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Autore: G_Jackson    02/04/2015    1 recensioni
Dal testo: "Lottie stava parlando con le sue amichette qualche fila più indietro. Ad un tratto vidi un uomo con un cappello ed un soprabito lungo nero"
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Chiedo scusa in anticipo per la banalità di questa storia. L'ho scritta un paio d'anni fa ed era rimasta nel quaderno ad aspettare che decidessi cosa farne. Grazie mille ad eventuali lettori :)
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Comincio col dire che questa è la prima storia che pubblico e sono parecchio tesa, quindi nel caso vogliate recensire, vi prego di non essere troppo duri grazie :) Non so se piacerà a qualcuno, comunque io sono aperta a suggarimenti vari per continuare. Beh, ora basta parlare! Ecco qui la storia. Buona lettura!    G_Jackson

Capitolo 1: Il matrimonio

-Ecco dov'eri! Ti ho cercato d'appertutto. Veloce, la cerimonia sta per iniziare!-
-Arrivo Lottie, mi sto vestendo-.
Erano circa le undici e mezza di una mattina calda e assolata di metà luglio; il paese era deserto e non soffiava il minimo alito di vento. Ci stavamo preparando per andare in chiesa, a celebrare il matrimonio dei miei zii. Finalmente dopo sedici anni di convivenza avevano deciso di sposarsi!
Stavo finendo di mettermi lo smoking bianco, perchè bianco non lo so, quando mia sorella Lottie è rientrata di corsa nella mia stanza:
-Non hai visto per caso il mio cerchietto? Non posso essere una vera damigella senza il mio cerchietto!-
-Sì, è dentro al comò di mamma e papà- risposi.
-Grazie Alan-. 
Come ormai avrete capito io mi chiamo Alan, Alan West. Ho quattordici anni e vivo in un piccolo paesino della campagna irlandese; abito qui da quando è nata mia sorella Charlotte, che tutti chiamiamo Lottie. I miei genitori ci hanno lasciati dai nostri zii, dai quali siamo stati accolti a braccia aperte, e se ne sono andati negli Stati Uniti ormai da dieci anni. Io e mia sorella non ci assomigliamo per niente: io capelli neri lisci, occhi azzurri, alto mentre mia sorella ha i capelli biondi e con i boccoli, gli occhi verdi ed è piuttosto bassa per i suoi dieci anni (ma non diteglielo, altrimenti comincia ad urlare e non è una bella esperienza); gli zii dicono che ci assomigliamo solo nel carattere perchè siamo entrambi gentili, curiosi ma sopratutto determinati.

Arrivati in chiesa, i musicisti hanno cominciato a suonare la marcia nuziale con organo e violini mentre ci sistemevamo; dopo pochi minuti di pausa hanno ripreso: questo sigificava che mia zia era pronta. La chiesa era grande, riccamente decorata con affreschi di pittori che avevano impiegato giorni, anni per farli; c'erano molte decorazioni in oro, soprattutto sull'altare. Mi stupivo che fosse di un paesello come il nostro, data la scarsa affluenza di gente durante le messe domenicali. Per l'occasione la navata centrale e le panche erano state addobbate con fiori rosa, rossi e bianchi e dalle colonne scendevano veli bianchi.

A mezzogiorno e venti eravamo ancora tutti seduti. Lottie stava parlando con le sue amichette qualche fila più indietro. Ad un tratto vidi un uomo con un cappello ed un soprabito lungo nero, pantaloni e scarpe dello stesso colore. Portava un paio di occhiali da sole e il colletto del soprabito era tirato su a coprire metà guance. Aveva le mani grandi. Per fortuna Lottie aveva lasciato sulla nostra panca la macchina fotografica, così riuscii a scattare due foto all'uomo in nero. Feci in tempo a scattare la seconda che l'uomo scomparve.

Il ristorante era pieno di gioia, gente e risate. Si può dire che l'unica macchia nera in quel foglio bianco fossi io "Wow, Alan, che poeta che sei", ma ero così concentrato su quelle foto che non riuscivo a godermi la festa. All'improvviso vidi un'ombra su di me: era mia zia.
-Vieni a ballare con me?- mi chiese.
-No, grazie, non sono bravo a ballare. E poi la sposa non dovrebbe ballare prima con il padre e poi con il marito?-
-Già, però sai che il nonno non può ballare e quindi ha bisogno di un sostituto-
- Va bene. Ma porto la macchina fotografica!- cedetti alla fine.
-Possibile che pensi sempre alla tecnologia?! Dai, vieni!-.
Ballando provavo una strana sensazione: non di imbarazzo o di felicità perchè stavo danzando con la sposa, bensì di angoscia e un brutto presentimento. Chi mai poteva essere quel tizio? Cosa stava facendo al matrimonio degli zii dietro ad una colonna? E nessuno degli invitati lo aveva notato... "Gli invitati...Ma certo, ecco cosa posso fare! Controllare la lista degli invitati e in caso non si sia presentato qualcuno, chiamarlo!" mi dissi.
E non sapevo ancora a cosa andassi incontro.
   
 
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