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Autore: dontletmedrown    06/04/2015    2 recensioni
Per Tom era tutto più facile, in un solo minuto era capace di farsi amico l intera scolaresca, mentre io invece, ero l escluso, il diverso, tutti mi evitavano, ma non si rendevano conto di quanto facesse male.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 1

Avevo solo cinque anni quando mio padre se ne andò di casa. Ho ancora quel giorno impresso nella mente, come se fosse stato ieri: chiamò me e mio fratello in salotto e ci fece sedere sul divano. Ricordo ancora il profumo acre del suo dopobarba preferito, che metteva solamente in occasioni importanti; a volte se chiudo gli occhi e mi concentro mi sembra ancora di sentirlo. Il suo volto era serio ma allo stesso tempo tranquillo, sembrava ringiovanito di un paio anni, non l avevo mai visto così; solitamente era sempre cupo e burbero con chiunque osasse rivolgergli la parola o addirittura un semplice sguardo. Accanto a lui vi erano due enormi valige usurate ormai dal tempo. Pensai subito che saremmo partiti in vacanza da qualche parte chissà dove. Iniziai a immaginarmi disteso su una spiaggia ai caraibi oppure intento a sciare su una bellissima montagna innevata, sfidando Tom a chi sarebbe arrivato prima alla fine della pista. Mi lasciai trasportare dalle mie fantasie e rimasi in balia dei miei pensieri per qualche istante, ma ad un certo punto un rumore interruppe i miei pensieri. Un singhiozzo proveniente da chissà quale angolo remoto della stanza. Mi voltai di scatto, quasi per accertarmi che quel suono fosse reale, e la vidi. Mia madre era rannicchiata in un angolo buio della stanza; con le mani premute con forza sul suo capo e gli occhi rossi, gonfi e pieni di lacrime. Sembrava uno di quei pazzi che zia Rose ci portava spesso a visitare quando andavamo al lavoro con lei, quelli che appena sentono qualcosa che contraddice il loro pensiero si rannicchiano contro il muro più vicino e iniziavo a dondolare forsennatamente ripetendo parole senza senso. Quest immagine straziante mi sarebbe rimasta in testa per molto tempo. Mio padre fissò mamma con fare sdegnoso come se fosse disgustato dalla sua debolezza e dal suo fare da bambina viziata, poi volse lo sguardo verso me e mio fratello e ci sorrise. Mi stupii, non l avevo mai visto sorridere in quel modo; solitamente, quelle poche volte che lo faceva era come se qualcuno gli stesse puntando un fucile alla testa e lo stesse costringendo, un sorriso forzato, quasi falso; mentre ora, ora era vero; era smagliante, luminoso, non sembrava nemmeno più lui. Non ricordo bene ciò che disse, perché ero un bambino e in quel periodo non davo molta importanza alle parole, ma mi è rimasto impresso cosa accadde dopo; come stampato nella mente, un ricordo doloroso e impossibile da cancellare. Mia madre si alzò e si scagliò verso mio padre urlando e battendo i pugni contro il suo petto, picchiandolo con tutta la forza che aveva in corpo. Non so cosa successe in seguito, non perché svenni o altro e nemmeno perché la scena fu talmente traumatizzante che la rimossi dalla testa; semplicemente fui trascinato via da Tom; che, preoccupato dal fatto che la cosa potesse degenerare, ma forse più che altro stanco di tutte quelle urla, ci chiuse in camera e mi mise a letto senza dire una parola. Quella fu l ultima volta in cui vidi papà. Continuai a chiedere sue notizie, ma ogni volta che menzionavo il suo nome, mamma diventava come una furia, il suo volto diventava rosso come un pomodoro, le sue narici si dilatavano talmente tanto che potevo benissimo vedere al loro interno senza alcuno sforzo e mi si scagliava addosso ricoprendomi di ceffoni. Ogni volta che mi picchiava potevo vedere nei suoi occhi vitrei, quasi vuoti, persi nell’ infinito dei suoi pensieri; e questo mi faceva stare mele per lei, così imparai a tacere. Solo quando fui poco più grande Tom mi raccontò tutta la verità: papà era fuggito insieme ad un'altra. Non mi fu per niente facile assimilare questa notizia. A volte immaginavo mio padre mentre baciava un'altra donna o peggio mentre giocava con un bambino che non ero io. Iniziai a pensare che fosse tutta colpa mia, che l unico motivo per cui se ne era andato fosse perché avevo avuto un atteggiamento sbagliato nei suoi confronti, forse pensava addirittura che io lo odiassi. Questi pensieri mi distruggevano ogni giorno di più, avevo bisogno di risposte, dovevo dire a mio padre che lo amavo, che lo rivolevo al mio fianco, dovevo assolutamente scusarmi con lui. Così un giorno decisi di andare da lui; preparai uno zainetto con tutto ciò di cui avevo bisogno e partii. Girai tutta la città chiedendo di lui, bussando di casa in casa sperando di trovarlo ma fu inutile; si era trasferito lontano. Ma io non volevo arrendermi, ero determinato a portare a termine il mio compito e non mi sarei fermato per nessun motivo al mondo. Sfortunatamente non avevo tenuto conto della polizia, che quando mi vide girovagare in piena notte in una strada isolata dal mondo, mi caricò in auto e mi riportò dritto dritto a casa. Da quel momento le cose peggiorarono: mamma non c era quasi mai, e nel caso contrario rimaneva chiusa tutto il giorno in camera sua, senza uscire mai. Odiavo entrare nella sua stanza poiché vi regnava un odore di vomito misto piscio; per questo non la passavo a trovare. Era Tom che si occupava di me: cucinava, lavava, stirava, mi aiutava con i compiti e tante altre cose. Da una parte mi dispiaceva per lui, aveva un carico enorme sulle spalle ed era maturato così in fretta. Spesso inoltre dopo la scuola era costretto a lavorare per il nostro vicino di casa che lo sfruttava come un mulo per poi pagarlo una miseria. Io mi accorgevo di quanto fosse dura per lui e desideravo tanto alleviare le sue fatiche ma quando provavo ad aiutarlo lui mi bloccava, dicendo che non era compito mio, che ero troppo piccolo e che dovevo divertirmi; nonostante lui fosse più grande di me solo di una decina di minuti. Quando aveva un po’ di tempo libero lo dedicava tutto a me, mi portava al parco, al cinema, ovunque io desiderassi ed io ero molto felice di passare il tempo con lui, per la prima volta nella mia vita mi sentivo amato. Pian piano mi dimenticai persino di mio padre. Crebbi così senza una madre ed un padre, solo con l aiuto di mio fratello, che ormai era diventato per me tutto il mio mondo. Non avevo molti amici, anzi si può dire che non ne avevo nessuno, tutti i maschi della mia classe pensavano solo a pescare e a smontare e rimontare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Tutte cose che io non sapevo assolutamente fare, così ogni volta che provavo ad unirmi a loro rimanevo escluso dalle loro attività e quindi mi isolavo; mentre con le ragazze non ci provavo nemmeno ad interagire. Erano tutte frivole, false e incredibilmente spietate, spesso inoltre ero vittima dei loro soprusi e pettegolezzi. Le odiavo per questo. Così passai l intera infanzia solo o, in quei pochi momenti che avevo a disposizione con mio fratello Tom. Tutto sommato la mia infanzia non è stata poi così male, a parte piccoli inconvenienti, non potevo affatto lamentarmi, ero felice e questo mi bastava. Finché un giorno la mia vita cambiò completamente.
  
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