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Autore: Blam_    03/04/2015    2 recensioni
Non è una storia, non ha una trama. Mi andava solo di scrivere qualcosa che...fosse qualcosa. Non credo sia interessante. BHA.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre pensato che la mia vita fosse come un walzer: un tempo di tre quarti.
Passo in avanti, un'altro ancora, di nuovo, tutto mentre giri su te stesso e vai avanti. Il problema è che i walzer si ballano in due e se il tuo partner non va avanti continui a girare su te stesso. Da solo, continuando ad andare avanti.

Diciotto anni di continuo girare su se stessi, da sola. E in tutto questo girare a vuoto non mi stavo accorgendo di andare verso un burrone.
Mi hanno salvata...cioè una persona mi ha salvata.
Un secondo prima di tuffarmi come una trottola, ha poggiato un dito sulla mia testa e ha bloccato il moto dell'oggetto.
Ho visto quello che avevo davanti, quello che avevo dietro e ho deciso di riflettere. Buttarmi verso l'ignoto, lasciarmi avvolgere completamente dal mio salvatore o scegliere la strada conosciuta, il burrone, la routine.
Ero quasi tentata di continuare a rotolare e buttarmi giù, tanto era una cosa che sanno fare tutti e che viene naturale, cadere. Tutti sanno cosa aspetta loro di sotto: c'è il suolo, non importa come, se blu, rosso, brulicante di unicorni viola o di nani carnivori, rimane una base di appoggio conosciuta.
Ed è noioso.

Ebbene ora sono seduta su una panchina di una stazione sporca, vecchia e grigia polulante di persone anch'esse sporche, vecchie e grigie. La puzza di persone annoiate e insoddisfatte mi da il voltastomaco. Persone che nell'attesa fumano, scorrono i messaggi sul telefono, avvisano la propria famiglia che stanno tornando a casa. Tutti uguali.
Ma meglio così: riuscirò a vedere meglio l'unica persona che mi interessa. Sovrasterà sugli altri e si distinguerà solamente dal colore: sono quasi sicura che lei non è grigia.
Se il treno non ha fatto ritardi, dovrebbe comparire tra la folla tra qualche minuto.
Mi sudano le mani. Mi sudano sempre le mani quando sono nervosa. Anche la prima volta che la incontrai mi sudavano le mani. Per mia fortuna non dovetti stringerle la sua altrimenti mi avrebbe sicuramente fatto pagare la sua dermatologa o un'estetista...o qualsiasi altra cosa. Insomma mi avrebbe denunciato per le mie mani mostruosamente sudate.
Non riesco nemmeno a trovare una posizione comoda sulla panchina.
"Nervosa? Aspetti qualcuno di importante?"
Mi giro verso la voce che mi solletica le orecchie, ritorno alla realtà. Non mi ero accorta che un signore più o meno sulla trentina seduto vicino a me mi osservava  incuriosito e divertito dai miei movimenti impacciati.
"Emh...già, la mia ragazza. E' un pò che programmiamo quest'incontro, sa? Stare seduti è una tortura.."
Annuisce e continua ad ascoltarmi. A quanto pare ha capito che anche se so che a lui non importa niente della mia vita, ho bisogno di parlare per scaricare la tensione e far smettere di muovere la panchina agitandomici sopra in preda a crisi epilettiche.
Mi interrompe:"La tua ragazza viene da Roma?"
"In realtà da Torino..."
"Dico, il treno. Ha preso il 7534? Roma Termini-Cassino?"
"Come fa a...?"
"Lo hanno appena annunciato. Binario 4."
Mi alzo di scatto e inizio a girare la testa come un cane alla ricerca di cibo. Faccio un cenno di saluto al tipo, per non essere maleducati, e mi incammino verso il binario 4. Dopo soli tre passi, inizio automaticamente a correre.
E mentre io corro inseguita da non si sa quale creatura visibile solo ai miei occhi, ecco che compare un verme di metallo che gareggia con me. Ha i fianchi scheggiati da murales "vandalici" e tutta l'aria di un corridore esperto.
Mi infilo nel sotto passaggio continuando a correre. "Devo farmi trovare lì, devo farmi trovare lì".
Una folla si riversa nel sottopassaggio e mi travolge, ostacolandomi la corsa.
Spintoni, gente che impreca, insulti a denti stretti, riesco a passare a gomitate e strusciate sui muri ritrovandomi davanti le scale che danno in superficie.


Perchè non le salgo? E' semplice: un passo, un altro, un altro ancora, finchè non vedi la luce del giorno. Non sono tre lo so ma posso cambiare le regole sta volta.
Lentamente, assaporando quasi ogni scalino impolverato e annerito dalla sporcizia, salgo in superficie: il sole lotta contro una fitta coltre di nubi bianche per conquistarsi il suo spazio pubblicitario in cielo.
Mi guardo intorno:Una figura. Una sola figura sul binario quattro, seduta su una panchina, con un bagaglio rosso vicino, come me si guarda intorno.
Rimango pietrificata: non mi ha vista, per ora.

"Lu." Sussurro il suo nome e lei mi sente, si gira, rimane ferma anche lei.
La guardo ancora un attimo e penso che questo probabilmente è l'attimo di quei tre quarti più bello in diciotto anni di vita.

Così bello da dover essere scritto.
L’unico problema è che nonostante io continui a leggere e rileggere il nostro primo incontro non riesco a focalizzare bene tutto ciò che mi è accaduto. E’ come se gli eventi di questi ultimi due mesi mi fossero scivolati addosso come acqua su un impermeabile, come alberi visti dal finestrino di una macchina su un autostrada. Ho cercato e cerco tutt’ora di raccoglierli, di tenermeli stretti ma…non ci riesco. Oramai sono andati.
Devo focalizzarli bene e rendermi conto che non potrò più averli e che io e Lucia non stiamo più insieme. Ma è successo tutto così velocemente…
E’ stato come un parto: quando ci sei dentro anche i primi mesi possono sembrarti anni poi c'è l’uscita che è un’eternità. E ripensando a quell’uscita, al momento di rottura che fa sembrare tutto il resto come se fosse successo in due giorni.
Ecco, è così che il mio cervello vede la nostra relazione, come un parto fatto in fretta e furia.
La cosa buffa, o almeno che a me sembra buffa, è che mi ha lasciato lei. Ho avuto sempre relazioni in cui, scusate la brutalità, non me ne importava niente e SBEM! Stroncavo tutto sul nascere. Adesso che finalmente riuscivo a provare qualcosa, che finalmente riuscivo ad aprirmi per quanto mi fosse possibile con una persona, questa SBEM! Demolisce qualsiasi mio impegno.


Ecco, io lo trovo ironico.


 E’ come se fosse un segno di qualcuno, qualche dio ,che so, magari una mucca indiana che credendosi così importante ha deciso di diventare Dio…oppure un elefante da guerra mistico. Insomma il mondo è un complesso di complessi. Complesso.
L’unica domanda che mi pongo è sempre “perché?”.
Perché non riesco a rendermene conto? Per me il tempo si è fermato, stop, bloccato. Non riesco ad andare avanti con questa…zavorra. Nonostante la brutalità in cui tutto ciò è successo.
L’ironia divina è una brutta bestia.

  
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