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Autore: Linsdey    04/04/2015    1 recensioni
Questa 'storia' é un po' ciò che é capitato a me. Spero di farvi immaginare ciò che scrivo, e di emozionarvi. Quindi si, leggete ed emozionatevi.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non l'ho mai detto a nessuno prima, ma tre anni fa un uomo mi ha salvato dalla misantropia. 14 novembre 2014. Non tornerò più a casa, ho deciso!  Sono stanca. Stanca di essere trattata come una bambina irresponsabile. Sono fottutamente cresciuta e i miei genitori non possono impedirmi di vedere un ragazzo. Lo conosco da quando avevo 11 anni! Oh ma per mia madre "se vivo ancora sotto il loro tetto, dovrò attenermi alle loro regole" Sono ai binari, una vecchia stazione abbandonata frequentata da ragazzacci e via di raccordo del paese tra due strade principali. Lo sto aspettando da un quarto d'ora ormai, ma sono arrivata solo venti minuti fa, perché mi piace tanto passeggiare qui. Sento il fruscio del vento fra le foglie degli alberi.  Fa decisamente freddo ma non sul mio collo, dove qualcosa di gelato e caldo allo stesso tempo si é appena poggiato. Mi giro. Una mano. La sua. Non ricordo di aver sorriso così in tutta la mia vita... era un sorriso di come si vedono nei film, un sorriso che si legge solo nei libri, era il mio sorriso grazie a lui. Come avrei potuto farne a meno? Già. Come avrei potuto? Non potevo dirgli che andavo via, non me lo avrebbe permesso. Lo amavo tantissimo, mi aveva salvata ed ero diventata una persona che non aveva più paura di guardarsi allo specchio. Non mi sentivo brutta, né non accettata, vivevo solo nella mia bolla, tra i miei pensieri e non sentivo niente.  Tutto é nato da uno sguardo, dagli occhi suoi, fissi nei miei, perfettamente muti. Mi ha aperta al mondo e a lui. Non ho avuto più paura, o almeno non così tanto. I fantasmi del passato, però, ritornano insistenti, come adesso. Per fortuna sono calma dato che mi trovo qui, seduta dove prima passava veloce un treno. Oh dio, se ci penso ne resto impressionata. Sono seduta esattamente su dei binari che prima reggevano dei treni che a loro volta trasportavano delle persone. Chissà dirette dove!  La loro storia, il loro 'ne vale la pena', chissà qual'era! Una voce mi distoglie dai miei pensieri. Sempre lui.  Ohw lui sa benissimo che deve disturbarmi, assolutamente, ma in quel momento non mi andava di parlare. Lo tiro per il braccio e si siede accanto a me, mi distendo e poggio la testa sulle sue gambe lasciando che il resto del corpo entri in contatto con i sassolini sporchi di terra.  Tutto ciò che vidi furono i suoi occhi, fissi nei miei, perfettamente muti. Era tutto quello di cui avevo bisogno, ma ormai avevo preso una decisione irrevocabile e dovevo partire. In quel momento scelsi di godermi a fondo il suono del suo respiro, di tacere e sentire il suo cuore battere forte. Era così bello passare quel momento d'inverno a guardare il cielo tra i rami spogli degli alberi, perché se c'é lui con me, quando lo faccio tutto sembra in bianco e nero eppure posso giurare di non aver mai visto tanti colori.  In realtà non eravamo in silenzio, stavamo avendo una dolce conversazione senza parole, era una di quelle che preferivo. Se potessi starei così, ad osservare la primavera tra gli alberi, in silenzio, ma trasmettendo con gli occhi tutto l'amore che provavo per la persona a cui ero legata in quel momento. A breve avrei dovuto lasciarlo solo e non l'avrei forse più rivisto. Mi sentivo incolpa, era una situazione orribile. Piccola e innocente sulle sue gambe. Grande, possente, ma pur sempre perso nei suoi pensieri. Mi alzo e gli sfioro una guancia. Facciamo quello che facciamo sempre, ci diamo la mano, mi regge e cammino sul muretto. Non siamo dolci, siamo solo innamorati e non é la foga di due persone che si conoscono appena o da poco, ormai mi ha dimostrato tutto. Mi ha salvata dalla mia malattia.
   
 
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