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Autore: Blacket    06/04/2015    0 recensioni
[...] “Stato febbrile e confusionale al momento del ricovero, frattura rilevante alla gamba destra, insensibilità e perdita delle facoltà motorie alla stessa. Riscontro di lievi ustioni e graffi, isterismo.” [...] Una volta che ci si toglie il camice l’aria par più pura e forte, ed entra nel polmoni in ampi respiri- per seguir l’uscita incalzante, e si fa densa di polvere spessa, quando ti fermi alla centoventisei e la luce fende e filtra rovente, d’arancio e rosso acceso.
-Vado giù, al bar.- silenzio, nel tuo tentativo di masticare qualcosa di impreciso- e ti piace, pensar come sia una sfida, poiché non ne senti il peso e la colpa, sei leggero e ti abbandoni ad un crespo sorrisetto ambiguo.
-C’è la partita. Vieni con me, Eustass-ya?- [...]
|Innocua raccolta di drabble|
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rosso malpelo
Titolo: Rosso Malpelo
Raiting: Verdegiallo -in realtà avrei posto tranquillamente il verde, ma temo che a causa di alcune paroline qua e là sia più appropriato il giallo, nonostante queste non siano particolarmente offensive.
Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Coppie: Yaoi, KiddLaw
Avvertimenti: AU, One-shot.
Generi: Generale, Fluff
Noticine: non mi sorprenderei affatto nel vedervi commentare con un "boh" al finale di questa mia schiocchezza, poichè io stessa ho fissato per minuti interi le parole scribacchiate sotto effetto de cenone pasquale (e ne approfitto per far gli auguri!) per poi decidere di lanciarmi, per la prima volta, nella pubblicazione di questo fandom. 
Ho scelto una raccolta di mini drabble per riuscire a prendere confidenza con personaggi che non ho mai trattato prima, e sui quali forse vedo minuscoli progetti futuri. Anche per questo motivo non si tratta di una fanfic incredibilmente intensa e corposa, la do per buona come prova, ed io stessa chiudo un occhio- anche due, magari.
Si tratta di un'Au che coinvolge Kidd come paziente e Law come medico, posto che i due , al momento del ricovero, già avevano conoscenza l'uno dell'altro, sebbene non approfondita.
Vi ringrazio, buona lettura!




Rosso Malpelo
.


“Stato febbrile e confusionale al momento del ricovero, frattura rilevante alla gamba destra, insensibilità e perdita delle facoltà motorie alla stessa. Riscontro di lievi ustioni e graffi, isterismo.”






Capitano!- “oh mio capitano, dall’ambizione più forte della pazienza!”

Puzzo acre di medicina e di miele e di farmaco alcolico, polvere stagna sulle mani e negli occhi- la luce livida di un mattino rosato e placido, cheto e imprevedibile tale al borbottare d’una belva domata. L’edificio –l’ospedale- non ha mai dormito, strizza quindi gli occhi al sole pigro; vola frenetico il camice chiaro ad imbiancare la figura sfatta del medicum alle sette e ventitré.
-Oh.- un gorgoglìo roco, accento rozzo che gratta sui timpani, -Oh, te. Law, guarda che ho fame.-
Una voce grezza, di chi era più abituato a vomitar fuori parole dai toni scoordinati e disincantati, storti, “Dai cazzo, Law” e volgari.
-Non sono un’infermiera, Eustass-ya.-
Segue un sospiro, cade sulle mani stanche ora intente a sfogliare la cartella clinica; gli occhi chiari accarezzano preoccupati l’aberrante situazione del –più comunemente- disgraziato bloccato a letto; ed attorciglia le coperte, salta a sedere, Kidd, e ad ogni sussulto i capelli paiono disperdersi ancor di più.
-Ed io non metto quel “ya” del cazzo dietro ai nomi della gente! Che vuol dire? Lo stato ti paga, nutrimi!- ed il viso rosso si piega in un sorriso asimmetrico, spezzato e secco, il paziente mostra le fauci.
-Non mi dia ordini.-
-Inoltre, mi prude il culo.- la chioma rossa si disperde, disturbata da un movimento rapido della mano. Il paziente ribolle di versi profondi e sconnessi, guizza continuamente intento a voltarsi con fatica e rabbia, affonda maldestro nel materasso ed esala la sua ultima acidità.
-Giusto per informarti.-


Morfina- "è il più abbondante e principale alcaloide contenuto nell'oppio, estratto dalla linfa essiccata fuoriuscita dal profondo taglio effettuato sulle capsule immature presenti nel papaver somniferum."

L’addetta sanitaria –un confetto rosa, esasperato e stanco- sebbene infinitamente docile nella sua natura, invita il dottore a sbrigarsi, a correre sul pavimento liscio dell’ospedale; gli occhi sconcertati chiedono ausilio e ringraziano dell’aver afferrato la sua aria calma e concentrata giusto fuori dalla porta. Si copre le orecchie, lei, poiché violentate da un vocabolario colorito ed incredibilmente vario.
-L’anestesista ha detto che dopo l’operazione non ha aggiunto dosi di morfina, né altro ch-…- viene fermata dallo sguardo eloquente di Law, un chiaroscuro stilettato in tralice, le occhiaie appollaiate pigre sotto gli occhi felicemente curiosi.
Si posarono su movimenti sconnessi del rosso, guidati dall’anestetizzante e confusi ed imprecisi, così deliziosamente tenaci ed arrabbiati.
-Pezzo di merda! Piantala di fissarmi!-
Kidd arricchisce di nuovo la sua già corposa invettiva dondolando il capo pesante e pregno d’allucinazioni, volto verso il manichino organico posto innanzi a lui. –Pezzente, mi sfidi?!- biascica, rovina sul cuscino in preda all’ira e all’incoscienza- avverte, lontano, il sommesso ridere d’un qualcuno, ne percepisce i singhiozzi maltenuti e s’adira un’ultima volta, un vulcano scarlatto e malato e borbottante.
-Ridi, ridi pure, aspetta solo che mi alzi, bastardo!-
E se il manichino resiste senza sforzo all’onda bruciante di rabbia del paziente, il medicum si tiene il petto e la bocca ed il cuore, tremolante, ostacolato dal ridere.


Inventiva- “creativo, non ne do dubbio, e nemmeno ne tolgo il merito.”

-Ossessionato da me, dottore?- sputa, Eustass Kidd, il volto deformato in un sorriso malato, l’occhio ambrato volto alla carrozzina e le sue giunture; le mani, flemmatiche, si aggrovigliano s’un oggettuccolo da nulla prima di mostrarsi senza timore al dottore.
-Sono il suo medico curante, credo sia pure lecito.- il bruno lo osserva, curioso, inquietantemente interessato ai gesti bruschi del ragazzo più giovane ora intento ad armeggiare con le ruote del suo veicolo, non senza qualche sano ringhio di frustrazione, un “bella sfiga” lasciato sgusciare fuori dalle labbra tirate.
-Che sta facendo?- Trafalgar incrocia le braccia, si permette un ghigno di scherno, fra divertimento ed irritazione.
-Cazzi suoi mai, eh?- Kidd volge ora per la prima volta un’attezione particolare al suo interlocutore, specchiandosi nell’espressione di disappunto ma incredibilmente motivante, alzando poi l’oggetto puntuto che girovaga da acuni minuti fra mani e grembo. –Questo,- lo indica, colto da un moto di fierezza –serve per far andare la carrozzina molto più veloce.-
Un sorrisino compiaciuto si specchia teso sul volto dell’altro.

Urla forte, il paziente della 126, gridando al furto e dedicando con rinnovata passione nomignoli di dubbio gusto al sì pluriosannato medico Trafalgar Law, che ammira ora, dal suo ufficio, un piccolo motorino a ventola.


Su due piedi-“Un’alternanza difficile, non è vero? Suvvia, i bambini del reparto gliene daranno atto.”

Si ritrova dietro  una bufera di brontolii, scricchiolante e malmessa, rumorosa, sgraziata ed incredibilmente inavvicinabile- lo chiama, ed il medicum si prende a suo volere una placida calma, conscio che essa diverrà dieci volte più pungente sulla pelle chiara di Eustass, costretto ancora impietosamente sulla sedia a rotelle.
- Mi dica.- sospira, segue i lineamenti grezzi del il volto accartocciato dal risentimento del paziente, -Non è la prima volta che mi chiama, oggi, e dire che mi aveva accusato di ossessione.- lo coglie quindi in uno stato imbarazzato ed arrabbiato, iroso- tremendamente infantile.
-Non rompere tanto le palle, aiutami.- mima il tutto aiutato dai gesti secchi, i capelli paiono infiammarsi della sua stessa rabbia e sforzo; s’aggrappa poi ai braccioli del trabicolo, tentando di far perno con le braccia robuste, si tende, si stira, filtra il fiato caldo attraverso i denti serrati.
D’istinto Law si avvicina, palesemente curioso, sentendosi poi afferrare l’avambraccio destro da tutta la furia barbarica dell’altro- e che sorpresa!, nel vederlo cercare in lui un appiglio, una sottile necessità!
Sorride beffardo, il dottore, sentendosi arpionare da guizzi di muscoli sempre più secchi, un borbottare ritmato a proposito di come si fosse rotto il cazzo di star seduto: la stanza vuota e silente, nel placido tentativo di aiutarsi si prendono tempo  per aggiustare i movimenti sconnessi e storti.
-Non dirmi che ti pesa così tanto reggermi.- il rosso vuole essere sfrontato, vorrebbe ghignare vincitore, ma par non esser ancora giunto il momento di prendersi la più piacevole ed ultima battuta.
-Non fino a che sono io a guidarla, Eustass-ya.-



Una volta che ci si toglie il camice l’aria par più pura e forte, ed entra nel polmoni in ampi respiri- per seguir l’uscita incalzante, e si fa densa di polvere spessa, quando ti fermi alla centoventisei e la luce fende e filtra rovente, d’arancio e rosso acceso.
-Vado giù, al bar.- silenzio, nel tuo tentativo di masticare qualcosa di impreciso- e ti piace, pensar come sia una sfida, poiché non ne senti il peso e la colpa, sei leggero e ti abbandoni ad un crespo sorrisetto ambiguo.
-C’è la partita. Vieni con me, Eustass-ya?-
Ti poni in modo esuberante, ed in realtà vuoi che accetti, e che lo faccia arrabbiato e scontroso e chiuso, “e rosso”, pensi tu.
-Che pezza da culo- avverti un gorgogliare sommesso, uno spostamento incauto seguito da un’imprecazione, un ruggito e di nuovo un sibilo, -finalmente hai finito di darmi del lei.-











Grazie infinite a chi ha speso tempo per me e questa povera fic, sperando non sia stata una perdita di quest'ultimo ma che sia risultata qualtomeno un poco piacevole.
Baci, Blacket
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