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Autore: Khaleesi99    06/04/2015    1 recensioni
Morire a sedici anni, non è una cosa giusta. Ma il mondo è ingiusto, si sa.
Quello che leggerete è vero, nulla è inventato. Ho scritto ciò per sfogarmi, chiamatemi esibizionista o qualcos'altro, l'ho voluto pubblicare, punto e basta.
Non voglio mettere il tuo nome, ma dico solo una cosa: THE HERO NEVER DIES!
Genere: Drammatico, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando muore una persona di solito ci dispiace, anche se non lo conoscevamo, forse lo diciamo per abitudine o per educazione.
Ma quando muore un tuo amico, un ragazzo che aveva davanti una vita intera, non è la stessa cosa.
Non dici che ti dispiace, non dici niente: non riesci a ragionare, ti chiedi solo se hai sbagliato a leggere o se hai capito male, forse non hai visto un “non”, oppure hai letto qualche parola di troppo, ma il messaggio ti dice quello, “è morto, non ce l’ha fatta”.
Poi inizi a piangere, non sai neanche perché quelle lacrime ti scorrono lungo il viso, è una cosa che non puoi controllare, è brutto dire automatico, ma è così.
Inizi a maledire tutto e tutti: te stessa, con ti sei resa conto che a mano a mano si allontanava sempre di più, ma come potevi saperlo se non lo vedevi da più di un anno e mezzo e l’unico contatto che voleva era tramite messaggi? Ti maledici perché avresti dovuto insistere, avresti dovuto incontrarlo e abbracciarlo un ultima volta.
Maledici i medici, si anche loro, che non sono riusciti a trovare una cazzo di cura e poi non ti lasciano entrare nell’ospedale, ma infondo la colpa non è loro.
Maledici Dio, anche se è una bestemmia o cos’altro, lo fai. Perché proprio lui? Perché due tumori (Uno a dodici anni e un altro a quattordici)? Perché l’hai lasciato morire a sedici anni? Perché lasci in vita quei bastardi che ci stanno rovinando e inquinando la nostra terra, ormai nota come “terra dei fuochi”? perché lui, perché?! Anche lui meritava di vivere, di crescere, di divertirsi, innamorarsi, avere un futuro, diventare padre, nonno, trascorrere la vecchiaia con la sua amata… perché, perché, perché?!
È una sensazione strana, ti senti qualcosa al petto, respiri difficilmente, e ti chiedi: “se io mi sento così, come si sentirà la famiglia?
Pensi alla madre, quella povera donna che ha perso un figlio, ma non riesci ad immaginarla, perché non si può immaginare e capire il dolore di una madre che perso suo figlio, sangue del suo sangue. Ma io la immagino come una donna forte, il figlio doveva somigliare caratterialmente a qualcuno, no? Forte e determinata, una madre che cercava di dare forza e coraggio al figlio in una battaglia interminabile.
Pensi al padre, un uomo abbattuto e stanco, che si mostrava forte con il figlio, ma infondo non ce la faceva a vederlo, e il figlio lo sapeva, sapeva che il padre soffriva, e cercava di mostrarsi forte e speranzoso, ma la speranza a mano a mano spariva.
Pensi alla sorella, a quanto lei lo amava, al loro rapporto…ricordi di averli incontrati una volta, quando lui stava ancora abbastanza bene perché non aveva ancora iniziato la cura, e ti ricordi quanto erano felici insieme e al loro bellissimo rapporto.
Pensi al fratello, a quanto sta soffrendo perché si pente di non essergli stato abbastanza vicino; era un soldato, scendeva solo quando poteva, e quella volta che tornava in città passava tutto il tempo con lui, stavano sempre insieme e si divertivano un mondo. Era sceso per le festività pasquali, immagini, e invece di trascorrere una serena Pasqua a tavola con la sua famiglia, l’aveva trascorsa in ospedale, preoccupato per il fratello che provava forti dolori al petto, non sapendo che la notte del lunedì in albis si sarebbe spento.
Pensi a lui, a quanto abbia sofferto, ma non puoi immaginarlo, nessuno può. Non puoi dire “capisco” perché non puoi capire; pensi a quanto era forte, non voleva mostrarsi debole, tant’è che non si è mai voluto far vedere e, prima di morire, ha chiesto alla madre di non far vedere a nessuno il suo corpo.
Lo ricordavi forte, magari te lo immaginavi ancora con un po’ di forza, ma poi vieni a sapere che dormiva con l’ossigeno, non riusciva a vedere bene, e pregava. Ad alcuni può sembrare strano, ma dato che tu sapevi che lui non credeva, è strano venire a sapere che pregava. Aveva capito che non ce l’avrebbe fatta, così aveva iniziato a pregare quel Dio che prima malediceva. Aveva deciso di confessarsi con il vescovo e aveva preso anche l’ostia prima di morire. E capisci che ti sbagliavi, che non era forte, che ti sei lasciata illudere come una stupida, una sciocca, e ti arrabbi, vorresti urlare, distruggere tutto, perché non ti sei accorta che lui a mano a mano scivolava via dalla vita.
Piangi di nuovo, non sai perché, anzi forse si, perché lo hai pensato di nuovo, ti sei ricordata di lui, di quando ti raccontava di voler diventare un importante giocatore di basket (il suo idolo era Jordan) e tu lo incoraggiavi.
Non hai più parole, non sai più come sfogarti, non hai neanche più forza per scrivere.
Saresti voluta andare in ospedale per vederlo, ma lì non ti fanno entrare; a casa non te lo faranno vedere, sue volontà, e tu le accetti, infondo è meglio ricordarlo per come era. Un tuo amico è andato lì, l’ha visto, non l’ha riconosciuto, o forse non voleva riconoscerlo. Emozioni troppo forti, ecco cosa ha provato, immagini. La madre lo ha fatto uscire insieme agli altri, proprio per rispettare le ultime volontà del figlio.
Adesso sei a casa, a scrivere per sfogarti, mentre cerchi di metterti d’accordo con i tuoi amici per comprare una ghirlanda e fare un manifesto. Che strano…invece di mettervi d’accordo per andare a festeggiare tutti insieme pasquetta, vi mettete d’accordo per organizzare una commemorazione, strana la vita eh?
 

***NOTE***

Ribadisco che questo è un mio sfogo, lo sfogo di una ragazza che si è stufata di veder morire tantissime persone sempre per la stessa causa; per favore niente critiche.

  
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