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Autore: AnastasiaSmith    03/04/2015    0 recensioni
«Se io sono Romeo, lei è la bellissima ed aggraziata Giulietta?»
Ora tocca ad Harry arrossire, abbassare la testa, e però ridere.
Occhi blu lo sta intrigando decisamente troppo [...]
Quel nome così francese pronunciato dal proprietario ha fatto tutto un altro effetto che pronunciato dalla bocca spagnola di Gimmy.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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***

“Amore guarda non con gli occhi ma con l´anima e
 perciò l'alato Cupido viene dipinto cieco.”
Questo sarà il prologo del prologo.
La presentazione della presentazione, perchè quella che racconterò non è la Storia -quella con la S maiuscola che racconta di persone su persone che vivono strabilianti avventure e che finiscono o felici o in depressione-, no. Quella che sto per raccontare è la storia di un monologo epocale che precede il reale svolgersi degli eventi fantastici.
Questo è il prologo del prologo, già.
E in questo specifico preludio noi troviamo una costa non più troppo ghiacciata nella gelida Barrow, Alaska, in estate; ci sono due cappotti -uno di un sgargiante rosso e l'altro di un solitario grigio che sembra riflettere il cielo-, due diversi cappelli di lana, due rispettive nuvole di vapore che fuoriescono dalle labbra di due ragazzi e degli occhi verdi e altri due azzurri come il cielo -le rare volte in cui le nuvole non lo rapiscono-.
Tutte le persone che possono passare per la costa, davanti al mare le più coraggiose, confermano ai loro figli e ai vari bambini che anche oggi il mare è grigio. Come se fosse una cosa nuova, in quella cittadina sperduta.
Come ogni mattina, alle dieci precise di mattina, più di mezza popolazione locale è riunita a scaldarsi le dita stringendo una tazza di thè o di cappuccino e mangiando dei pancakes al cioccolato sciolto -tutti li amano, andiamo- da Gimmy's Café, il caffè più conosciuto da tutta la costa occidentale. La TV appesa al soffitto vicino al bancone, all'angolo del soffitto, trasmette uno stupidissimo programma di cucina finlandese dove stanno, da quanto pochi hanno capito, preparando un budino alle fragole, ma nessuno li ascolta più ormai se non gli anziani del villaggio.
Sono tutti occupati a parlare tra di loro, chi in inut chi in inglese, quando si sentono -o non si sentono, come si vuole- le campanelle sulla porta principale e sull'entrata secondaria del locale suonare in contemporanea e due ragazzi entrano a testa china.
Harry Styles e Louis Tomlinson.
Il primo entra in tutta fretta dal retro, si toglie velocemente il cappotto e le due felpe che indossa -Alaska gente, fa freddo- e corre ad allacciarsi sopra il maglione il grembiule da lavoro. Sfrega le mani tra loro per creare calore e poi raggiunge la cucina aspettando le prime istruzioni solite del lunedì. Sarebbe noioso, ma per lui non lo è.
Mentre il ragazzo, ignaro di tutto, ritira dal forno delle tortillas appena sfornate e si brucia un dito perchè, da bravo idiota, non aveva afferrato le presine, un'altra persona si siede ad uno degli unici tavolini vuoti e continua a leggere il suo romanzo, non preoccupandosi minimamente di quello che gli accade intorno.
«Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: 
se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio.» 
Un sussurro gli arriva all'orecchio destro e il ragazzo, Louis, sussulta sul posto e si gira immediatamente verso la voce per poi ritrovarsi a neanche due centimetri di distanza da un viso e da due occhioni verdi. Arrossisce e abbassa il capo per mettere il segnalibro al romanzo e cerca nella sua testa delle parole da dire a quel ragazzo.
«Gimmy ha detto di portarti un thè verde.»
Harry prende la tazza di ceramica bollente e la poggia delicatamente sul tavolo ed osserva il viso del ragazzo rilassarsi dopo aver inspirato il profumo di camelia che la bevanda emana. Gimmy, quando l'ha visto entrare, ha esclamato subito l'ordinazione e gli ha riferito che: «Louis è un cliente abituale qua, viene sempre, forza portagli questo thè!» e lo ha praticamente spinto oltre la cucina verso il tavolo 12 in un angolo vicino alla porta. 
Purtroppo per lui, e per Gimmy, è attratto da -come pensa lui- occhi blu.
È la prima volta che nota un ragazzo leggere una storia d'amore come Romeo e Giulietta, e lui l'ha letto e riletto quel romanzo a tal punto da sapere le parti più belle a memoria, quindi in quel momento vorrebbe solo sedersi e chiacchierare con la'ltro su quanto Shakespeare possa far imparare a vivere in un mondo come quello in cui vivono.
«Sei la prima persona che vedo leggere Shakespeare, mi intrighi.»
Se possibile Louis, nonostante la sua faccia assomigli troppo ad un peperone ben più che maturo, arrossisce ancora di più e afferra il suo thè, bevendone un sorso fissando un punto davanti a lui pur di scappare dallo sguardo di quel ragazzo con un vassoio sotto il braccio. Lui lo sa che l'altro sa e ricorda il suo nome -in fondo Gimmy lo conosce da quando era ancora bambino e parla di lui come se fosse suo figlio quando è solo una persona che è capitata nella sua vita- quindi non avrebbe neanche bisogno di presentarsi ma lo fa lo stesso, perchè è, beh, in imbarazzo.
«Non vuoi neanche sapere con chi stai parlando?»
D'altro canto, Harry non dovrebbe trattenersi così a lungo vicino a quel tavolo, però quel giorno qualcosa nella sua testa riccia scatta. 
E se ne frega.
Poggia il vassoio che reggeva di fronte ad occhi blu e si siede al suo fianco, 
le braccia a sfiorarsi.
«È inutile cercare chi non vuole farsi trovare.»
Louis si gira e fissa quello sconosciuto dagli occhi più belli che abbia mai visto, tanto che anche se son verdi possono fare invidia al grigiume del mare che lui tanto venera ed ama; e lui lo ama il mare là in Alaska perchè lui il grigio se lo porta sempre dentro e forse vederlo anche un po' fuori lo fa sentire meno solo del solito. 
Però quel giorno, anche per lui, succede qualcosa.
Sente -percepisce sulla pelle fredda- che dentro il suo piccolo e chiuso mondo si sta colorando un po' di colori, tutti i colori, e il suo cuore sembra battere con più forza.
«Ride delle cicatrici chi non è mai stato ferito. 
E non vuole essere trovato chi non è mai stato cercato.»
Tra i due ora c'è un immenso silenzio.
Ed è là, a Barrow in Alaska, che Harry riesce a scorgere un po' di quell'aura grigia che circonda quel ragazzo così anonimo. È proprio là, che si accende qualcosa a chilometri di distanza da quel café, più in alto tra le nubi.
Ma i due non possono saperlo, mai.
«Posso saperlo il tuo bel nome, dolce e sensibile Romeo?»
L'altro abbassa di nuovo il capo -ed Harry lo conosce da veramente troppo poco ma già odia quel piccolo gesto- e sorride impercettibilmente tentando di non farsi vedere dal cameriere.
Sente qualcosa nello stomaco, un rumore leggero ma profondo, u fruscio invisibile ma continuo e moltiplicato per mille. E sente anche un ambiguo scoppiettio nella testa, a volte piccolo ed altre grande, e dietro le palpebra chiuse degli occhi -tipiche di chi non sorride mai e che quando lo fa crede sia un sogno- Louis osserva minuziosamente i colori che esplodono uno dietro l'altro, creando l'arcobaleno più bello che abbia mai visto.
Apre gli occhi e li punta, dopo anni forse, in modo completamente aperto sul ragazzo che ha accanto.
«Se io sono Romeo, lei è la bellissima ed aggraziata Giulietta?»
Ora tocca ad Harry arrossise, abbassare la testa, e però ridere, perchè occhi blu lo sta intrigando decisamente troppo e dovrebbe decisamente tornare nelle cucine a sfornare quella teglia di biscotti che aveva messo esattamente mezz'ora fa.
«Forse lo sono, ma quello che mi preme di più ora è il suo nome, forestiero dagli occhi che hanno rubato un pezzo di cielo.»
Louis allora sogghigna e, finalmente, rivela il suo nome al cameriere che in realtà lo conosce già, ma crede che sentirlo uscire da quelle labbra sarà sempre meglio di qualunque altro.
«Sono Louis, milady.»
E, già, Harry aveva ragione.
Quel nome così francese pronunciato dal proprietario ha fatto tutto un altro effetto che pronunciato dalla bocca spagnola di Gimmy.
«Oh è un piacere. Io sono Harry.»
Louis lo guarda ed inclina il capo per poi ghignare leggermente divertito da tutta quella situazione nuova che sta facendo tornare a galla il vecchio lui.
«E chi lo avrebbe chiesto?»
Harry sta per rispondere a tono, perchè gli piace essere provocato così apertamente, ma un: «Harry Styles, muoviti ragazzo!» lo distrae e si alza velocemente recuperando il vassoio, per poi girarsi ancora verso Louis.
Sta per fare la cosa che farà scattare una persona in particolare, lassù.
Si china sul viso del lettore -che nel frattempo si stava sistemando gli occhiali e sta per recuperare il suo amato libro- e gli da un piccolo ma appiccicoso bacio sulla guancia mentre la sente piano piano scaldarsi sotto le sue labbra. Poi, come se niente fosse successo e come se i loro cuori non stessero correndo all'infinito, si allontana senza dire una parola e torna nelle cucine, con un sorriso che riscalderebbe anche i ghiacci della costa.
E quel sorriso è riflesso anche su un volto in particolare, nascosto dietro un libro che racconta di una storia d'amore splendida, al tavolo 12 del Gimmy's Café.
Quello che non sanno, ovviamente, è che molto più sopra delle loro teste, un anziano biondo sta puntando una sua freccia d'oro verso un cuore, e che quando la scoccherà ne preparerà un'altra per un altro cuore. E nessuno, lassù, sa come faccia, ma anche essendo cieco da tempi immemori centra sempre i cuori giusti.(*)
Ma questo in fondo, è solo il prologo del prologo, no?
“Quando ti ho visto mi sono innamorato, e tu hai sorriso perchè lo sapevi.”

“Amore guarda non con gli occhi ma con l´anima e perciò l'alato Cupido viene dipinto cieco.”


Questo sarà il prologo del prologo.
La presentazione della presentazione, perchè quella che racconterò non è la Storia (quella con la S maiuscola che racconta di persone su persone che vivono strabilianti avventure e che finiscono o felici o in depressione), no.
Quella che sto per raccontare è la storia di un monologo epocale che precede il reale svolgersi degli eventi fantastici.

Questo è il prologo del prologo, già.



E in questo specifico preludio noi troviamo una costa non più troppo ghiacciata nella gelida Barrow, Alaska, in estate; ci sono due cappotti 

(uno di un sgargiante rosso e l'altro di un solitario grigio che sembra riflettere il cielo), due diversi cappelli di lana, due rispettive nuvole di vapore che fuoriescono dalle labbra di due ragazzi e degli occhi verdi e altri due azzurri come il cielo.

Tutte le persone che possono passare per la costa, davanti al mare le più coraggiose, confermano ai loro figli e ai vari bambini che anche oggi il mare è grigio.
Come se fosse una cosa nuova, in quella cittadina sperduta.
Come ogni mattina, alle dieci precise di mattina, più di mezza popolazione locale è riunita a scaldarsi le dita stringendo una tazza di thè o di cappuccino e mangiando dei pancakes al cioccolato sciolto da Gimmy's Café, il caffè più conosciuto da tutta la costa occidentale.
La TV appesa al soffitto vicino al bancone, all'angolo del soffitto, trasmette uno stupidissimo programma di cucina finlandese dove stanno, da quanto pochi hanno capito, preparando un budino alle fragole,
ma nessuno li ascolta più ormai se non gli anziani del villaggio.Sono tutti occupati a parlare tra di loro, chi in inut chi in inglese,
quando si sentono le campanelle sulla porta principale e sull'entrata secondaria del locale suonare in contemporanea e due ragazzi entrano a testa china.

Harry Styles e Louis Tomlinson.

Il primo entra in tutta fretta dal retro, si toglie velocemente il cappotto e le due felpe che indossa -Alaska gente, fa freddo- e corre ad allacciarsi sopra il maglione il grembiule da lavoro.
Sfrega le mani tra loro per creare calore e poi raggiunge la cucina aspettando le prime istruzioni solite del lunedì. Sarebbe noioso, ma per lui non lo è.

Mentre il ragazzo, ignaro di tutto, ritira dal forno delle tortillas appena sfornate e si brucia un dito perchè, da bravo idiota, non aveva afferrato le presine, un'altra persona si siede ad uno degli unici tavolini vuoti e continua a leggere il suo romanzo,
non preoccupandosi minimamente di quello che gli accade intorno.

«Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio.» 

Un sussurro gli arriva all'orecchio destro e il ragazzo, Louis, sussulta sul posto e si gira immediatamente verso la voce per poi ritrovarsi a neanche due centimetri di distanza da un viso e da due occhioni verdi.
Arrossisce e abbassa il capo per mettere il segnalibro al romanzo e cerca nella sua testa delle parole da dire a quel ragazzo.

«Gimmy ha detto di portarti un thè verde.»

Harry prende la tazza di ceramica bollente e la poggia delicatamente sul tavolo ed osserva il viso del ragazzo rilassarsi dopo aver inspirato il profumo di camelia che la bevanda emana.
Gimmy, quando l'ha visto entrare, ha esclamato subito l'ordinazione e gli ha riferito che: «Louis è un cliente abituale qua, viene sempre, forza portagli questo thè!» e lo ha praticamente spinto oltre la cucina verso il tavolo 12 in un angolo vicino alla porta. 
Purtroppo per lui, e per Gimmy, è attratto da occhi blu.È la prima volta che nota un ragazzo leggere una storia d'amore come Romeo e Giulietta, e lui l'ha letto e riletto quel romanzo a tal punto da sapere le parti più belle a memoria,
quindi in quel momento vorrebbe solo sedersi e chiacchierare con la'ltro su quanto Shakespeare possa far imparare a vivere in un mondo come quello in cui vivono.

«Sei la prima persona che vedo leggere Shakespeare, mi intrighi.»

Se possibile Louis, nonostante la sua faccia assomigli troppo ad un peperone ben più che maturo, arrossisce ancora di più e afferra il suo thè, bevendone un sorso fissando un punto davanti a lui pur di scappare dallo sguardo di quel ragazzo con un vassoio sotto il braccio.
Lui lo sa che l'altro sa e ricorda il suo nome (in fondo Gimmy lo conosce da quando era ancora bambino e parla di lui come se fosse suo figlio quando è solo una persona che è capitata nella sua vita)
quindi non avrebbe neanche bisogno di presentarsi ma lo fa lo stesso, perchè è, beh, in imbarazzo.

«Non vuoi neanche sapere con chi stai parlando?»

D'altro canto, Harry non dovrebbe trattenersi così a lungo vicino a quel tavolo, però quel giorno qualcosa nella sua testa riccia scatta.
Poggia il vassoio che reggeva di fronte ad occhi blu e si siede al suo fianco, le braccia a sfiorarsi.

«È inutile cercare chi non vuole farsi trovare.»

Louis si gira e fissa quello sconosciuto dagli occhi più belli che abbia mai visto, tanto che anche se son verdi possono fare invidia al grigiume del mare che lui tanto venera ed ama;
e lui lo ama il mare là in Alaska perchè lui il grigio se lo porta sempre dentro e forse vederlo anche un po' fuori lo fa sentire meno solo del solito. Però quel giorno, anche per lui, succede qualcosa.
Sente, percepisce sulla pelle fredda, che dentro il suo piccolo e chiuso mondo si sta colorando un po' di colori, tutti i colori, e il suo cuore sembra battere con più forza.

«Ride delle cicatrici chi non è mai stato ferito. E non vuole essere trovato chi non è mai stato cercato.»

Tra i due ora c'è un immenso silenzio.

Ed è là, a Barrow in Alaska, che Harry riesce a scorgere un po' di quell'aura grigia che circonda quel ragazzo così anonimo. È proprio là, che si accende qualcosa a chilometri di distanza da quel café, più in alto tra le nubi.
Ma i due non possono saperlo, mai.

«Posso saperlo il tuo bel nome, dolce e sensibile Romeo?»

L'altro abbassa di nuovo il capo (ed Harry lo conosce da veramente troppo poco ma già odia quel piccolo gesto) e sorride impercettibilmente tentando di non farsi vedere dal cameriere.
Sente qualcosa nello stomaco, un rumore leggero ma profondo, u fruscio invisibile ma continuo e moltiplicato per mille.
E sente anche un ambiguo scoppiettio nella testa, a volte piccolo ed altre grande, e dietro le palpebra chiuse degli occhi, tipiche di chi non sorride mai e che quando lo fa crede sia un sogno,
Louis osserva minuziosamente i colori che esplodono uno dietro l'altro, creando l'arcobaleno più bello che abbia mai visto.Apre gli occhi e li punta, dopo anni forse, in modo completamente aperto sul ragazzo che ha accanto.

«Se io sono Romeo, lei è la bellissima ed aggraziata Giulietta?»

Ora tocca ad Harry arrossise, abbassare la testa, e però ridere, perchè occhi blu lo sta intrigando decisamente troppo e dovrebbe decisamente tornare nelle cucine a sfornare quella teglia di biscotti che aveva messo esattamente mezz'ora fa.

«Forse lo sono, ma quello che mi preme di più ora è il suo nome, forestiero dagli occhi che hanno rubato un pezzo di cielo.»

Louis allora sogghigna e, finalmente, rivela il suo nome al cameriere che in realtà lo conosce già, ma crede che sentirlo uscire da quelle labbra sarà sempre meglio di qualunque altro.

«Sono Louis, milady

E, già, Harry aveva ragione.Quel nome così francese pronunciato dal proprietario ha fatto tutto un altro effetto che pronunciato dalla bocca spagnola di Gimmy.

«Oh è un piacere. Io sono Harry.»

Louis lo guarda ed inclina il capo per poi ghignare leggermente divertito da tutta quella situazione nuova che sta facendo tornare a galla il vecchio lui.

«E chi lo avrebbe chiesto?»

Harry sta per rispondere a tono, perchè gli piace essere provocato così apertamente, ma un: «Harry Styles, muoviti ragazzo!» lo distrae e si alza velocemente recuperando il vassoio, per poi girarsi ancora verso Louis.

Sta per fare la cosa che farà scattare una persona in particolare, lassù.
Si china sul viso del lettore (che nel frattempo si stava sistemando gli occhiali e sta per recuperare il suo amato libro) e gli da un piccolo ma appiccicoso bacio sulla guancia mentre la sente piano piano scaldarsi sotto le sue labbra.
Poi, come se niente fosse successo e come se i loro cuori non stessero correndo all'infinito, si allontana senza dire una parola e torna nelle cucine, con un sorriso che riscalderebbe anche i ghiacci della costa.

E quel sorriso è riflesso anche su un volto in particolare, nascosto dietro un libro che racconta di una storia d'amore splendida, al tavolo 12 del Gimmy's Café.

 

Quello che non sanno, ovviamente, è che molto più sopra delle loro teste, un anziano biondo sta puntando una sua freccia d'oro verso un cuore, e che quando la scoccherà ne preparerà un'altra per un altro cuore.
E nessuno, lassù, sa come faccia, ma anche essendo cieco da tempi immemori centra sempre i cuori giusti. Ma questo in fondo, è solo il prologo del prologo, no?



“Quando ti ho visto mi sono innamorato, e tu hai sorriso perchè lo sapevi.”

 


 

  
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