†~ [
-_Di_Vizi_E_Vecchie_Abitudini_- ] ~†
~[~~~~~~~~~~~~~~ †
~~~~~~~~~~~~~~]~
Kakashi
Hatake era da molti ritenuto la persona più
eccentrica dell'intero villaggio.
Non era
un segreto che i suoi modi per affrontare determinate missioni fossero fuori dall'ordinario, spesso persino imprevedibili e
senza alcuna ombra di dubbio rischiosi per la sua vita.
Caso
curioso, poiché lo stesso Hatake aveva sempre creduto
di essere piuttosto abitudinario.
Difatti
ogni mattina, immancabilmente, ritardava a presentarsi agli appuntamenti perché
recandosi alla lapide in memoria dei defuti in
battaglia rendeva omaggio al defunto amico Obito Uchiha.
Amico ed
amante.
Una storia complicata la loro, fatta per lo più di litigi,
incomprensioni e falsità.
Una
storia per la quale entrambi avevano sofferto senza
darlo a vedere, perché troppo orgogliosi.
Una
storia finita nel sangue...
Scarlatto
quanto l'occhio che da lui aveva ricevuto.
Da quando
Kakashi era diventato un membro della squadra Anbu, le missioni procedevano bene e senza intoppi, soddisfacendo
l'Hokage e procurando gloria al gruppo, rendendo l'Hatake all'altezza del cognome che portava.
Come
d'abitudine.
Altre
missioni, altri successi.
E poi
lui.
Il più
giovane Anbu che la storia
di Konoha avesse mai avuto.
Il
tredicenne Itachi Uchiha.
Un vero
prodigio fin dai tempi antecedenti all'accademia, dove si era diplomato molto
prima dei suoi coetanei attirando su di sé l'attenzione dell'intero villaggio.
Dopotutto
era un Uchiha, ovvero un
esponente di uno dei Clan più prestigiosi del paese del fuoco, di cui il
giovane Itachi veniva considerato "l'erede più
puro".
Fin dal
loro primo incontro Kakashi non aveva mancato di
manifestare il proprio interesse nei confronti del ragazzo, certo che presto o
tardi Itachi avrebbe ceduto alla sua corte senza
limiti di morale, gettandosi volontariamente tra le sue braccia.
O sul
suo letto.
In
entrambi i casi Kakashi ne sarebbe
rimasto soddisfatto.
Ed
era sicuro che, nonostante l'Uchiha fosse piuttosto
schivo, silenzioso e solitario, non avrebbe tardato ad assecondare quel suo
desiderio.
Nessuno
lo faceva aspettare troppo tempo.
Perché
lui era Kakashi Hatake.
Era
affascinante e forte.
Seducente.
Pericoloso.
Ritenuto
da tutti estremamente eccitante per poter essere
lasciato sfuggire.
Doveva
essere colta al volo l'occasione per stare con lui, perché eccezionalmente
mostrava interesse nei confronti di qualcuno.
E Itachi era l'eccezione.
Giovanissimo,
freddo, letale.
Un
innocente corrotto.
Da lui.
Infatti
non si stupì quando una sera, invece di tornare a casa come al solito, l'Uchiha aveva ricambiato l'occhiata seducente che l'Anbu gli aveva rivolto.
<<
Splendida notte, vero Itachi? >>
Quello
non rispose, ma volse lo sguardo alla luna piena, che risplendeva alta nel
cielo terso di quella notte invernale.
Una
leggera risata da parte del più vecchio dei due catturò la sua attenzione.
<< Itachi... Sei l'assassino
perfetto. >>
Due
freddi occhi d'ossidiana si posarono su di lui.
<<
Impassibile... >> Kakashi avanzò di qualche
passo verso l'Uchiha.
<<
Distaccato... >> Più vicino, fino a trovarsi di fronte a lui.
<<
Imbrattato di sangue... >>
La sua
mano scivolò rapida sul viso del ragazzo, ripulendolo così da uno schizzo
vermiglio, ricordo della missione.
Itachi
avrebbe voluto afferrare quella mano e spezzarla; perché nessuno aveva il
diritto di toccarlo...
Avrebbe
voluto dirgli di smetterla, di lasciarlo in pace una volta
per tutte.
Eppure
non si mosse.
<<
Sei nervoso? >> Un sorriso pericoloso gli illuminò il bel volto, mentre
la mano colpevole scendeva verso il collo, seguendo la linea della mandibola.
<<
Lasciami. >>
<<
No. >>
Itachi
avvertì una morsa all'altezza della gola, e il fisico asciutto ma forte dell'Hatake premere verso di lui, intrappolandolo contro il
muro.
<< Kakashi... >> Il tono dell'Uchiha
era basso, controllato, ma non abbastanza da non tradire un pizzico di insicurezza.
<<
Voglio essere schietto. >>
La
stretta di Kakashi abbandonò la sua gola, permettendo
alla sue mani di scendere lungo la vita sottile del
giovane assassino,
desiderando di accarezzarlo più a fondo.
Una gamba
tra le sue.
<<
Ti voglio. E non accetterò un no come risposta.
>>
E il respirò di Itachi si spezzò nello
stesso istante in cui le labbra dell'Anbu più vecchio
si posavano sulle sue.
Per il
ragazzino era una sensazione del tutto nuova.
Lui era
la speranza del Clan, non aveva mai avuto tempo per cose del genere, né mai
nemmeno nutrito interesse nei confronti di qualcuno, nonostante molti
sostenessero il contrario.
Senza
sapere come, data la sua inesperienza, per un istante, un solo istante Itachi avrebbe voluto
ricambiare quel bacio.
Ma
proprio quando la lingua dell'Hatake aveva deciso di
sfiorare maliziosamente le sue labbra, si era separato da lui.
<<
La tua risposta, Itachi Uchiha?
>>
~[ † ]~
Era già
notte inoltrata quando il quasi quattordicenne
raggiunse l'appartamento di Kakashi.
<<
Accomodati pure. >> Disse quello con un sorriso strano, apprestandosi a
richiudere la porta.
Itachi
annuì, decidendo di occupare il divano in pelle del
soggiorno.
Sapeva
che vi erano molte ragioni a difesa del fatto che lui mai e poi mai avrebbe
dovuto trovarsi lì: una su tutte il fatto che lui era
un Uchiha, e che come tale non doveva mescolarsi con
gente indegna.
O
almeno, quelli erano stati gli insegnamenti del suo odiato padre.
Era per
causa sua che era lì.
Un po'
per curiosità, certo, ma soprattutto per ripicca...
Perché
quello sì che avrebbe mandato fuori di testa il
vecchio Fugaku.
Senza ombra di dubbio non avrebbe gradito che il figlio tredicenne decidesse di
passare la notte in compagnia di un uomo con quasi il doppio dei suoi anni.
Non era
ancora certo di come funzionasse un rapporto tra persone dello stesso sesso, ma
presto l'avrebbe scoperto così smise di interrogarsi,
decidendo solo di lasciarsi andare, facendosi guidare dall'istinto.
<<
Posso offrirti qualcosa? Non so... Un whisky? >>
Sogghignò rispondendosi.
<<
Ah già, non puoi... Sei minorenne. >>
Altro
motivo per cui Itachi non
avrebbe dovuto trovarsi lì.
Kakashi
era troppo vecchio per lui.
Anzi
no, era lui ad essere troppo giovane per ogni cosa.
Troppo
abituato ad essere trattato come un adulto, troppo abituato a stupire le aspettative altrui.
Totalmente
all'oscuro della situazione in cui si era cacciato.
<<
Perché mi hai fatto venire qui? >>
Hatake
sogghignò ancora, prendendo posto accanto al
ragazzino, sul divano.
<<
Non sono stato abbastanza chiaro prima? >>
Le labbra
si accostarono al suo orecchio, mormorando basse e sensuali parole oscene, che
furono in grado di far arrossire leggermente il giovane Uchiha.
<<
Ripensamenti? >>
Chiese
sprezzante e con un ghignò divertito Kakashi, consapevole delle sue azioni.
I
tentennamenti del più giovane erano solamente una parentesi divertente nel contesto, e l'Uchiha, imponendosi
saldamente di mantenere almeno un po' di autocontrollo, scosse la testa
avvicinando il proprio viso a quello del compagno di squadra.
<< Cosa ti sembra? >>
La
risposta arrivò a pochi millimetri dalle sue labbra.
<<
Mi sembra di fare qualcosa di sbagliato... >>
Un finto
tono colpevole nella voce.
Poi il
bacio.
Caldo,
passionale, famelico.
La lingua
dell'Hatake assaporò in profondità la bocca del più
giovane, vogliosamente, mentre una delle sue mani era occupata a tenergli il
mento.
Itachi
fu talmente concentrato a ricambiare quel gesto che trasalì
quando si accorse che la mancina dell'Hatake gli
si era posata sulla vita, tentando di sollevare la maglia che indossava.
<< Che c'è? >>
Itachi
si allontanò appena, senza rispondere, limitandosi soltando
a ricambiare lo sguardo scocciato di Kakashi con uno altrettanto
incerto.
Stava
avendo dei ripensamenti...
Non che
avesse mai dato importanza a cose come la sua 'purezza' o simili, ma si stava
chiedendo se fosse giusto sperimentare un'esperienza simile proprio con l'Anbu.
<<
Allora?! >>
Sbuffò
sfilandosi da solo la maglia, esibendo così il fisico asciutto e lievemente
muscoloso, gettando poi la maglia sul tavolino.
Quando
riportò lo sguardo sul viso del compagno ebbe un
brivido.
Si
sentiva come se si fosse appena chiuso in gabbia assieme al lupo, gettando via
la chiave.
Una metafora
che lo sfiorò soprattutto quando quello gli saltò
addosso, costringendolo a distendersi sotto di sé.
<< Ka- >> Non ebbe il tempo di dire nulla.
Le labbra
dell'Hatake scesero verso il collo candido del
ragazzino, iniziando a tempestarlo di baci umidi e morsi leggeri, andando poi a
bloccare poi i suoi polsi contro un cuscino del divano, impedendogli di
muoversi.
Il
ragazzino fu più volte tentato di divincolarsi da
quella stretta un po' troppo forte, ma dopotutto quel trattamento non gli
dispiaceva.
Ogni
tanto poteva non avere qualcosa sotto controllo, e in quel caso andava bene
così.
L'Hatake si sistemò meglio sul bacino del ragazzo, risalendo
fino al suo viso per baciarlo sulla bocca.
<<
Come lo preferisci? >> Sussurrò malizioso, tra i baci che gli dava.
<<
Eh? >>
Esitò.
<<
Come vuoi che sia? Da sopra... Da dietro...? >>
Itachi
sentì di essere arrossito nuovamente, iniziando a capire la dinamica di cosa sarebbe successo
da lì a poco.
<< Nh... >>
Kakashi
unì ancora le loro labbra.
<<
Non ne sai nulla, vero? >> Rise beffardo baciandogli poi lo sterno.
<<
Capirai presto... >>
Lambì
quella pelle chiara voglioso, seguendo le linee poco evidenti dell'addominale
arrivando fino all'ombelico.
Vi introdusse
piano la lingua, ottenendo un basso sospiro come risposta.
La
mancina prese ad accarezzare un capezzolo del giovane, facendolo indurire sotto
i suoi tocchi esperti, e la bocca scese all'altezza della vita.
Afferrò
tra i denti i l'asola, e facendo leggere pressioni sul
dischetto metallico del bottone, gli aprì i pantaloni.
<< Mh... Che ne dici di continuare
nella mia camera? >>
Itachi
annuì distrattamente, ancora troppo preso dalle sensazioni appena provate.
Gli era
piaciuto, non poteva negarlo.
Allacciò
le braccia al collo del CopyNin, lasciandosi portare
sino alla stanza adiacente a quella in cui si trovavano, evitando di
innervosirsi inutilmente e concentrandosi solo sulle nuove emozioni
sperimentate.
Kakashi
adagiò il ragazzino con la schiena contro il materasso, spendendo poi qualche
secondo per osservarlo.
Dimostrava
più anni di quelli che effettivamente possedeva.
La pelle
era chiarissima, i capelli corvini lisci come seta.
Due
leggere cicatrici ( o rughe? ) parallele segnavano il
suo viso non particolarmente bello, ma decisamente affascinante.
Un viso non più infantile illuminato da due profondi occhi
d'ossidiana.
Purpurei
durante le missioni.
Tremendamente
eccitanti... Come quelli di Obito.
<<
Potresti evocare lo sharingan? >>
Itachi
si stupì molto di quella richiesta.
<< Perché? >>
<< Perché ti fa più bello. >>
Mentì in
modo talmente convincente che l'Uchiha non obiettò,
pur avendo la convinzione che quella fosse una scusa.
<<
Va bene... >>
Chiuse
gli occhi, e quando li riaprì l'iride risplendeva di un rosso purpureo.
Kakashi sorrise, prima di tornare ad affondare
il viso contro il collo del ragazzino, baciandolo e mordicchiandolo
leggermente, lambendo la nivea pelle e marchiandola come propria.
Itachi
si abbandonò ad un basso sospiro, del quale si vergognò
quando incrociò lo sguardo dell'uomo.
Lui
nemmeno se n'era accorto... Era stato tutto così...
Improvviso.
Spontaneo!
Non aveva
avuto il tempo di pensare a quanto realmente fosse piacevole sentire quella
bocca tormentargli il collo che la sua voce l'aveva preceduto.
L'Hatake ghignò perdendosi nel suo sguardo, intenso come il
colore del sangue innocente.
Cremisi,
come quelli del defunto Obito, ma con un segno nero in più, rispetto al suo.
Più
potente del suo.
Una sua mano velocemente scese verso la vita del ragazzino, accarezzandone i
fianchi stretti, portandosi poi all'altezza della cerniera precedentemente
calata.
<<
Ripensamenti? >>
La
risposta che ricevette al suo ghigno perverso, fu un bacio.
~[ † ]~
Quando
l'indomani Kakashi si svegliò fu particolarmente
soddisfatto di trovare al proprio fianco il ragazzo prodigio del Clan Uchiha con il quale aveva passato la notte.
Ce l'aveva
fatta, come sempre...
Si leccò
le labbra leggermente secche, andando poi a districare le ciocche di capelli
solitamente ribelli che sembravano aver deciso di annodarsi tra
di loro.
Una volta districati si concesse del tempo per ammirare la figura al proprio
fianco.
Itachi
Uchiha dormiente, col viso leggermente inclinato dal
lato dell'Hatake.
Il leggero lenzuolo bianco lo copriva sino alla vita, esibendo così la
sua corporatura snella ma non troppo magra; un braccio posato sul petto,
l'altro disteso accanto al corpo; i lunghi capelli corvini sparpagliati
disordinatamente sul cuscino.
Kakashi
ghignò facendo scorrere lo sguardo sul bel viso addormentato dell'Uchiha.
L'espressione
rilassata, le labbra semiaperte, il respiro regolare.
Ammirò
ancora una volta le cicatrici sul suo viso, constatando la loro effettiva
utilità a particolarizzare l'estetica del suo volto, anziché
penalizzarla.
Certo... Era carino, ma di lui continuava a preferire gli occhi.
Vermigli
e sporcati di nero; come quelli di tutti gli Uchiha.
"Obito..."
<< Kakashi...? >>
A
risvegliarlo dai suoi pensieri fu la tenera voce impastata di sonno del più
giovane.
<<
Buongiorno. >>
Lo
accolse con un sorriso, senza perdersi nemmeno una sua mossa.
Itachi
si sedette, mordendosi poi le labbra, segno che il ricordo della notte
trascorsa non era ancora svanito.
L'Hatake ridacchiò all'espressione infastidita dell'altro,
facendogli poi la linguaccia.
<<
Dovrai ammettere che, dolore a parte, è stato
piacevole, no? >>
Itachi
distolse lo sguardo da quello malizioso dell'Anbu più
vecchio, limitandosi ad annuire velocemente e a coprirsi meglio con il
lenzuolo.
<<
Certo, per essere stata la tua prima volta non era male, ma... >>
Gli gettò
un'occhiata significativa.
<<
C'è di meglio, sai? >>
La
critica arrivò dritta, diretta, nella mente dell'Uchiha
al punto che si voltò lentamente verso Kakashi, come
a voler verificare di non aver capito male.
<<
Prego? >>
<<
Eri solo molto impacciato!! >> Tentò quello.
<<
Mi sono scopato vergini molto più capaci di te, tutto qui! ^^ >>
Gli gettò
un'occhiata raggelante.
Ok,
forse non era stato il meglio in circolazione, ma che accidenti pretendeva?
<<
Allora posso contare sul fatto che la prossima volta non proverai a sedurmi...
>>
Rispose
freddamente, voltandosi in modo da potersi alzare e andare a recuperare i
propri vestiti, inconsapevole del fatto che l'altro avesse allungato una mano
in sua direzione, bloccandogli un polso.
<<
Tu sei mio. >>
Mise in
chiaro, con un tono che non ammetteva repliche.
"Tu
sei mio."
"Tu
sei mio."
"Tu
sei mio."
"Tu
sei mio."
No,
proprio Itachi non riusciva a capire.
<< Che diavolo significa? >>
"Tu sei
mio."
<<
Da oggi mi appartieni. Sei una mia proprietà. >>
L'Uchiha accennò una risatina.
<<
No. >>
<<
Non era una richiesta. >>
Kakashi
diede uno strattone al polso del ragazzo, in modo da farlo ricadere sul letto
per poi bloccarlo sotto al suo peso.
<< Kakashi cosa stai- >>
Non poté
finire la frase che le labbra dell'altro avevano fatto pressione contro le sue.
Diversamente
dalle altre volta, la sensazione che prevaleva in Itachi in quel momento era il disgusto, e a dirla tutta,
anche un po' di confusione.
Il giorno
precedente era stato interessante,
quasi divertente, ma dopo le piccole puntualizzazione
di Kakashi, tutto era cambiato.
Chiaramente
Itachi non aveva mai avuto la certezza che la sua
performance, se così poteva essere definita, sarebbe stata
delle migliori, ma...
Da qui a
criticarlo apertamente ce ne passava!
Si separò
bruscamente dall'Hatake, ricevendo solo una tetra e
bassa risatina, come risposta.
<<
Oh, andiamo... Non dirmi che te la sei presa! >>
Lo
schernì, andando a giocherellare con una sua ciocca corvina.
<<
Non toccarmi. >>
Tentò di
sottrarsi alla salda presa che aveva Kakashi sul suo
corpo, cercando di svicolare per alzarsi.
<<
Ma come siamo suscettibili, sai Itachi...
Ti facevo meno infantile. >>
<<
Potrei denunciarti per molestie su minore... >>
Mormorò pacato rivestendosi.
<<
Oh si, potresti, ma... Mi sembravi consenziente... E poi... >>
Si finse
pensoso.
<<
Il tuo paparino sarebbe contento se sputtanassi il Clan a quel modo? >>
<<
... >>
Si rimise la maglietta, e tenendo un elastico per capelli tra i denti,
si diresse verso la porta della camera.
<< Ciaaaao. >> Salutò Kakashi
con un tono di voce irritante e al contempo falsamente felice.
In pochi
minuti, Itachi fu fuori dall'appartamento.
~[ † ]~
Affondò
la katana nella gola di sua zia Uruchi,
che all'insaputa di tutto l'aveva salutato con un sorriso.
Squarciò
il ventre di Teyaki, che sconvolto dall'urlo della
moglie era accorso.
<< I-tachi... >>
L'uomo
strinse i denti con forza, percependo ogni singolo centimetro di quell'arma affondargli nella carne.
Il
ragazzo non rispose, né la sua espressione cambiò quando con un ultimo gesto la
lama della spada percorse verticalmente il torso dell'uomo e uccidendolo
definitivamente.
Alcuni
schizzi di sangue gli sporcarono il viso, più pallido del solito,
costringendolo così a ripulirsi con il dorso della mano, anche se non bastò...
Era
ancora leggermente macchiato dai residui ematici che con l'arto non era riuscito a portare via, così simili alle due pozze
cremisi, inscrutabili e prive di emozioni che erano i suoi occhi.
Occhi
freddi ed esasperati.
Un
predatore e un calcolatore.
Uccisioni
perfette, immaginate sino all'inverosimile, nonostante il nervoso lo divorasse.
Aveva la
freddezza giusta per mandare a segno ogni colpo nel modo giusto...
Quante
persone aveva già ucciso?
Un bel
po', di quello era certo...
Mancavano
soltanto...
<<
Mamma... Papà... >>
Volse il
capo in direzione della propria abitazione, scorgendo il viso sconcertato del
padre e quello terrorizzato della madre.
Nessuna
traccia di Sasuke...
Mikoto
provò a dire qualcosa, ancora incredula che quel massacro fosse stato compiuto
dal proprio figlio, e fin troppo impaurita per poter effettivamente spiccar
parola; presto venne presa con sé dal marito e
trascinata dentro casa.
Itachi
scattò in loro direzione, notando solo dopo che la sua mano era stata fermata da...
<<
Che diavolo ci fai qui. >>
<<
Uh, beh, passavo da queste parti, così ho pensato di
venire a trovarti. >>
Itachi
si districò con forza da quella stretta, puntando successivamente
l'arma alla gola dell'altro.
<< Cosa vuoi Kakashi? >>
<<
Immagino che dopo questo... >> Osservò i cadaveri
abbandonati sulla strada.
<< ...massacro... >>
Portò lo
sguardo all'altezza degli occhi del ragazzo più giovane.
<<
Non avrò più occasione di vederti, dico bene? >>
Itachi
non rispose.
<<
Volevo solo salutarti. >>
<<
Sparisci o ammazzo anche te. >>
L'Hatake ridacchiò.
<<
Ti stai facendo problemi? >>
<<
Sai di essere una delle cause di tutto questo?
>>
Passò un
intenso istante di silenzio, che venne interrotto solo
da un bacio del più grande.
Kakashi
raccolse con la lingua le tracce di sangue rimaste sulle labbra dell'Uchiha, approfondendo poi il contatto.
Un bacio
intenso, e quasi doloroso, che Itachi sicuramente non
voleva ma che non poté evitare.
<<
Era un bacio d'addio? >>
<< Ahah si, t'è piaciuto? >>
<< Se permetti, ora ho da fare. >>
Si incamminò
verso la propria abitazione, venendo fermato ancora una volta per un braccio.
<<
Tuo fratello sta arrivando, e...- >>
<<
Ammazzerò anche lui. >>
<<
...e la squadra Anbu è sulle
tue tracce. >>
<<
... >>
Kakashi
ghignò.
<<
Non puoi fare nulla per impedirmelo. Avrò anche lui, così come ho avuto te. >>
<<
Non ti darò il tempo di toccare Sasuke. >>
Quello in risposta abbozzò un sorrisetto divertito, sparendo poi
nel nulla, così com'era arrivato.
"Maledetto."
In breve
raggiunse la stanza dei propri genitori, dove ad accoglierlo vi era un Fugaku anch'esso armato di katana.
In un
angolo, rannicchiata su sé stessa, in lacrime, vi era
sua madre.
<<
Devo fermarti. >>
Disse
l'uomo, protendendo l'arma verso il figlio.
"Da tempo
aspettavi questo momento, vero padre?"
<<
E' mio compito, come capofamiglia. >>
"Hai sempre
desiderato togliermi di mezzo."
Per quel
motivo Itachi non gli diede il tempo di fare nulla.
Con un
rapido fendente l'aveva colpito al petto, uccidendolo sul colpo.
<< Itachi... >>
La voce
spezzata di Mikoto lo raggiunse, debole come un pigolìo, ma abbastanza forte da scuoterlo e farlo vacillare
per un istante.
<<
Madre... >>
"Non posso aver
pietà nemmeno per te, mamma..."
Mosse
qualche passo verso di lei, mentre la katana ancora
imbrattata dal sangue del padre lasciava piccole e macabre gocce vermiglie sul
pavimento.
<< Perché l'hai fatto? >>
La donna
tremava appena, ma non sembrava aver intenzione di difendersi.
<< Ti voglio bene. >>
Pronunciò,
senza però lasciare il tempo a Mikoto di assimilare
quelle parole.
In
fretta, forse troppo, le aveva squarciato lo stomaco,
affondandole poi la katana in pieno petto, in modo da
assicurarle una morte rapida e il più possibile indolore.
Ancora
una volta alcune gocce di sangue gli giunsero al viso, sporcandone la lattea
carnagione.
"Perdonami
madre..."
Se
avesse potuto, Mikoto l'avrebbe risparmiata...
Perché...
Era
sempre la donna che l'aveva cresciuto, che gli aveva curato le ferite di
battaglia... O quelle d'allenamento...
Più semplicemente
era la persona che ogni mattina lo salutava con un dolce sorriso.
Non lo
trattava come il trofeo della famiglia, bensì con lui si comportava come una
normalissima madre.
Gli
chiedeva aiuto in casa, lo sgridava se necessario (anche se le occasioni erano
molto rare), senza contare che più volte nei loro discorsi era saltato fuori il
fatto che non condividesse la forte pressione psicologica cui non solo Fugaku, ma l'intero Clan, lo sottoponevano.
La porta
alle sue spalle si aprì.
Sasuke.
<< Niisan... >>
Gettò uno
sguardo impaurito e carico di sconforto ai cadaveri dei genitori.
<<
Mamma e papà sono... Perché?! Perché?
Chi può essere sta- >>
Itachi
lanciò uno shuriken in direzione del più piccolo,
colpendolo solo di striscio.
<< Niisan, che stai... >>
Il viso
spaventato e umido di lacrime del fratellino lo colpì come un pugno in pieno
stomaco.
<<
Chi ha fatto tutto questo? >>
Lo
sguardo del più grande non mutò, mentre con passo fermo e deciso si dirigeva
verso Sasuke.
<< Niisan...? >>
<< Orokanaru otouto... >>
Non aveva
più molto tempo, così, decise che gli avrebbe mostrato tutto.
Ogni
cosa.
La
pupilla nera dalla triplice punta acuminata risplendeva sotto la tenue luce
della luna, che in breve divenne rossa.
<< Mangekyou Sharingan! >>
Quella
che stava per attuare sul fratellino non era molto
diversa dalla violenza psicologica, ma, si convinse, era indispensabile per la
sua causa.
Lo
costrinse a rivedere, uno per uno, tutti i membri del Clan e la loro tragica
fine.
Nei
dettagli gli mostrò come aveva fatto a pezzi ogni loro
cugino, di come aveva sgozzato la zia, di come aveva ucciso il loro padre, di
come aveva sventrato la loro madre.
Gli
mostrò ogni dettaglio di quel massacro studiato fin nei minimi particolari.
Le urla
del più piccolo si erano fatte talmente forti ed intense da riempirgli la
mente, sottoponendolo ad un vero e proprio dilemma.
"Non posso
continuare."
Si
diceva, quasi convincendosi ad annullare lo Tsukiyomi, però...
Se l'avesse fatto...
Maledì Kakashi, unica causa di tutto quel massacro insensato...
Beh,
forse l'Anbu non era stata l'unica ragione a
spingerlo a uccidere tutti quanti, ma...
L'idea di
quello sterminio gli girava per la mente già da parecchio tempo, ma mai era
riuscito a trovare una scusa con cui 'giustificarlo' almeno a sé stesso.
Gli venne fornita solo dopo essersi rifiutato di sottostare alle
richieste perverse dell'Hatake, per l'ennesima volta.
L'Anbu aveva deciso di ricattarlo; il suo corpo in cambio del
silenzio, ma semplicemente Itachi non ce la faceva
più.
Il solo
pensiero che il Clan, che la gente venisse a conoscenza di quell'enorme
sbaglio, di quel segreto osceno che lo coinvolgeva, lo mandava fuori di testa;
spingendolo a scegliere la via più facile.
Perché i morti non possono giudicare...
Oramai era tardi.
Non avrebbe
potuto uccidere direttamente Kakashi: i sospetti prima o poi l'avrebbero smascherato, così aveva
preferito sterminare la propria famiglia.
Kakashi
non avrebbe potuto dire nulla a nessun altro, o sarebbe stato etichettato come
complice...
Si leccò
le labbra al pensiero di quella, purtroppo utopica possibilità.
Senza
contare che se ne sarebbe andato da Konoha lasciando
lì Sasuke, costringendolo così a crescere da solo,
sotto gli occhi desiderosi dell'Hatake.
Itachi
non poteva permettere che il fratellino si appoggiasse a qualcuno a causa del
dolore che l'aveva costretto a sopportare per il resto dei suoi anni, ma
soprattutto doveva evitare che quella persona fosse Kakashi...
Per
questo motivo voleva focalizzare l'odio del più piccolo su di sé: per proteggerlo.
O
almeno provarci.
Non aveva
dubbi che una simile esperienza lo stravolgesse nel profondo, rendendolo
diverso da quel che era...
Un
bambino...
"Devo
riuscirci..."
Se
l'avesse odiato con tutte le sue forze, giurando vendetta, forse avrebbe allontanato l'Anbu di sua spontanea volontà.
Volse lo
sguardo al suo viso distrutto, deciso una volta per tutte
a far cessare la sua pena.
Sasuke
nel frattempo non la smetteva di urlare, fortemente colpito
da quelle immagini che, per un bambino della sua età, erano devastanti.
Aveva
perso il conto di quante lacrime avesse già visto
passare sul suo tenero viso, ora contratto dal dolore e dalla paura.
<<
Basta Niisan!! Non
mostrarmelo!! Perché? Perché
l'hai fatto?!? >>
Urla di
terrore e incomprensione sovrastarono il silenzio della casa, quando Itachi ritirò finalmente la genjutsu.
"Scusami Otouto."
Quello si
accasciò a terra, stremato; lo sguardo perso nel vuoto e un filo di bava sulle
labbra.
Il pianto
incancellabile sul suo viso.
"Scusami per quest'incubo."
<<
Perché l'hai fatto...? >>
Questa
volta fu solo un sussurro, ma all'altro non sfuggì, sbrigandosi ad inventare
una scusa.
Una
qualunque, che spingesse il piccolo alla vendetta.
<<
Volevo misurare la mia forza. >>
Sasuke
rantolò, incredulo a quello che aveva sentito.
<<
Misurare... la tua forza? Per questo tu... li hai uccisi... tutti? >>
"No, non per
questo, otouto..."
<<
Era necessario. >>
Il
piccolo tentò faticosamente a rialzarsi, conscio che tutto quello non poteva essere vero.
<< Cosa diavolo... >> Si gettò di corsa contro al
fratello.
<<
NON MENTIRMI! >>
Puntò la katana contro di lui, ma ancora una volta non riuscì a ucciderlo.
Si limitò
a colpirlo allo stomaco con un pugno, facendolo cadere a terra dinanzi a lui.
E fu
allora che i nervi del piccolo finalmente crollarono.
Ancora in lacrime e scosso dal terrore fuggì verso la porta,
mormorando cose come 'ho paura' e implorandolo di non
ucciderlo.
Itachi
sospirò, più tranquillo.
"E' solo un
bambino, dopotutto..."
Lo seguì
silenzioso come un ombra fino alla strada.
Vide Sasuke correre e incespicare più volte, rialzandosi per poi
correre nuovamente.
Allora
gli apparve davanti.
<< Orokanaru Otouto... Se vuoi
uccidermi, odiami, sopravvivi come un miserabile,
aggrappati alla vita, fuggi, scappa. >>
Incrociò
ancora una volta il suo sguardo distrutto.
<<
E un giorno, quando avrai i miei stessi occhi... Vieni
a cercarmi...
Nel momento in cui mi attaccherai desideroso di metter fine alla
mia esistenza ricorda... Sarà l'inizio della tua fine.
>>
E dopo
quelle parole sparì, senza più voltarsi, arrivando
fuori dal villaggio.
Rinnegò
il coprifronte con il simbolo di Konoha,
e sogghignando si diresse in un luogo imprecisato.
Presto,
sapeva, avrebbe rivisto Sasuke, e forse era riuscito ad allontanarlo da Kakashi.
Questo
gli bastava.
~[ † ]~
Sette
anni dopo il massacro, all'ormai Jounin di alto livello Kakashi Hatake, venne affidato il Team 7 composto da Sakura Haruno, Naruto Uzumaki, e Sasuke Uchiha.
E Kakashi non avrebbe potuto essere più contento della scelta
compiuta dall'Hokage.
Perché,
così, non appena Sasuke fosse cresciuto abbastanza, avrebbe potuto tornare al suo passatempo preferito.
Quale?
Avere un Uchiha a scaldargli il letto.
Si stupì
piacevolmente della somiglianza che il piccolo Uchiha
aveva con Itachi,
la
cui sola differenza da quest'ultimo stava nel fatto
che quella di Sasuke, era una bellezza più fragile,
femminile, e volendo persino più innocente.
Itachi
era decisamente più virile, nonostante ci fossero
volte in cui diventava piacente quanto una bella donna.
<< Perché ride sensei? >>
La voce
della ragazzina dai capelli rosa lo distrasse dai suoi pensieri.
<<
Niente, niente... >>
Chissà se
aveva ereditato lo stesso talento del più grande, a letto.
La sua
falsa innocenza...
<<
Stavo solo ricordando i bei tempi... >>
E
presto sarebbero tornati.
Perché
a Kakashi Hatake non
piaceva cambiare.
Lui era una persona molto abitudinaria, anche se spesso queste sue
abitudini, diventavano veri e propri vizi di cattivo gusto.
<<
Quanto non ti sopporto Sas'ke!!!
>>
Aveva
urlato l'ospite del Kyuubi, ottenendo solo uno
sguardo seccato dall'altro.
Sasuke
Uchiha, il suo obiettivo, era
diventato una persona piuttosto chiusa e schiva, totalmente contraria
all'instaurare rapporti sociali di sorta...
I capelli
corvini, così simili a quelli di Itachi...
“A quelli di Obito...”
Sogghignò.
Presto o
tardi anche lui sarebbe caduto nella sua trappola.
Owari?
~[~~~~~~~~~~~~~~ †
~~~~~~~~~~~~~~]~
Salve x3
Dunque,
due paroline su questa storia.
Cos’è? Una one shot?
L’inizio di una trilogia?
Non ho
ancora deciso per cui limitatevi a vederla come
elemento singolo per ora...
Mi farebbe piacere ricevere commenti per sapere cosa ne pensate...
Chu