Le stelle. Un signore anziano sul balcone, con il naso rivolto al cielo, guarda quella miriade di corpi celesti e crede viva in loro la bellezza di una eternità ormai a lui fuggevole. Un bambino é affascinato dalla loro luce e cerca di prenderne alcune; si mette sulla punta dei piedi, salta e grida, ma invano. E cade, e cade, e cade. Ian ha sempre visto le stelle dalla sua finestra; apre gli occhi e va oltre le tende ricamate e il vetro e rimira la moltitudine di puntini che infestano la notte. La loro luce flebile cerca di dominare l'oscurità e di farsi largo per arrivare fino a quel signore anziano e a quel bambino. Il ragazzo vuole scappare da quelle quattro mura opprimenti, essere così leggero da poter volare lontano e, proprio come quelle stelle, guardare il mondo dall'alto senza provare paura o vergogna per ciò che é. Si gira nel letto e lo trova vuoto e freddo; si aggrappa ad una coperta, la avvicina al naso e odora le tracce rimaste del profumo di Mickey. Nascono in lui vortici di pensieri, che lo risucchiano e lo stritolano costringendolo a ricordare. La mancanza che ora prova, il vuoto che urla di essere sentito e le lacrime che scendono lente e marcano centimetri di pelle con il loro cammino. Si sente solo, indifeso in mezzo a quella infinità di stelle che lo sovrastano. Il tempo durante la notte scorre più lentamente e i minuti sembrano ore infinite. Non sa da quanto tempo é sveglio, non sa se dormirà. Si gira e rigira tra quelle coperta infestate dall'acre odore del suo ragazzo e cerca di soffocare quel dolore inspiegabile. Vuole alzarsi, correre da lui alle tre del mattino, quando improvvisamente sente delle braccia intorno a sé. Riconosce la pelle al solo tatto, non ha bisogno di conferme per sapere che é Mickey. Ha toccato innumerevoli volte quelle braccia e le ha strette a sé; riconoscerebbe ovunque quelle mani ora intrecciate alle sue. Le loro costole corrose collidono l'una contro l'altra; il naso di Mickey contro il suo collo e il sorriso di Ian che sovrasta ogni cosa. La mano di Mickey va sul suo volto e con l'indice gli accarezza le guance e poi scende e abbraccia il corpo di Ian. In quella quiete notturna i loro corpi sono complementari. Ian vuole dire qualcosa, vuole fissare nella memoria con poche parole quel momento. Lentamente si mette su di un fianco e guarda Mickey negli occhi. Al posto di ricambiare il sorriso, la figura svanisce rapida nell'aria e Ian allunga la mano per trattenerlo, per avere ancora alcuni minuti. Ancora qualche secondo. Ancora. Ma Mickey svanisce e il ragazzo realizza che aveva sognato di nuovo. Apre gli occhi e guarda il cielo. Anche le stelle sembrano spente.