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Autore: Lea Coleman    03/04/2015    4 recensioni
«Inu-Yasha, hai travisato tutto.»
«Non ho travisato un bel niente,
io!» Kagome era una stupida! Ecco cos’era. Come poteva averlo detto, sul serio… Keh!
Kagome sospirò.
E poi sorrise. Sorrise, e nel mezzo demone scemò l’ira.
Kagome gli sfiorò una mano, e lui, all'ipocentro del suo rossore facciale, la guardò. Serio, come poche volte prima – perché, era qualcosa di serio.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno gente! :3
 
Come state?
Sapete quei giorni in cui il tempo ti scivola addosso e tu non c’hai minimamente voglia di fare niente? Ecco, io sono in uno di quei giorni e questa one short e un impiego “intelligente” a non farmi scorrere il tempo a scazzo.
 
Indi, se ci sono errori grammaticali, oppure se sembra abbastanza OOC, è perfettamente normale perché sono in una fase di: “non ho voglia di fare un ca**o” – wow, ho messo gli asterischi, come sono educata ne?
 
Okay, basta, ora vi lascio alla lettura ;*

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Like Father

[650 parole quasi precise]


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
      «Ecco, non ti ci vedo come padre.»
 
      Inu-Yasha, frastornato dalla risposta, cascò dal ramo più alto dell’Albero Sacro – quella donna aveva davvero osato dirlo?!
 
       «Oh ehi! Che vorresti dire con ciò?!»  sbraitò rialzandosi con il volto completamente imbrattato di terriccio. Kagome soffocò una risata, deconcentrandosi per un istante dalle erbe medicinali che stava ispezionando.
 
      «Semplicemente che non ti ci vedo come padre.»
 
      Eccolo, il tic al sopracciglio caratteristico di suo marito.
 
      Oh, si stava irritando, eccome!
 
      Come poteva Kagome, sì, proprio lei, dirgli che non lo immaginava nei panni di padre? Keh! Non credeva che sarebbe riuscito a badare a dei piagnucolosi cuccioli? Insomma poteva immaginarsi una risposta del genere da Miroku, o dalla sterminatrice, o a quella palla di pelo di volpe, ma non da lei!
 
       «Keh! Ma ti senti quando parli, Kagome?»  sputò il suo nome.  «Stai forse insinuando che io sia un incompetente che non sa badare ad un marmocchio?!»
 
       Kagome lo guardò sbalordita – no, non era quello che lei avrebbe voluto intendere.
 
      «Inu-Yasha, hai travisato tutto.»
 
       «Non ho travisato un bel niente, io!»  Kagome era una stupida! Ecco cos’era. Come poteva averlo detto, sul serio… Keh!  «Beh, neanche io ti ci vedo come madre
 
       Kagome spalancò gli occhi, distogliendosi del tutto dal suo lavoro. Le cigolò il collo mentre spostava lo sguardo sul mezzo demone in piedi affianco a lei:  «Oh certo! Usa la carta della ripicca!»
 
       «Non so cosa sia questa “carta della ripicca”!»
 
       «Significa: dato che io ti ho detto ciò, tu per ripicca mi dici qualcosa che potrebbe altrettanto farmi soffrire!»  Kagome si voltò nuovamente sul cesto, ora evidentemente triste:  «Inu-Yasha, tu mi hai chiesto se ti avrei potuto vedere con un bambino, e ti ho risposto…» 
 
     Kagome sospirò.
 
      E poi sorrise. Sorrise, e nel mezzo demone scemò l’ira.
 
      Kagome gli sfiorò una mano, e lui, all'ipocentro del suo rossore facciale, la guardò. Serio, come poche volte prima – perché, era qualcosa di serio.
 
       « … ma, questo non significa che, tra del tempo, non sarai un buon padre. Semplicemente non ti ho mai visto nei panni di un genitore, e non riesco tuttavia a vedertici.»  poi il suo sorriso si spezzò in uno più cupo, voltando il capo.  «mi spiace che tu abbia capito tutt'altro.»
 
       Ah, maledetta.
 
       Lei lo sapeva benissimo che con lui le scuse non bastavano di certo. Era uno – e con Naraku l’aveva notato – che portava rancore.
 
       Ma i suoi sorrisi lo distruggeva. E lo rendevano davvero, troppo, vulnerabile.
 
       Inu-Yasha sospirò e si sedette a gambe incrociare affianco alla moglie, ad un piede di distanza. Kagome s’era bloccata a testa china e con le mani raggomitolava la stoffa rossa dell’abito sacerdotale, evidentemente colta da un giustificato senso di colpa.
 
       «E che mi aspettavo dicessi di sì.»
 
       Kagome alzò il volto. Inu-Yasha era dannatamente serio.
 
       «Come?»
 
       «Mi aspettavo dicessi di sì.»  sospirò il mezzo demone,  «pensavo che tu mi vedessi pronto ad avere dei cuccioli...»  lievemente livido sulle guance.  «invece te ne sei uscita con quella stupida “carta della ripicca”, che francamente non ho capito cosa sia, ed hai rovinato tutto!»
 
       Kagome rimase perplessa. Non era da lui argomentare questioni simili, primo, ed essere così spoderato, secondo. Un’ulteriore conferma di quanto quella questione fosse seria. La ragazza fece un risolio di gioia e di sollievo.
 
       «Mi spiace, Inu-Yasha, se ho distrutto la tua certezza.»
 
       «Keh!»
 
       «Ma ho bisogno di prepararmi psicologicamente al vederti cambiare pannolini e pulire rigurgiti.»  gli si avvicinò.
 
       Lui la seguiva con la coda degli occhi, mentre le si appoggiava ad una spalla, stranamente porpora.
 
       «E tra quando potrai, ehm… immaginarmi come padre?»
 
       Kagome assottigliò gli occhi dolcemente, guardandolo ora fisso in quelli del mezzo demone. Inu-Yasha si sciolse. La miko lo abbracciò, dandogli un bacio sulla guancia, facendo esplodere i capillari delle gote.
 
       «Ti vanno bene nove mesi?»
 
       Inu-Yasha, semplicemente, annuì.  
  
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