Lina è affezionata a lei. Bene. Amelia non può andare da sola. Non che mia figlia non si sappia difendere, e non ho intenzione di metterle un esercito intero alle spalle, proprio perché l’ho  allenata io personalmente, e so quanto sia forte. Inoltre non conosco la magia, ma penso che se la sappia cavare egregiamente anche come maga…”
Philionell fece una piccola pausa. Zelgadiss capì che voleva una conferma.
 “Sì… Le ho visto lanciare Ra Tilt dalla forza spaventosa”.
Zelgadiss avrebbe anche aggiunto che aveva assistito a sconsiderati attacchi a mani nude, ma preferì tacere.
“Ecco. In buona sostanza, Zelgadiss, ti sto chiedendo se sei disposto a diventare la guardia del corpo di mia figlia”.
In un primo momento, alle parole “guardia del corpo” nella mente di Zelgadiss si materializzò  l’immagine di Gourry sorridente dietro le spalle di Lina.
Un’immagine, per quanto se ne potesse dire, bella e solare. Poi però si guardò intorno: era in una galleria reale, con tanto di stemma.
Ma soprattutto, a riportarlo alla serietà, furono gli sguardi profondamente azzurri di una donna bellissima che sembravano guardarlo veramente, attendendo anche lei una risposta.
Non sarebbe stato come Gourry: non sarebbe stata una guardia del corpo auto-proclamata. Sarebbe stato la guardia del corpo di una principessa incoronata.
Zelgadiss, per un attimo, si sentì profondamente indeciso.
Spostò un poco lo sguardo: c’era, in un ritratto della galleria, uno di medie dimensioni dove c’era raffigurata tutta la famiglia reale.
Il membro più giovane sorrideva sulla ginocchia del padre. Era una piccola principessa reggente, è vero: ma era Amelia.
E poi, un altro pensiero si accese in lui con viva fermezza: l’avrebbe protetta comunque. E non perché era una principessa incoronata: ma perchè era Amelia.
“Si, sono disposto ad essere la guardia del corpo di Am…della principessa, volevo dire”.
Secco, conciso e con un tono formale.
“Bene. Domani mattina ci sarà la nomina ufficiale.”
La nomina ufficiale? Zelgadiss quasi si pentì immediatamente di aver acconsentito. Ma se poco prima Philionell aveva posto una domanda, le ultime parole erano decisamente un ordine.
“Un’altra cosa. Mia figlia non sa niente della mia decisione. La trovi nella solita sala, puoi comunicarlo tu alla principessa, o meglio, come l’hai sempre chiamata, ad  Amelia?”
Zelgadiss annuì, salutò ed uscì. Era chiaro che adesso Philionell voleva restare da solo nella galleria.
 
“Ma…ho sbagliato?”
Non avrebbe mai smesso di chiederle conferma. I suoi occhi erano stati, fin dal primo momento, il suo faro guida.
“Insomma! Io pensavo che…e invece! Che tono formale? Mai visto così ingessato!”.
Piccola pausa. E anche una risatina.
“È un timidone, in fondo.”
Altra piccola pausa.
“Lo hai visto anche tu”.
E Philionell rise di nuovo da solo davanti al primo ritratto ufficiale delle defunta moglie. E forse anche perché non riusciva proprio ad evitare di rivolgerle domande dirette.
“è difficile, sai? È difficile senza te. Gracia è lontana, e Amelia… presto sceglierà la sua strada. O forse l’ha già scelta, ma io mi illudo ancora che lei sia la piccola di casa. Sarebbe stato già difficile allevare due ragazze tranquille, e noi abbiamo due bambine coraggiose…”.
Bambine…Gracia festeggiava quell’anno la stessa età che aveva sua madre quando si era sposata.
E comunque, no.
Philionell non si sentiva assolutamente anormale ad esprimere a voce alta i suoi pensieri dialogando con un quadro.
Avrebbe anche potuto rivolgere i suoi pensieri alla moglie in assoluto silenzio.
Ma non avrebbe mai spesso di rivolgerle domande dirette.
In quella galleria, non c’era spazio per quel fitto e improvviso spillo che ogni tanto gli tormentava il cuore all’improvviso.
Succedeva spesso che lo sentisse: quando era in consiglio, durante le udienze, anche quando cavalcava.
Ma mai quando era là dentro.
Perché là dentro una mano invisibile lo accarezzava sempre, attenuando la solitudine, rasserenandogli l’anima.
Essendo un reggente, non poteva concedersi più che qualche minuto là dentro: ma era più che sufficiente per ricaricarlo.
Perché ricordasse che, anche se a volte aveva la netta sensazione che i minuti si susseguivano inutili uno dietro all’altro, di ragioni per vivere ne aveva ancora tante, prime fra tutte  riabbracciare una splendida giovane donna ormai molto più alta della madre, e bearsi ancora di come un’altra giovane donna sapeva infervorarsi veramente a pronunciare discorsi sulla giustizia.
Anche se quella sera, stranamente, le conferme non arrivavano ancora.
Philionell non aveva dato la vita per la moglie. Ma l’avrebbe fatto mille volte, e mille altre volte ancora. 
Un altro minuto però stava passando, e lo attendevano oltre la porta.
Ancora confuso dalla formalità di Zelgadiss, che pure formale con Amelia non era mai, lasciò la galleria pensando che magari la moglie gli avrebbe risposto in sogno.
Amelia non voleva assolutamente che nessuna cameriera l’assistesse nei primi momenti del risveglio.  
Tuttavia, dato che la vita di corte aveva protocolli che non si potevano ignorare, dopo essersi lavata da sola si faceva vestire e pettinare senza protestare. Ma certi giorni, e questo non poteva contrastarlo, anche quelle semplici accortezze che le erano dovute la facevano ripiombare nel vortice di asfissia che a volte la corte le procurava.
Quando succedeva, stringeva i denti, e si assicurava che comunque presto ci sarebbe stato bisogno impellente di una paladina della giustizia da qualche parte.
Quella mattina, però, lo sguardo insolitamente spento della principessa di Saillone non era frutto di riflessioni sulla mancanza di azione che le mozzava il fiato.
Era tristezza.
Tristezza immotivata, e forse anche sbagliata.
Generalmente Amelia Will Tesla di Saillone non dava mai retta alla tristezza: suo padre aveva fatto di tutto per vaccinarla da piccola contro quel sentimento.
L’aveva vaccinata a fatica, col sudore degli allenamenti e con iniezioni quotidiane di fiducia nei buoni propositi.
Anni di vaccinazione, spazzati via da una silenziosa chimera.
Dato che le due cameriere non la seguivano in bagno, la principessa si concesse di schiaffeggiarsi con finto e melodrammatico vigore la fronte.
In fondo, non c’era nessun motivo per restarci così male. In fondo, non aveva alcun diritto di restarci male.
Nessuno lo aveva sentito, ma quando qualche mese fa, ad un’ora tarda, Zelgadiss si era presentato, silenzioso ed inaspettato, alle porte del suo castello, il cuore aveva iniziato a cantarle nel petto.
L’avevano avvertita subito dell’arrivo dell’amico che chiedeva di lei, e lei aveva raccolto le gonne dell’abito di corte ed era corsa per i corridoi.
Era arrivata con le guancie accaldate davanti al portone d’ingresso, e con una spallina decisamente troppo scivolata.
Nessuno lo aveva sentito, ma quando Amelia gli era comparsa davanti in quel modo, il cuore di Zelgadiss aveva iniziato a cantare.
Ma dalla sua bocca non erano uscite tante parole. E comunque, non ce ne fu di bisogno: in un attimo, era trascinato dall’incredibile vivacità di lei per i corridoi del castello.
Poi, erano iniziate le routine pacate: Amelia continuava a svolgere i suoi doveri di principessa, Zelgadiss si rintanava nelle biblioteche, ma presenziava spesso alle riunioni o agli eventi aperti a tutti.
Aveva anche, per la gioia segreta di Amelia,  partecipato a qualcuna delle numerose cene di palazzo.
Lo conoscevano in molti, e molte cameriere sospiravano dietro le porte per la bella favola che la loro adorata piccola principessa avrebbe potuto vivere.
Avrebbe potuto: anche se nessuno era cieco, non c’erano i presupposti, ancora, per spettegolare di relazione amorosa.
In questa situazione, quindi, Amelia aveva iniziato ad abituarsi all’idea che forse non era solo per l’immenso patrimonio culturale di Saillone che Zelgadiss si era presentato quella sera alle porte del castello, ma perché quel “ci penserò” che le aveva dato come risposta alla vigilia dell’impegnativa ultima battaglia era diventato un “sì”.
Anche Amelia non era cieca: tuttavia sapeva che non era ancora il caso di pensare ad una relazione amorosa, nonostante durante le pacate routine di tutti giorni non fossero mancati quei pochi episodi che nessuno conosceva, ma che avrebbero fatto sospirare ancora di più le cameriere, senza farle gridare allo scandalo.
Come quella sera in cui Zelgadiss le aveva restituito il suo braccialetto, tenendoci a sottolineare il fatto che ne aveva avuto cura.
Non era successo niente di speciale, ma ad Amelia bastava anche solo quella piacevole atmosfera che si era creata fra loro due, che non erano poi neanche così distanti, e che se solo avessero voluto…(che se solo avessero voluto, come le aveva fatto notare maliziosamente Lina, una sera che erano allegre e che avevano ingaggiato una finta lotta nella loro camera, avrebbero potuto anche cucirsi per i fianchi dato che avevano preso l’abitudine di stare sempre così vicini. Dopo che la principessa aveva risposto con un iniziale “e voi allora!”, gridato con poca grazia in piedi sul letto e con un dito direttamente puntato sulla rossa testa di Lina,  la lotta era poi ovviamente degenerata, per finire comunque in risate).
Ma quella sera era ormai lontana: la tristezza di Amelia era dovuta a quello che invece era successo solo la sera prima, quando con tono secco Zelgadiss le aveva annunciato che suo padre gli aveva chiesto di diventare la sua guardia del corpo, non poteva dire di no per cui aveva accettato.
Stop. Buona notte.
Ah, no, dimenticavo: fra le altre cose, domani mattina ci sarà la nomina ufficiale.
Buona notte.
Amelia sapeva di dover partire alla ricerca di Lina. Aveva anche la certezza che Zelgadiss l’avrebbe seguita, ma non di certo solo perché spinto da una nomina ufficiale.
Ad ogni modo…le cameriere l’aspettavano oltre la porta. Triste o meno, aveva una lunga giornata da affrontare.
Quando l’incaricata al guardaroba le chiese quale abito volesse indossare, Amelia che generalmente nei giorni in cui non era previsto nessun evento particolare prediligeva i più comodi (la natura è natura, e la sua era una natura vivace: poteva anche resistere ore seduta nella sala dell’udienze, ma poi passava da una stanza all’altro correndo per il palazzo), scelse un fine abito che non aveva mai indossato.
E volle anche un po’ di trucco, anche se era mattina.
E gli orecchini pendenti, che generalmente non metteva.
Amelia non lo sapeva, ma quello era semplicemente un modo che il suo cuore di donna le suggeriva per farle capire che c’erano altri modi di vaccinarsi alla tristezza.
Non fu una vera e propria cerimonia: niente fanfare particolari, o annunci roboanti, o sfilate sui tappeti rossi.
Semplicemente, davanti al trono di Saillone, Zelgadiss si inginocchiò per prestare il suo silenzioso giuramento.
Durante quei momenti, stranamente, la sua mente restò completamente vuota.
Poi la chimera si rialzò immediatamente, non sapendo bene quale fosse la prossima mossa da fare.
Pur non sapendo bene perché, fece forse una fra le cose meno indicate: girò la testa dal lato opposto del trono.
Circondata da un numero imprecisato di cameriere, al centro della galleria che sovrastava la stanza, Amelia lo guardava vestita di un vestito insolitamente audace.
C’era qualcosa…Sembrava più adulta quella mattina.
Istintivamente, Zelgadiss le sorrise.
Amelia ricambiò.
La conferma che tanto aspettava era arrivata improvvisa ma rassicurante allo stesso tempo: Philionell sentì la sua invisibile carezza sul cuore. Non aveva sbagliato a scegliere Zelgadiss come guardia del corpo per sua figlia. E anche se non lo sapeva, in quel momento un dorato raggio di sole sorrideva sul ritratto della moglie.
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: Mari087