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Autore: Sally91    15/02/2005    0 recensioni
E'una storia molto adolescenziale, racconta come la vita di tutti i giorni possa trasformarsi in un sogno.. Buona lettura!! NB: questa fic è stata scritta per un concorso insieme a Giulia!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“C’era una volta un re…, direbbero i miei piccoli lettori. Ebbene sì, c’era una volta un re.

Mio padre, Leopoldo IV è il sovrano di Lago Senz’ Acqua, un immenso paese in cui regnano vallate incontaminate, abitate da cerbiatti, ermellini e scoiattoli. È sì, avete capito bene, proprio Lago Senz’ Acqua: questo è il nome del luogo in cui vivo, chiamato così perché avvolto da una strana leggenda… La volete proprio sapere?? Si narra che tanto, ma dico tanto tempo fa, in questi luoghi, un lago circondasse una fortezza, che esiste ancora oggi che, a causa di un sortilegio, si è prosciugato lasciando come sua unica magnificenza uno splendido giardinetto in cui si innalzano salici piangenti, roseti e dove crescono stupende violette. Un giorno decisi di esplorare questa dimora vietata, così uscii di nascosto dalla mia reggia, portandomi dietro solo il mio ciondolo d’oro portafortuna, regalatomi da uno strano personaggio. Quando arrivai, aprii con un calcio il vecchio cancello arrugginito privo di lucchetto, che si spalancò con un lacerante stridolio.

Percorsi il ponte levatoio che era abbassato ed entrai titubante e tesa, ma decisa a scoprire queste antiche rovine. Era un posto incantevole, con una grande scalinata proprio nel centro della stanza, che portava ai piani superiori. La percorsi e mi ritrovai improvvisamente indietro di mille anni e forse anche più: dappertutto mobili diroccati, ma perfettamente integri, risaltavano l’antichità di quella dimora; al centro della stanza sovrastava il salone un lampadario i cui pendenti cristallini riflettevano la luce del sole e illuminavano la stanza di tutti e sette i colori dell’ arcobaleno; tappeti, probabilmente importati dalla Cina moltissimo tempo fa, attraversarono il lungo itinerario della Via della Seta.

Mentre osservavo, dedussi che se tutto questo fosse stato scoperto sarebbe in seguito stato aperto ai visitatori e tutto questo splendore, che doveva valere una fortuna, non sarebbe più “esploso” di questa carica  che la sua visione aveva provocato in me. Così decisi, almeno per il momento, di tenere ciò che avevo scoperto all’ oscuro di tutti. Ad un certo punto, però, un rumore inquietante mi distrasse dai miei pensieri. Improvvisamente mi girai e vidi una scena raccapricciante: Andy, il mio gatto nero senza coda, mi aveva seguito e se ne stava immobile a guardarmi; dietro di lui un grosso e grasso fantasma lo inseguiva, ma appena mi vide si fermò…”

- Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin, driiiiiiiiiiiiiiiiiiiin - la sveglia suonò e..

- Sempre la solita storia - dissi. - Mi sono alzata di nuovo tardi!! -.

In pochissimo tempo mi vestii e, senza far colazione, mi precipitai a scuola.

Ahhhh, non mi sono ancora presentata. Ciao a tutti, mi chiamo Laura, sono una ragazza di sedici anni e frequento il terzo anno di liceo classico. Sono alta, magra, ho lunghi capelli neri e occhi verdi smeraldo.

Arrivata a scuola, mi diressi verso l’aula d' informatica. Appena entrata, il professore mi rimproverò per il ritardo e mi invitò, non molto gentilmente, a sedermi al mio banco e a prestare attenzione.

Il professore d'informatica era un tipetto piccolo e tarchiato, con una folta capigliatura grigia e spessi occhiali quadrati. Aveva sempre idee molto strane, come il compito che ci diede quella mattina: dovevamo assemblare i pezzi di un computer, fino a renderlo tale, con un cacciavite. Ci dividemmo a gruppi di quattro persone e io capitai con la mia migliore amica Angela, il più bel ragazzo di tutta la scuola, Marco e la peggiore ragazza di tutto il liceo, l’insopportabile e bugiarda Valentina. Iniziammo a montare i pezzi, ma lavoravano tutti tranne me perché io ero intenta a guardare Marco.. Sapete com’è!!! Alla fine del lavoro, comunque, il nostro computer non funzionava e abbiamo preso tutti un’ “appena sufficiente”, per il solo motivo di averci almeno provato. –Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin - seconda campanella della mia giornata: ricreazione!!

Avvilita per il brutto voto, mi diressi alla finestra e guardai fuori. Vidi il giardinetto pullulante di bambini: chi si divertiva a scivolare giù per la proboscide di un elefante, chi a girare su una specie di ottovolante gridando, chi si dondolava su un altalena costituita da una ruota di un camion..

“ Che vita felice la loro” pensai, “ nessun compito in classe da affrontare, nessun ragazzo impossibile da conquistare, nessuna preoccupazione…”.

- Ehi, bella addormentata -, sentii. Conoscevo quella voce: l’avevo ascoltata per minuti durante le interrogazioni e l’avrei ascoltata per ore, ma mai mi aveva rivolto la parola direttamente. Con il cuore in gola mi voltai e….

- Ti senti meglio?? Come va?? -. Aprii lentamente gli occhi e incontrai i suoi.

Chiesi: - Dove mi trovo?-.

La sua calda voce mi avvolse e mi rispose: - Sei in ospedale -.

- Che cosa è successo? -, la mia voce ancora assonnata risuonò nella stanza.

- Bhè, è imbarazzante, ma… hai sbattuto la testa contro un estintore quando ti ho chiamato a ricreazione, mentre guardavi fuori dalla finestra -.

- Ohhh, mi dispiace. Era la prima volta che mi parlavi e ora penserai che sono un’ idiota…-.

- No, non pensarci neanche per un attimo. Tu… tu… -.  

- Io cosa?? -.

- Bhè tu.. ehm… ero venuto per parlarti, a ricreazione. Ho notato che a lezione d’informatica mi guardavi ..-.

- Scusami.. -, balbettai, - so che un ragazzo come te non si potrà mai interessare a… -.

- A chi? Ad una bella ragazza come te?? Perché è questo che penso di te..-.

- Ahhh.. davvero?? Bhè, grazie.- .

I nostri sguardi nervosi, come bambini sul punto di piangere, si incollarono. Lentamente le nostre labbra s'incontrarono in un tenero bacio, proprio mentre il preside e mia madre entravano nella stanza…

  
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