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Autore: xwilliamseyes    03/04/2015    8 recensioni
"Ma Harry non aveva mai voluto confessare il nome di quel ragazzo che a volte sorrideva, altre aveva tra le labbra una sigaretta, altre ancora aveva un'espressione dura sul viso.
Era un mistero. Perché quel nome doveva far parte solo del suo cuore, dei suoi ricordi, del suo spirito e di nessun altro.
Perché Harry amava Louis e lo avrebbe fatto per il resto della sua vita e dopo la morte."
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE AIR BETWEEN US
 
Il posto faceva schifo, da vomito.
L'odore era nauseante, sapeva di sudore di uomo mischiato alla muffa.
Harry si guardava intorno spaventato, spaesato e continuava a chiedersi perché fosse finito in quell'ambiente. Gli occhi erano lucidi ed enormi. Scrutavano insaziabili un posto in cui rifugiarsi, ma non vedevano altro che energumeni grossi quanto armadi. Provava ad infilarsi, Harry, tra gli spazi che si creavano tra le loro spalle affiancate. Quando finalmente trovò una branda vuota, veloce vi gettò il suo borsone. Afferrò un'asciugamano dall'interno ed iniziò ad asciugarsi la fronte e il collo. Ma non ebbe il tempo di riporla che un gridò occupò quella camerata. Tutti gli altri soldati si drizzarono, creando due file ordinate. Harry si sbrigò a fare altrettanto.
"Buongiorno soldati!"
"Buongiorno signore!!"
Urlarono loro. Sembrava sputassero fuori tutta l'aria dei loro polmoni.
"E benvenuti nella vostra nuova vita. Sarà difficile, ma se sarete intelligenti, scaltri e ascolterete tutte le mie parole vi salverete il culo"
Il tono del sergente si fece sempre più duro, minaccioso e deciso. Voleva sicuramente trasmettere sicurezza a quegli uomini che avrebbero visto, di lì a poco, la morte con i loro stessi occhi. 
"Oggi, primo giorno di allenamento. Vi voglio fra un'ora nel cortile!"
"Si signore!!"
Accennò il viso e voltando le spalle corse via. I soldati non persero tempo. Spezzarono le due file ed iniziarono ad indossare le loro uniformi.
Harry continuava a guardarsi intorno. Era curioso di capire le loro emozioni in quel momento, non si preoccupava di vestirsi, correre, essere veloce. Ne aveva visti altri di soldati nei suoi giorni da soldato in erba, quei giorni in cui si pensava a far crescere i propri muscoli, ad aumentare la propria resistenza e ad essere minuziosamente precisi con le armi. Sapeva che questi erano diversi, però. Lo vedeva dalle loro mani che tremavano e dai loro occhi che non sapevano dove guardare. C'avevano il terrore stampato sull'epidermide ed Harry voleva capire se lo avessero anche sul cuore. Si avvicinò al soldato più vicino.
Era biondo, occhi azzurri. Sembrava un polacco.
"Ciao, piacere, io sono Harry"
Lui si voltò. Aveva l'aria di chi non dormiva da una vita e un'espressione da cane bastonato. Scrutò Harry dal basso verso l'alto prima di stringere la sua mano e: "Piacere io sono Maxim". Il riccio azzardò un sorriso, Maxim non ricambiò. Girò l'attenzione sulla sua branda dove stava cercando di mettere ordine. Il primo rimase un tantino deluso, ma non si fece dare per vinto.
"Hanno chiamato anche te, eh?"
"Per forza. Non ci sarei mai venuto volontariamente in questo schifo"
Il tono della sua voce era decisamente quello di chi prova rabbia per il mondo intero e ad Harry mise un po' paura.
"Già"
"Si può sapere perché ti piace perdere tempo?"
Sgranò gli occhi.
"No...volevo solo farmi un amico...è sempre meglio averne uno in queste occasioni"
Azzardò un altro sorriso, stavolta leggermente ricambiato.
"Ora vado dagli altri"
Maxim si allontanò lasciando Harry solo, insieme ai suoi pensieri.

Il sole era alto nel cielo.
Un leggera brezza spostava le foglie dei pochi alberi che circondavano il campo. Continuava a scrutare, il Soldato. Le persone, l'erba, le uniformi dei suoi compagni. Improvvisamente sentii una mano schiaffeggiare la sua spalla sinistra. 
"Allora, signorino, ha intenzione di rimanere qui imbambolato per tutto il giorno? Siamo in guerra!"
Il sergente urlò nel suo orecchio sinistro e lo incitò ad andare dove erano tutti gli altri, che ormai erano posizionati dall'altra parte del campo.
Harry corse ancora un po' scosso.
"Cinque giri di corsa, ora!!"
E presero a correre, come ottimi cani addestrati. E Lui era felice perché sentiva finalmente un'aria leggera e libera riempire i suoi polmoni e un vento tiepido spostargli i capelli lunghi dalla fronte. 
Un giro, due, tre.
Ad Harry iniziava a mancare il fiato e il suo passo iniziò a farsi sempre più lento e indeciso. Consumò tutte le sue forze, tutto il suo respiro. Inevitabilmente cadde, come un enorme sacco di patate. La faccia gli si sporcò di erba e terra e gli occhi presero a bruciare. Cercò di rialzarsi, aiutandosi con le mani e le ginocchia, ma sembrava tutto inutile. Sapeva che doveva sbrigarsi, perché il sergente sarebbe arrivato e chissà quale punizione gli avrebbe sferrato. Un braccio estraneo gli si intrecciò contro.
"Su, alzati"
Una voce delicata gli sfiorò l'orecchio destro. E si ritrovò in piedi.
Si girò verso la direzione del suo aiutante, ma era troppo tardi. Correva già distante e flessibile tra tutti gli altri. Riuscì a vedere i capelli umidicci che gli si erano appiccicati al collo e il pantalone agitarsi, evidentemente troppo grande per lui. 
Harry voleva vederlo. Vedere il suo viso, ma voleva anche ringraziarlo.
Riprese a correre, così, più veloce di prima, sperando di raggiungerlo. Ma il suo salvatore era incredibilmente veloce. A volte riusciva a distinguerlo tra tutti gli altri, altre si confondeva perfettamente e sembrava sparisse.
Il riccio iniziò a perdere le speranze e decise di rallentare un po' il passo, sperando di evitare un nuovo collasso. Dopo un ultimo giro quell'estrema prova finì. Harry si piegò sulle sue ginocchia e cercò di inalare quanto più ossigeno possibile. Non credeva di essere così debole.
"Ottimo lavoro soldati! Ottimo riscaldamento. Trenta flessioni, ora, veloci!"
A quelle parole gli mancò il fiato e sentiva i nervi essere sul punto di spegnersi per sempre. Fu costretto ugualmente a gettarsi al suolo ed iniziare quella dolorosissima ed impossibile prova.

Videro il tramonto.
Il sole gettarsi nel mare e confondersi con esso. 
La luce dare spazio al buio. 
Il calore dare spazio al freddo.
Il vento iniziò a farsi più insistente ed Harry sentiva di essere sul punto di morire per davvero. Ma il sergente, fortunatamente, dichiarò chiuso l'allenamento per quel giorno. Non si era mai sentito così felice, pensò.
E a passo svelto si diresse verso la camerata, dove sperava esclusivamente di mettersi a letto. Dopo pochi istanti, però, gli tornò in mente il suo salvatore e si arrestò. Aspettò che tutti si diressero all'interno del loro rifugio. E tutti entrarono, ma non vide lui. E rimase deluso. Si diresse verso le docce e in pochi minuti si ritrovò finalmente sulla sua branda. Passarono pochi secondi e la sua mente viaggiava ormai instancabile nel mondo dei sogni.

Si svegliò di soprassalto quella stessa notte. 
Il sudore gli grondava il viso e tutto il resto del corpo. Si guardò intorno e vide i suoi compagni dormire tranquilli. Decise di andare a prendere un pò d'aria all'esterno. Infilò i suoi stivali e silenzioso proseguì.
I suoi occhi si alzarono istintivamente verso il cielo.
Era nero, ma tantissime stelle lo occupavano. Risplendevano silenziose e bellissime e ad Harry spuntò un sorriso. Continuò a guardare. A destra, a sinistra, lontano e poi proprio sulla sua testa. Non uno spazio vuoto, non uno spazio solo. Era tutto così bello che al Soldato mancò il fiato. Incrociò le braccia al petto e si appoggiò soddisfatto al muro poco distante. E come se fosse stata una volontà del destino, la sua testa prese a girarsi verso destra. E vide un uomo. Era sicuro fosse lui.
Era piccolo, magro, basso e aspirava una sigaretta. Furiosamente, rapidamente. Portava una canotta e al riccio sembrò molto strano. Era enorme e lasciava vedere perfettamente tantissimi tatuaggi. Sul petto, sul polso, sulle braccia, al lato della spalla. Iniziò a guardarlo a bocca aperta perché i soldati non possono avere tatuaggi, non di quelle dimensioni almeno. L'altro si girò e lo guardò. Non si mosse, non mutò la sua espressione, ma dopo un po' trasformò le sue labbra serrate in un sorriso.
"Non dirlo a nessuno"
Portò un dito al naso. Far capire al Soldato che non doveva dire a nessuno di quel piccolo segreto che aveva appena scoperto. Ed Harry avrebbe ubbidito. Rispose a quel gesto facendo finta di chiudere le sue labbra come si fa con le cerniere e gettò via la chiave. Il salvatore aspirò nuovamente la sigaretta prima di gettarla e calpestarla. Spostò i capelli dalla fronte e si incamminò nella direzione del riccio.
"Io sono Louis, comunque"
Gli tese la mano. Harry la guardò e gli sembrò infinitamente piccola per lui. Aveva paura di fargli male. Lo guardò in viso, confuso.
"Che fai? Non la stringi?"
A quelle parole si vide costretto a farlo. Era calda, stranamente per quell'aria gelida che li circondava.
"Harry..."
Rispose, con un filo di voce.
Louis iniziò a guardarlo in modo strano. Sembrava felice, ma allo stesso tempo incomprensibile. 
"Bel nome"
Si allontanò di poco, creando una certa distanza.
Harry, invece, era curioso. Sapere perché mai uno così piccolo, con i polmoni fatti di catrame e con tutti quegli enormi tatuaggi fosse entrato nell'esercito e mandato addirittura in guerra. 
"Come..."
Si avvicinò, fatto di timore e incertezza. Ma la sua curiosità era troppo forte e non poteva non essere appagata. Toccò leggermente il suo braccio destro. C'erano così tanti tatuaggi che sembrava difficile distinguere la pelle vuota. Una corda, una bussola, un aeroplanino, un mappamondo e un'infinita di tanti altri piccoli oggetti.
Louis indirizzò i suoi occhi sulla mano di Harry. Ad entrambi un brivido percorse la schiena. Non capivano.
"Ah. Sono furbo, Harry, tutto qui"
"In che senso?"
"Ho saputo corrompere il medico"
Cominciò a ridere, ma Harry non riusciva ancora a capirlo. Tuttavia, la sua risata era bella. Viva. Coinvolgente tanto che, anche senza sapere il perché, il riccio lo accompagnò con la sua stessa risata.
"Odio dover mettere quelle enormi maglie per nasconderli. Sono tutta la mia vita"
E prese a scorrerli con il dito uno ad uno, come se fossero dei figli, come se fossero trofei conquistati a fatica.
"Sono davvero fantastici"
Si azzardò a dire il Soldato che ora fremeva di meraviglia e stupore. All'altro, un sorriso enorme prese vita sul viso. In quel punto Harry pensava di non aver visto mai niente di più bello e una strana sensazione si fece sentire dall'interno del suo stomaco.
"Beh, grazie Harry. Tu non ne hai neanche uno?"
"No, non mi piacciono molto"
"Se fossi mio amico avresti sicuramente cambiato idea!"
In quel momento gli sarebbe piaciuto diventare suo amico perché Louis sembrava una persona così strana, insolita, originale. Era sicuro che in sua compagnia non si sarebbe mai annoiato. All'improvviso prese un altra sigaretta da una tasca del pantalone e la portò alle labbra. Passò il pacchetto ad Harry che, cercando di non torcere il naso, la rifiutò.
Avvicinò l'accendino e una volta accesa sputò una nube densa di fumo.
"Sei un tutto casa e chiesa tu o sbaglio?"
"Non credo. Ho altri interessi"
"E quali sarebbero?"
"Mi piace leggere, scrivere e disegnare, qualche volta"
"Cavolo! Io impazzisco per i pittori! E cosa disegni esattamente?"
"Le persone, i volti, le espressioni, le posizioni"
"Sembri una persona molto profonda, Harry, ti invidio"
"E perché?"
"Perché io me ne strafotto troppo di tutto e non si vive così"
Al Soldato la pelle si era fatta d'oca e incredibilmente fredda. Quelle parole lo avevano reso così entusiasta e così diverso. Guardava Louis come se fosse un alieno, un essere sconosciuto al pianeta Terra. Che nelle sue impurezze era puro, intatto e incontaminato da quel mondo che di marcio aveva fin troppo. E Harry aveva sperato di incontrare una persona così per tutta la vita. Eppure quell'ultima frase lo aveva spaventato perché aveva svelato una parte terribile di Louis. Si era fatto chiaro che fosse una mina vagante, una di quelle persone che ridono in faccia al pericolo, una di quelle persone che cercano di essere forti davanti a tutti e a tutto. Lo sapevano entrambi che le persone così vivono in una specie di mondo parallelo, che a fatica riescono a trovare una soddisfazione nella normalità.
Louis sembrava insoddisfatto, ma non troppo. Gli occhi gli brillavano pure al buio e il corpo vibrava anche al freddo.
"Ora è meglio se torniamo a dormire. Domani ci aspetterà una giornata ancora peggiore di quella di oggi"
"Hai ragione"
"E' stato un piacere parlare con te, Harry, ci si becca domani!"
Lo strinse a se, in un abbraccio. Sulle prime il riccio rimase di pietra, ma poi ricambiò con quanto più calore avesse in corpo.

La mattina dopo Harry fu svegliato da un raggio di sole dritto sul suo viso. Si sentii pieno di vita e con tanta voglia di vivere. Alcuni suoi soldati erano già svegli, altri godevano di altri pochi minuti di riposo. Scese dalla sua branda e si incamminò verso i bagni. Sperava di vedere Louis, solo di vederlo. Non chiedeva necessariamente di parlargli, ma solo di poter scrutare alla luce del sole il suo viso che al buio sembrava così piacevole. Si guardava intorno, ma non c'era traccia di lui. Non poteva perdere altro tempo e decise, pertanto, di gettarsi immediatamente sotto l'acqua corrente.

Il sole era coperto da alcune nuvole quel giorno. 
Poco spazio davano ai suoi raggi. Sembrava volessero proteggerlo, nasconderlo. Il Soldato guardò il viso degli altri. Erano tutti stanchi, dolenti e alcuni anche furiosi. Troppi di loro non volevano quella vita, eppure, qualcosa li aveva costretti. Il denaro, forse, la famiglia, ancora, o chissà cos'altro.
"Ciao Harry"
Una mano amichevole gli si poggiò sul braccio destro. 
Harry si girò ed incrociò i suoi occhi.
Erano blu, come il colore dell'oceano gli occhi di Louis. Avrebbe potuto dipingerli con quel blu chiaro che gli piaceva così tanto.
"Ciao Louis"
Harry esclamò, seguito da un enorme sorriso sul volto.
"Pronto?"
"Per niente"
Rispose il riccio. Cercando di sdrammatizzare.
"Perfetto, allora vieni con me"
"Dove?"
E Louis lo prese per una mano e lo trascinò via. Scavalcando gli altri soldati e le diverse camerate che occupavano il campo.

Corsero insieme per boschi.
Alberi, cespugli, prati.
Harry non sapeva dove fossero diretti e ne tanto meno voleva saperlo. 
Gli piaceva essere vicino a Louis e non aveva paura di nulla. 
"Siamo arrivati!"
Strinse la sua mano ancora più forte prima di lasciarla. Improvvisamente il Soldato si fece spaesato e preoccupato. 
Erano su un pendio. Una vista spettacolare era all'orizzonte.
"Ma dove siamo?"
Si preoccupò finalmente a chiedere.
"Non lo so. Un posto che mi piace tanto"
Si mise seduto ed invitò l'altro a fare altrettanto. 
"Il sergente ci ucciderà"
"Non lo farà! Tranquillo! Saresti ugualmente morto oggi. L'allenamento ti avrebbe steso!"
Louis voleva prenderlo in giro, ma ad Harry non importava perché sapeva che stava dicendo la verità. Rimase in silenzio, aspettando altre parole da parte di Louis.
"Io mi chiedo...un tizio alto un metro e ottanta come te, come cavolo fa ad essere così debole?"
"Me lo chiedo anch'io"
Lui si distese, reggendo la testa con le mani.
"Non sei fatto per questa vita, Harry!"
Harry lo guardava. Ed era così bello, vivo, spensierato che voleva passare il resto della sua vita con lui e, forse, anche la morte. 
Si mise al suo fianco.
"Già. Ma i poeti non ci fanno nulla nel ventunesimo secolo"
"E non sei fatto neanche per questo secolo allora!"
Una risata prese vita in quel posto e occupò ogni spazio vitale.
Era quella di Louis. Incontrastata e libera.
"Mi dici una tua poesia?"
Sedeva su un lato. Con la testa a formare un angolo con il resto del corpo. E guardava Harry con il viso di un bambino. Si vergogna un po' il riccio di svelare le parti più profonde del suo cuore a quel ragazzo di cui conosceva solo lo spirito. Ugualmente cacciò il suo quadernino dal pantalone. Un quadernino sgualcito, macchiato di terra e inchiostro che portava sempre con se. Aprii un pagina, l'ultima.

 
"Quali limiti ci siamo mai posti:
noi simili, noi stolti.
In una terra dove la materia
è l'unica furia,
tu sei l'unica
salvezza eroica"

Louis lo capii immediatamente.
Lo capii dagli occhi di Harry che si erano fatti sempre più lucidi, dalle sue mani tremanti e dalla sua voce spezzata.
Lo capii che quella poesia era dedicata a lui.
Era furioso, nervoso. Non lo meritava, ne era convinto.
Dal suo canto, Harry, nonostante avesse finito di leggere, non staccava il viso, le mani da quel quadernino. Aspettava che Louis lo smuovesse con qualche parola.
"Perché lo hai fatto?" 
"Non lo so. L'ho sentito solo. Dovevo scrivere queste parole e l'ho fatto"
Anche gli occhi di Louis si fecero più lucidi e qualche lacrima iniziò ad occuparli.
"Quanto sei stupido, Harry"
Lui si alzò.
Si avvicinò all'altro e gli prese il viso tra le mani.
"Ma chi se ne fotte"
E lo baciò.
Ed Harry ricambiò. 

Si era innamorato di uno spirito, diceva Harry.
Perché Louis era libero proprio come uno spirito.
Non lo fermavano le regole, le parole, gli altri. Viaggiava da un mondo all'altro a proprio piacimento. Incurante del sistema. 
Harry non faceva altro che pensare a quel bacio che tanto gli era piaciuto. Eppure qualcosa lo turbava. Era la diversità.
Erano diversi, troppo. 
Era come se vivessero distanti in spazio e tempo, ma contemporaneamente nessun limite, a parte l'aria che era fra i loro corpi, impediva un loro avvicinamento. Infatti si era avvicinati. Completati. Uniti come due calamite che non si separeranno mai più l'una dall'altra. Ed era certo che il tempo avrebbe cementato il loro rapporto e lo avrebbe reso forte come l'eterno.
Sognava come un bambino, Harry e sperava con tutto il cuore che Louis ricambiasse i suoi sogni.

Quella notte non riuscì a dormire.
Lo pensava come se fosse un tormento, una persecuzione, ma stranamente di quelli piacevoli.
Si alzò e si diresse nei bagni. 
Erano vuoti, freddi e silenziosi.
Sperava di trovare un po' di pace in quel posto e sapeva che ci sarebbe riuscito solo disegnando.
Prese un foglio e una penna, e con le spalle appoggiate al muro di fronte all'unica finestra che rifletteva perfettamente la luna, iniziò.
Cominciò a fare il viso appuntito, gli occhi piccoli, i capelli ribelli, la barba leggera e fu tutto incorniciato dalla sua espressione sicura. 
Harry era così fiero di se stesso. Sentiva il cuore e le membra più leggere che mai. Ora doveva colorarlo, colorare quegli occhi che aveva a lungo desiderato di disegnare. Portò il disegno con se e si diresse verso il suo posto. Ma improvvisamente luci rosse iniziarono a lampeggiare nella camerata. Il Soldato si arrestò e il cuore gli salì in gola. Alcuni soldati presero ad urlare, altri a gettare bestemmie.
"Allarme! Allarme! Siamo sotto attacco! Tutti i soldati veloci verso l'esterno!"
Tutti i soldati si alzarono dai loro letti e corsero veloci verso le armi. 
Harry non riusciva a camminare, a spostarsi. Gli energumeni gli impedivano il passaggio e i loro corpi enormi facevano mancare lui il respiro. Decise di abbassarsi e di scivolare veloce fra le loro gambe. Finalmente riuscì a muoversi, a bruciare centimetri. Vide l'uscita della camerata, ma una mano gli afferrò la caviglia e lo trascinò a se.
Harry iniziò ad urlare, a sbraitare, ma la mano non aveva intenzione di lasciarlo andare e lo tirava sempre più forte. 
Così prese a girarsi e vide che era Louis.
Si fermò ed insieme lentamente si alzarono.
"Harry, cazzo, dove volevi andare?"
Gli urlò nell'orecchio, mentre gli stritolava rabbioso il braccio.
"Ti serve un'arma, seguimi!"
Lo trascinò verso l'armadio enorme che le conteneva tutte.
"Tieni"
Gliene piazzò una in mano e lo invitò a seguirlo di nuovo.

L'esterno era spaventoso, sembrava l'inferno.
Il fuoco circondava tutto e i proiettili viaggiavano ininterrottamente. 
Harry e Louis si accovacciarono dietro un muro.
Harry aveva paura. Paura di morire perché non aveva voglia di lasciare quella vita così presto, proprio ora che aveva trovato il suo spirito.
"Ho paura Louis"
Louis lo guardò per poi sferrargli uno schiaffo talmente forte che il labbro di Harry iniziò a sanguinare.
"Sei un soldato, Harry, i soldati non hanno paura!"
Puntò il suo mitra nella direzione dei nemici e prese a sparare.
Louis era nato per quella vita, invece.
Il riccio lo vedeva nella sua sicurezza, nella sua forza, nel suo modo di mantenere l'arma. E forse era per quello che si era innamorato di lui.
"Louis! Louis!"
"Che c'è?"
"Ho fatto questa cosa per te!"
"Harry, ma ti sembra ora il momento di darmela?"
"Si!"
"Tu sei pazzo, abbassati!"
Una granata sovrastò le loro teste, creando un enorme boato lontano alle loro spalle. 
Harry doveva dargli il suo disegno, a qualunque costo. Così si avvicinò al suo pantalone e lo inserì in una delle sue tasche. 
"Harry, cazzo, non fare stronzate!"
Louis sembrava fuori di se.
Lo prese per il collo e lo scosse.
"Ti prego, salvati! Almeno tu. Promettimi che quando finirà questo schifo non ti azzarderai mai più a fare questa vita. Promettimelo!"
Le sue mani si fecero sempre più strette intorno al suo collo, tanto che al Soldato iniziò a mancare il respiro.
"Te lo prometto, Louis!"
"Grazie Harry!"
Lo abbracciò e lo baciò di nuovo e ad Harry sembrava di vivere in un favola che avrebbe presto trovato il suo lieto di fine.
Louis smise di sparare e si accovacciò stremato dietro il muro. Il riccio lo vedeva ansimare e respirare veloce. Appoggiò una mano sul suo cuore.
"Louis batte troppo forte, riposati un po'"
"In queste situazioni non si può, Harry"
Lui accennò un sorriso e chiuse per un attimo gli occhi. Harry continuava a guardarlo e avrebbe tanto voluto difendere quel corpo che in confronto al suo era così piccolo. 
Louis ed Harry erano talmente diversi che nella loro diversità erano complici. Ma Louis c'aveva quel qualcosa in più che Harry non avrebbe mai raggiunto, che Harry non avrebbe neanche lontanamente afferrato. Qualcosa di cui Harry avrebbe solo visto l'ombra in lontananza. Era quel vigore che non è del corpo, ma dell'anima. Perchè Louis non aveva muscoli su quelle braccia, ma solo tanta voglia di averli ed era questo che lo rendeva più forte del Soldato e di chissà quanti altri.
Louis aprì gli occhi e osservò dritto quelli di Harry che tremavano e avevano paura come non mai. Stavolta lui appoggiò una mano sul cuore dell'altro e la guardava fisso. Quello sguardo scosse tutte le terminanzioni nervose del riccio e lo rese strano. Un pensiero ambiguo alleggiò nella sua mente, provò a scacciarlo.
Fino a che punto Louis è coraggioso? 
"Harry, grazie per avermi dato l'opportunità di conoscerti, ma ricordati che questo mondo non ti merita..."
Respirò a fondo prima di :"e non merita neanche me!"
All'istante Louis si alzò dal riparo. Privo di qualsiasi difesa.
Harry non ebbe tempo di pensare, di fare qualcosa per impedirgli quel gesto.
"Louis, dove vai?!"
Ma non ebbe l'opportunità di pronunciare nemmeno queste parole che Louis giaceva a terra con tre proiettili dritti al petto. Il Soldato si gettò su di lui, cercò di rianimarlo, lo schiaffeggiò e prese a piangere quando capii che nulla era più necessario.


La guerra si concluse così.
Con tante vittime e troppi pochi sopravvissuti.
Harry cambiò. 
In corpo, in cuore e in anima.
Quello schifo aveva cambiato anche lui. 
Non faceva più il soldato, era diventato un pittore. Era muscoloso, con tanti tatuaggi e tanta sicurezza. Aveva un galleria a New York, in una di quelle vie importanti. Era piena zeppa di tele. Alcune grandi, alcune medie, alcune piccole. La maggior parte raffiguravano un volto che tutti ammiravano e di cui molte si erano innamorate. Ma Harry non aveva mai voluto confessare il nome di quel ragazzo che a volte sorrideva, altre aveva tra le labbra una sigaretta, altre ancora aveva un'espressione dura sul viso.
Era un mistero. Perché quel nome doveva far parte solo del suo cuore, dei suoi ricordi, del suo spirito e di nessun altro. 
Perché Harry amava Louis e lo avrebbe fatto per il resto della sua vita e dopo la morte.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Ho finalmente finito! Ho impiegato, credo, sei ora per scriverla e rivedere il tutto. E' stata una faticaccia! Però mi reputo abbastanza soddisfatta. Ho sentito i Larry nel loro eterno legame e spero che questa sensazione l'abbiate provata anche voi con questa mia storia che ho avuto in mente in una delle mie notti insonni.
Spero vi piaccia, quindi.
Molto probabilmente ci sarà qualche errore, vi prego di dirmelo se è così.
Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo riprende l'omonima musica di Hammock e la poesia di Harry è stata scritta da me.

 
- LARRY STYLINSON -



(io li amo troppo, perdonatemi)
  
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