Spero che vi piaccia e, nel caso, lasciatemi il vostro parere per favore.
Ah, sto organizzando un contest di fanfiction su Digimon Adventure, date magari un'occhiata, ok? Qui c'è il link che vi indirizzerà al concorso.
There's something in your eyes
Don't hang your head in sorrow
And please don't cry
I know how you feel inside I've
I've been there before
Somethin's changin' inside you
And don't you know
Don't you cry tonight
( Don't cry, Guns N' Roses)
Le
lacrime di Takeru non sono una sua responsabilità, ma per Yamato è
diverso, in qualità di fratello maggiore non dovrebbe mai permettere
che il suo fratellino pianga, dovrebbe – vorrebbe
– proteggerlo da ogni male, compreso dalla lacerazione della loro
famiglia, ma non può, è anche lui un bambino dopotutto, un bambino
che ha paura delle parole, rifugge da esse.
Come
si può spiegare il male con le parole? Come possono guarire le
parole dalle ferite? Per questo ha imparato a suonare, ha sentito
dire che la musica parla al cuore, che la musica dice più di tante
belle parole, la musica è onestà e per questo Yamato la ama.
Da
quando Angemon si è sacrificato Takeru piange, non appena arriva la
notte, non appena gli altri sembrano distratti: il suo prezioso amico
l'ha lasciato, gli è stato portato via – anche lui gli è stato
portato via – ma è più doloroso stavolta, più doloroso di vedere
Yamato trascinato via e sua madre che gli dice: “è per il bene di
tutti, staremo bene e staranno meglio anche loro”.
Anche
quello era una sorta di sacrificio, per un bene superiore che lui
ancora non ha capito, che non capirà.
Accarezza...
accarezza... strofina la guancia sul liscio guscio, lo bagna di
lacrime, lo asciuga, lo tiene al caldo. L'armonica di Yamato arriva
alle sue orecchie, chissà... Patamon può sentirlo? Il cuore gli si
stringe di dolore nel cercare risposta. Accarezza ed accarezza ancora
l'uovo, posa le labbra sul guscio e sussurra “torna da me”.
La
musica si interrompe, il silenzio non migliora nulla, ma poi sente
qualcuno vicino a lui e Takeru alza la testa.
“Angemon,
quando è scomparso, sorrideva. Era un bel sorriso quello ti ha
lasciato” esordisce Yamato imbarazzato e segretamente
disperato.
“Cambia
qualcosa?”.
“Io
credo che non volesse vederti piangere, non vorrebbe sapere che
piangi”.
Ma
i lacrimoni di Takeru si fanno più intensi, singhiozza di più e
Yamato si sente un fallimento, ma non apre bocca, stringe i pugni ed
incassa, come sempre.
“Mi
dispiace... di essere solo un peso e di piangere tanto, ma fa male,
tanto male”.
“Takeru...
tu...” e Yamato inghiotte il dolore e cinge con un braccio il
fratellino, stretto a se, contro di se, è come se il tempo tornasse
indietro a quando affrontavano le spaventose notti di temporale sotto
la stessa coperta, abbracciati, così che nulla facesse paura.
“...grazie
a te, grazie ad Angemon, noi siamo vivi Takeru. Vivi e grati, perché
ci avete salvato. Siete eroi, proprio come Goku, solo che Goku è il
personaggio di un manga, mentre tu e Angemon siete veri eroi”.
Ma
chiamare in causa l'eroe preferito da Takeru non migliora le cose.
“Non trattarmi come un bambino”.
Yamato
affonda la mano guantata nei biondi capelli d'angelo di Takeru, lo
accarezza con lenta dolcezza, proprio come Takeru struscia
delicatamente le manine sul suo diguovo.
“Lo
so, so che sei cresciuto, ma questo non cambia che tu e Angemon ci
abbiate salvati. E se vuoi puoi piangere, quanto vuoi, nessuno ti
giudicherà, io non ti giudicherò; però sono sicuro che Patamon
vorrebbe solo saperti felice”.
Takeru
tira rumorosamente su col naso. “Come posso essere felice se lui se
n'è andato?”.
Non
può. Yamato sa, Yamato capisce il perché. “Perché tornerà”.
Takeru
è silenzioso, dubbioso, ma il respiro si fa più calmo, terminano i
singhiozzi e le lacrime si arrestano.
“E
se non fosse più Patamon? Se non fosse più il digimon che
conoscevo?”.
“Io...
non lo so. Non sono Koushiro e non sono ottimista come Taichi, mi
spiace. Però so che ti ha fatto una promessa e i digimon non sono
uomini” non sono la loro madre e il loro padre, sottointende
amareggiato, “loro le promesse le mantengono, per questo tornerà e
sarà lui. Perché lui ti ha fatto una promessa”.
Takeru
non sa come evitare quelle parole, non sa contraddirle, sa che sono
oneste come la musica di Yamato, quella un po' dolce e malinconica
che riesce a farlo addormentare. Non può contraddirlo e per questo
la speranza dispiega le ali nel suo animo, si fa posto, si accomoda
e... illumina la sua tristezza. Takeru non piange, Takeru ora riesce
a sorridere e si alza perché vuole che il suo fratellone veda che
non ha dimenticato come sorridere.
Yamato
lo vede, il sorriso di Takeru è una sua responsabilità e il suo
fratellino non può certo conservare il sorriso se lui ha sempre
quell'aria arcigna e il muso lungo, per questo anche Yamato gli
regala un sorriso, dopotutto Takeru è il motivo più valido per
sorridere, quanto il motivo per cui si è disabituato al sorriso.
“Se
sorridiamo credi che il digiuovo si schiuderà prima, fratellone?”.
“Questo
non lo so, ma possiamo provare. Forse può sentirti e – se ti sente
felice – vorrà vederti al più presto, non credi? Provare non
costa”.
Anche
Takeru annuisce convinto: “provare non costa”.
Yamato
non sa se nel Digital World le preghiere valgono, non sa se basta il
pensiero affinché esse raggiungano i loro Signori, ma sa che c'è
qualcosa di angelico in quel digiuovo e sa che secondo la religione
cristiana gli angeli ascoltano le preghiere, quindi Yamato
supplica che l'uovo si schiuda al più presto, perché non saprebbe
replicare il successo di quel momento e per lui è fondamentale che
Takeru non pianga, che non gli strazi il cuore ricordandogli che lui
– per quanto possa provare – non è il responsabile della sua
felicità. “Torna
presto, Patamon”.
“Fratellone?”.
“Sì,
Takeru?”.
“Suoneresti
per me? Non voglio fare il bimbo viziato, ma la tua musica è una
delle cose che più mi piace al mondo e... anche Patamon la
amava”.
Gli
occhi azzurri di Yamato rischiano di diventare lucidi, ma non ha una
buona scusa per le lacrime, quindi prende la sua armonica senza
replicare e inizia a suonare, esprimendo l'emozione che in quel
momento gli batte in petto.
La
musica s'innalza nel cielo, tra le stelle virtuali; striscia nel
buio, addolcisce l'aspra notte, scende, li avvolge nella sua trapunta
melodiosa, calda ed accogliente, come gli abbracci. E penetra nel
silenzio come in ogni cosa, non ha un nome quella melodia ma non vi è
alcuna nota malinconica, è deliziosa ed allegra, tira i lati della
bocca di Takeru e lui anche se così piccolo sa che Patamon sta
ascoltando, come lui e come gli altri lontano, tutti avevano bisogno
di ascoltare quelle note e Yamato aveva bisogno di suonarle, perché
quella non è semplice musica, quella è speranza.
Non
ha più dubbi Takeru, il diguovo si schiuderà presto.