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Autore: Meraki    04/04/2015    7 recensioni
AU!School con i personaggi principali tratti dal primo film/libro di the Maze Runner, pairing: Newtmas (Newt/Thomas).
Thomas è un nuovo studente appena trasferitosi in città. Nella nuova classe fa la conoscenza di Minho, capitano del Club di atletica, e Newt, un ragazzo con cui nasce da subito un'intesa speciale...
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nonostante Minho avesse ricevuto diversi sms sia da Thomas che da Newt durante la sua assenza, quando il lunedì fece rientro a scuola capì subito che la situazione era ben più grave di quello che i due davano a vedere. Seppure Thomas fosse seduto tra lui e Newt, quest'ultimo non lo degnava di uno sguardo e, anzi, aveva iniziato a rivolgersi a Minho come se l'altro ragazzo non esistesse neanche.
“E' strano vederti ammalato. Insomma, ti conosco ormai da tipo quanto? Tre anni? E credo di non averti mai visto assentarti da scuola per più di due giorno di seguito.”
“Che ci vuoi fare, la mia resistenza fisica è leggendaria! Purtroppo questa volta ha toppato alla grande...” rispose Minho, incrociando le braccia davanti al petto per poi fare un cenno in direzione di Thomas, “in ogni caso immagino che la compagnia non ti sia mancata.”
Newt lanciò un'occhiata a Thomas, il quale faceva finta di ripassare gli appunti con il naso incollato ad un libro di testo.
“Mmmh,” mugugnò contrariato prima di voltarsi e iniziare a scarabocchiare sul suo quaderno.
Solo a quel punto Thomas osò alzare lo sguardo per fulminare Minho, che per tutta risposta scrollò le spalle in modo colpevole.

 

“Amico, la situazione mi sembra tragica!”
L'orario della pausa pranzo si era fatto largo lentamente verso di loro durante quella mattina surreale e uggiosa. Newt si era andato a rintanare nel laboratorio di falegnameria con una scusa e ora gli altri due ragazzi si stavano svogliatamente trascinando verso la mensa.
“Io ho provato a parlare con lui, dico davvero! Ci ho provato! Poi ho visto quella foto di lui ed Alby e... non ci ho più visto. Da una parte vorrei provare a chiarire ma dall'altra mi sento... preso in giro,” ammise Thomas con lo sguardo puntato sul pavimento.
“In amore l'orgoglio non serve a niente, lo sai?” puntualizzò Minho, passandosi una mano sulle labbra, “Probabilmente dovrei fare questo discorso anche a Newt...” aggiunse parlando tra sé e sé, come se si stesse facendo un appunto mentale.
“Lo so ma lui non mi da retta: se provo ad avvicinarlo scappa via con qualche scusa idiota! Inizio a pensare di non valere nulla per lui,” borbottò sconsolato.
“Secondo me dovete solo vedervi a quattrocchi e chiarire. Ho come l'impressione che sia tutto solo un grande malinteso...”

“L'unica cosa che so è che ogni volta che chiudo gli occhi vedo lui e Alby seduti su quella veranda,” ammise stropicciandosi le palpebre.
Minho si limitò a scuotere la testa e a dargli una pacca sulle spalle.
“Hai ancora visto Teresa?” domandò di punto in bianco.
“Sì, ma... Lo sai, non c'è niente tra noi due.”
“Io lo so, ma Newt no. Dovresti cercare di girarle alla larga per un po'... Almeno finché non chiarirai con quello scemo,” sospirò pesantemente, poi aggiunse: “e comunque non mi è mai piaciuta quella.”
“Perché?” domandò sbigottito Thomas, voltandosi verso l'amico.
“Brò, a scuola hai una media mostruosa però sembra che il tuo cervello non riesca a ragionare su questioni del genere... Forse sei troppo buono per pensare male di qualcuno?” si lasciò scappare una risata mentre afferrava uno dei vassoi e si avvicinava al bancone dov'era esposto il cibo.
“Cosa intendi dire?” Thomas lo guardò confuso.
“Insomma, quando quel cavolo di Mister X ha fatto la sua comparsa... chi è stata la prima a correre da te per venirti a consolare? Non ti sembra strano che, proprio mentre le cose tra te e Newt vanno alla grande, Teresa ti bacia e CASUALMENTE una vostra foto finisce su faccialibro?” spiegò Minho, guardandolo scettico.
“Secondo te... Teresa potrebbe essere Mister x? Sinceramente anche a me è balenata quest'idea in testa ma... Come avrebbe potuto scattare la foto del bacio se mi stava baciando?! Non ha senso!” esclamò confuso, grattandosi la testa con una mano.
Minho alzò le spalle come per dire “non lo so”, poi afferrò della carne ai ferri e seguì Thomas ad uno dei tavoli della mensa.
“Una cosa è certa: fossi in te, io non mi fiderei troppo di quella tizia,” aggiunse.
“Ciao ragazzi!”
Entrambi sussultarono e si girarono verso la voce squillante dietro di loro: quando si dice “parli del diavolo”.
Teresa era in piedi accanto al tavolo e li guardava sorridendo curiosa, “come mai così seri?”
“Ehm niente,” si affrettò a rispondere Thomas, “a proposito Minho, mi sono dimenticato di dirti che siamo invitati alla festa di Halloween delle cheerleaders.”
Minho lo guardò incredulo, con la bocca semi aperta e gli occhi spalancati, “come hai detto?!”
“Sì... E' stata Teresa ad invitarci,” la indicò e lei annuì, come a dare un'ulteriore conferma.
“Thomas stai scherzando? E' la festa più grande della scuola! Insomma, ci saranno milioni di ragazze pronte a...” poi si fermò a metà frase per lanciare un'occhiata a Teresa, che lo osservava curiosa.
“...Non importa. Comunque, grazie Teresa, io e Thomas verremo più che volentieri,” concluse con un tono estremamente gentile, regalandole un sorriso.
“Perfetto, ci conto. Ci vediamo allora!” e detto ciò sparì nel corridoio.
“Mister x o no, ora sarò eternamente riconoscente a quella tizia. Circolano certe voci su quella festa che farebbero impallidire persino i tizi di Project x, hai presente? No? Ma dove vivi? Comunque, dicono che sia una festa piena di alcool e tizie che girano mezze nude disposte a fare...”
Thomas a quel punto lo zittì punzecchiandolo con una forchetta, “ho afferrato il concetto.”
“Ecco, quindi dobbiamo assolutamente andarci! Newt c'è stato anche l'anno scorso con Alby e...” si bloccò a metà frase per poi voltarsi verso l'amico: “Beh insomma, dobbiamo andarci.
Thomas rise e finse di star gustando un pezzo di tortino di verdura per non dover più continuare quel discorso.

 

Per distrarsi dal pensiero di Newt, quella settimana Thomas si dedicò anima e corpo agli allenamenti di atletica. La settimana precedente l'assenza di Minho si era fatta sentire e l'intera squadra aveva decisamente battuto la fiacca. L'asiatico sembrò accorgersene e sottopose i ragazzi ad un allenamento ancora più duro del solito. Quando rientrava a casa la sera, Thomas si sentiva tutte le gambe indolenzite e piene di lividi ma poteva dire di aver raggiunto il suo scopo: era così stanco che si addormentava sempre dopo cena e quindi non aveva tempo per rimuginare su nient'altro.
Lui e Newt non ebbero più molte occasioni di parlare poiché il biondino sembrava seriamente occupato con un progetto di falegnameria e Thomas si era ripromesso di non saltare nemmeno uno degli allenamenti del club.

In un lampo giunse Venerdì e il weekend fu alle porte.
Il sole stava pigramente tramontando dietro gli alti alberi che circondavano il campo di atletica e irradiava di una calda luce rossastra la pista da corsa, tramutandola in una distesa di lava infuocata.
O almeno, Thomas la percepiva così.
Ormai era quasi al suo ventesimo giro di campo e, neanche a dirlo, la stanchezza iniziava a farsi sentire dopo un pomeriggio intero passato ad allenarsi assieme al Club di atletica. I suoi compagni erano già andati via da un pezzo, ma lui era rimasto per esercitarsi ancora un po': dopotutto era l'ultimo arrivato e sentiva il bisogno di mettersi in pari con gli altri.
"Ancora 5 giri Thomas," pensò cercando di farsi forza, allungando il passo per lo sprint finale. Ad un certo punto però, una morsa di dolore gli trafisse la gamba, facendolo arrancare ed inciampare sui suoi stessi piedi: il ragazzo fece un volo di mezzo metro e ruzzolò faccia a terra, sfregando la guancia sul terriccio da corsa.
"THOMAS!"
Ebbe giusto il tempo di sentire un voce urlare il suo nome, prima che tutto intorno a lui si facesse buio.

 

Riprese conoscenza poco a poco: poteva sentire il terriccio del campo sotto il suo peso, il viso bruciare dal dolore, il sapore del sangue in bocca. L'ultima cosa che percepì prima di riaprire completamente gli occhi furono un paio di mani che lo tenevano per le spalle.
“Tommy?”
Newt era chino sopra di lui e lo guardava preoccupato, il viso più pallido del solito.
“Sto bene...” sussurrò Thomas socchiudendo nuovamente gli occhi. Si sentiva ancora stranamente debole e la luce del tramonto gli dava particolarmente fastidio.
“Sei caduto come una pera,” lo prese in giro Newt, lasciandosi andare ad una mezza risata, “e poi stavi li immobile! Mi hai fatto prendere un infarto!” lo riprese, iniziando a frugare nello zaino per prendere un fazzoletto e poi premerglielo sul viso: “hai preso una bella botta. Forse dovresti passare in infermeria prima di tornare a casa,” consigliò.
Thomas percepì di essere ferito alla guancia e di star perdendo sangue, così appoggiò istintivamente una mano su quella di Newt che sorreggeva il fazzoletto.
I due rimasero in silenzio per un po': Thomas continuava a tenere gli occhi semichiusi e respirava profondamente mentre il gli occhi del biondino erano fissi sul suo viso.
“Ce la fai ad alzarti?” domandò poi gentilmente, offrendogli una mano.
Thomas la afferrò ed entrambi si issarono in piedi.
“Grazie Newt,” riprese fiato, come se dire quelle semplici parole gli fosse costate uno sforzo tremendo.
“Non dirlo neanche,” rispose l'amico, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Ma che ci fai qui a quest'ora?” domandò Thomas, guardandosi attorno.
“Io... Ho appena finito quel progetto di falegnameria e stavo tornando a casa,” borbottò per tutta risposta risposta il biondo, distogliendo lo sguardo.
Thomas sorrise al pensiero che i cancelli della scuola si trovassero esattamente dalla parte opposta rispetto al campo di atletica.
Era venuto a cercarmi?” si domandò.
“Newt, dobbiamo parlare...”
Newt sospirò pesantemente, spostando il peso del corpo da un piede all'altro.
“Lo so... Ho cercato di evitare questo discorso con tutto me stesso ma continuo a pensarci: evidentemente non riesco proprio a lasciarti perdere.”
Thomas arrossì e lo guardò confuso.
Ma è scemo? Mi evita per quasi due settimane e poi se ne esce così?
“Prima che tu dica qualsiasi altra cosa...” Thomas infilò una mano in tasca ed estrasse il cellulare, per poi voltarlo in direzione di Newt, “devi spiegarmi questa foto.”
Il biondino osservò lo schermo dello smartphone con espressione accigliata “ma tu come hai...? Ma chi ha...?” domandò incredulo, poi scosse la testa e sospirò.
“Alby è venuto da me l'altra settimana per scusarsi con me e i miei genitori di come si era comportato in passato e... Beh, di come si è comportata la sua famiglia. Devo ammettere che l'intera storia mi è sembrata un po' strana, insomma, ormai sono passati già un paio di mesi da quando ci siamo lasciati.”
Thomas abbassò lo sguardo e si ricacciò il telefono in tasca bruscamente, “quindi questa foto è di quella sera? Newt, a me sembra che tra te e Alby ci sia ancora qualcosa o almeno, da parte sua sicuramente è così e... Per te?” chiese, tornando a guardarlo negli occhi in attesa di una risposta.
Per Thomas, Newt era l'unico. Da quando lo aveva conosciuto non aveva occhi che per lui e lo desiderava in ogni momento, voleva stargli vicino ogni secondo della sua giornata. Ovviamente sperava che per lui fosse lo stesso ma, se così non era, preferiva decisamente saperlo e mettersi il cuore in pace una volta per tutte.
Newt sospirò e si avvicinò a lui per poi fargli scorrere un dito lungo l'avambraccio: “Non provo più niente per lui, te lo assicuro. Io... sono innamorato di te.”
Entrambi arrossirono fino alla punta dei capelli e rimasero a guardarsi per parecchio tempo senza dire nulla.
Thomas sentiva il sudore imperlargli la fronte e non avrebbe saputo dire se fosse perché aveva appena finito di correre o perché era estremamente emozionato per quella frase.
Ad un tratto, si rese conto che forse Newt si aspettava una risposta.
Oh no, ora si aspetterà che io risponda qualcosa tipo “anche io”?!” ma, proprio mentre si domandava ciò, il momento passò e Newt si avvicinò a lui per sfiorargli le labbra con un bacio, che Thomas approfondì entusiasta: se anche qualcuno li avesse visti non gli sarebbe potuto importare di meno, in quel preciso momento si sentiva al settimo cielo.
“Ora possiamo fare pace?”
“Sì...” sussurrò Thomas con voce roca, per poi avvolgerlo in un abbraccio entusiasta, “Mi sei mancato.”
“Anche tu, Tommy...” sussurrò Newt, chiudendo gli occhi per godersi il momento.

Newt si era proposto di accompagnarlo a casa e così, dopo averlo aspettato mentre si faceva una doccia veloce negli spogliatoi, i due si avviarono lungo la strada parlando del più e del meno, felici di aver finalmente risolto l'intera faccenda.
Quando erano ormai quasi arrivati, il cellulare di Thomas squillò, segno che era appena arrivato un sms.

Da: Mamma
Ore: 18:57
Testo: Dei colleghi ci hanno invitato a casa loro per cena, ti ho lasciato i soldi per una pizza sul tavolo. Non aspettarci sveglio, xxx


“Ah, è mia mamma... Dice che non ci sono per cena,” annunciò Thomas stropicciandosi un occhio. La guancia gli faceva ancora male ma per fortuna era solo un graffio superficiale e aveva smesso di sanguinare.
“Potrei...Potrei tenerti compagnia, se ti va” propose Newt e, Thomas notò sorpreso, la sua voce stava tremando.
Si scambiarono uno sguardo carico di tensione, poi Thomas annuì cautamente: “mi farebbe piacere”.

 

Thomas era steso sul suo letto, le braccia di Newt che lo circondavano in un caldo abbraccio, le gambe intrecciate alle sue.
Aveva la mente completamente sgombra da qualsiasi pensiero. Fino a poco tempo fa non avrebbe mai e poi mai potuto lontanamente immaginare che la sua prima volta sarebbe stata con un ragazzo. E invece eccolo li, il corpo nudo e appiccicaticcio accoccolato contro quello bianco latte di Newt.
“Tutto ok, Tommy?” domandò Newt rompendo il silenzio che si era creato.
Thomas annuì senza aggiungere altro. Si sentiva stranamente leggero e... felice. Molto felice. Quella situazione si era sviluppata così velocemente e improvvisamente che Thomas riusciva a realizzare cos'era successo soltanto ora.
Una volta entrati in casa avevano ordinato la pizza e, mentre mangiavano davanti alla tv, Newt lo aveva provocato (come al solito). Poi, Thomas, preso da uno slancio di audacia improvviso, lo aveva preso per mano e portato in camera da letto.
Si prese la testa tra le mani, imbarazzandosi ripensando a come aveva reagito d'impulso chiedendo a Newt di spingersi oltre i preliminari.
“Che succede? Hai male?” domandò Newt preoccupato, issandosi su un gomito per osservarlo. Nonostante ci fosse poca luce nella stanza, Thomas poteva vedere perfettamente il suo viso e le linee del suo corpo illuminate dalla luna: nudo com'era sembrava ancora più bello.
Scosse la testa e si avvicinò per baciarlo.
“Credi... Credi che sarebbe stato meglio aspettare ancora un po' prima di farlo?” domandò di punto in bianco, cogliendolo di sorpresa.
“Non lo so... Tu di solito quanto aspetti prima di...?” domandò Thomas arrossendo impercettibilmente.
Newt rimase a guardarlo per un po' prima di distogliere lo sguardo, “Tommy, era la prima volta anche per me...” ammise, tornando a sdraiarsi per nascondere il suo imbarazzo.
“Dici davvero?” Thomas si mise a ridacchiare e poi si spostò sopra il biondino per baciarlo dolcemente, “non so se stiamo correndo o meno ma... Non mi pentirò mai di quello che abbiamo fatto sta sera,” ammise, passandogli una mano tra i capelli.
Newt sorrise per poi sfiorargli la guancia con le dita, “neanche io, Tommy.”

Thomas avrebbe voluto che quel momento non finisse mai ma si stava facendo tardi e non voleva rischiare che i suoi genitori li beccassero a letto assieme. Quindi, si costrinse ad alzarsi ed entrambi si rivestirono con calma.
“Sarà meglio che mi avvii,” annunciò Newt mentre i due scendevano al piano di sotto. Il biondo recuperò il suo zaino e si avvicinò per dare un ultimo bacio a Thomas, “sono felice che le cose tra noi due si siano sistemate e... Mi dispiace per come mi sono comportato.”
Thomas sorrise e aprì la porta di casa per lasciarlo passare, “ci siamo comportati entrambi come due scemi ma ora è tutto risolto... Vero?” domandò.
Newt annuì, “Minho mi ha detto che Teresa vi ha invitati alla festa delle cheerleaders domani sera...” e, mentre pronunciava il nome della ragazza, Thomas poté giurare di vedere i suoi occhi infiammarsi, “io sono stato invitato da Alby” ammise alla fine.
Thomas inspirò profondamente, “cosa vuoi fare?”
“Minho era così entusiasta... Non possiamo dargli buca. Quindi propongo di andare con lui e... Beh, anche se ci hanno invitato non è detto che dobbiamo passare la serata insieme a loro!” borbottò contrariato, incrociando le braccia.
Thomas sorrise, “va bene, facciamo così allora... Sarà divertente vederti ubriaco.”
L'altro ragazzo si mise a ridere, “dici così perché non mi hai mai visto perdere il controllo! Ci vediamo domani allora... Buonanotte Tommy.”
Si scambiarono un'ultima occhiata carica di aspettative, poi Thomas lo guardò incamminarsi lungo il vialetto e sparire all'orizzonte.






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Note dell'autrice (daje)
Volevo semplicemente spendere due minuti per ringraziare tutti voi che mi seguite e avete la bontà di recensire ;_;
Sono davvero felice che la fanfiction vi piaccia!
Probabilmente il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo ma giuro che vorrei non doverla concludere mai... mi sono troppo affezionata ai personaggi *piange*
Per la cronaca, non mi sono ancora addentrata nell'universo delle fanfiction Newtmas come "lettrice" ma non appena concluderò la mia fanfiction conto di farlo!
Quindi, se siete autrici/autori e avete scritto qualche Newtmas, sentitevi liberi di linkarmi la storia tramite mp e io la leggerò piùùùùù che volentieri! <3
Vi affetto tutti <3
M., x
  
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