Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Nuel    06/04/2015    6 recensioni
Sirius Black è innocente. Remus Lupin ha da poco concluso il proprio mandato come insegnante a Hogwarts, ha potuto conoscere il figlio di James e Lily, ma, soprattutto, ha ritrovato l'uomo che credeva di aver perso per sempre, il compagno da cui è stato separato per tredici, lunghi anni, eppure, nel momento in cui si incontrano nuovamente, il tempo non ha più significato; si ritrovano simili e uniti come il giorno in cui si erano scelti.
♣ Questa fanfition si è classificata prima al "Coppie Famose Contest" indetto da Lalani sul forum di EFP.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come si appartengono i lupi




Aveva guardato la scatola contenente le ultime fiale di Pozione Antilupo e l’aveva richiusa, decidendo di conservarle. Non avrebbe più potuto fare affidamento sull’aiuto di Piton, ma ormai era un licantropo schedato: ci avrebbe pensato il Ministero a fornirgliela, almeno fino a quando le cose non sarebbero cambiate, e Silente diceva che sarebbe successo.
    Poi si era Materializzato in Galles, nel nord, dove aveva vissuto da bambino e i boschi avevano il sapore di casa. Era stato un buon anno: Hogwarts gli aveva fatto bene, aveva avuto l’occasione di conoscere Harry e poi... Sirius. Sapere che Sirius era innocente, che non aveva tradito James e Lily, gli aveva tolto un peso dal cuore. Dopo tanto tempo, non si era più sentito solo.
    Si era lasciato andare, quando la luna piena era apparsa all’orizzonte, l’aveva attesa cullato dal pensiero che Sirius era libero, ovunque fosse, e poteva esserlo anche lui. La sua mente si era sciolta, dispersa, aveva lasciato andare ogni timore razionale e si era popolata degli odori del bosco. Il suo corpo era andato in fiamme in modo familiare, quando le ossa e i muscoli si erano trasformati e la sua pelle si era coperta di pelo folto. Era estate, gli uccelli marini emettevano grida stridule sulla costa, a chilometri di distanza e la luce pallida e soffusa della luna penetrava tra i rami. Il terreno era morbido, sotto le sue zampe, odoroso di terra e di muschio e dei mille odori degli abitanti del bosco. Il profumo dei giacinti era un aroma sottile sollevato dalla brezza, dolce come zucchero a velo. 
    Le arvicole correvano veloci tra le radici delle querce e dei faggi, facendo vibrare gli esili steli del brugo. Si fermavano, tendendo le orecchie e poi fuggivano verso la tana non appena percepivano la presenza del predatore, ma il lupo, quella notte, si era concesso una libertà in cui indugiava raramente. Godeva dei muscoli tesi allo spasmo mentre correva senza freni, la bocca aperta nel respiro affannoso, le zampe che a malapena toccavano il terreno, il cuore che pompava a più non posso. Anni di pena e di tormento stavano scivolando fuori dalla sua anima, facendolo sentire più giovane, più forte, più vivo.
    Non si fermò nemmeno quando sentì altri passi rapidi e sicuri quanto i propri. Qualcun altro stava correndo, quella notte, nel bosco, non lontano da lui. Conosceva il ritmo di quelle zampe, conosceva quell’odore e continuò a correre, in preda ad un’euforia ritrovata. La silenziosa presenza correva con lui. Per un po’, si mantennero a una certa distanza, abbastanza vicini da percepire l’uno la presenza dell’altro, ma non tanto da rischiare di urtarsi nella corsa. Di quando in quando, l’uno intersecava il percorso dell’altro, in una sorta di gioco, passi mai dimenticati di un rituale che risorgeva dagli abissi della memoria. 
    Il grande cane nero, tanto magro da essere l’ombra di quello che era stato, si confondeva nella notte, sbucando a sorpresa dai rami bassi dei pini, ma il lupo grigio, dal mantello striato di vecchie cicatrici, non sembrava mai sorpreso: scartava e cambiava direzione, giocava. Non era nella sua natura scodinzolare come il cane nero, ma era felice.
    L’alba li colse tra i faggi, su un letto di muschio e di armèria. Le zampe si rifiutarono di andare avanti, cedendo alla stanchezza e al calare della luna piena. Il sonno colse il lupo come una maledizione e il cane nero gli si adagiò accanto mentre il risveglio coglieva i corvi e i nibbi appollaiati sulle cime più alte. Le martore e gli scoiattoli stavano sbucando dalle tane.


Il profumo familiare fece stendere le labbra di Remus. Lo avvolgeva un calore che non era solo quello del sole quando, qualche ora più tardi, si risvegliò, di nuovo umano, nei muscoli la spossatezza della corsa sfrenata della notte prima e la mente libera dai pensieri che solitamente l’ottenebravano. 
    Non aprì gli occhi, come se temesse di infrangere un sogno, ma spinse le dita in esplorazione del giaciglio erboso, incontrando il corpo steso accanto al proprio. Altre dita si intrecciarono alle sue, un braccio magro e caldo di sole gli circondò il fianco e le labbra di Sirius Black furono sulle sue.
    Un respiro tremulo gli lasciò le labbra mentre rispondeva a quel bacio troppo a lungo desiderato, aprì gli occhi umidi per l’emozione, e si specchiò in quelli del compagno che credeva di avere perduto. Sirius lo guardava e gli sorrideva, emozionato quanto lui.
    «Sei così magro!», commentò Remus, accarezzandogli il viso, spingendogli dietro la spalla i capelli lunghi e arruffati e strappandogli un ghigno ironico. Non era il sorriso impenitente di un tempo, ma andava bene comunque.
    «Tutta qui la tua felicità di vedermi?!», sbottò Sirius, ridendo. Aveva i denti gialli ed era pallido, gli occhi erano scavati, eppure, Remus non faticava a vedere in lui il giovane affascinante che era stato. Gli cinse i fianchi con le braccia e lo attirò su di sé, smorzando la sua risata stonata, propria di chi aveva appena riscoperto come si faccia a ridere.
    «Non dovresti essere qui! Se ti trovano, ti rimanderanno ad Azkaban».
    «Se mi trovano mi faranno dare il bacio senza perdere tempo», rispose Black, sornione, come se non fosse lui quello con una sentenza di morte sulla testa, mentre spingeva i fianchi contro quelli dell’altro, facendolo sussultare e arrossire, «ma chi vuoi che mi trovi alle pendici dello Snowdon, mentre faccio l’amore con un licantropo?!», gli chiese baciandogli il collo, mentre infilava le mani sotto le sue gambe, per farsele allacciare ai fianchi. 
    Remus si irrigidì, colto di sorpresa, e Sirius alzò lo sguardo su di lui. «Stai con qualcuno?» gli chiese con voce roca, carica di un desiderio represso per tredici interminabili anni.
    «No», gracchiò imbarazzato «è solo che non... è da tanto che...», arrossì violentemente mentre Sirius gli leccava il naso con fare giocoso.
    «Anche io», gli rispose Black, come se ce ne fosse bisogno. Lo baciò ancora e Lupin si sciolse sulle sue labbra come zucchero o miele, come la prima volta, come tutte le volte. Spinse i fianchi in alto, a strusciare contro quelli di Sirius e si compiacque di sentirlo ringhiare. Dopo tanto tempo, non sarebbe stato diverso dalla prima volta: avrebbe fatto un po’ male, ma ne sarebbe valsa la pena.
    Con Sirius ne era sempre valsa la pena; Remus aveva capito che Sirius Black era suo la prima volta che si era trasformato in cane. Non era più stato geloso dell’amicizia che lo legava a James, dopo quel giorno: c’era una somiglianza in più tra di loro, quasi una sorta di affinità elettiva. Sirius compiva i suoi stessi passi, correva con lui nelle notti di luna piena. 
    James e Peter avevano preso forme così diverse dalla sua, probabilmente non si erano mai resi conto del rischio che correvano: un cervo e un topo sarebbero potuti diventare prede, per lui, ma un cane grosso quanto un lupo, no. C’erano state notti in cui avevano lasciato indietro Ramoso e Codaliscia e si erano addentrati nella Foresta Proibita, si erano morsi affettuosamente il muso, si erano annusati, avevano giocato, si erano conosciuti e riconosciuti. 
    Si erano amati come si stavano amando ancora, come non avevano mai smesso, perché un lupo sceglie un solo compagno per tutta la vita e Sirius non lo aveva dimenticato, era tornato da lui.
    

«Vieni con me», gli disse Sirius, stanco, ma appagato, stringendosi Remus contro il petto.
    Il licantropo sollevò lo sguardo. Non ricordava nemmeno da quanto non si sentiva così bene. Si mosse contro il suo corpo, accarezzandolo, respirando l’odore della sua pelle mescolato al proprio. «Dove?»
    Sirius si stiracchiò, stendendosi supino sul muschio, beandosi della luce del sole che filtrava tra le foglie verdi. Il suo corpo era magro e grigio, le ossa ben visibili sotto lo strato sottile di pelle tesa. Si strinse una mano di Remus al petto, concedendosi un lungo sguardo al corpo dell’uomo che aveva appena amato, segnato dagli anni e da una vita reietta. «Andiamo a Sud!», gli rispose, portando un braccio sotto la testa a mo’ di cuscino. «Al sole, al caldo... dove non ci troveranno».
    Remus respirò a fondo, posando la testa sulla sua spalla, cullato dal respiro dell’altro, le dita custodite dalla sua mano, poggiate sopra il suo cuore. «Sanno che sono un licantropo, non mi concederanno di uscire dal Paese tanto facilmente», rispose mesto.
    «Allora scappiamo!», propose Sirius, col ghigno del ragazzo che proponeva di infrangere le regole della scuola. «Una romantica fuga tu e io!», rise.
    Anche Remus rise, accarezzando l’idea di luoghi caldi ed assolati in cui nessuno li conoscesse, ma sapeva che sarebbe rimasto un sogno. «Se sparissi all’improvviso, il Ministero sospetterebbe che ti abbia raggiunto e diramerebbe un mandato di cattura anche per me. Licantropo fuori controllo...», sbuffò.
    Sirius tacque per un po’, il sorriso stampato sulle labbra e gli occhi fissi ai rami che schermavano il cielo azzurro. «Parlami di Harry», gli chiese poi.
    «È un bravo ragazzo... somiglia a James, ma anche a Lily».
    Il sorriso di Sirius si allargò. «E quella ragazzina? Quella sveglia che era con lui e il rosso alla Stamberga Strillante... è la sua ragazza?».
    Fu il turno di Remus di ridere. «No. Hermione è solo un’amica. L’altro ragazzo, Ron Weasley, è il nipote di Fabian e Gideon Prewett. Te li ricordi?».
    Sirius si girò a guardarlo, aveva aggrottato la fronte, ma poi sorrise. «Avevano una sorella!».
    «Già, Molly, sposata con Arthur Weasley. Ron è il migliore amico di Harry».
    Sirius rise, la sua risata era un po’ meno stonata, come se si stesse riabituando a usarla e per Remus non c’era nulla di più bello al mondo del suo sorriso, della sua risata. 
    «Ho fame» disse qualche tempo dopo Black, dopo che Lupin gli aveva raccontato di quegli ultimi mesi a Hogwarts, di Harry, di ogni dettaglio che potesse farlo ridere di nuovo.
    «Allora dovremmo recuperare i nostri vestiti e cercare un posto dove mangiare», concesse il licantropo, alzandosi a sedere.
    «Li ho lasciati in custodia a Fierobecco, vicino al fiume». Sollevò un braccio e trattenne Remus prima che si mettesse in piedi. «Non voglio andare via senza di te».
    Lupin si chinò a baciarlo. «Devo fare una cosa e devo sapere che tu sei al sicuro per poterla fare», gli disse con tono basso e serio, guardandolo negli occhi.
    Sirius si limitò a fissarlo, la curiosità negli occhi grigi. Lo afferrò per le braccia e lo fece accomodare su di sé, accarezzandolo a mani aperte, le dita allargate come se volesse afferrarlo tutto, stringerlo tutto. «Allora?», lo incalzò, dato che non sembrava voler dire altro.
    Remus aveva evitato con cura ogni argomento che avrebbe potuto turbarlo, ma a quel punto strinse le labbra e chinò il volto, sospirando prima di parlare. «Voglio trovare Peter», esalò tutto d’un fiato, risollevando lo sguardo. «Voglio trovarlo e farlo confessare».
    Sirius si alzò a sedere con un movimento repentino, sbilanciandolo all’indietro. «Tu non farai nulla di pericoloso! Troverò io quel traditore!».
    Lupin scosse risoluto la testa. «Tu andrai al Sud a rimetterti in forze!», ringhiò. «Io ho l’appoggio dell’Ordine, di Silente... e ho bisogno di sapere che non corri alcun rischio». Si raddrizzò, posando le dita sulle labbra di Sirius per impedirgli di rispondere. «Non voglio perderti di nuovo».
    Sirius sbuffò, contrariato, ma consapevole che Lunastorta avesse ragione. «Non c’è modo per convincerti, vero?». 
    Lupin sorrise. In passato, Sirius era sempre riuscito a convincerlo. Avrebbe creduto che non ci sarebbe più stata una luna piena, se fosse stato lui a dirglielo, ma quel tempo era passato.
«Andiamo», gli disse rimettendosi in piedi, decretando chiuso l’argomento. «Abbiamo bisogno di un pasto e di un bagno caldo». 
    Remus Lupin era un uomo tranquillo, di quelli che passano inosservati, che non fanno rumore, ma era anche un lupo e, per quanto ciò non lo rendesse un mostro, non poteva fingere che la licantropia non avesse influenzato il suo carattere: Sirius Black era il suo compagno e lui era pronto a tutto per difenderlo, anche a contrastarlo o a morire per lui. 
    Si erano tolti il respiro a vicenda e se lo erano donato, si appartenevano ad un livello diverso, più profondo, come non capita spesso tra gli uomini, ma come si appartengono sempre i lupi. Lo aveva appena ritrovato e non era più disposto a rischiare di perderlo.


 
__________________________________



Note
1 – L'udito è il secondo senso più sviluppato in un lupo. Il limite superiore di sensibilità arriva fino a 80 KHz, mentre nell'uomo è di soli 20 KHz. Un lupo può udire suoni fino a 10 km in ambiente boschivo e fino a 15-16 km in ambiente aperto; esso può inoltre percepire suoni non udibili dall'orecchio umano (per esempio gli ultrasuoni).   

2 –  Fabian e Gideon Prewett erano i fratelli di Molly. Facevano parte del primo Ordine della Fenice, come i Malandrini e i coniugi Paciock. Furono uccidi da Antonin Dolohov.

3 – Questa fanfiction si è classificata prima al  "Coppie Famose Contest" indetto da Lalani sul forum di EFP con il pacchetto “Dr. Jekyll e Mr. Hide”, con la coppia SiriusBlack/Remus Lupin e il prompt “Somiglianza”.

☻Piccola incursione nella Wolfstar (la seconda, per me, ma la prima è di tanti, tanti anni fa!), coppia che mi piace, ma che non ho mai trattato molto. Spero di essere riuscita a dare loro la giusta dimensione e che, mentre vi riprendete dal pranzo di Pasqua (non so voi, ma io sono esausta!) vorrete dirmi cosa ne pensate.
Nel frattempo, vi aspetto sulla mia pagina FB! ^^
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nuel