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Autore: Alien Shine    05/04/2015    1 recensioni
Quanto volte ci guardiamo allo specchio e non siamo contenti di ciò che vediamo? Quante volte diciamo che vogliamo perdere peso? Quanto tempo sprechiamo a curare eccessivamente il nostro aspetto esteriore?
Gustav riscoprirà i veri valori, quelli di cui realmente ci deve importare e scoprirà che se ci si specchia negli occhi delle persone la nostra immagine cambia. Per vedersi davvero perfetti però bisogna specchiarsi negli occhi della persona giusta, avendo anche modo di guardare oltre la propria apparenza.
-Se tu fossi vestito con un mucchio di stracci, ti amerei da morire proprio come ora. Tu sei Bill, non sei il ragazzo con la borsa di Vuitton… appena soffiata ad una signora, per giunta -
[BillXGustav e TomXGeorg]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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WORDS IN THE MIRROR


7.00

Gustav fece una smorfia e si coprì il viso con le mani. Chi si permetteva di chiamarlo alle sette di sabato mattina?! La curiosità di scoprire chi fosse questo rompi scatole mattutino prevalse sulla voglia di ignorare la chiamata e tornare a dormire. Così allungò la mano verso il comodino vicino al letto (con grande sforzo) e rispose senza guardare chi fosse.
-Buooongiornoooo!! - gridò una voce abbastanza acuta. Gustav sorrise subito quando riconobbe la voce di Bill. Del su Bill.
-Giorno Bibi - rispose sorridendo. Quando parlava con lui era impossibile non sorridere. Gli compariva quel sorriso un po' ebete che hanno stampato in faccia tutte le persone innamorate. Probabilmente il più bel sorriso che si possa notare sul viso di una persona.
-Gus…- continuò il biondo, tenendo quel tono che si ha quando si vuole creare un po' di tensione.
-Ehm, sì? -
-Oggi cominciano i saldiiiiiiii!! - urlò Bill, facendo un acuto assurdo. Gustav poté giurare che in quel momento stava saltellando come un bambino, come tutte le volte in cui era felice.
Bill sapeva benissimo che a Gustav non piaceva fare shopping, ma sapeva anche che il suo ragazzo avrebbe fatto di tutto per farlo felice e che come le altre volte lo avrebbe convinto. Ancor prima che Gustav potesse replicare cominciò con una sfilza di "Dai dai dai dai Guuuus!" poi i suoi discorsi del tipo "Quella borsa di Vuitton mi stava chiamando l'altro giorno, non puoi capire quanto!". Come ben potete immaginare dopo due minuti di questo grande monologo, Gustav si ritrovò ad acconsentire.
-Siiiii!! Grazie Gus, lo sai che ti amo -
-Anc..- stava per rispondere il ragazzo prima di essere interrotto.
-Ah! Ti sto venendo a prendere sai? -
-Cosa?! -
-Ma certo sciocco, dobbiamo arrivare prima di quelle 50enni in menopausa che mi vogliono rubare i capi migliori! -
-Ma Bill, sono le se…- fu interrotto ancora e sentì bussare con prepotenza alla porta di casa.
-Allora?! Mi vieni ad aprire o entro dalla finestra?! -
Gustav, tra il disperato e il divertito, riattaccò al cellulare e andò ad aprire a quell'uragano biondo ossigenato. Gli si fiondò subito tra le braccia. Amava quando il "suo biondino" si lasciava così andare a lui, amava proteggerlo. Sapeva che dentro quel ragazzo vestito sempre all'ultima moda, eccentricamente e a volte in modo davvero assurdo, se ne nascondeva uno molto sensibile e anche un po' fragile.
Il suo look così eccentrico voleva mostrare il suo lato ribelle, quello pronto a far qualunque cosa e in qualunque momento, dava immagine alla tanta determinazione e testardaggine che possedeva. Con chi si fidava e con chi amava, lasciava trasparire il suo lato da eterno bambino; sensibile, sognatore, che si lasciava sorprendere.
Era per tutto questo che Gustav amava infinitamente Bill. Era un bambino che sapeva fare l'adulto.
-Forza vatti a preparare, ci aspetta una grande guerra in centro -
-Ok, ma niente scene come l'altra volta eh! - replicò Gustav puntando lo sguardo negli occhi del biondo. Bill scosse le spalle e roteò gli occhi.
-Oh ma dai, non ho fatto niente di male…-
-Bill, hai letteralmente strattonato una signora e le hai urlato in faccia "MA COME TI VESTI?!" e hai cominciato a sparare critiche su critiche come un pazzo -
L'altro cercò di fare la faccia da pentito e mugugnò un "Okay". Poi borbottò "E comunque la sua finta pelliccia era davvero orrenda.." mettendosi una mano sul fianco. Gustav alzò gli occhi al cielo e andò in camera a prepararsi.

 

Camminavano lungo la via principale del centro, dove si potevano leggere insegne di negozi griffati. Fu lì che Gustav cominciò a riflettere su come la gente appariva esteriormente.
"Tutte queste marche, tutte queste persone in cerca di qualcosa di nuovo da mettersi… Il look dovrebbe esprimere ciò che siamo, ma adesso esprime quello che la società ci vuole fare esprimere. Insomma, tutti i modelli, tutti gli stereotipi che seguiamo… alla fine siamo tutti uguali. Bah, la moda non è per me"
Bill lo stava tirando verso una vetrina che lo attirava, stava commentando qualcosa e parlava così velocemente che Gustav captò solo "Dobbiamo assolutamente entrare!". Entrarono e Bill in cinque minuti era già in camerino, dopo aver svaligiato metà negozio. Gustav stette lì davanti ad aspettarlo e intanto guardò in giro. Vide una commessa, magra e ben vestita, che lo squadrava senza ritegno da dietro il bancone. Per la prima volta in vita sua si sentì a disagio per com'era vestito. Si guardò, si avvicinò allo specchio e si fissò. Scoprì quanto uno specchio poteva rivelare.
"Qualche chiletto in più, vestiti semplici…" si squadrò da capo a piedi pensieroso, un po' a disagio. Poi gli comparì un sorriso vittorioso e incrociò le braccia orgoglioso. "Cosa vai a pensare Gustav?! Sono tutte cazzate e tu lo sai. Stai bene con te stesso? Sì! Allora cosa ti dovrebbe importare del giudizio altrui?"
-Amour? Tutto bene? - chiese Bill comparendo da dietro, mettendogli delicatamente le mani sulle spalle. Vedendolo, Gustav mollò i suoi pensieri e gli sorrise.
-Certo, sono con te -
Bill allora lo abbracciò forte, facendogli capire quanto anche lui fosse felice di essere lì.
-Allora? Così ti piaccio? - chiese staccandosi e facendo qualche passo indietro per mostrarsi meglio. Gustav si allontanò per guardarlo bene e portò una mano al mento, cercando di assumere l'aria più critica possibile. Girò attorno a quell'esile figura coperta da capi tutti in pelle nera.
-Cristo, Bill! Sei così gay! - concluse cercando di non scoppiare a ridere. Il biondo gli tirò un calcio proprio sullo stinco.
-E non mi tirare calci con quei cosi che mi potresti rompere qualcosa! - aggiunse Gustav, scoppiando a ridere. Bill assunse quell'aria indignata che solo lui riusciva a fare.
-Questa poi!! Come ti permetti di insultarmi le Buffalo?! - gridò esasperato, aprendo le braccia.
-A parte gli scherzi, stai benissimo - disse Gustav sorridendogli. Bill, finalmente soddisfatto, gli sorrise di rimando e sparì di nuovo nel camerino.
Guardandosi attorno vide la commessa di prima, che probabilmente aveva assistito a tutta la scena.
"Posso solo immaginare cosa sta pensando adesso quella lì… si starà chiedendo perché mai un ragazzo perfetto come Bill sta con me. Beh, cara, l'aspetto fisico di sicuro non detta il carattere e le qualità di una persona. Esiste qualcuno che riesce ancora ad andare oltre la copertina o no?!"
Aspettò che Bill uscisse e quando andarono a pagare guardò la commessa con aria di superiorità.

 

-Gus, va tutto bene? Sei pensieroso… non è normale dato che nella tua testolina non c'è niente - chiese premurosamente Bill appena usciti.
-Ah ah, molto simpatico. Comunque stai tranquillo, va tutto bene -
-Sicuro? - insistette il biondo attaccandosi al suo braccio.
-Sicuro - rispose Gustav sorridendo.
In quel momento passarono delle ragazze sul marciapiede, in senso opposto al loro. Gustav le guardò per caso e questo gli ispirò un altro aspetto del pensiero che aveva cominciato prima.
"Ah, ecco. Altra fissa di adesso: magro = bello, 1kg in più = brutto. Vi prego gente… svegliatevi! Voglio dire, si può essere felici anche se non siamo sempre esteriormente perfetti. Si può stare anche senza una linea perfetta, dei capelli sempre in ordine o un make up immacolato. Sprechiamo così tanto tempo dietro a queste cose…"

 

Erano arrivati al quinto negozio, l'ultimo (così sperava Gustav), in cui Bill voleva entrare.
Si poteva considerare soddisfatto, non era ancora successo niente di… Ok, come non detto. Corse nel reparto delle borse, dove Bill di lì a poco sarebbe esploso. Aveva in mano una borsa di Vuitton, "la famosa borsa" pensò Gustav, il problema è che la teneva in mano anche una donna.
-Nono, signora le posso assicurare che l'ho vista prima io! -
-Ma io l'ho toccata per prima…-
-Signora, questa borsa mi chiama! Vuole me e io voglio lei, non può capire! -
-Ma è più consona per una signora come me, capisci ragazzo?! -
Gustav, certo che si sarebbe pentito di intervenire, andò verso di loro.
-Oh, Gus…- mormorò il biondo. No no no, non ce la faceva a vederlo con quel faccino triste. Così prese a braccetto la signora, sospirando, portandola verso un altro espositore con delle borse.
-Non crede che questo modello si adatti di più a una signora di classe come lei? Guardi che linea classica e sofisticata -
Questa si mise ad ammirare la nuova borsa, annuendo con convinzione.
-Hai ragione giovanotto, hai assolutamente ragione! -
Gustav annuì con un falso sorrisetto angelico e raggiunse Bill alla cassa.
"Alla gente superficiale basta qualcuno che gli faccia dei complimenti a caso e loro seguiranno qualunque indicazione gli sarà data. Complimenti Gus, potresti dominare il mondo" pensò soddisfatto.
-Sei stato fantastico! - gli disse Bill, soddisfatto della sua vittoria, stampandogli un bacio sulla guancia.
-è il mio compito renderti felice, no? - rispose semplicemente l'altro.
Il biondo per un attimo rimase spiazzato e lo fissò per un secondo. Poi mollò tutte le shopper a terra e soffocò Gustav in uno di quegli abbracci stretti stretti. Gli stampò un altro bacio sulla guancia prima di staccarsi.
-Andiamo alla nostra panchina? -
-A fare i ragazzini che limonano senza pietà davanti a tutti? -
Bill rise e si impegnò per tenere tutte le shopper in una sola mano, in modo che con l'altra potesse tenere per mano il suo ragazzo.
-Sì, dai! -
Era stupendo quando ignoravano tutto e tutti, come se ci fossero solo loro al mondo. Niente limiti o stereotipi, niente pregiudizi o critiche. Era tutto spontaneo e semplice.

 

Mentre erano alla loro panchina, Bill ricevette una chiamata dal gemello. Ormai era diventata immancabile, non c'era mai stata una volta in cui Tom si dimenticò di chiamarlo mentre era fuori da solo con Gustav. Diceva che lo faceva perché si divertiva a interrompergli i momenti di intimità, ma in realtà era ovvio che lo faceva per sentire come stava Bill. Nel remoto caso in cui il biondo non rispondesse al primo colpo, Tom avrebbe chiamato tutti: pompieri, polizia, esercito, la Casa Bianca… quindi, conveniva rispondere. Bill mise in vivavoce.
-Hey Toooom - urlarono i ragazzi.
-Cosa urlate?! Comunque vi volevo dire che io e Ge stiamo venendo in centro per pranzo…-
-Uuuuh che cosa dolce - fece Bill.
-Uh uh, i due morosini - aggiunse Gustav col tono più smielato che poteva.
-Io vi.. Vi… Smettetela! Non siamo una coppietta dolce e coccolosa e non so cosa! Okay? No, no! -
 -Un giorno ammetterai che siete dolcissimi! -
-Non lo farò! -
-Questo vuol dire che però hai qualcosa da ammettere - replicò Gustav. Si sentì Tom sospirare e i ragazzi risero pensando alla faccia che doveva avere.
-Ci vediamo alle 13 al Mc!! - urlò esasperato e riattaccò.
Bill chiuse la chiamata e rise di nuovo con Gustav. Passarono poi due minuti nel silenzio più totale. Non uno di quei silenzi pesanti o imbarazzanti, ma uno di quelli che ti aiuta a godere il momento. Bill appoggiò la testa sulla spalla di Gustav, chiudendo gli occhi.
-Allora? Mi dici a cosa pensi da stamattina? - chiese.
-Uhm, stavo pensando a quanto influisce nella società di adesso l'aspetto esteriore… - cominciò Gustav, e vedendo che l'altro era interessato all'argomento, continuò.
-Vedi Bi… tu hai un tuo stile, tutte quelle cianfrusaglie che ti metti addosso ti rappresentano, in un certo senso -
Il biodo annuì, sorvolando sulla presa in giro.
-Invece molta gente ora si veste secondo certi criteri, vive per raggiungere uno specifico peso… insomma, non capisco come abbiamo fatto a perdere tutti i veri valori. Lo so, lo so, ti sembrerà un discorso filosofico o non so cosa ma…-
-No Gus, è un discorso giusto. Ti posso capire - lo rassicurò Bill.
L'altro gli sorrise e andò avanti -Ad esempio: se tu fossi vestito con un mucchio di stracci, ti amerei da morire proprio come ora. Tu sei Bill, non sei il ragazzo con la borsa di Vuitton… appena soffiata ad una signora, per giunta -
Bill rise e si avvicinò pericolosamente in un secondo.
-Così… tu mi ami da morire? - chiese a un centimetro dalla sua bocca. L'altro non poté fare a meno di stringerlo a sé il più possibile e baciarlo.
-Può essere..- rispose infine, prima che Bill ritornasse all'attacco.
 

Dopo aver passato un'ora sulla loro panchina a coccolarsi, ritornarono in centro dove incontrarono l'altro gemello con il suo ragazzo. Mangiarono tutti insieme (sorvoliamo battaglie di cibo) e poi decisero di andare a casa dei gemelli. Come erano soliti fare, sprofondarono tutti nei due grandi divani del salotto e cominciarono il grande dibattito su quale gioco usare per passare il resto della loro giornata. Bill si voltò a guardare il calendario e vedendo scritto il proprio nome sulla data di quel giorno sorrise. Era il calendario in cui c'era scritto a chi stava decidere quel giorno, per evitare battaglie. Si alzò e si mise davanti agli altri con braccia incrociate e sorriso trionfante.
-Alloooora… Dato che tocca a me scegliere per oggi.. -
Gli altri cominciarono a protestare, sapendo già cosa stava per dire:
-No Biiiill!! - -Ti pregoooo!! - -Pietààà!! -
-Non avete scampo! Oggi… Maratona di 'Just Dance'! - concluse soddisfatto il biondo.
-Perché scegli sempre quel gioco imbarazzante?! - protestò suo fratello, battendo le mani sul divano.
-Perché siete imbranati e mi fate troppo ridere quando ballate - affermò semplicemente, mentre stava preparando tutto per giocare. Appena si voltò vide gli altri tre avvicinarsi con dei cuscini in mano e in un attimo fu circondato e preso a cuscinate.
-I miei capelliiiii!! - urlò. Fece un acuto così forte che gli altri lo lasciarono subito stare.


Il pomeriggio passò velocemente tra balletti assurdi, risate e tante lotte. Alla fine, esausti, tornarono tutti a sedere sul divano.
-Per fortuna che per un altro mese non vedremo più questo gioco..- disse Georg.
-Sono sicuro che qualcuno di voi lo risceglierà prima che sia di nuovo il mio turno - affermò Bill.
-Certo fratello, certo…- rispose Tom. Poi abbassando il tono di voce continuò -Maaa… se Hagen stasera rimanesse a dormire qui, sarebbe un problema? - chiese rivolto al gemello.
-Oooooh ma che carino che sei! Certo che non è un problema, io vado da Gus - rispose Bill stritolando una guancia al gemello. Gustav annuì, felice di quella notizia.
-Ma quando la smetterete con questa storia?! Io non sono né dolce, né carino, né romantico, né niente di niente!! - affermò spazientito Tom.
-Ah no? Devo raccontare ai ragazzi cos'hai fatto ieri notte?! - domandò Georg. Tom si fiondò per coprigli la bocca con una mano, ma l'altro lo bloccò -Dovete sapere che Mr. Insensibile, mi ha svegliato nel bel mezzo della notte stritolandomi e baciandomi, dicendomi che aveva sognato di perdermi - spiegò velocemente.
-Ooooh Tomiii - fece Bill portandosi le mani sul cuore.
-Sei troppo carinooo - fece eco Gustav, nella stessa posizione.
Tom stette immobile per un secondo e sostituì la mano ancora sulla bocca di Georg con le labbra, per lasciare un piccolo bacio.
-Ok, ok, forse un po' lo sono… ma solo con la persona giusta - disse infine, guardando ancora negli occhi verdi del suo ragazzo.
Sia a Gustav che a Bill si scaldò il cuore, e capirono che era arrivato il momento di lasciarli soli.
-Va bene morosini, noi andiamo… fate i bravi! - disse Bill salutando con la mano e andando verso la porta.
-Ragazzi? - chiamò Gustav, ancora sulla porta.
-Sì? - risposero in coro.
-Cercate di trattenere le urla che se no i vicini si arrabbiano - concluse ridendo sotto i baffi.
-Gustav, ma vai a…-
Chiuse la porta prima di sentire il seguito e soddisfatto si avviò verso casa con Bill per mano. Gli rimbombava in testa la frase che aveva detto prima
Tom: "Ma solo con la persona giusta".

 

-Guuus? -
-Dimmi Bi - rispose, rendendosi conto che era stato immerso nei sui pensieri fino a quel momento.
-Ora a cosa stai pensando? - chiese Bill, osservandolo.
-Sai, Tom e Georg sono perfetti insieme…- cominciò Gustav un po' titubante. Vedendo il biondo che cominciò a scrutarlo, cercando di capire dove voleva andare a parare, decise di sfogarsi senza tanti giri di parole.
-Io ho trovato la persona perfetta per me, cioè te. Ma tu… insomma, io non sono sicuro di essere la persona perfetta per te! Potresti stare con qualcuno di meglio, con chiunque tu voglia.. - disse, un po' sconsolato.
Bill di scatto gli si parò davanti e lo prese per le spalle.
-Non devi dire queste cose! Nemmeno pensarle! Gus, tu sei e sempre sarai perfetto per me! - poi addolcendo la voce aggiunse -Scusa se sono un po' duro, ma quando vengono messe in dubbio cose così importanti mi innervosisco…-
Gustav annuì e sorrise. Bill lo abbracciò. -Gus Gus… se riuscissi a esprimere a parole quello che sei per me.. - sospirò.
-Io dico che potresti anche fare a meno delle parole -
-Che impertinente!! - concluse il biondo riprendendolo per mano e correndo verso casa ridendo.

 

Si chiusero subito dietro la porta, lasciando il resto del mondo fuori. Cominciarono a baciarsi con foga e intanto raggiunsero la camera di Gustav. Si misero a sedere sul letto, continuando a cercarsi. Bill si staccò a malincuore. -Aspetta un attimo, amore… vado in bagno e sono subito da te -
Gustav non ne volle sapere di lasciarlo, quindi lo strinse ancora di più e continuava a lasciargli baci ovunque.
-Guuus… devo solo togliermi la matita, se no domattina ti ritrovi tutto il letto nero..- cercò di spiegare l'altro, riuscendosi a staccare. Poi gli sorrise e si avviò verso il bagno -Non scappare eh -
-E chi si muove? - rispose Gustav ricambiando il sorriso.
Intanto si guardò ad un grande specchio appeso ad una parete. Si avvicinò e rimase a guardarsi."Forse.. Potrei migliorarmi! Potrei cominciare a correre, intensificare con la palestra, più vestiti firmati… Non lo faccio per me, ma per lui. Lui si merita l'uomo perfetto…" pensava.

Dopo qualche minuto apparì Bill sulla porta del bagno con solo un asciugamano legato in vita e vedendo Gustav allo specchio intuì subito a cosa stava pensando. Andò verso di lui, lo abbracciò da dietro e gli sfilò lentamente la maglia. Poi tornò a stringerlo.
-Gus? -
L'altro stava ancora fissando lo specchio con sguardo vacuo, ma Bill non si arrese.
-Non vedi quanto siamo belli insieme? Non vedi che siamo perfetti? Che sei perfetto? -
Gustav allora guardò Bill negli occhi attraverso lo specchio e poi si riguardò. Vedeva due ragazzi, sorridenti e che si amavano. Allora capì. Non avrebbe mai potuto vedere qualcosa di più bello, non avrebbe mai potuto vedersi meglio di così. In quello specchio ora riusciva a vedere una bellezza sconvolgente, che non si riesce nemmeno a descrivere. Tutto perché c'era vicino a lui la persona giusta, LA persona. Si voltò, con gli occhi un po' lucidi e abbracciò forte Bill, facendo cadere entrambi sul letto.

-Ora lo vedo Bill, ora so cosa conta davvero -

Anche l'altro era davvero felice; insieme a Gustav aveva riscoperto i veri valori, quelli che ora tutti tendono a non notare più. E poteva affermare di essere davvero felice.
-Ti amo, Gus -
-Anch'io, Bibi -









 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti! Non c'è molto da annotare, ma vi volevo scrivere lo stesso. Ho deciso di scrivere questa FF perché credo che il tema trattato sia molto importante e ci tenevo a condividere il mio pensiero con altri. Dal punto di vista della storia non so se vi è piaciuta, è la prima FF che posto ma ho fatto del mio meglio. Se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate, ci terrei a saperlo.

Grazie di cuore per aver letto!!

A presto :)

  
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