Videogiochi > Mario Bros
Segui la storia  |       
Autore: koopafreak    02/04/2015    4 recensioni
Una stagione è trascorsa senza un solo sequestro di fanciulla ed il Re Koopa sembra essere sulla buona strada per non ricadere nei vecchi vizi. I legami tra vicini iniziano a consolidarsi, la vita nel Regno dei Funghi evolve per il meglio e grandi rivelazioni emergono in questo periodo di pace che minaccia di reggere assai più a lungo delle previsioni. Eppure un singolare sortilegio nascosto in un dono innocente è tutto ciò che occorre per riportare finalmente una sana dose di caos ed unire la volontà di due sovrani opposti nell'ardua ricerca della soluzione di quello scherzo del destino, fino a dover saldare i conti con un passato lontano.
Nel frattempo dovranno abituarsi alle loro nuove sembianze, con relativi pro e contro. E non saranno da soli.
[Seguito de “L'ultimo rapimento”] Come sempre, rischio di eventuale BowserxPeach.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Peach
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
k

L'umore giusto per fare esercizio insieme era ormai andato e i Koopa restarono in attesa che il tempo trascorresse, chi continuando ad allenarsi per conto proprio e chi svagandosi come poteva. Ludwig aveva lasciato i suoi libri in cabina, ma aveva preferito arrangiarsi e farne a meno per la serata piuttosto che trovarsi costretto a bussare alla porta che Roy non gli avrebbe aperto. Morton e Wendy erano risaliti, il più giovane si era aggregato agli altri fratellini mentre la sorella, nel suo nuovo vestitino preferito, si era seduta accanto al maggiore assorto nella contemplazione dei soffici colori del crepuscolo intanto che le prime stelle punteggiavano il cielo.

« Fa un altro effetto da quassù » osservò Wendy sedendosi sul parapetto ed accavallando le gambe. Era il quinto tramonto che testimoniavano con occhi umani, ma ciò non tolse che fosse uno dei più belli che la bowserotta ricordava di aver mai visto. Le ultime brillanti lame di luce filtravano tra le nuvole circostanti, infondendole di un bagliore arancio che nella distanza andava gradualmente affievolendosi nelle cupe sfumature che preannunciavano l'abbraccio del manto notturno. Sembrava che lo scafo della nave, lambita anch'essa dai lievi raggi radenti, stesse solcando un secondo mare sospeso sopra l'altro dove lo sciabordio delle onde era sostituito dall'ululo sommesso del vento e dal ronzio delle eliche.

Ludwig convenne con un cenno, immerso nei suoi pensieri.

'Cosa aspetti a dire a nostro padre che in fondo sei un disonorevole codardo, o lo devo fare io?'

Le parole di Roy non gli concedevano tregua. Non lo turbava tanto il fatto che il fratello si fosse accorto delle sue remore sul trono che era designato ad ereditare, perché Roy sapeva essere malignamente scaltro quando voleva, ma come il loro rapporto si fosse deteriorato fino a tal punto, avendo smarrito persino quella complicità fraterna che aveva tenuto uniti i bowserotti nonostante le differenze di ognuno. Lo spirito di squadra era il vero punto di forza della famiglia Koopa: al sorgere di qualsiasi minaccia o in vista di sfida si andava oltre i dissapori e i bisticci quotidiani, facendo fronte compatto e spalleggiandosi a vicenda. Roy aveva sempre avuto il suo caratterino e la convivenza con lui non era mai stata tutta rose e fiori, ma Ludwig rammentava di aver percepito le prime scosse tra loro due quando per il terzogenito aveva avuto inizio la fase adolescenziale. Da un giorno all'altro era come se il fratello avesse deciso che sarebbero stati rivali in chissà quale competizione. Per gli elogi di loro padre? Per il regno? O solo per il gusto di provare chi dei due era il migliore, secondo i criteri di Roy?

« Lud, salvami! » Qualcuno gli si abbarbicò alla gamba destra facendogli quasi perdere l'equilibrio. Guardando giù si ritrovò gli occhioni blu di Larry che imploranti gli sondavano l'anima nella speranza di innescare un moto di eroismo.

Gli altri fratellini avevano dato il via ad una partita a guardie e ladri per il ponte del vascello, insieme al padre che aveva interrotto le sue flessioni per lasciarsi coinvolgere di buon grado, e i più grandi avevano reclamato il compito di acchiappare i più piccoli. Era piuttosto buffo notare come tutti continuassero per nulla scoraggiati ad emettere i loro soliti ruggiti giocosi, specialmente Bowser, benché le corde vocali umane ne riproducevano soltanto un ridicolo abbozzo.

Lemmy si avvicinò saltellando come uno strano avvoltoio, con le maniche troppo larghe e ballonzolanti del suo maglione che richiamavano vagamente un paio d'ali, flettendo le dita nascoste nella stoffa in maniera scherzosamente minacciosa. Pensandoci meglio, col suo ciuffo appariscente somigliava di più ad un pappagallo.

Il koopolotto lanciò uno squittio e cercò riparo dietro la figura del maggiore, premendo la faccia sul tessuto nero dei pantaloni per ovattare i risolini che già non riusciva a fermare. Il crestino azzurro perfettamente in mostra tremava col ritmo degli sghignazzi trattenuti a stento, smascherando il suo nascondiglio.

Gli occhi vivaci di Lemmy abbandonarono momentaneamente la sua preda per soffermarsi su quelli profondi del fratello, spazzando via con uno sguardo colmo di significato i dubbi repressi nel silenzio: il secondogenito aveva visto cos'era successo, ma non avrebbe mai tradito il segreto e il maggiore gliene fu grato. Anche se Roy ci era ormai arrivato da solo, tutti gli altri dovevano continuare a restarne all'oscuro almeno finché le cose non fossero tornate alla normalità e lui si sarebbe sentito pronto ad affrontare il difficile confronto con loro padre.

Sebbene Lemmy avesse instaurato un rapporto quasi simbiotico con l'imprevedibile Iggy sin da cuccioli ed il loro era divenuto un dinamico duo praticamente inseparabile, tanto che a primo impatto si poteva addirittura scambiarli per gemelli nella loro distruttiva armonia, l'uno il preciso complementare dell'altro, ciò non significava che il secondogenito non condividesse una forte intesa col resto dei fratelli, specialmente con Ludwig. In fondo la leggenda degli scatenati Bowserotti aveva avuto origine proprio con loro due, dal giorno in cui si cominciò a testimoniare il maggiore a passeggio per il castello col più piccolo sulla testa (un lusso ormai tramandato a Junior e Larry), prima che anche gli altri elementi del gruppo fossero entrati di anno in anno nei ranghi.

Decise di riportare la sua attenzione sul gioco, avvertendo le manine di Larry che gli tiravano dolcemente i pantaloni. « Torna agli abissi a te acconci, torna indietro » intimò al fratello in caccia incrociando le braccia ed assumendo un'aria impeccabilmente seria, mentre Wendy dovette coprirsi la bocca con discrezione per celare un sorriso.

Un angolo delle labbra sottili si arricciò. « A meno che non ce lo dividiamo » propose quindi magnanimo.

Il koopolotto schizzò via accusandolo di alto tradimento, solo per finire dritto dritto tra le braccia di Iggy che si era appostato in agguato dietro l'albero maestro. In pochi secondi le risa acute di Larry vennero quasi coperte da quelle baritonali e potenti del padre, il quale era appena riuscito a mettere Morton con le spalle al muro e, pronto a calare su di lui, rendeva la sua vittoria più teatrale con una delle sue migliori scenette malvagie.

Lemmy esitò un momento prima di lanciarsi all'inseguimento di Junior, invitando con un sorriso speranzoso il maggiore ad unirsi a loro e sciogliersi della sua caratteristica, marmorea compostezza almeno per qualche minuto. Come previsto Ludwig declinò cortesemente con un gesto della mano e l'altro non insistette, manifestando un fugace broncio di delusione alle sue ritrosie. Erano entrambi consci che i cuccioli più giovani stravedessero all'idea di includere anche il fratellone nei loro giochi, a cui non aveva più preso parte da troppo tempo, cercando spesso e volentieri la sua presenza come aveva fatto Larry poco prima. Ormai Ludwig si considerava decisamente cresciuto per indulgere in attività tanto infantili senza provare un certo imbarazzo e, in completa onestà, avrebbe apprezzato maggior sobrietà anche da Lemmy e da loro padre che parevano non farsi mai problemi a sacrificare il contegno regale in nome del divertimento, ma Lemmy era Lemmy e per Bowser non vigevano limiti di età o di etichetta per trastullarsi spensieratamente coi suoi figli.

« Sai Kooky, voglio confidarti una rivelazione che sono certa finirà per sconvolgere la tua visione della vita fino ad oggi. » Wendy lo invitò a porgerle l'orecchio. Lei era l'unica che aveva mantenuto il vizio di rivolgerglisi con l'affettuoso nomignolo che i bowserotti usavano quando erano ancora troppo piccoli per padroneggiare una pronuncia corretta. « Se ogni tanto metti da parte l'orgoglio e accetti di giocare un po' con loro... non muori » gli sussurrò con aria cospiratoria.

« E per quale irreprensibile motivo non vedo anche te nella mischia? »

« E rischiare di sfilacciarmi questa bellezza che ho appena comprato, o di scempiarmi la manicure, o di spettinarmi?! » replicò allibita la sorellina sollevando appena l'orlo del suo abitino, agitandogli poi le dita davanti e sfiorando infine un boccolo ancora caldo di arricciacapelli.

« Certo. Qui, nel bel mezzo del nulla, attorniati da sguardi indiscreti da ogni direzione e incollati su di te » fece il maggiore accennando un sogghigno. « Deve essere snervante. »

« Ehi, ho lavorato sodo per rendermi finalmente presentabile in questo aspetto e non intendo buttare proprio adesso tutta la mia fatica alle ortiche. » Wendy si lisciò la stoffa morbida sulle gambe pienotte ma ben tornite ed incrociò le caviglie. « E ciò non ti esime comunque. »

« Lo terrò a mente. »


« È pronto in tavola! » giunse infine il segnale agognato dalla cambusa.

Seguì una migrazione precipitosa, non priva di spintoni e qualche gomitata, per accaparrarsi quanto prima le rispettive postazioni e dare inizio al banchetto.

Bowser si avvide di una sedia rimasta vuota e stette per rialzarsi ed andare a recuperare l'unico assente, ma Roy (che aveva drizzato anch'egli le orecchie) fece infine capolino dalle scale infilandosi frettolosamente la felpa ed evitando lo sguardo di tutti. Si accomodò al proprio posto tra Lemmy ed il padre, ignorando una mano massiccia che gli diede due pacche affettuose sulla spalla, e gettò un'occhiata diffidente sulle vettovaglie.

« Ehi, ehi! » esclamò il padre prima che tutti impugnassero le posate. « Come si dice? »

« Grazie, Mama Peach » risposero automaticamente i bowserotti.

La principessa sorrise un po’ incerta sperando che il sentimento di riconoscenza sarebbe rimasto anche dopo la degustazione. Ovunque si girasse vedeva difetti nei risultati della sua prima vera esperienza ai fornelli: troppo poco sale qui, troppo forse in quest’altro qua, quello lì si è bruciacchiato, quell'altro là forse doveva cuocere di più... Non seppe dire se fu “per rabbia di fame” o per semplice cortesia nei suoi riguardi, ma nessuno alzò la testa dal proprio piatto per muovere una critica ed il rumore di mandibole all'opera aveva rapidamente acquisito un ritmo costante. Si servì la carne avanzata a pranzo e notò con un certo compiacimento i cuccioli più piccoli che tendevano le braccia verso le portate per reclamare il bis. Curiosamente l'odore dei vegetali cotti, non che le fosse ormai sgradevole pur non destando in lei il desiderio di riservarsene una parte per sé, le fece venir voglia di una bistecca molto al sangue.

Una volta sedato l'appetito lupesco la cena fu allietata dal re in vena di concedere qualche storiella di quotidianità in casa Koopa e che Peach segretamente amava, sentendosi inclusa nel loro piccolo mondo protetto. Apprezzava in particolar modo quelle in cui le venivano rivelati altri particolari sull'arco di vita dei bowserotti che lei si era persa, prima che avessero avuto l’occasione di conoscersi.

« Giuro, mi sono distratto solo per qualche secondo e quando mi sono girato aveva già tracannato mezzo flacone di bagnoschiuma alla vaniglia. »

« Santo cielo! Si è sentito male? » fu la domanda legittima della principessa.

« No, figurati. Ha solo sputato bolle per un paio di giorni. »

I fratelli risero e Lemmy gonfiò tronfio il petto.

Bowser scorse anche le labbra di Ludwig sorridere e pensò bene di non lasciarlo ingiustamente escluso dal nostalgico racconto sulla loro infanzia. « Tu eri l'unico che faceva storie invece » buttò lì con nonchalance indicando il figlio maggiore con la forchetta e riempiendosi poi le guance di sformato. « Dovevo braccarti per i corridoi e portartici di peso, nella vasca. »

Ludwig sospese la masticazione e s'irrigidì col boccone nella guancia, non al settimo cielo che tale particolare fosse stato riesumato proprio di fronte alla principessa, anche se era considerata praticamente di famiglia ormai.

« A Lud non è mai piaciuta l'acqua » contribuì prontamente Junior.

« Quando andiamo al mare lui mette le radici sotto l'ombrellone a leggere » aggiunse Larry.

« È una cosa sua. Io gliel'ho chiesto più volte dove sia il problema, ma lui ti invita a dedicarti ad altro col garbo di un koopistrice rognoso e ti pianta lì o ti sbatte la porta in faccia o si para dietro un libro. Forse si sente buffo quando gli si bagna la testa, perché sembra una via di mezzo tra un cantante Heavy Metal e un mocio inzuppato. E non è che non sappia nuotare, perché gliel'ho visto fare quando Roy un giorno l'ha spinto nella piscina di casa - e, fra parentesi, vi siete persi una scena esilarante - ma forse non gradisce proprio l'umidità in sé che gli fa gonfiare i capelli come la capocchia di un toad. Il cosiddetto effetto fungo non ha mai trovato esempio più calzante, sapete... »

« Comunque oggi Ludwig mi è stato davvero d'aiuto. E senza di lui un mercante sarebbe stato derubato sotto il naso di tutti. » Peach fu sufficientemente prudente da interrompere il dettagliato soliloquio di Morton, prima che il piatto sui cui il maggiore aveva tenuto basso lo sguardo per la durata dell'indagine sul suo rapporto con l'acqua si convertisse in un'arma rotante, allo scadere degli ultimi preziosi granelli di pazienza nella clessidra.

Da una conversazione vagamente avvincente, Roy si ritrovò quindi a sorbirsi il resoconto intriso di approvazione da parte della principessa sulle gesta eroiche del fratello così bravo e altruista che aveva impedito un furto quando nemmeno un'anima là in mezzo aveva avuto il fegato di intervenire, il tutto coronato dal grugnito soddisfatto di loro padre intento a fare man bassa di zucchine ripiene.

Per la cronaca, anche lui si era reso utile, accertandosi che quei due bambinetti di Junior e Larry non ne avessero combinata una delle loro come al solito. E gli aveva pure comprato il gelato, ma nooooo... a lui niente da riconoscere. Ogni merito finiva sempre a Ludwig, Ludwig il paladino dei commercianti, Ludwig il secchione, Ludwig il figlio promettente, Ludwig il futuro re...

Come se nemmeno fosse lì presente, come se fosse irrilevante, come se non esistesse, nessuno aveva mai nulla da dire su di lui.


L’altezza del ripiano la costringeva a stare con la schiena leggermente incurvata, ma Peach aveva presto smesso di badarci e continuava zelante a sciacquare le stoviglie prestando attenzione a non infilzare la spugnetta insaponata con gli artigli. Bowser si era offerto di provvedere lui stesso al lavaggio, siccome il compito di pensare ai pasti era ormai passato alla fanciulla, ma lei aveva scelto di tenersi anche questa faccenda mentre il monarca era impegnato a mettere a nanna i koopolotti più piccoli.

« Un elefante si dondolava sopra al filo di una ragnatela
e reputando la cosa interessante andò a chiamare un altro elefante.
Due elefanti si dondolavano...
»

Era una filastrocca incompleta che la principessa soleva canticchiare tra sé da bambina, specialmente quando saltava la corda o si esercitava con la calligrafia, ove la ripetitività dell'azione le permetteva di tenere il conto senza nemmeno sforzarsi. Ricordava di averla udita da una toad intenta a ninnare dolcemente il suo bebè, ma le erano rimasti impressi soltanto i primi due versi che tuttavia pure così potevano comporre una nenia interminabile. Persino da adulta le capitava di riscoprirsi ad intonare quelle parole quando era sovrappensiero, tuttora innamorata dell'immagine assurda che la canzoncina descriveva.

Preparare una cena per ben nove persone (e una koopa) era stata una prova non da poco e le aveva portato via ben più tempo del previsto. Era certa che il giorno seguente avrebbe fatto di meglio, sebbene i piatti fossero tornati indietro vuoti e le pance dei commensali piene, già organizzandosi con le prossime semplici ricette da seguire mentre i ricordi delle sue lezioni di cucina clandestine riemergevano uno dopo l'altro, le parole gentili e le gesta abili dei cuochi mentre impastavano, sminuzzavano, pestavano e pelavano davanti a lei con una tecnica impeccabile senza mai smettere di sorriderle e spiegarle tutto con pazienza. Aveva riutilizzato coi Koopa gli stessi espedienti adottati con lei da piccina per incoraggiarla a mangiare le sue verdure da cui, come la maggioranza dei bambini, aveva la brutta abitudine di prendere le debite distanze, mitigandone strategicamente il sapore con altri alimenti più appetibili. Quando avrebbe fatto ritorno al suo castello, si sarebbe premurata di ringraziarli come meritavano.

Dopo aver radunato ben ventisette pachidermi a ciondolare leggiadri per il tempo di aver finito di lavare ed asciugare con calma, fece dunque per riporre tutto nelle credenze e rimase un po' sconcertata nel constatare che fossero già occupate da Junior e Larry, entrambi nei loro pigiamini e raggomitolati in un sonno profondo, forse con l'originaria intenzione di giocarle uno scherzo.

Uscendo dalla cambusa incappò in Bowser impegnato a setacciare ogni angolo del ponte, alla ricerca dei due latitanti che avevano cercato di posticipare l'inevitabile momento della messa a letto.

Gli occhi cremisi sostarono attoniti per qualche secondo sui cuccioli adagiati tra le braccia della draghessa e poi si sollevarono sul muso delicato di lei. « Come hai fatto, dimmelo. » L'incredulità fu pari all'ammirazione nella voce del re che certe sere aveva persino accarezzato l'idea disperata di tentare con l'ipnosi per riuscire a far assopire i koopolotti, che di andare a dormire all'ora giusta non volevano mai saperne, e costei pensava bene di spuntargli davanti così, fresca come una rosa di maggio, col lavoro già bell'e fatto quando l'ultima volta che li aveva avvistati prima della fuga avevano ancora l'argento vivo addosso. Non si capacitava di quale arcano segreto vi fosse stato dietro il miracolo, ma di sicuro voleva impadronirsene all'istante.

La principessa increspò le labbra in un sorrisetto eloquente. « Un vero mago non svela mai i suoi trucchi » fece passandogli accanto per riportarli in camera di persona e rimboccar loro le coperte.


« Bene, Peachy. Questo sarà il nostro primo allenamento insieme. » Bowser batté le mani fregandosele in segno di compiacimento. Si era attentamente premurato di non indossare la canottiera quella mattina, così da tenere in piena mostra i muscoli sotto i raggi caldi del sole, sebbene la fanciulla non avesse ancora dato voce ad un singolo commento sul suo misero aspetto che certamente non poteva reggere il confronto con la draconica imponenza purtroppo imprigionata dalla magia.

Peach annuì mascherando un certo nervosismo alla prospettiva di rendersi pienamente conto delle sue nuove capacità con la pratica. Ancora una volta il sovrano della Terra Oscura le pareva l'unico capace sulla faccia del globo di pronunciare la parola allenamento (o rapimento) come se sotto sotto intendesse appuntamento.

L'intera discendenza Koopa stava compostamente appollaiata sul parapetto di coperta per assistere allo show, ricordando una fila ordinata di uccellini sul cavo dell'alta tensione, con Wendy in custodia dei lunghi guanti e del nastro col gioiello luccicante.

« Non preoccuparti, ci andrò piano » la rassicurò il re forse con un filino di condiscendenza di troppo che non volò affatto inavvertita.

« Ma grazie. » Peach suonò un po’ più pacata e meno riconoscente di quanto avesse desiderato. Aveva già dato più volte prova a Bowser di meritare un certo rispetto nei panni di sfidante, persino al di fuori del Super Smash Bros., eppure era chiaro che questi non la stesse affatto considerando con la serietà che le era dovuta. Forse era giunto il momento di rinfrescargli la memoria…

Sul volto dello scaltro sovrano si dipinse un ghigno che non fallì nell'urtare ulteriormente la sua principessa, la quale ricacciò a stento un broncio rivelatore, se il modo stizzito in cui aveva irrigidito le spalle e arricciato la coda non costituiva già un segnale più che lampante della sua irritazione. Bowser sapeva che la fanciulla era il tipo che giammai avrebbe trovato la convinzione per alzare un solo dito se non aveva prima ricevuto la giusta provocazione e lui non doveva fare altro che accendere la miccia. L'ultima volta che l'aveva vista motivata abbastanza da calarsi giù dal piedistallo del pacifismo e battersi seriamente ci aveva dovuto sequestrare quella coppia di bietoloni bifolchi dei fratelli Mario.

« E ogni cinque minuti faremo una piccola pausa, onde evitare di affaticarti troppo » aggiunse melenso.

« Molto premuroso da parte tua, Bowser. » La draghessa fletté le dita artigliate.

« Se ritieni che non sia abbastanza, Peachy carissima, basta dirlo. »

« Lo terrò presente. »

« Dopo tanto tempo che non ci siamo più affrontati sul campo, non pretendo certo chissà cosa da te. »

« Che sollievo. »

« Se dovessi sbadatamente lasciarmi prendere la mano, sei pienamente autorizzata ad interrompermi. »

« Non mancherò. »

« È una delizia comunque vederti così carica di buonumore mattutino, lo sai? »

I bowserotti deglutirono.

Il re si decise a tagliar corto con le smancerie una volta per tutte, soddisfatto dell'esito del suo operato, rimirando il piglio combattivo finalmente riaffiorato sul viso delicato. « A te l'onore. » Accompagnò l'invito con un gesto galante.

La principessa, evidentemente meno riluttante rispetto a un minuto fa, non si fece pregare e il rumore della lotta presto si diffuse per il ponte divenuto all'improvviso l'arena di due brawler veterani.

« Accicacchio. » Morton emise un fischio di ammirazione.

« A papà Re converrà impegnarsi perché Mama Peach non scherza » disse Junior dondolando le gambe e contemplando quanto la sua mamma sembrasse ancora più bella quando combatteva.

« Però la vedo ancora piuttosto impacciata... » borbottò Roy a braccia conserte.

« Dalle tempo, si sta abituando » replicò stoico Ludwig col fratellino più giovane seduto in grembo, osservando come i colpi sferrati dalla draghessa stessero pian piano acquisendo più sicurezza pur restando attenta a tenere i pugni chiusi per nascondere le unghie.

Roy lo guardò storto per essere stato ripreso, ma si astenne dal rimandargli indietro qualche stilla di veleno di fronte a tutti e indirizzò di nuovo la sua attenzione sullo scontro. Lui e Ludwig avevano praticamente azzerato il dialogo dalla sera precedente e dormito entrambi con la schiena rivolta verso l'altro. « Di questo passo finirà per farla arrabbiare anche oggi. »

Nessuno gli diede torto in tal caso: il padre non si stava limitando a schermarsi per permettere a Peach di riscaldare i muscoli e di apprendere a calibrare la sua forza, ma già da un po' aveva attuato la propria controffensiva ricorrendo alla medesima tattica che aveva usato il giorno prima per tentare di provocarla allo scontro diretto, pizzicandole i fianchi se la draghessa non era stata abbastanza veloce da proteggersi. Sulle prime Peach gli aveva sussurrato a denti stretti le solite proteste e dopo aveva involontariamente iniziato ad esprimere la sua esasperazione con cupi rombi gutturali ad ogni contatto indesiderato, di tanto in tanto seguiti da uno sbuffo fumoso mentre Bowser, ormai diventato più rapido di lei, eludeva senza difficoltà i suoi attacchi e continuava imperterrito ad infastidirla.

« Non lasciarti mai così esposta, Peachy. » Sottolineò il consiglio affondando nuovamente le dita nelle squame lisce e saltò indietro in tempo per schivare il ceffone da orso, accorgendosi della forza rinnovata che la principessa stava mettendo nei suoi colpi mentre l'ennesimo ringhio le vibrava furibondo in gola.

Bowser ridacchiò tra sé. Una delizia davvero. Ammirò come i raggi del sole scivolavano sulle scaglie preziose tracciando la curva sensuale dei fianchi ed evidenziando le forme giunoniche, le piccole corna che facevano capolino ai lati della frangetta e quel musetto angelico insolitamente contratto in un'espressione minacciosa. Sembrava quasi una koopa a tutti gli effetti.

Forse a prima vista sarebbe riuscita a trarre in inganno persino un osservatore esperto, siccome il suo aspetto non aveva nulla di meno in confronto a qualunque altra femmina, con le squame del capo dello stesso colore dominante sul resto del corpo dalle linee morbide, aggraziato ma potente quando doveva rispondere al richiamo della battaglia. Ciononostante, rispetto alle appartenenti alla sua stessa specie che lui aveva incontrato o delle quali aveva visto solo immagini, lo sguardo di Peach trasmetteva un'umiltà e una bontà d'animo che ne tradivano immediatamente l'anomalia celata dietro artigli e scaglie. La principessa lo aveva rimproverato in molteplici occasioni per quella che definiva semplicemente egoista cocciutaggine nello spingere i suoi cuccioli a mettersi alla prova sul campo, ma ciò che ella non aveva ancora compreso era che i draghi tartaruga fossero creature votate al combattimento dai tempi remoti delle stirpi più antiche. Nessuna koopa vivente, erede del sangue di sfilze di guerrieri e conquistatori, come lo era lui d'altronde, avrebbe avuto quegli occhi da cerbiatta per i quali ci aveva perso la testa da un pezzo.

A tal proposito, Bowser rimase così incantato da quegli occhioni ammaliatori da commettere l'errore madornale di reagire con un secondo di ritardo e Peach, finalmente padrona della propria forza e dei propri riflessi, ne approfittò per scaricare il nervoso accumulato allontanandolo con un colpo allo stomaco che lo sbalzò violentemente all'indietro. Tanta fu la sorpresa che non realizzò appieno l’accaduto fino al sonoro atterraggio sulle assi, restando poi lì stordito e steso a quattro di bastoni.

I bowserotti emisero un “Uoooh!” di meraviglia.

« Ahio... » Il re non fece nemmeno in tempo a puntellarsi sui gomiti che il ponte tremò nuovamente come se un fulmine avesse folgorato la nave, rispedendolo orizzontale con una seconda capocciata. Il buio era calato oltre le palpebre serrate e quando le risollevò si trovò davanti una schiera perfetta di zanne mentre il respiro fresco di collutorio alla menta gli carezzava il viso e i capelli scompigliati.

« Tieni. Le mani. A posto » sibilò Peach incombendo terribile proprio sopra di lui e segnando il legno ai suoi lati con le unghie affilate.

Il sovrano della Terra Oscura si riperse in quei limpidi occhi furenti e pensò sognante che sarebbe riuscito a strapparle un bacio inclinando appena il collo in avanti. Il serio rischio che così l’avrebbe fatta adirare ancora di più lo dissuase però dall’azzardarcisi. « Un punto a tuo favore » le concesse con un sorriso sghembo.

La principessa corrugò ulteriormente le sopracciglia, ma dentro di sé era contenta per averlo saputo rimettere in riga.

« Posso rialzarmi adesso? » le giunse molto tranquillamente da sotto.

Appena Peach si fu subito fatta da parte ristabilendo i confini e ricomponendosi per quella momentanea mancanza di contegno, Bowser si rizzò a sedere con un grugnito massaggiandosi la nuca indolenzita. A dispetto dello smacco, le rivolse un sorrisone smagliante a trentadue denti: il ritratto della soddisfazione. « Mi allenerei tutti i giorni con te. »

Quell'espressione esultante finì inevitabilmente per contagiarla e la fanciulla si liberò della tensione con un sospiro mentre i tifosi Koopa si complimentavano con vivido entusiasmo dal loro spalto. Offrì doverosamente la mano al suo compagno di viaggio per aiutarlo a rimettersi in piedi ed individuò in lontananza, sospeso infido nel cielo, un cumulo particolarmente fosco e compatto che indicò con un artiglio. « Bowser, non mi piacciono per niente quelle nuvole. »

« Rilassati, Peachy. Che vuoi che siano due gocce? »


Era un diluvio torrenziale.

I bowserotti e la principessa si erano rintanati sottocoperta trovando scampo dalle violente sferzate della tempesta che sballottavano senza sosta la nave, in balia della collera imprevedibile di Eolo.

« Morton, ti senti male? » Peach prese nota della faccia del ragazzino, effettivamente accasciato contro la parete del corridoio come un pallone sgonfio, che aveva perso diverse sfumature sulla scala del suo colorito naturale e col berretto calcato in testa quasi a coprire le tracce livide sotto gli occhi infelici.

« Ho il mal d'aria » mormorò questi con un fil di voce e l'espressione di chi a breve si sarebbe rivisto davanti la colazione dall'ultimo boccone al primo.

« Qualcuno lo porti in bagno, svelti. E non puntatelo da questa parte! » sbraitò orripilata Wendy rifugiandosi dietro una porta per preservare l'integrità del suo vestitino, intanto che Ludwig prestava assistenza al fratellino instabile sulle proprie gambe.

Non ci vorrà molto prima che avremo fatto tutti la stessa fine, pensò preoccupata Peach rischiando di sbandare mentre una raffica particolarmente intensa scuoteva l'imbarcazione.

Gli altri principini corrucciarono le labbra in una smorfia udendo dalla parte opposta l'effetto della burrasca sul fratello malcapitato. « Non invidio Ludwig in questo momento » ammise Lemmy dedicando un caro pensiero al maggiore, il quale si era assunto la sgradevole responsabilità di evitare che il sestogenito si imbrattasse. Un altro forte scossone mise nuovamente alla prova l'equilibrio collettivo e più di un bowserotto finì col posteriore attaccato al pavimento. Pile di indumenti si rovesciarono fuori dall'armadio inzeppato della principessina Koopa che gemette affranta dopo tutti gli sforzi sprecati per ripiegarli alla perfezione.

Junior era l'unico nella baraonda generale che non aveva detto una parola e stava lì immobile reggendosi contro lo stipite della sua porta con lo sguardo perso nel vuoto. Peach si avvicinò per raccoglierlo tra le braccia, avvertendo il cuore del bambino battere spaventato nel piccolo petto, ed istintivamente lo strinse a sé per rassicurarlo. Con una naturalezza che non seppe spiegarsi, la gola le vibrò in un dolce rombare non così diverso da quelli di Bowser quando mostrava affetto o gioia e le braccine sottili si avvolsero intorno al suo collo mentre i muscoli si rilassavano lentamente contro le squame calde.

Qualcosa stava cambiando in lei, qualcosa che stava crescendo nel suo io ed affiorava in superficie specialmente quando interagiva coi cuccioli. La principessa aveva da un po' consolidato la certezza che tutti quanti si stessero adattando ai loro corpi, o meglio, che i loro corpi li stessero adattando ad essi. Benché questa alterazione fosse più evidente nel suo caso, anche i Koopa stavano cominciando a palesare i primi minuscoli segnali: Iggy e Morton avevano ormai dato fondo alla lista di motivi per cui lamentarsi e si muovevano con disinvoltura nei propri panni come gli altri, tra cui Bowser stesso, il quale si dimenticava con maggior frequenza di mettersi addosso la sua armatura quando all'inizio non se ne separava neppure all'ora di coricarsi. Tuttavia l'indizio significativo per Peach restava uno e uno solo: quella luce, lei se ne era accorta, la luce delle loro iridi di drago che ardeva ancora più fiera se alimentata da emozioni intense, si stava facendo invece più fievole un'alba dopo l'altra. E se, una volta estinta definitivamente, una volta perduta anche quell'ultima traccia della loro vera natura, l'effetto dell'incantesimo fosse divenuto irreversibile? L'inquietudine di tale sospetto che teneva sigillato dentro di lei la indusse a serrare l'abbraccio intorno al bambino, infondendosi coraggio a vicenda.

I bowserotti presenti assistettero senza aprir bocca, consapevoli della fragile solennità del momento che, seppur per qualche istante, prevalse sul ruggito terribile della tempesta che faceva tremare le assi.

« Questo temporale mi ha stufato. Voglio che la smetta » si lamentò Junior tirando su col naso, troppo orgoglioso per ammettere di aver ceduto alla paura.

Peach poggiò il mento sopra la testolina col codino focoso che le stuzzicava le scaglie più morbide sotto la mandibola, rattristata di non poter alleviare completamente la pena del bimbo e affidandosi alla misericordia degli spiriti astrali affinché chetassero il cielo procelloso al più presto. Come se la sua supplica fosse stata ascoltata, le correnti turbinose cessarono inaspettatamente di scagliarsi sulla nave e, sebbene il rumore dell'acquazzone fuori riempisse ancora il silenzio attonito, i viaggiatori compresero di essersi infine fermati.

Bowser scese di sotto con passi pesanti, bagnato fradicio da testa a piedi nonostante la mantella antipioggia e coi capelli appiccicati sul viso spossato. « Attenderemo sull'isola di Oolong finché il tempo non s'aggiusterà. »


« Mi rincresce, signor Ludwing... »

« LudWIG » scandì il bowserotto in questione inchiodando la guardia alla terra umida con un'occhiata, in una rara manifestazione di contrarietà. Non era insolito anzi che estranei si lasciassero sviare dall'atteggiamento freddo ed il modo di vestire distinto e che quindi gli si rivolgessero col rispetto dovuto ad un adulto.

« Signore, questa zona non è adibita alla sosta di velivoli di tali dimensioni... » ripeté l'addetto facendosi piccolo piccolo nel suo impermeabile. Un indice tremante spuntava da sotto una manica del cappotto a specificare superfluamente il vascello alle spalle del tizio senza espressione.

Un sacchetto tintinnante atterrò sul palmo della sua mano in risposta.

« E vi è inoltre da considerare l'impatto estetico sull'isola... »

E un altro.

« E il disagio visivo arrecato ai turisti... »

E un altro.

« Confido adesso che la nostra ingombranza sarà più tollerata finché il tempo non ci avrà permesso di togliere il disturbo » replicò placido il maggiore degli eredi Koopa e prese commiato con un cenno del capo sotto l'ombrello scuro per risalire a bordo.

« Godetevi il vostro soggiorno! » rispose la guardia a cuor leggero e saccocce pesanti, zigzagando tra le pozzanghere che costellavano lo spiazzo appartato dove Bowser aveva appoggiato la sua nave, non troppo lontano dalla piccola cittadina al centro dell'isolotto galleggiante nel cielo.

« Davvero siamo a Oolong? Dobbiamo assolutissimamente farci un giro! » esclamò elettrizzato Morton una volta tornato in sesto e riemerso dal bagno.

« Ci sono centri commerciali qui? » volle informarsi Wendy in piedi su una sedia mentre aiutava il padre, seduto di fronte a lei a bearsi dell'aria calda del fon che gli scivolava sul collo, a risistemarsi la capigliatura. Non che non fosse capace di pensarci da solo, ma quella era una delle coccole che la koopolotta gli riservava da quando era piccolina ed aveva già iniziato ad accusare i suoi complessi.

« Meglio: un megastadio da urlo dove i più grandi campioni della lotta libera si sfidano ogni settimana! »

« Quella non è lotta, è recitazione » intervenne il fratello spilungone con una spalla contro la parete, impegnato a lucidare meticolosamente le lenti degli occhiali con un lembo della camicia.

« Fanfaluche! È tutta roba vera invece, si capisce benissimo in televisione » replicò Morton con quel suo tono pedante che usava quando si sentiva messo in discussione. « E c'è inoltre il chiosco di hot dog più succulenti del mondo. » Quella notizia parve ridestare l'interesse generale.

« Hot dog? Dopo la tua recente eiezione, fossi in te, me ne starei lontano dal cibo per un po' » osservò con disapprovazione Ludwig sentendosi probabilmente minacciato dal rischio di rivivere una seconda volta la scena pietosa di quella mattina.

« Visto che siamo ancorati su questo sputo di terra finché il temporale non si sarà calmato, tanto vale approfittare di un diversivo prima di riprendere il largo » concesse Bowser a cui l'idea di scendere dalla nave per qualche ora non spiaceva, essendo rimasto a bordo al loro ultimo ormeggio.

« Io credo che vi aspetterò qui a sorvegliare il tesoro di Jones. » La principessa non se la sentiva di sfilare di nuovo dinnanzi un'altra moltitudine di sconosciuti e inoltre non le aggradava particolarmente l'idea di arrivarci pure zuppa siccome nessun ombrello era abbastanza grande per coprirla tutta.

« Non vuoi venire con noi, Mama Peach? Sarà divertente. » Junior tentò di farle cambiare idea per uscire tutti insieme stavolta, bello o cattivo tempo.

« No. »

« E perché no? »

« Perché voglio prepararvi una bella torta per quando sarete tornati. »


Naturalmente Bowser le aveva chiesto prima di andare se non avesse preferito fare a cambio ed accompagnare lei i ragazzi, ma la principessa aveva ribadito la sua decisione a non metter piede fuori e Ludwig le aveva lasciato i propri libri a disposizione se ve ne fosse stato qualcuno di suo gradimento, offertosi anch'egli di prendere il suo posto e restare di guardia.

A nessun ladruncolo balenò per il cervello la malsana idea di farle visita in quella grigia giornata piovosa e Peach la trascorse in piacevole tranquillità, crogiolandosi completamente nella pace della sua attività preferita: cucinare dolci. Immaginare i sorrisi dei koopolotti a premiarla della propria passione la tenne di buon umore per l'intero pomeriggio e quando il resto della compagnia fece la sua ricomparsa a bordo, erano tutti talmente satolli di hot dog che non fu nemmeno necessario preparare la cena. Malgrado il ritardo sulla tabella di marcia si dimostrò una serata senza dubbio gradevole e nella nave si era addirittura creata un'atmosfera casalinga, dove il profumo della torta si era diffuso dalla cambusa fino alle camere da letto, tuttavia nessuno aveva notato tra chiacchiere e forchettate di dessert che Junior e Larry erano stati eccezionalmente taciturni, scambiandosi occhiate indecifrabili di tanto in tanto.

Bowser pagò il prezzo della sua distrazione qualche ora più tardi, nel momento in cui si alzò nel cuore della notte per recarsi in bagno accorgendosi che la loro cameretta fosse vuota ed entrambi i letti disfatti. Una volta appurato che non si trovassero da nessuna parte sottocoperta e che le tracce umide lasciate dalle loro mantelle puntavano dritte verso l'uscita, non ci pensò due volte ad allertare anche Peach che sarebbe stata pronta a gettarsi a testa bassa fuori dalla nave persino al culmine della stagione dei monsoni per andare a riprenderli e farsi gentilmente spiegare secondo chissà quale assurda, scriteriata ragione dei bambini sarebbero sgattaiolati via a notte fonda e nel bel mezzo di un temporale per giunta.

Fortunatamente bastò loro aprire la porta per stanarli esattamente lì sul ponte, già sulla via del ritorno dalla loro evasione, e oltretutto accompagnati.

« Junior, Larry, cos'è quello? » inquisì il padre senza staccare le pupille dalla figura tra i due irresponsabili.

« Stava tutto solo senza un riparo... » si giustificò con aria non meno colpevole il bowserotto più piccolo sotto mantella e ombrellino grondanti.

« Mandatelo via. Sicuramente avrà un posto dove andare e poi non c'è spazio qui per un'altra bocca da sfamare. »

« Ma papà Re... » fece Larry sgranando gli occhioni azzurri.

« Rientrate subito, tutti e due, così facciamo i conti mentre si ritrova la strada di casa. »

« Ma c'è una bufera… »

« Niente ma, si sta già stretti qui dentro. »

« Volevamo soltanto fargli assaggiare una fetta di torta di Mama Peach... »

« E sento il suo odoraccio da qui! Minimo ci riempirà di pidocchi. »

« Non essere così sgarbato, ti prego. Almeno sono tornati sani e salvi e lui non mi sembra abbia molta voglia di rappresentare un pericolo. Non possiamo restare indifferenti » lo riprese la principessa che non era in grado di tollerare una tale mancanza di umanità. « Venite tutti dentro » disse scostandosi senza perdere di vista per un momento il loro ospite.

La grossa testa affilata che sovrastava i due ombrellini si abbassò in un muto cenno di riconoscenza, lasciando che i bambini lo conducessero per mano all'interno della nave.


« Sono in debito con voi » li ringraziò l'energumeno con la sua voce roca e appena appena gracchiante, ingobbito sul suo piatto come un cane affamato mentre si apprestava a spazzolare la quarta porzione della cena improvvisata che Peach era riuscita a racimolare in così poco tempo.

« Questo è scontato » borbottò Bowser a braccia conserte contro la parete, nient'affatto entusiasta di essere costretto ad ammettere un'altra presenza maschile nel suo territorio.

« Immagino che vi siate incontrati questo pomeriggio allo stadio. » La principessa aveva appena finito di redarguire dolcemente i due koopolotti in disparte che in fondo erano stati mossi da un'ammirevole generosità (a dimostrazione contro chiunque avesse ancora sostenuto la diceria che i Koopa conoscessero solo la cattiveria), ma rimaneva ad ogni modo che avessero fatto saltare il cuore in gola sia al padre che a lei per quell'alzata d'ingegno. Non si esce di nascosto e non si portano a casa estranei raccolti dalla strada senza prima chiedere. Non si fa. Non sta bene.

« Da quelle parti » si limitò a rispondere a becco pieno il loro ospite, senza scendere in particolari tipo “fuori dallo sfarzosissimo stadio per la precisione, esattamente nei pressi dei bidoni della spazzatura, mentre era indegnamente impegnato a raggranellare il suo magro pasto per quella che era soltanto un'altra giornata schifosa di una lunga serie da mesi ormai”. Sebbene tali dettagli fossero rimasti taciuti, non occorreva certo uno spiccato spirito di osservazione per evincere dal suo aspetto che provenisse dal mondo del wrestling, con spalle larghe e fianchi stretti, e che nemmeno se la stesse passando egregiamente date le miserabili condizioni igieniche, i pantaloni in spandex strappati e ormai opachi per il sudiciume e gli stivaletti talmente logori che le dita artigliate sbucavano dalla punta.

Conservava ancora, malgrado l'apparenza, un'ombra del regale fascino aquilino che doveva aver sfoggiato nei suoi giorni di gloria andati: di fatto il loro invitato era un falco.

« Possiamo sapere il tuo nome? » gli chiese con tono cordiale la principessa, una volta atteso che fosse stato sazio abbastanza per scambiare più volentieri qualche convenevole, come le presentazioni.

Quest'ultimo parve sorpreso. « Pensavo già mi conosceste, visto che qui ero considerato una leggenda. » Il silenzio che gli giunse in risposta lo smentì, sebbene né a Peach né a Bowser fosse sfuggito il suono spietato del passato verbale. « Mi chiamo Rawk Hawk, ma nell'arena ero famoso sotto il nome di Falkoman. »

Quando fu il turno della draghessa a ricambiare, l'ex lottatore rimase di sasso una seconda volta. Rammentava per l'appunto di una fantomatica Principessa Peach di cui quel tizio coi baffi gli aveva accennato al loro ultimo incontro, molto tempo addietro, quando lui ancora era amato nel ring. Da allora il falcone aveva covato nella sua fantasia l'immagine di una splendida pulzella delicata come un fiore, di quelle che ti sciolgono il cuore al primo battito di ciglia, e invece si rese conto di aver mancato di qualche iarda l'effettiva e squamosa realtà. Certo che l'idraulico aveva gusti davvero strani.

« E come vanno le cose a Mario? » domandò l'ex campione di Oolong.

« È morto. »

« Molto maturo, Bowser, davvero » si complimentò Peach all'intervento indesiderato prima di rivolgersi di nuovo al wrestler caduto in disgrazia. « No, ignoralo, Mario sta bene e al momento... »

« Fre- fre- fre- fre- fre! » la interruppe Falkoman sollevando una mano, avendo istantaneamente smarrito qualsivoglia interesse sulle attuali condizioni del suo vecchio opponente una volta udito il nome che custodiva ancora in sé il ricordo della sonora ed umiliante batosta. « Ho sentito bene? Bowser? Tu?! Quel Bowser? » Gli occhi nero liquido del lottatore si spalancarono in un misto di rabbia riaccesa ed incredulità nell'averne infine riassociato la voce della quale aveva intuito una certa familiarità già prima di entrare, ma la prospettiva di un pezzo di torta dopo solo mezzo hot dog rancido da quella mattina lo aveva distratto.

« Ne conosci altri? » confermò il re sollevando sprezzante un angolo delle labbra. A differenza di Peach, la sua strada e quella di Falkoman si erano già incrociate in passato, per questo la sua esistenza sotto lo stesso tetto gli era ancor più sgradita. « Tanto per sapere, quanto ti ci è voluto per spiccicarti dal pavimento? Hanno usato un raschietto o la paletta della lettiera del gatto? »

Falkoman si erse in tutta la sua stazza, esattamente pari a quella dell'ex koopa adesso, gonfiando i muscoli sotto le piume unticce e flettendo le dita scricchiolanti, bramoso di una piccola rivincita personale dopo tante angherie da parte del destino. Tagliò lentamente la distanza tra loro due e gli si piazzò davanti, colmo di furia repressa. « E tu quanti chirurghi hai dovuto strapagare per farti cambiare i connotati? E non in meglio addirittura. L'ultima volta che mi sei capitato davanti eri una specie d'ippopotamo obes... » La sberla che si piazzò alla velocità di una palla di cannone su una guancia gli impedì di concludere gli insulti, facendogli quasi girare la testa di centottanta gradi.

« Non sei migliorato di una virgola. Sei rimasto il patetico mollaccione che mi sono lasciato alle spalle in quel bugigattolo » disse sereno Bowser mentre il braccio tornava lungo il fianco.

« Come osi?! Mi avevi solamente colto alla sprovvista! » si difese il falco coi lunghi capelli arruffati, massaggiandosi la gota offesa.

« Se non ricordo male eri stato tu ad attaccare per primo » puntualizzò l'altro e, tanto per rendere il messaggio più incisivo e per diletto personale, ci aggiunse un secondo ceffone che lo fece barcollare.

A questo punto la rissa parve inesorabile, ma l'intervento provvidenziale di Peach evitò che si esibissero in uno spettacolo degno di un'osteriaccia di porto. « Voi due, vedete di comportarvi da adulti e dateci un taglio con questo bisticcio. Rischiate di buttare giù dal letto tutti quanti » li rimproverò torreggiando severa su di loro.

« Ma ha cominciato lui! » fu la simbiotica replica mentre due indici si accusavano a vicenda.

« Maschi... » sospirò la koopa, assai più razionale tra i presenti, sfiorandosi lo zigomo con un artiglio e rivolgendosi nuovamente al loro ospite. « I bambini ti hanno ceduto la loro stanza per questa notte, l’ultima a sinistra, e dormiranno coi fratelli. Questi sono i tuoi asciugamani, così potrai fare una doccia calda prima di coricarti. » Gli porse i panni soffici con un sorriso.

Falkoman li accettò ammutolito dal buon cuore della principessa e pian piano ritrovò la calma accantonando temporaneamente il suo desiderio di vendetta. Quello e la cena erano stati gli unici gesti gentili per lui dopo mesi di emarginazione, beffe o indifferenza e lo colpirono non poco.

Ovviamente Bowser si sentì trascurato invece e fu pervaso dal bisogno di dire la sua. « Non mi pare di essere stato consultato in merito. » Si alterò subito, decisamente contrario all'idea di condividere il proprio spazio vitale con un barbone appena raccattato dal marciapiede e verso cui non nutriva una fortissima simpatia.

« Junior e Larry si sono offerti di lasciargli la loro camera. Ha tutto il diritto di restare » rispose tranquilla seppur con una nota di fermezza. Non capiva perché il koopa fosse tanto restio a mostrargli un barlume di altruismo quando era evidente che nelle sue attuali condizioni non costituiva alcuna minaccia, ma aveva promesso ai bambini di aiutarlo prima di rimandarli a letto e avrebbe preteso un piccolo sforzo anche da lui. « Dunque, auguro ad entrambi una buona notte e se vi azzardate a svegliarmi con un'altra delle vostre scenate vi mando a dormire sul ponte. Pioggia o non pioggia. » Messo in chiaro questo si ritirò nella propria cabina.

Falkoman osservò l'imponente figura che sfiorava il soffitto allontanarsi finché non fu sparita dietro la sua porta e si ritrovò poi a fissare negli occhi fiammeggianti come crateri vulcanici di un Bowser assai più propenso alla violenza fisica che al rispetto della quiete notturna.

« Non guardarla troppo se ci tieni alle penne » fu il cupo avvertimento prima di congedarsi anch'egli chiudendo la porta con poca delicatezza, innescando così qualche impastata lamentela nella stanza accanto prima che la nave ripiombasse nel silenzio disturbato unicamente dal sottofondo costante dell'acquazzone e del vento.

Che avrà di irresistibile quella gigantessa tutta spuntoni io non me lo spiego. Il lottatore disagiato stabilì che non fosse il caso di perderci tempo a cogitare, visto che non erano comunque affari suoi.


Nota d'autrice:

Non voglio allarmare nessuno, questo capitolo sarà composto soltanto da un'altra metà ed il viaggio ha quasi raggiunto il suo scopo. Siamo lì lì, diciamo.
Sto cercando a rotazione di ritagliare una parte in scena ad ognuno degli otto co-protagonisti e, come se non lo avessi già sbandierato abbastanza, mi diverto un sacco ad esplorare il rapporto tra i bowserotti e la loro Mama Peach. Che la trasformazione stia portando a galla quel lato di lei che non sapeva di avere così innato? :]

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mario Bros / Vai alla pagina dell'autore: koopafreak