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Autore: icered jellyfish    05/04/2015    1 recensioni
[ CROSSOVER – Rise of the Guardians/Tangled | Jack x Rapunzel ]
Jack alzò però il suo sguardo più tipico; quello sguardo che stringeva i suoi occhi in una fessura maliziosa e che spostava l'angolo destro della sua bocca più in alto di qualche grado. Quello sguardo che avrebbe assoggettato e fatto tacere chiunque, non per intimidazione o cattiveria, ma per le mille tonalità, le mille sfaccettature e le mille sottigliezze che di se stesso sapeva sprigionare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Rapunzel
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E fu in quel gioro che naque quello strano dipinto







C A P I T O L O   U n i c o






Che nessuno lo vedesse fatta eccezione per lei ormai era una questione archiviata e a cui si era abituata – di cui si beava addirittura, senza volerlo ammettere sul serio –, ma che lui non ricordasse, non sapesse quando fosse nato, quale fosse il giorno della sua venuta al mondo, le pareva inaccettabile.
«Mi sembra così...»
«Incredibile?»
Rapunzel rialzò lo sguardo in sua direzione, scuotendo le rigogliose e vibranti foglie delle sue iridi e posandole verso la luce della finestra – o così chiunque avrebbe giurato stando all'apparenza dei fatti, ma la verità era che ai suoi occhi quella luce era in parte occultata dalla figura che spavaldamente se ne stava seduta sul ripiano di quell'apertura nel muro.
Lei ricordava bene quando compiva gli anni, il 21 marzo, e per quando Jack Frost, il guardiano dell'inverno – spirito fluttuante padrone del vento e della neve – fosse strano e bizzarro, insolito, era convinta avesse anche lui un suo inizio, una linea che segnava quella qualche parte da dove doveva pur essere partito.
Incredibile? Sorrise e si portò l'oro filante dei suoi capelli dietro l'orecchio, mascherando quanto più possibile la sua convinzione che ad essere incredibile non era solamente quella conversazione, ma anche il suo interlocutore e ciò che lo avvolgeva.
«Incredibile, già» rispose solamente, rimanendo così a fissarlo per diversi secondi di silenzio – fin troppi per essere sopportati dal suo incessante imbarazzo, che non sembrava volerle risparmiare nemmeno la colorazione delle guance, e che la costrinse a piegare il volto verso il pavimento, alla ricerca di sicurezza tra le righe delle piastrelle, quelle che fin da bambina era convinta costituissero una sorta di mappa che rappresentava una città immaginaria viva solo nella sua mente.
Jack si conservava insolitamente bene, e per quando sapesse che non era tangibile dal tempo e dalla realtà di un mondo che lo aveva respinto via – che lo aveva intrappolato nel ghiaccio da cui era stato poi risputato, senza spiegazioni, senza indicazioni, ma con la sola condanna di un infinito congelato dall'invisibilità di cui ormai era fatto, tranne che per lei –, se lui eri lì, lui esisteva.
Di nuovo, tentò di riconquistare un contatto visivo, guardandolo con la timidezza di una bambina che si sforzava di mostrarsi coraggiosa.
Erano iceberg inondati dal gelo delle acque che gli sbattevano contro, i suoi occhi, e quello sguardo sapeva essere penetrante come una stalattite conficcata nel cuore ogni volta che lo incrociava – fredda e piacevole, insopportabile ma ricercata.
Jack era un dipinto, e Rapunzel non poteva fare a meno di pensarlo in ogni singolo istante passato a osservarlo; era uno scenario che raccontava un paesaggio che nasceva dai suoi capelli, neve purissima e candida che cadeva lungo il suo volto niveo, simile alla pallida sfumatura di un cielo d’inverno baciato appena dagli ultimi bagliori rosei conferiti da un Sole che stava ormai sparendo all'orizzonte. E dalle montagne di ghiaccio del suo sguardo si poteva immediatamente allacciarsi al blu della sua strana maglietta – troppo strana per quell'epoca in cui niente di simile era stato ancora concepito –, un oceano infinito su cui i primi fiocchi di neve si erano ormai poggiati per galleggiare sulla sua superficie pima di sciogliersi, scendendo verso la terra dei suoi pantaloni, una terra ancora bizzarramente intatta, dove solamente la brina del freddo circostante era riuscita ad accarezzare qualcosa.
Era un'opera, un affresco. Era ispirazione, e lo avrebbe sempre, segretamente sostenuto.
Ammorbidendo una piccola gioia sulle labbra, Rapunzel a quel punto si alzò dal tappeto sul pavimento, avvicinandosi verso la specchiera adiacente al muro accanto e iniziando a cercare tra i suoi cassetti qualcosa di preciso.
Jack sfumò l'espressione sul suo volto verso l'incuriosito, sporgendosi appena per scorgere quel che la ragazza stava facendo, ma dopo pochi istanti fu lei stessa a voltarsi in sua direzione, per poi giungergli dinanzi e porgergli un piccolo ovale colorato.
«Cos'è?» le chiese confuso, ma col sorriso di chi aveva già capito.
«È... un ovetto pasquale. Sai in questo periodo siamo vicini ad una festività chiamata Pas–»
«Chiamata Pasqua» la interruppe, continuando al suo posto la frase.
Rapunzel sorrise, forse vergognandosi appena per aver dubitato, senza volerlo, ingenuamente, della cultura del ragazzo.
«È–è di legno» riprese allora, nella speranza di non averlo offeso in alcun modo, «l'ho dipinto pensando a te. Si usa fare questi piccoli oggetti per divertimento e io–»
Jack alzò però il suo sguardo più tipico; quello sguardo che stringeva i suoi occhi in una fessura maliziosa e che spostava l'angolo destro della sua bocca più in alto di qualche grado. Quello sguardo che avrebbe assoggettato e fatto tacere chiunque, non per intimidazione o cattiveria, ma per le mille tonalità, le mille sfaccettature e le mille sottigliezze che di se stesso sapeva sprigionare.
L'ovetto era dipinto esattamente come lei vedeva lui in vesti di quadro, con la neve su un cielo pennellato di un lieve e freddo rosa che sovrastava blocchi di ghiaccio dispersi nel blu di un oceano che riusciva a toccare, però, sul fondo dell'opera, un piccolo lembo di terra appena brinato dal freddo di cui lui era padrone e, ritornando ad osservare con più creatività il piccolo dono, Jack riuscì piacevolmente a ritrovare la sua immagine in quei tratti delicati e perfetti, ma non glielo disse.
Rapunzel era un'artista, Rapunzel era piena, ed era da scoprire in ogni istante passato in sua compagnia – e sapeva che non sarebbero bastati mai, sapeva che non erano sufficienti tutti quelli a disposizione.
Prima o poi l'avrebbe portata via da quella torre che non era una casa, ma una prigione. Prima o poi l'avrebbe salvata, l'avrebbe portata via con sé.
«Ti... ti piace?» tentennò lei a quel punto, dopo silenzi che le erano parsi lunghi come interi anni.
Gli occhi di Jack ripresero nuovamente a connettersi con i suoi, cercando al loro interno la dolcezza di cui si era innamorato e trovandola senza problema alcuno, ma prima di agire con quel gesto che desiderava compiere ormai dai primi giorni che aveva iniziato a farle visita – scoprendola, nel sentirla cantare mentre si trovava nelle vicinanze –, ricompose i suoi pensieri, convincendosi che forse doveva aspettare ancora del tempo, prima di prendersi la libertà di perdersi nella lussuria di un suo bacio.
«E' bellissimo, 'Nzie» le rispose infine, solamente, senza interrompere quello scambio di sentimenti nascosti nella trasparenza dei loro sguardi, ma che nessuno dei due riusciva a leggere nell'altro – entrambi troppo speranzosi di trovarli, per permettersi di credere di meritarli davvero.
Rapunzel schiarì dunque la voce, tentando di sciogliere quell'attimo troppo difficile e solenne da gestire – almeno da parte sua.
«Pensavo che, visto che non hai idea di quale sia il giorno del tuo–»
«Compleanno?»
La interruppe nuovamente, impedendole di completare lei la sua frase, e si rimproverò per essersi fatta cogliere di sorpresa – e per non riuscire nemmeno a nasconderlo – da quel tipico vizio, giochetto di Jack – che adorava metterla giocosamente in difficoltà. Riuscendoci, ogni volta.
«Già», si sistemò nuovamente la stessa ciocca di prima dietro l'orecchio – sfuggita come di consueto dalla sua nuova posizione – «sì, beh... visto che non lo sai, potremmo decidere assieme che il giorno di Pasqua da adesso in poi sarà il tuo compleanno!»
«Decidere assieme qualcosa che hai già deciso tu?»
Jack la provocò ancora per mettere una volta di più alle strette la sua capacità di uscire da situazioni di imbarazzo – da quelle in cui si divertiva a farle credere di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato, seppur tradito dal divertimento e dalla sua più completa adorazione per quella ragazza così diversa.
Esattamente come si aspettava, le gote di Rapunzel iniziarono ad arrossarsi, come se del tramonto in polvere fosse stato rilasciato in quel punto esatto del suo splendido, unico volto, e fu in quel momento che si rese conto che era forse il caso di farla continuare, senza interromperla – in fondo, amava i riguardi che gli riservava, e quello che stava facendo ora era un qualcosa che solo lei poteva fare. Solo lei, con la sua spontaneità e naturalezza.
«Quindi» le disse, prendendo così in mano lui il discorso e catturando la sua attenzione, «il giorno di Pasqua dovrebbe essere considerato il giorno del mio compleanno?»
Rapunzel riprese a sorridere; essere ascoltata da Jack le dava forza, le dava vita, e l'idea che lui potesse accettare quella sua proposta – così importante e decisiva, così rituale, da quel momento in avanti – la riempì di quella sensazione felice che non sapeva ancora identificare, ma di cui si nutriva per credere che giorno dopo giorno l'incredibile sarebbe arrivato prima o poi – l'incredibile che aveva a pochi metri da sé, oltre la finestra e sopra di essa.
«Mi sta bene» decretò in conclusione, alzandosi in piedi e picchiettando il suo bastone sul legno del ripiano sotto ai suoi piedi e pensando a cosa sarebbe stato adatto per ringraziare quella ragazza che lo faceva sentire reale – voluto.
La guardò immobile, e scorse le mille sorprese che gli riservava da un anno a quella parte ormai – le mille sorprese che riempivano i suoi giorni da quando l'aveva incontrata, trovata, scoperta.
Niente aveva più senso da quando c’era lei, eppure gli sembrava che ogni cosa lo avesse acquisito. Non l’avrebbe lasciata mai, non l’avrebbe delusa mai.
Avrebbe iniziato dalla cioccolata, probabilmente.
A Rapunzel piaceva la cioccolata, questo lo ricordava, e forse, per l’occasione, gli era soggiunta la giusta idea.
Chiedere a un certo qualcuno di creare un uovo di cioccolata riteneva fosse il suo più grande lampo di genio. Sarebbe stato carino, ideale, brevettare qualcosa del genere in onore di lei – o di sé, onestamente non sapeva più dirlo a quel punto.
Sarebbe stato perfetto, Rapunzel non poteva aspettarselo, e questo l’avrebbe resa felice.
Decisamente, festeggiare il suo compleanno il giorno di Pasqua sarebbe stato davvero divertente, non vedeva l'ora di dirlo a quel canguro di Calmoniglio.





 F I N E 




    » N O T E    A U T R I C E ;

Wow. No davvero, WOW.
Quanto tempo è che non pubblico? Come dite? Tanto? Mi sa che è così in effetti.
La mia vita è diventata ingestibile e inclassificabile – non so nemmeno bene come definire i vari periodi che l'hanno composta ultimamente. Sono felice? Sì, molto. Mi manca qualcosa, sì, molto anche qui, ma alcuni dei miei grandi progetti stanno prendendo vita piano piano, e mi sembra finalmente di star toccando con mano cose che fino ad ora mi erano sembrate così distanti, irraggiungibili... Va beh, accantonando i miei fatti privati – di cui credo vi importi ben poco x° – volevo solo dire che in occasione di Pasqua mi è balenata in mente questa breve storia senza né capo né coda.
L'ho semplicemente trovata simpatica, ed essendo che volevo metterla nero su bianco, una volta fatto ciò ho anche pensato che poteva ADDIRITTURA essere il caso di pubblicarla. x°
Un paio di piccolissime precisazioni:
  • Ogni tanto scrivo questi episodi a caso tra Rapunzel e Jack Frost, quindi vorrei specificare che questo non è riconducibile a nulla di ciò che ho scritto di altro. E' semplicemente l'ennesimo episodio in stile missing moments relativo ad un'ipotetica realtà in cui Jack scopre e lega con Rapunzel e va dunque a farle visita.
  • Il 21 marzo non è la data ufficiale Disney del compleanno di Rapunzel, ma quella che io più vedo adatta a lei – Rapunzel è la primavera, stagionalmente parlando, e il giorno del primo equinozio dell'anno mi sembrava ideale per immaginare quando la biondina compie gli anni. ♡
  • Ccccosì, tanto per fare un riferimento simbolico alla religione, ho pensato fosse carino che il compleanno di Jack Frost potesse essere il giorno di Pasqua non solo per il fastidio a Calmoniglio – gh –, non solo per il pretesto di realizzare questa fic, ma anche perché Gesù Cristo a quanto pare è risorto il terzo giorno, ovvero a Pasqua, e per quanto non sia fan della religione, questa è comunque una festa che onora l'accaduto – e Jack è praticamente morto e risorto anche lui in fondo. L'ho semplicemente trovato... utilmente sensato – probabilmente andrò all'inferno per tutto questo, ma non era mia intenzione offendere i credenti, sia chiaro. Rispetto qualunque credo e punto di vista, ho solo trovato l'idea calzante.
  • Trovavo calzante anche il fatto che Pasqua non cade mai lo stesso giorno dell'anno, quindi il compleanno di Jack rimane comunque un'incognita in fondo.
  • Il disegno del titolo l'ho fatto io e, sì, dovrebbe idealmente rappresentare il dipinto sull'ovetto e la descrizione in generale che ho fatto di Jack immaginandolo quadro. Fa cagare, lo so, e per quanto credo sia inutile dirlo, vi prego comunque di non rubarlo/riutilizzarlo, dato che è comunque un mio lavoro. x°
  • Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o di logica; ho prestato quanta più attenzione ho potuto, rileggendo e correggendo, ma volendo – dovendo, se vogliamo – pubblicare in giornata, non so se sono stata infallibile. Questo è davvero il mio unico momento utile per postare la storia, scusatemi sul serio – in ogni caso, prima o poi ridarò un'occhiata più accurata. x°
Eeeee, nulla. In questo istante sono le 03.08 e io sono nella merda perché alle 09.00 mi alzo per iniziare i preparativi del pranzo. Saluto dunque tutti e auguro buona Pasqua e Pasquetta!
Spero che la storia, per quanto sconnessa e nemmeno lontanamente profonda come avrei voluto, sia piaciuta a qualcuno!
Giuro che ritornerò sui vostri schermi (?) con qualcosa di nuovo – o di vecchio
♡ – quanto prima possibile! Ma il mio tempo ultimamente è molto impegnato all'infuori di internet, e non ho molto modo di applicarmi come vorrei dietro alle mie storie o dietro al computer in generale.
Ancora auguri a tutti, mangiate anche per me tutta la cioccolata che non mangerò io – perché, già, a me non piace. Ora mi odierete tutti. x°
Salutissimi


© Semiblonde Jellyfish
   
 
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