Anime & Manga > Lamù
Ricorda la storia  |      
Autore: Achille88    21/12/2008    4 recensioni
La pazienza di Lamù è stata finalmente premiata. Dopo quattro anni di tira e molla, il suo tesoruccio l'ha finalmente condotta all'altare. Ora che è passato più di un anno dal loro matrimonio, una nuova sfida attende i due giovani: essere genitori! Dedico questa fanfic ai miei "senpai" Andy Grim e Kitsune no Pao.
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Lamù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sa

 

 

 

 

 

 

 

Polis Eiléithyia

“Quanti bei ricordi…”, pensò Lamù osservando con un pizzico di nostalgia il paesaggio caratteristico del suo pianeta natale. Il clima era come sempre piuttosto caldo, ma la totale assenza di umidità ed una piacevole brezza rendevano la giornata assolutamente piacevole.

La bella aliena ricordava con affetto le innumerevoli giornate della sua infanzia trascorse nella natura fra scorpacciate di frutta, bagni nelle sorgenti d’acqua fresca e giochi con i numerosi animali del luogo, terminati nella stragrande maggioranza dei casi con lo sfinimento di questi ultimi a causa della natura pestifera della piccola Lamù.

Erano passati tanti anni e, da allora, la bella oni si era resa protagonista di innumerevoli avventure ai quattro angoli dell’universo, ma nessuno di questi avvenimenti era stato per lei più memorabile di quanto accadutole soltanto l’anno prima. Al termine di quattro anni trascorsi fra litigi, minacce e lanci di scariche elettriche, Ataru non soltanto si era finalmente deciso a dichiararle apertamente i propri sentimenti, ma l’aveva perfino condotta all’altare, coronando così il loro amore nato quasi per caso al termine della celeberrima gara di corsa che aveva visto tramontare i sogni di conquista della Terra da parte degli oni.

Lamù si voltò e vide suo marito sdraiato ad osservare con aria pensierosa il cielo dai mille colori del pianeta Uru, passandosi continuamente fra i denti uno stelo d’erba.

La giovane si avvicinò a lui e domandò accarezzandogli il volto: “A cosa stai pensando, tesoruccio?”.

“Non trovi incredibile tutto questo?”, disse quest’ultimo afferrando la mano della moglie senza tuttavia incrociare il suo sguardo.

“Che vuoi dire?!”, chiese la bella oni aggrottando le sottili sopracciglia.

“Beh… fino allo scorso anno non facevo altro che correre dietro alle altre ragazze… col solo risultato di ricevere sonori ceffoni o scariche elettriche da parte tua! E ora…”. Ataru interruppe la frase per dare un’occhiata alla sua mano sinistra, il cui anulare era cinto dalla fede nuziale. “… ora siamo qui, sposati ufficialmente già da più di un anno!”.

“Dimentichi una cosa…”, puntualizzò Lamù posando entrambe le mani sul suo grembo.

“… con te al mio fianco che porti in grembo i nostri figli”, concluse il giovane Moroboshi posando la mano sinistra sulla pancia di Lamù. Sebbene la ragazza indossasse un più sobrio vestito lungo di foggia cinese (assai simile a quelli indossati solitamente dalla madre) in luogo del consueto bikini tigrato, ciò non bastava a nascondere il suo ventre gonfio che denunciava una gravidanza giunta ormai allo stadio conclusivo.

“Se vuoi saperlo, non lo trovo affatto incredibile”, disse Lamù lasciando Ataru quasi sconcertato. “Ormai non sei più il ragazzo che pensava unicamente al cibo e alle ragazze disprezzato e deriso da tutti. Sei diventato un uomo fantastico… il mio uomo!”.

“E tu sei la donna che qualsiasi uomo vorrebbe al suo fianco come compagna per il resto della vita!”, affermò Ataru prima di posare le sue labbra su quelle della consorte. Detto ciò, il giovane signor Moroboshi cinse con un braccio le spalle di Lamù; quest’ultima afferrò un ciondolo d’argento a forma di cuore che portava al collo e lo aprì, rivelando una loro foto in abiti nuziali: si trattava del regalo che Ataru le aveva fatto in occasione del loro primo anniversario di matrimonio.

“Sai, non è stata la prima volta in cui ti ho vista con l’abito bianco… ma quel giorno eri semplicemente meravigliosa!”, disse Ataru con gli occhi fissi sulla foto mentre nella sua mente ricordava il giorno del tentato matrimonio con Lamù al termine della loro avventura sul pianeta El e la sua successiva fuga precipitosa poco prima del .

“In fondo sei stato tu a regalarmelo!”, fece notare la ragazza mentre il giovane marito ricordava con una certa apprensione la pila di cambiali firmate per acquistare l’abito.

“Tuttavia c’è una cosa che ancora non capisco, dopo tutto questo tempo: come ti è venuto in mente di regalarmi un vestito da sposa? Fino a quel momento, non volevi saperne minimamente di sposarmi…!”, disse la bella extraterrestre.

Suo marito emise un sospiro e rifletté intensamente per qualche minuto, prima di rispondere: “In verità, è un po’ complicato da spiegare…”, esordì Ataru, “… dal momento in cui sei entrata nella mia vita, è stato come se dentro di me fossero state innalzate delle barriere, come per impedirmi di comportarmi con te come ho sempre fatto con tutte le altre ragazze! Da allora, però, non ho fatto altro che continuare a sfuggirti e a comportarmi da stupido egoista… finché…”.

“Cosa?”.

“… finché quelle stesse barriere non sono improvvisamente crollate una dopo l’altra, come le tessere del domino. A quel punto dovevo e volevo sposarti, ma dopo tutto quello che ti avevo fatto patire a causa del mio sciagurato comportamento, dovevo dimostrarti che le mie intenzioni erano sincere. Così… ho avuto l’illuminazione!”.

“Ed è stato il più bel regalo che tu mi abbia mai fatto!”, disse la bella aliena ricordando l’immensa gioia provata dopo aver letto la lettera attaccata al pacco in cui era confezionato l’abito nuziale.

“Dopotutto, non potevo di certo dichiararmi con una banale letterina d'amore…”, ribadì Ataru prima di scoppiare in una gioiosa risata. Subito dopo, però, il suo sguardo si fece improvvisamente serio. “Sei sicura che sia stata una buona idea organizzare questa scampagnata sul tuo pianeta?”, domandò alla giovane moglie. “Voglio dire, nelle tue condizioni…”.

“Non devi preoccuparti di questo”, lo interruppe Lamù. "Ricordati che con noi ci sono anche Ten e i miei genitori... perfino mia zia si è presa un breve periodo di congedo dal lavoro pur di starmi vicina! E poi mi sembra doveroso festeggiare, dal momento che hai superato l’esame di ammissione all’università dopo mesi e mesi passati sui libri!”.

“Dovevo farlo”, si giustificò Ataru notando una leggera nota di rimprovero nelle parole della consorte. “Dopo tutto il tempo che ho sprecato al liceo andando a caccia di ragazze, ho dovuto studiare giorno e notte per superare l’esame!”.

"Se tu mi avessi dato retta fin dall’inizio, non sarebbe stato necessario!”, lo rimproverò la bella oni.

“Già…!”, si limitò a dire Ataru poco prima che la consorte scoppiasse in una risata argentina che contagiò anche lo stesso ragazzo.

Proprio in quell’istante, ad interrompere quel momento di allegria, arrivò Ten in sella al suo piccolo scooter a levitazione.

“Il pranzo è pronto, piccioncini!”, annunciò il piccolo oni schernendo i due giovani sposi.

A dimostrazione della sua ormai raggiunta maturità, Ataru non reagì alla provocazione della piccola peste in pannolino tigrato e, dopo aver aiutato Lamù ad alzarsi, si diresse verso l’astronave situata a poca distanza da un ruscello, all’interno della quale i suoceri di Ataru e la madre di Ten stavano per l’appunto preparando il pranzo.

Non appena entrò all’interno della navicella, gli occhi di Ataru si illuminarono alla vista della tavola imbandita posta al centro esatto dell’astronave, su cui troneggiavano una capiente pentola di rame contenente sukiyaki ed una grande pentola per il riso.

“Accomodatevi, ragazzi”, disse la madre di Ten, con in mano l’inseparabile stendardo dei vigili del fuoco intergalattici.

“Ma come…?!”, protestò Lamù all’indirizzo della madre. “Perché non hai cucinato le stelline piccanti che mi piacciono tanto?”.

“Lo sai benissimo il perché!”, disse suo padre. “Il medico ti ha proibito categoricamente di mangiarle in gravidanza: dopo che le ha assaggiate, è stato ricoverato per due settimane per un attacco di gastrite acuta!”.

Per tutta risposta, la ragazza assunse un’espressione imbronciata mentre Ataru si portò la mano alla bocca per evitare di ridere. “Lamù è una moglie fantastica… ma in quanto alla cucina, mia suocera la batte su tutta la linea!”, si disse mentalmente.

Ciò nonostante, il pranzo trascorse in allegria: le donne dispensavano di consigli Lamù su come affrontare al meglio la sua prossima vita da madre, mentre il padre della bella aliena rassicurava il genero garantendogli l’adeguato sostegno finanziario al mantenimento dei nipotini, finché il ragazzo non si fosse laureato e avesse trovato un lavoro ben retribuito.

“Che noia, questi discorsi!”, pensò annoiato il povero Ten dopo aver emesso un sonoro sbadiglio. Fortunatamente per lui, il pranzo finì nel momento in cui la suocera di Ataru portò in tavola una torta guarnita con uno strato di glassa gialla con strisce di cioccolato fondente. Come tutti i bambini, Ten guardava il dolce con avidità e lanciò un’occhiata di sfida ad Ataru, ma quest’ultimo stava già brindando con del sakè insieme al padre di Lamù.

“Fino a non poco tempo fa avremmo litigato come pazzi!”, pensò il cuginetto di Lamù ricordando con nostalgia le innumerevoli sfide con Ataru a base di padellate e fiammate… nostalgia che svanì non appena la madre gli presentò davanti agli occhi una grossa fetta del dolce.

Anche Lamù si stava apprestando a mangiare, ma all’improvviso avvertì un forte dolore a livello della zona soprapubica, costringendola a portarsi entrambe le mani sul ventre.

“Che ti succede?”, domandò preoccupato Ataru, precipitatosi al suo fianco.

“Ti senti bene?”, chiese Ten.

La giovane aspettò qualche istante prima di rispondere, finché non piegò il capo in avanti dopo aver avvertito una nuova contrazione, ancora più dolorosa della precedente.

“Credo… credo che sia arrivato il momento!”, annunciò Lamù con una certa ansia e preoccupazione.

“Com’è possibile?!”, esclamò il padre, anch’egli tutt’altro che tranquillo. “Secondo quanto ha detto il medico, il parto sarebbe dovuto avvenire fra una settimana!”.

“E invece i bambini vogliono venire alla luce adesso”, disse per tutta risposta la madre di Ten mentre la sorella tranquillizzava la figlia con parole incomprensibili - alle orecchie di Ataru - nella lingua degli oni. “Non perdiamo tempo in osservazioni inutili e metti in moto la navicella!”.

Senza ulteriori indugi, il suocero del giovane Moroboshi si mise ai comandi dell'astronave e, dopo pochi minuti, avevano già oltrepassato l’atmosfera del pianeta Uru.

“Dove ci stiamo dirigendo?”, domandò Ataru cercando in tutti modi di restare calmo, nonostante la situazione.

“Su Polis Eiléithyia!”, disse il conducente della navicella con gli occhi fissi sul monitor che indicava la rotta da seguire.

“Che cos’è? Dove si trova?”, domandò nuovamente il consorte di Lamù.

“Si tratta di un asteroide-ospedale situato ai confini della costellazione dell'Unicorno”, rispose la madre di Ten. “E’ lì che andiamo a far nascere i nostri figli!”.

“Quando ci arriveremo?”, chiese di nuovo Ataru.

“Se inserisco la velocità luce, dovremmo arrivare fra poco più di un’ora!”, rispose il suocero poco prima di eseguire la citata operazione.

 

***

 

“Siamo arrivati!”, annunciò il padre di Lamù, mentre dagli oblò dell’astronave si intravedeva un asteroide abbastanza grande da ospitare una cittadina grande quanto Tomobiki, sul quale sorgevano delle strutture coperte da alcune cupole in vetro e acciaio.

“Era ora…!”, sbuffò Ataru cercando con tutte le sue forze di restare calmo.

Lamù, intanto, era ormai entrata nella fase più delicata del travaglio e faceva dei respiri profondi per far fronte alle contrazioni sempre più forti e frequenti.

L’astronave atterrò nella pista di atterraggio e, non appena il portellone si aprì, il gruppetto si precipitò all’ingresso della struttura principale, dove si trovavano due infermiere che stavano discutendo fra di loro: una era una giovane oni ed era vestita con il consueto camice bianco, mentre l’altra, anch’essa proveniente dallo stesso pianeta, ma più robusta di costituzione e più in avanti negli anni, indossava un camice verde ed aveva l’aria di un’ostetrica con molti anni di esperienza alle spalle. Quest’ultima notò immediatamente Lamù aiutata a camminare dalla madre e dalla zia ed ordinò all’infermiera di portare una sedia a rotelle per far sedere la ragazza.

“Non abbia paura, signorina. Andrà tutto bene!”, disse l’ostetrica per tranquillizzare la ragazza e i suoi familiari. Subito dopo Lamù fu fatta sedere sulla sedia e venne portata in sala parto.

“Voi aspettate qui!”, ordinò l’ostetrica in camice verde all’ingresso della sala.

Poco prima che la ragazza fosse condotta al suo interno, Ataru la guardò negli occhi per infonderle coraggio; dopodiché, le porte si chiusero e una spia rossa posta sopra la porta si illuminò ad indicare l’inizio dell’operazione.

 

 ***

 

In preda all’ansia, Ataru percorreva avanti e indietro il corridoio della sala d’attesa con le mani giunte dietro la schiena. I genitori e la zia di Lamù, invece, erano seduti su delle sedie mentre Ten restava sospeso in aria con le mani dietro la testa.

“Cerca di calmarti”, suggerì il cuginetto di Lamù ad Ataru.

Per tutta risposta, il giovane diede un pugno alla parete. “E come faccio?!”, disse quest’ultimo con tono agitato. “Lamù è lì dentro da quasi due ore, mentre io sono qui senza poter fare nulla per esserle d’aiuto. Mi domando cosa stia succedendo…!”.

A dispetto della situazione, suo suocero si mise a ridere e gli confidò: “Sai una cosa, ragazzo mio? In questo momento mi ricordi me stesso il giorno in cui nacque Lamù!”.

“Davvero?”, domandò il ragazzo.

“Proprio così. Anche se ero più grande di te, ero talmente agitato che alla fine tirai un pugno ad una sedia, frantumandola in mille pezzi!", rispose il corpulento oni mentre la moglie si copriva gli occhi con la mano scuotendo la testa in segno di evidente imbarazzo.

“… ma poi, quando nacque Lamù e la presi per la prima volta fra le mie braccia - così piccola e fragile - è stato il momento più felice della mia vita!”, concluse il suocero di Ataru ricordando con nostalgico affetto quel momento.

Pochi minuti più tardi, Ataru sentì delle voci a lui familiari venire verso la sala d'attesa e, poco dopo, vide tutti i suoi amici più cari: Shinobu, Shutaro, Benten, Oyuki e Ran.

“Come siete arrivati fin qui?”, domandò il giovane Moroboshi, visibilmente sorpreso.

“Semplice!”, affermò Benten parlando a nome di tutti. “Ten ci ha avvisati e così ho noleggiato un autobus dell’agenzia spaziale Galaxy, grazie al quale ora ci troviamo qui!”.

Ataru rivolse lo sguardo verso il cuginetto di sua moglie e gli disse, guardandolo storto: “Ora capisco perché ci hai messo così tanto tempo a ritornare qui, con la scusa di dover andare in bagno…!”.

“Io… io pensavo che Lamù sarebbe stata felice di ricevere la visita dei nostri amici!”, si giustificò Ten toccandosi gli indici.

Ataru tuttavia si limitò a scuotere la testa e avrebbe voluto chiedere cosa conteneva il pacco che portava Shutaro, ma non lo fece poiché notò che la spia rossa posta sopra la porta della sala parto si era spenta e, subito dopo, un’infermiera con in mano una cartella clinica domandò: “Chi di voi è il signor Ataru Moroboshi?”.

“Sono io!”, disse tutto d’un fiato il giovane, seguito dagli altri.

L’infermiera gli rivolse un sorriso e annunciò: “Congratulazioni. Lei è padre di due splendidi bambini!”.

Immediatamente Ataru cacciò la testa all'indietro e, con le mani giunte come in una preghiera, ringraziò mentalmente tutti i kami del pantheon shintoista insieme a tutti i suoi amici.

“E Lamù come sta?”, domandò Shutaro all’infermiera.

“La paziente è ancora affaticata, ma sia lei che i neonati godono di buona salute”, rispose quest’ultima. “Ha chiesto con insistenza di poter vedere il marito e presentargli i bambini”.

“Vai da lei, Ataru”, suggerì Shinobu posando una mano sulla spalla del giovane Moroboshi. “Noi aspetteremo qui ancora per qualche minuto”.

A quel punto il ragazzo si fece guidare dall’infermiera fino alla camera n°4, all’interno della quale vide sua moglie seduta sul letto che cullava il figlioletto fra le braccia, mentre l’ostetrica si occupava della bambina.

“Come ti senti?”, domandò Ataru scostando una ciocca di capelli dalla fronte ancora umida di sudore di Lamù.

“Mai stata meglio!”, rispose la puerpera prima di posare nuovamente i suoi occhi luccicanti di gioia immensa sul bambino, che dormiva beato fra le sue braccia.

Con sua sorpresa, il neopapà notò due minuscole corna dorate che spuntavano fra i capelli castano chiari del neonato.

“Mi chiedo se abbia ereditato i poteri di Lamù…!”, si domandò Ataru mentre sfiorava con le dita le guance paffute del figlioletto.

“Credo che la signorina qui presente voglia conoscere il suo papà!”, disse l’ostetrica poco prima di lasciare la bambina fra le braccia di Ataru. Al contrario del fratellino, la piccola teneva i suoi occhi azzurri ben aperti e, istintivamente, protese le piccole braccia verso il padre.

“Incredibile! Assomiglia tantissimo alla madre…!”, pensò il giovane Moroboshi osservando le piccole corna dorate che emergevano dalla capigliatura verde marino della figlia, mentre quest’ultima afferrava fra le sue manine il dito indice del padre.

“Avete già deciso i loro nomi?”, domandò la donna con il camice verde ai giovani genitori.

“La femminuccia si chiamerà Shinobu, mentre il nome del maschietto sarà Shutaro!”, annunciò Ataru dopo essersi scambiato uno sguardo d’intesa con Lamù.

“Non potevi scegliere dei nomi migliori per i tuoi figli!”, disse il rampollo della famiglia Mendo, non appena entrò nella stanza con il resto del gruppo.

“A proposito, che hai in quel pacco?”, domandò Ataru notando l’oggetto fra le braccia dell’ormai ex rivale.

“Un regalo per tuo figlio”, rispose Shutaro poco prima di aprire il pacco e di tirare fuori un polipetto di peluche. “Dovete sapere che, nella mia famiglia, è tradizione regalare al figlio primogenito un peluche che lo accompagnerà nei primissimi anni di vita. A me è toccato questo polipetto e, in un certo senso, è stato il mio primo amico!”, concluse il giovane Mendo poco prima di consegnare il giocattolo ad Ataru.

“Ti ringrazio, ma non capisco perché voglia fargli proprio questo regalo…!”, disse dubbioso il neopapà.

“Non posso permettere che un bambino che porta il mio nome diventi uno smidollato farfallone come te, fino a poco tempo fa!”, rispose Shutaro. “Deve diventare un ragazzo intelligente, affascinante e raffinato, conteso dalle ragazze come il sottoscritto!”.

Non appena il rampollo dei Mendo ebbe terminato, dalle manine della piccola Shinobu partì una scarica elettrica sufficientemente potente da far rizzare i capelli di Shutaro. Tutti i presenti rimasero a bocca aperta.

“A quanto pare, la bambina ha ereditato i poteri della madre”, osservò Oyuki, mentre il giovane Mendo si sistemava i capelli con l’ausilio del pettine fra l’ilarità generale.

“Che cosa ne dite di scattare una foto ricordo?”, domandò Benten con in mano una macchina fotografica.

La dea della fortuna consegnò la macchinetta nelle mani dell’ostetrica e tutti si misero in posa, con Ataru e Lamù in primo piano con i loro figlioletti in braccio.

“Fate tutti un bel sorriso!”, disse la donna prima di scattare.

 

***

 

“Che giornata meravigliosa!”, pensò Lamù mentre posava su una tovaglia un grande vassoio ricolmo di dango e un tèrmos pieno di tè verde.

Intorno a lei, i ciliegi in fiore del parco di Tomobiki offrivano un superbo spettacolo naturale, mentre i petali rosa ricoprivano interamente il terreno.

“Smettetela di giocare e venite a mangiare!”, disse la giovane signora Moroboshi all”indirizzo del marito e dei figli che giocavano a qualche metro di distanza. Approfittando delle loro difficoltà nel volare, Ataru si divertiva a far sventolare sulle loro facce un ramo fiorito di ciliegio, facendoli starnutire.

“Smettila, papà!”, si lamentò Shinobu mentre si puliva il naso con l’orlo del kimono.

“Sei la solita piagnucolona!”, la schernì Shutaro.

“Tuo fratello ha ragione!”, disse Ataru, rincarando la dose.

Decisamente indispettita, la bambina giunse le mani e lanciò una scarica elettrica contro il padre; nonostante fosse di debolissima intensità, il ragazzo finse di essere stato fulminato e crollò a terra.

Lamù si precipitò immediatamente sul posto e rifilò un ceffone alla figlia. “Ti ho detto mille volte di non usare i tuoi poteri su papà!”, disse severamente la bella oni.

“Io… io non v-volevo. Non l’ho f-fatto apposta…!”, si lamentò la piccola Shinobu, singhiozzando.

All’improvviso Ataru balzò in piedi con un grido, spaventando il resto della famiglia.

“Ci vuole ben altro che una scossa di quell’intensità per mettermi al tappeto!”, esclamò il giovane gonfiando il petto con sfacciato orgoglio.

In risposta del suo scherzo, Shutaro scoppiò a ridere, mentre Shinobu si aggrappò al vestito della madre piangendo.

“Smettila di fare scherzi simili, tesoruccio!”, disse Lamù con in braccio la figlioletta.

“Non sapete stare agli scherzi!”, disse Ataru, prima di correre verso il vassoio di dolci con lo scatto di un centometrista. Il ragazzo stava per raggiungere la meta, quando venne investito da uno dei fulmini lanciati dalla moglie!

“Così la prossima volta papà ci penserà su due volte prima di fare il dispettoso!”, disse Lamù ai figlioletti, che risero a crepapelle.

“Se non vi sbrigate, tutti i dango finiranno nel mio stomaco!”, minacciò Ataru, rimessosi subito in piedi.

“Non vale!”, protestarono Shinobu e Shutaro spiccando il volo con la paura di restare senza cibo.

“Non cambierà mai…”, si disse Lamù osservando Ataru giocare e scherzare in allegria con i due bambini, “… rimarrà sempre il mio tesoruccio!”.

 

Fine

 

Note dell’autore: per il nome dell’asteroide-ospedale mi sono ispirato alla saga di Star Wars e alla mitologia greca.

Come si è visto nel terzo film La vendetta dei Sith, Padmé Amidala partorisce i gemelli Leila e Luke Skywalker su un asteroide di nome Polis Massa poco prima di morire. Eiléithyia, invece, è il nome greco di Ilizia, figlia di Zeus ed Era e dea protettrice del parto presso gli antichi Greci.

Se volete sapere di più sulla prodigiosa “metamorfosi” di Ataru da libertino a padre di famiglia, vi consiglio di leggere La storia segreta dei SISAS scritta da Andy Grim.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

word to html converter html help workshop This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder  chm editor perl editor ide

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lamù / Vai alla pagina dell'autore: Achille88