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Autore: Im_A_Writer_    02/04/2015    1 recensioni
«Non è come credo? Perché io credo che tu mi abbia usata sfruttando la mia ignoranza su ciò che in realtà sono.» Le lacrime scorrevano sulle mie guance, e non m'importava di sembrare debole, perché non ce la facevo più a tenermi tutto dentro. «Tu non volevi tradirmi, è stato tutto diverso, vero? Tutto un sogno.» Quasi urlai pronunciando quelle parole. La rabbia e il dolore ribollivano dentro di me, incontrollabili.
«Io... Io non lo avrei mai fatto, Blue. Tu non sai, non puoi sapere. Non giudicarmi, io...» Ma lo interruppi, non volevo sentirlo discolparsi per ciò che mi aveva fatto. «Come faccio a non giudicarti? E sì, io non so. Non so nemmeno ciò che sono.»
[Tratto dal testo.]
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era, a mio parere, una giornata tranquilla quella di cui sto per raccontarvi. A quel tempo, però, non sapevo che quel giorno avrebbe deciso l'andamento della mia vita in un modo decisamente inaspettato.
Mi svegliai al suono della sveglia mattutina, una musichetta che a molti potrebbe parere orecchiabile si propagò per la mia piccola stanza, facendomi sussultare. Mi sporsi dal mio letto caldo e con la mano feci zittire il suono che segnava l'inizio di ogni giornata della mia vita terribilmente monotona. Mi alzai stancamente dal letto e, una volta infilate le pantofole, mi avviai verso la cucina, dove mi aspettavano già sul tavolo una scatola di cereali e una tazza di latte. Versai i cereali e, con un cucchiaio, assaporai il gusto ei miei cereali al cioccolato. Mia madre mi baciò la fronte, dandomi il buongiorno come tutte le mattine. «'Giorno mamma.» Biascicai, portandomi il cucchiaio pieno di cereali alla bocca.
«Dormito bene?» Chiese lei. «Diciamo di sì.» Risposi. In realtà erano un po' di giorni che avevo un sonno terribilmente agitato, e che mi rigiravo continuamente nel letto per scacciare i brutti peniseri, senza però riuscirci. «Mmh...» Fece poi, evidente dubbiosa sulla mia risposta. «Vado a vestirmi, quando vai via salutami, okay?» Mi guardò, e io annuii, mentre portavo alla bocca la tazza ricolma di latte, diventato su una sfumatura del marrone a causa del cioccolato. Mamma s'incamminò lentamente nella sua stanza, mentre io finivo la mia colazione. Poi mi preparai, mi lavai e mi vestii, controllando di avere tutto il necessario nello zaino per la giornata di scuola che mi aspettava. Salutai i miei genitori prima di avviarmi alla fermata dell'autobus che mi avrebbe poratata direttamente davanti alla mia scuola. Una volta uscita, m'infilai gli auricolari nelle orecchie e feci partire la musica dal mio cellulare, mentre le vie cittadine si stendevano a perdita d'occhio davanti a me. Pur essendo solo le sette e mezza del mattino, c'erano già molte auto per le strade, ma io quasi non me ne accorsi, tanto ero immersa nella musica. 

Una volta entrata nell'autobus, mi sedetti su un posto libero, per poi  dare un'occhiata alle altre persone presenti: c'era qualche adulto, svariati ragazzi e ragazze circa della mia età, che chiacchieravano allegramente, parlando di non so bene cosa. Fu uno di quei momenti in cui mi sentii terribilmente sola: ero al liceo, certo, in una grande città, ma, sebbene sia difficile da credere, non avevo nessuno che mi stesse accanto. Avevo una migliore amica alle medie, che però si dovette trasferire in un'altra città. Avevo sviluppato un legame davvero speciale con lei, ci fidavamo l'una dell'altra, quando non sapevo con chi stare e mi isolavo, eccola arrivare per chiacchierare e non lasciarmi da sola. Poi siamo passate al liceo, e se n'è andata. In quel momento sentii particolarmente la sua mancanza, ed ecco che mi ibernavo nuovamente nel mio mondo, un'universo dove esistevo solo io, la mia musica e i miei libri. Mentre le mie canzoni preferite mi risuonavano nelle orecchie, guardai nuovamente le persone che mi si stagliavano davanti agli occhi, notando una persona che prima non avevo visto: un bel ragazzo, capelli scuri, alto, con un libro in mano, sistemato in un angolo dell'autobus senza nessun'altro intorno. Studiai il suo viso, la testa era china sul libro, ma riuscii comunque a distinguere il colore dei suoi occhi, marroni, il suo viso concentrato nella lettura. M'incantai guardandolo, fissai i suoi bellissimi occhi color cioccolato: era di una bellezza quasi ipnotica, ma che, probabilmente, non veniva colta da molti. Era bello, ma allo stesso tempo passava inosservato. Il fatto che tenesse un libro tra le mani, invece di un normale telefono, mi incuriosì. Che magari potesse essere diverso dagli altri? Non ebbi altro tempo per rifletterci, perché l'autobus piano piano rallentò, fermandosi davanti alla mia scuola. Distolsi immediatamente lo sguardo dal ragazzo sconosciuto, ritornando alla realtà. Scesi distrattamente dall'autobus mentre nella mia mente si faceva largo una speranza: ero curiosa di saperne di più, speravo che scendesse alla mia stessa fermata e che fosse un nuovo arrivato, ma non fu così. Con me scesero altri ragazzi, ma non lui. Quando l'autobus ripartì, mi voltai per vedere un'altra volta il ragazzo che aveva alzato lo sguardo dal suo libro e che, inaspettatamente, mi stava guardando. Quando l'autobus scomparve alla fine della via, mi voltai, rossa in viso. Piena di domande, mi diressi alla mia scuola, consapevole che, probabilmente, non avrei più rivisto quel ragazzo senza nome.

*Spazio autrice.*

Ciao a tutti i lettori! Questo è il primo capitolo che posto per questa storia. Ho deciso di trasformarlo in una specie di capitolo “introduttivo”, perché non è molto lungo, attraverso il quale avevo intenzione di fare una breve introduzione alla storia che posterò per capitoli su questo sito. Cooomunque, spero che la trama vi piaccia o per lo meno vi interessi! :3
Devo ammettere che può sembrare un po' banale, ma, ahimè, ho cercato di farlo il meno scontato possibile.
Un bacio a tutti, Annie. 

   
 
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