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Autore: electricshock    06/04/2015    2 recensioni
01.| What am I to you? – Lo sguardo di Hansol cadde ancora una volta sul piccolo anello che portava al dito. Se quel finissimo pezzo di argento significasse qualcosa o meno, doveva ancora saperlo.
02.| My personal sunshine – Byungjoo odiava alzarsi la mattina, era la cosa più difficile che qualcuno potesse chiedergli di fare.
03.| Tell me what is love – Quando Hansol capì di aver perso l’amicizia del suo dongsaeng preferito pensò che in nessun modo sarebbe potuto tornare indietro.
[Raccolta random di oneshot e flashfic sul pairing formato da Hansol e Byungjoo (perché non so scrivere altro)]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Byungjoo (B-Joo), Kim Hansol (Hansol)
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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– Tell me what is love

#seventy-four


personaggi/pairing: hansol, b-joo; hansol/byungjoo
rating: verde
genere: sentimentale, introspettivo
parole: ±1500 parole
note: sono in ritardo eww
un grazie enorme a chi legge, mi supporta/sopporta e ha ancora la pazienza di aspettare, spero ne sia valsa la pena. /autostima saltami addosso/
e... sì, pare io abbia la fissa per l'hansol-centric, byungjoo indecifrabile e l’introspezione xd
(ringrazio l'adorata moglie Upei per il titolo)



Quando Hansol capì di aver perso l’amicizia del suo dongsaeng preferito pensò che in nessun modo sarebbe potuto tornare indietro. Lo aveva letto nei suoi occhi. Ne avrebbe sofferto per il resto della vita e avrebbe dovuto convivere con la persona che amava accettandone le conseguenze e, peggio, il suo odio.

Quando accadde, Hansol e Byungjoo avevano appena terminato le prove della coreografia di ‘Top Dog’, volendo perfezionare ulteriormente le loro parti. Stanchi e sudati stavano riprendendo fiato, seduti nell’angolo più arieggiato della grande stanza; Hansol sorrideva ad ogni battuta dell’amico, mentre l’altro si asciugava la fronte e, continuando a parlare, si alzava la maglietta bagnata per farsi aria.

Stare vicini non era più una cosa insolita e imbarazzante come all’inizio. I due erano sempre insieme e Hansol si era abituato alla presenza del più giovane, tanto da non poterne più fare a meno. Stare solo con lui nella stessa stanza però, ancora lo metteva lievemente a disagio. Non accadeva molto spesso –e il ragazzo non sapeva decidersi se quello fosse un bene o un male–, ma anche quel giorno si era ritrovato molte volte a fissarlo, soffermare lo sguardo sul suo viso dai lineamenti delicati, gli occhi profondi, le labbra piene e morbide, e perdersi nell’ascoltare la sua voce, annuendo e sorridendo distrattamente senza prestare attenzione.

«Mi stai ascoltando, hyung?»

Appena lo sentì ripetere quella frase sbatté le palpebre e si strofinò gli occhi chiusi con le dita, fingendosi stanco e sperando che Byungjoo non facesse commenti sul fatto che –maledizione– quella era la terza volta che lo coglieva a fissarlo come incantato.

«Cos’hai?» chiese, avvicinandosi e alzandogli la frangia per potere adagiare il palmo della mano sulla sua fronte. «Stai male?»

Il più piccolo raramente gli rivolgeva un tono preoccupato, quando accadeva Hansol sentiva come le farfalle allo stomaco. La sua voce era bassa, calma e dolce, proprio quella tonalità che gli riscaldava il cuore, che gli faceva pensare che anche lui contava qualcosa per Byungjoo.

Il compagno aspettava ancora una risposta, con quello sguardo impensierito negli occhi. Era vicino, talmente tanto vicino che Hansol poté sentire il suo profumo dolce, quello che si spruzzava ogni mattina sul collo prima di uscire dal dormitorio, e prima che potesse rendersene conto e fermarsi, poggiò le labbra su quelle di Byungjoo.

Si staccò immediatamente, quasi fosse stato scottato, e si coprì la bocca con entrambe le mani, smettendo di respirare, con il terrore negli occhi.

«B-Joo.» sussurrò, non riuscendo a credere di aver realmente fatto una cosa simile. «Mi— Mi dispiace.» Alzò un po’ la voce, sentendola carica di disperazione, e indietreggiò velocemente fino ad alzarsi, volendo allontanarsi il più possibile da lui.

Non avrebbe dovuto farlo. Non sarebbe dovuto accadere, Hansol se l’era promesso.

Non fu nemmeno in grado di trattenere le lacrime, mentre guardava l’espressione attonita del ragazzo a cui aveva appena dato il suo primo bacio.

Tutto ciò che voleva era sparire dalla sua vista, non vederlo mai più e teletrasportarsi nella sua stanza, perché quello sguardo gli fece capire che il loro legame –quell’amicizia preziosa che Hansol aveva tanto temuto di rovinare– si era appena spezzato.


×

Solamente due giorni dopo, quando il manager modificò il programma e prolungò l’orario delle prove dei due ballerini, Hansol fu costretto ad affrontare di nuovo il ragazzo, stavolta senza potersi più nascondere dietro lo sguardo competitivo che richiedeva la sua parte. Quella maschera di sfida che doveva ad interpretare nella coreografia non poteva più portarla, non ora che erano solo loro, a danzare in quella stanza piena di specchi.

Fortunatamente Byungjoo mantenne la sua caratteristica indifferenza, permettendogli di allenarsi senza sentirsi intimorito, e Hansol per la prima volta gliene fu grato. Magari avrebbero potuto solo dimenticare quel giorno e continuare ad essere amici...

Terminata la canzone, i due si stesero a poca distanza l’uno dall’altro sul pavimento freddo, ansimando e sventolandosi con le mani, senza che nessuno aprisse bocca. Quell’ignorarsi a vicenda metteva entrambi a disagio, ma la vicinanza era tale da permettere ad Hansol di ascoltare respiro dell’altro, e il pensiero che lui non cercasse di allontanarlo riuscì a farlo sorridere.

Dopo quel bacio non era riuscito ad opprimere i sensi di colpa. Saltare i pasti gli riusciva più facile, non doveva nemmeno mentire sul suo scarso appetito perché per il comeback gli avevano imposto di perdere peso. Recitare la parte dell’antagonista, del rivale di Byungjoo, non gli era piaciuto fin dall’inizio: non avrebbe mai voluto trovarsi in quella posizione nella vita reale.

Hansol cercò di chiudere gli occhi e rilassare il suo corpo teso e affaticato, ma con il più giovane così vicino, dopo che non si erano più parlati da quel giorno –ad Hansol pareva fossero passate settimane–, sembrava che il cuore gli battesse così forte da poterlo svegliare, così fissò lo sguardo sul soffitto, sperando di regolare quelle pulsazioni e placare lo sfarfallio nello stomaco. Si concentrò sul ticchettio delle lancette, scandendo ogni secondo con sempre maggiore tensione.

Alla fine, dopo un profondo respiro, decise di chiudere gli occhi, nello stesso momento in cui, quasi per sbaglio, la mano di Byungjoo sfiorò la sua. Hansol smise di respirare, avvertendo già i brividi. Sbatté le palpebre e si costrinse a restare immobile anche quando sentì un’altra carezza leggera sul dorso della mano.

Si girò sul lato, confuso da quel contatto, con l’intenzione di domandargli se era arrabbiato con lui, se erano ancora amici o non c’era più speranza di tornare ad avere un legame. Rimase a guardare il suo volto angelico, gli occhi chiusi e il respiro lento, e iniziò a chiedersi se Byungjoo si fosse mosso nel sonno, senza voler realmente avvicinarsi a lui, ma quando sentì ancora la sua mano muoversi, questa volta con più decisione, rilassò i muscoli e lasciò che l’anulare e il mignolo di Byungjoo s’infilassero fra le sue dita. Senza distogliere lo sguardo da lui attese che dicesse qualcosa, una spiegazione, ma il ragazzo non parlò nemmeno quando, lentamente e dolcemente fece intrecciare tutte le loro dita in una stretta gentile ma ferma.

«B-Joo.» sussurrò a quel punto, non avendo compreso quel gesto.

Il giovane, senza aprire gli occhi, si voltò verso di lui, a pochi centimetri dal suo viso, e Hansol arrossì. Lo vide leccarsi e mordersi le labbra, ma rimase ancora immobile. Byungjoo sembrava volerlo mettere alla prova, e questo gioco ad Hansol non piaceva. Non voleva che il suo dongsaeng si prendesse gioco di lui, scherzando sui suoi sentimenti.

Respirò piano, senza fare rumore, ma non riuscì ad allontanarsi, nonostante quella vicinanza fosse straziante. Guardò ancora i lineamenti morbidi e graziosi del compagno, e pensò a quanto fosse bello quel momento; lui che gli teneva la mano, sentire il suo profumo ancora così da vicino e il calore del suo corpo.

Aveva capito di provare qualcosa per Byungjoo da quando quel ragazzo, allora un po’ timido e impacciato, lo aveva fatto ridere per la prima volta, alleggerendogli il cuore con la sua personalità vivace e amichevole. Quando capì che quel qualcosa si era trasformato in un sentimento molto più serio e complicato, era troppo tardi per rimediare. Quell’amore, alla fine –Hansol lo aveva sempre saputo–, avrebbe rovinato la loro amicizia.

Si sforzò di non piangere, almeno quella volta, mentre ancora sperava in una qualche reazione di Byungjoo. Il ragazzo, però, non gli aveva ancora lasciato la mano, né si era allontanato.

Hansol pensò di chiamarlo ancora una volta, per interrompere quel silenzio che lo metteva a disagio, ma quando cercò di liberarsi da quella presa delicata, Byungjoo sospirò, come spazientito, e strinse le dita attorno alle sue con forza, tirandolo ancora un po’ vicino a sé, fino a quando le punte dei loro nasi si sfiorarono; allora, solo allora parlò.

«Resta qui con me.»

Lo disse con un sussurro, come una richiesta sincera e subito dopo, con un leggero movimento della testa, gli accarezzò il naso con il suo.

Hansol non si era mai sentito tanto in imbarazzo e teso con il suo dongsaeng. Ricevere quei tocchi affettuosi e intimi erano sempre stati il suo sogno, e ora che la sua pelle iper-ricettiva li stava vivendo, il suo corpo sembrò invaso da una scarica elettrica.

Vide Byungjoo arricciare il naso e leccarsi ancora le labbra, e non riuscì a fermare l’istinto. Come la prima volta, lasciò che i sentimenti prendessero il controllo, e si avvicinò a Byungjoo, quel poco che bastava per toccargli la labbra con le sue, impercettibilmente, nel bacio più dolce e casto che potesse dargli.

L’altro non reagì subito, non rispose al bacio né aprì gli occhi, ma Hansol quella volta non scoppiò in lacrime, non si scusò, non si preoccupò di aver distrutto il loro legame, perché quell’amicizia non si era rovinata, si era trasformata; perché quella volta, sul viso di Byungjoo, c’era un sorriso, un sorriso e uno sguardo sincero, che sembrava dirgli che mai più avrebbe lasciato la sua mano.



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