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Autore: skat3r_leso    22/12/2008    14 recensioni
Una demone dal passato oscuro, costretta ad uccidere per poter tornare finalmente libera... Un vampiro misterioso nemico mortale dei demoni sempre in lotta tra di loro... I loro destini si incroceranno in una notte di luna piena... Cosa accadrà? [commentate se volete il seguito, se la storia non piace verrà cancellata]
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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the good and the evil...

Cammino a passi veloci, quasi mi sembra di volare, sfacciatamente attraversiamo i vicoli della città che ora dorme, innocenti persone ignare di un mondo a loro sconosciuto. Ora come sovrana c'è solo la notte. Buio che aleggia sulle teste di noi esseri che ci aggiriamo solo quando il sole tramonta e le tenebre calano.
Superiamo una chiesa con grand velocità, siamo in pochi, ma quanto basta per sterminare mezza città d’umani. Ma questo, questo non è il nostro scopo. O almeno, non questa notte.
Procediamo saltando da un tetto all’altro come se potessimo sollevarci nell’aria, come piume, e ci ritroviamo a camminare uno affianco all’altro a testa alta, passo deciso, armati fino al collo.
Una leggera goccia mi sfiora il viso, fredda e gelida, la sento fin troppo forte per il mio corpo famelico di sangue, troppo bollente per una semplice goccia di pioggia; un brivido mi sale lungo la schiena, quando riprendo ad ascoltare i miei passi sotto la pioggia.
Tac... Tac... Tac...
Dei canti cupi, privi di gioia mi fanno drizzare le orecchie e fermare di colpo. Ascolto il suono lugubre che attira la mia attenzione, ma mi accorgo non solo la mia, anche quella dei miei compagni.
Mi concentro su quelle voci strazianti e ascolto in assoluto silenzio, in pochi secondi mi materializzo di fronte a loro, comparendo da una nube di fumo nero che si dissolve. Ed eccole li, le piccole e adorate banshee, urlatrici nate, capaci di ucciderti con un solo urlo.
Gracili, dalla pelle chiarissima, la luce della luna le fa apparire quasi trasparenti, abiti lunghi, mal ridotti e stracciati, bianchi come se fossero fantasmi che si muovono sotto il fruscio leggero del vento, la pioggia non sembra nemmeno toccarle, i capelli chiari e leggeri si muovono anch’essi mentre le dolci creature dagli occhi rossi per il loro incessante pianto alzano il volto verso di noi, furiose. Consce della loro prescritta fine.
Allungano le loro mani verso di noi tirando indietro la testa e scoprendo i denti affilati, in segno di difesa emettono un sibilo strozzato in gola, quasi a volerci spaventare. Cose da bambini.
Con un balzo degno di un felino pronto all’agguato la mia compagna di giochi balza al centro del gruppo delle donne urlatrici, a mani nude con un singolo colpo fa finire come un leggero cuscino la donna contro un muro del palazzo di fronte.
Presa anche io dall’adrenalina di uccidere mi muovo svelta caricando le cartucce della pistola, non voglio che i miei due compagni si divertano senza di me, sopratutto Alex che dopo si prende il merito con il capo.
Estraggo dalla cintura le due pistole con maestria e da distanza, avvicinandomi a loro a passo deciso miro la testa di quelle pazze. Ed ecco il piombo partire dalla mia piccola 9 mm andando a far esplodere la testa di una di loro, come un cocomero maturo.
Il ritmo si fa più sfrenato, le uccisioni si fanno più veloci, quasi non mi rendo conto di chi colpisco, ma poco me ne frega.
Un singolo errore e mi potrebbe costare la vita, può essere stressante una cosa del genere per altre persone, ma non per me. Non per una creatura non morta.
Alex, il mio compagno dagli occhi rossi come le fiamme, prende la sua pistola nel retro del giubbotto di pelle, con movimenti precisi, veloci e laterali, decapita ogni sua avversaria che si avvicinava più del dovuto.
Una cerca di aggredirmi saltando verso di me, intenzionata a farmi fuori... Gioco sporco assalire alle spalle, non lo impareranno mai. Prendo una delle stelle di ferro, dalle punte affilate come lame, con precisione lo pianto nel suo petto, ma non solo l’attraversano come se fosse burro, ma in un momento ritornano da me, che le afferro prontamente e le poso negli anfibi.
Uccise tutte quelle creature odiose ci feriamo, ansimando. Syria, la mia compagnia e fedele soldatina ha tutti i capelli in disordine; lei odia combattere con le armi, preferisce prendere a calci nel sedere ogni essere diverso da noi. Alex intanto se la ghigna sotto i baffi, un’altra vittoria da aggiungere alle sue glorie, niente di più importante per lui.
Io, beh... non vedo l’ora di andarmene da questo posto, tanto il nostro capo avrebbe mandato altre creature meno importanti di noi a pulire quei cadaveri e resti di persone.
Prendo una sigaretta con un abile gesto, nel retro dei pantaloni di pelle, con un movimento veloce, quasi impossibile da vedere ad occhi umani me la porto alla bocca, più soddisfatta del dovuto del mio sterminio. Pronta a tornare, a casa.

< Abbiamo finito qui per oggi, andiamo > Riesco a dire con voce gelida, come sempre priva di emozioni. Non mi sono ancora presentata. Io sono, o meglio ero, Arlyne. Prima una ragazza dalle mille qualità e dalle potenzialità di un adulto. Ora mi ritrovo in una vita che non è la mia. Non riesco a provare emozioni, pensare come una volta mi è impossibile, come se la mia volontà è stata repressa.
Sono intrappolata perennemente nel corpo di una 18 enne. Non che la cosa mi dispiaccia, ma è seccante pensare di restare per sempre con il corpo di una ragazzina immatura.
Mi ritrovo a cacciare qualsiasi creatura che non abbia a che fare con il mio mondo. La mia casa.
Può sembrare egoista uccidere creature che non hanno fatto assolutamente nulla, ma come ho detto prima, per me è impossibile provare pietà. Sono diventata una cacciatrice di sangue per ottenere solo ciò che voglio.
Finalmente la pace.
Un’altra possibilità.

< Un’altra bella battuta di caccia. Niente di più eccitante > Si intromette Alex. Mi volto verso di lui. Anch’esso intrappolato per sempre nel corpo di un adolescente. Dimostra non più di 17 anni. Viso candido, capelli scuri, ribelli che gli ricadono sul volto pieno di ironia. I suoi occhi rossi come le fiamme della nostra unica casa. Il nostro unico rifugio.
Il suo sorriso ampio solca le guance piene; Anche se è condannato ad uccidere per sempre non smette mai di essere positivo.
La sua fine non è stata delle migliori, in passato ha ucciso un ragazzo della sua stessa età per vendicare gli insulti presi.
Il paradiso bisogna conquistarselo, non basta fare i bravi samaritani per passare l’eternità a bere vino sulle nuvole. Beh, a noi quel posto non ci verrà mai concesso.

< Eccitante? E’ così noioso… prendi uccidi, sporchi e te ne vai > Poso le mie due amiche inseparabili nella loro fondina in cuoio. Bollenti come sempre; Non smetteranno mai di stancarsi di lavorare con me.
Sbuffo sonoramente iniziando a correre come se niente fosse attraverso gli alberi della raduna dove ogni sera andiamo a cacciare, ovviamente senza farci sentire da nessuno. Niente tracce di noi. Esseri invisibili.
Sembra quasi di volare da quanto siamo veloci; un leggero odore di muschio si inala nelle mie narici. Odio avere l’olfatto così sviluppato, ogni odore diventa insopportabile. Se solo provassero questa tortura chi afferma che essere incinta è fastidioso.
Mi taglio per sbaglio con un ramo pieno di spine, l’odore del sangue sovrasta quello dell’erba fresca di pioggia. I miei occhi si infuocano come poche volte succede; il bruciore al petto si fa sentire più forte del previsto. Quanto tempo non bevo sangue? Troppo ormai. Tanto da non riuscire più a controllarmi.
Anche il mio stesso odore mi eccita solo all’idea di succhiarne anche solo una goccia. Così caldo e denso.
Il cervello inizia a mandare gridi acuti, peggio delle creature che abbiamo ucciso poco prima.

< Questo è il bello: fare ciò che vuoi senza sporcati dopo le mani > Sento i passi di Alex dietro di me, non riesce a tenere la mia andatura ma almeno ci prova. A lui non è mai importato il nostro sporco lavoro di uccisori di creature diverse dalla nostra stirpe.
Non ci prova nemmeno a ribellarsi dal capo, se lo facesse finirebbe subito nelle fiamme senza pietà. Come ognuno di noi d’altronde.
Il nostro non è un capo qualsiasi, ad ogni sgarro ne vale una pena; non è uno con cui si può decisamente ragionare.
Per fortuna le grida nel mio cervello sono passate, per il momento. Tregua perlomeno.
Non sono una neonata, sono così da anni ormai. Più esperienza ho, meglio riesco a controllarmi.
Il capo non manda pivelli a caccia, potrebbero farsi scoprire dagli umani o cedere alla tentazione di ucciderne qualcuno.
Nessun umano è al sicuro con un demone dei nostri, appena trasformato, nei paraggi.

< Eccitante come essere non morti > Emetto un ringhio soffocato, roco che proviene dal petto. Lo respingo giù per la gola, impedendogli di uscire e permettermi di uccidere un mio compagno.
Odio essere ciò che sono, odio uccidere e odio chiunque si permetta di trovare il lato positivo in questa vita che non merito.
O forse sì?
Corriamo, non ci fermiamo mai, le nostre energie non si esauriscono nemmeno sotto tortura. Niente e nessuno ci riesce a fermare. Questo è uno dei pregi di essere un servo dell’inferno.
I cani abbaiano al nostro passaggio, non sanno che è meglio evitarci, ma per rispetto agli umani e per tenere l’equilibrio ci asteniamo di fare una strage e scatenare una guerra.
L’ultima cosa che mi serve è essere uccisa in battaglia, ci tengo a finire il mio lavoro. A raggiungere il mio obbiettivo; per quanto esso sporco sia.

< Eddai Arlyne, come sei acida oggi > Per un momento il mio istinto da predatrice si fa sentire quando sento la voce di Syria intromettersi. La più vecchia del gruppo. Vecchia, si fa per dire.
Non più di 23 anni. Condannata anch’essa a vivere una vita peggio di quella che meritiamo.
Non che qualcuno si merita una vita simile. Ma forse, quelli come noi, sono condannati a rimanere nell’ombra e camminare nelle tenebre, uccidendo chiunque gli si para di fronte, solo per il gusto di farlo.
Cosa è giusto e cosa è sbagliato, a noi non interessa, noi facciamo solo ciò che ci dicono di fare.
Obbediamo agli ordini, come è giusto che sia.
Lei è finita ad essere demone per l’eternità dopo l’errore di essersi innamorata della persona sbagliata. L’uomo dei suoi così detti sogni, che l’ha convinta fino ad uccidere per lui.
Ed ora eccola qui, a pagare per i suoi errori.
Non c’è azione senza conseguenza.

< Sbrighiamoci prima che mister figo si lamenti > Nemmeno me ne sono accorta di essere arrivata nel posto in cui siamo comparsi sulla terra. Nel mondo degli esseri vivi. Che hanno ancora la fortuna di poter respirare, di poter sentire il proprio cuore battere e il sangue pulsare nelle vene.
A noi, questo privilegio non è stato concesso; ma di conseguenza possiamo fare molto altro.
Eccome se possiamo. Mai sentito parlare di vita immortale?
Uno dei tanti pregi – difetti – di un piccolo demone.
Uno dei tanti. Il resto è tutto da scoprire.


< Non vedo l’ora di vederlo. Magari ci scappa una notte a letto > Interrompe i miei pensieri la voce di Syria, come tanti campanellini assordanti; la ragazza dai lunghi capelli biondi come il grano, più scompigliati della criniera di un leone le dona un aria selvaggia. Il suo passo simile ad una gatta.
Io, in confronto a lei sono impacciata... niente a che fare con il suo atteggiamento nobile da far innamorare un imperatore.
Più che ad una gatta, mi si potrebbe paragonare ad un lupo.
Niente a che vedere con le fusa ammaliatrici della bionda.
I miei sono solo ringhi.
Le mie gambe sono lunghe come quelle di un lupo e mi donano un ottima resistenza.
Il mio olfatto è più sviluppato di quello dei miei compagni. Cento volte più sensibile di quello dell’uomo.
I miei occhi chiari come la luna alta nel cielo. Argento. Cupi. Privi di bagliore.

< Hai pur sempre me > Alex pronto come sempre le si avvicina con passo veloce e flessuoso. Non l’ho nemmeno visto spostarsi.
Ogni occasione per lui è buona per avvicinarsi troppo a una di noi.
Negli inferi è rispettato. Un ottimo soldato, calcolando che fa parte di noi da soli 57 anni.
Non ha ancora scontato la sua pena, un giorno sarà anche lui libero di girare, lasciandosi la sua ombra d’assassino alle spalle.
Lui si può paragonare più ad un falco.
I suoi denti acuminati e affilati come lame. Pronte a lacerare la carne delle sue prede.
Si muove nell’aria leggero, con grazia e leggiadra. Si abbatte sulle sue prede in silenzio.
Senza nemmeno dagli la possibilità di rendersi conto della sua imminente morte.

< Ma come siete smielosi > Rivoltante la scena che mi si para di fronte. Due demoni in gesti affettuosi. Troppo affettuosi per i miei gusti.
Niente di peggio. Uccidere in confronto a questo è una passeggiata. A una simile visione mi si potrebbe rivoltare lo stomaco senza troppi complimenti.
Nel mio cuore non c’è posto per l’amore. Nella mia anima... ce l’ho ancora un anima?
Non ho fatto in tempo a rendermene conto di averla, che mi è stata portata via.
Creo un varco temporale di ombre. Un portale.
Da un mondo passo all’altro in qualche secondo.
Uno dei tanti doni di cui parlavo prima.


Camminiamo veloci nei pressi del posto più caldo del mondo, e non solo... Caldo per le fiamme che bruciano tutto, per i demoni assettati di odio e pieni di vendetta. Io non sono come loro; io sono qualcosa di molto peggio.
Sempre uno di fianco all’altro, pieni d’orgoglio per il nostro lavoro sporco, ma perfetto, ci dirigiamo verso la sala del nostro capo.
L’unico e indiscusso, bastardo come pochi, colui che mi ha rimandato in vita offrendomi altre pene oltre a quella che avrei dovuto vivere. Un’altra possibilità di vivere, mi aveva detto.
A mio parere, un’altra possibilità di soffrire. Vagare nell’ombra della notte uccidendo creature immortali, come noi.
L’inferno è sempre stato scontato, il paradiso bisogna conquistarlo. Bene, io non avevo conquistato altro che un intera vita ad uccidere. Sempre meglio che quel posto luminoso, noioso... Dove gli angioletti dalle ali bianche bevono vino in allegra compagnia davanti ad un maxi schermo che trasmette le vite di tutti i comuni mortali: come farsi gli affari degli altri. E infine, non meno importante, Lui... Il supervisore di tutti. Colui che mi ha negato le porte del paradiso, estirpandomi le ali e condannarle ad essere nere, scure e prive di qualsiasi luce... Di speranza.

< Casa dolce casa > Sospiro pesantemente slegandomi la lunga treccia che riesce a contenere i miei lunghi capelli color della notte. Neri corvini a riflessi blu. Effetti collaterali di vivere una vita del genere.
Limitano leggeri sulle mie spalle esili e nude mentre ondeggiano come per esultare della loro libertà.
Beati loro.
Almeno qualcuno che esulta esiste anche in questo mondo fatto di sole grida e urli disperati.
L’unica mia vera casa.
Dopo essere morta non ho più nessuno. Nemmeno in vita. Sola. Completamente sola.
Ecco perchè ora mi ritrovo qui, a pagare per colpe non mie. Io ho fatto solo ciò che mi sentivo di fare.
Smettere di soffrire la solitudine.
Smettere di vivere una vita ingiusta.

< Non vedo l’ora di arrivare in camera mia e buttarmi a letto, tu Arlyne? > Mi domanda squillante Syria. Come fa ad essere sempre così felice lo sa solo lei.
Non smette di abbozzare il suo sorriso sghembo da far innervosire chiunque. Perchè tutti sono felici e io non posso permettermi un simile privilegio? Cos’ho che non va? Perchè io non riesco a vedere il lato positivo di questa assurda situazione?
Sono solo una bambina capricciosa che uccide la notte e vive come un vegetale agli ordini del capo di giorno.
Non c’è nulla di positivo ad avere le ali nere e l’ombra d’assassina che mi perseguita giorno per giorno.
Anno per anno.
Per quanto mi sforzo di essere ottimista, non è nella mia ottica.
Sono realista.

< Prima parliamo con Lucifero, prima potrò levarmi voi due piattole dalle scatole > Ebbene sì, Lucifero è il nostro capo.
Il padrone degli inferi. Colui che fa tanto scalpore nelle vite umane.
Colui tanto famoso come l’onnipotente.
Fanno male a pensare che lui sia meno importante. Lui attacca. Lui lascia il segno. Lui scompare come è comparso.
Impossibile liberarsene.
Noi i suoi schiavi personali. I suoi burattini. Coloro che liberano il mondo umano dalle creature scappate dagli inferi e che hanno trasgredito le regole di invadere il mondo umano.
Oppure semplicemente chi non gli va molto a genio.
Ci manda in spedizione ad uccidere senza pietà. Solo così possiamo liberarci dalle nostre colpe.

< Ma.. Alex l’hai sentita? Non le piacciamo > Dide in tono lamentevole la bionda con una voce molto simile a quella di un bambino capriccioso che si lamenta perchè nessuno si degna di ascoltarla.
Percorro il lungo corridoio a grandi passi. Il suono dei miei tacchi sul cemento non è udibile ad orecchio umano. Leggeri come la pioggia sull’erba alta.
Solo il mio udito riesce a percepire simile suono.
Uomini apparentemente umani, alti e robusti incappucciati fino agli occhi sono disposti a schieramento lungo il corridoio.
Per niente umani. Demoni.
Sento la loro puzza a distanza e arriccio il naso sentendo ridere Alex che ogni volta lancia una risata fragorosa per il mio olfatto fin troppo sensibile.

< Moi cherie cosa ti abbiamo fatto per esserti antipatici? > Domanda Alex comparendo all’improvviso di fronte a me, uscendo da una nube di fumo nero con passo aggraziato. Come se la terra sotto i suoi piedi non esistesse.
Un ragazzo tanto bello non l’ho mai visto. Condannato ad una vita da perenne 17 enne.
Se il suo cuore battesse ancora, ora avrebbe più di 60 anni, nel mondo dei vivi.
Dopotutto, essere un demone ha i suoi vantaggi.
Mi fissa con le sue iridi rosse sangue e un sorriso balena sul suo viso facendo scoprire la dentatura perfetta e bianca. I suoi canini affilati come lame appena lucidate. Pronte ad uccidere.

< Nulla, la vostra sola presenza mi irrita > Rispondo in un ringhio cupo dandogli uno spintone al petto e facendolo volare indietro. Con un passo leggero atterra appoggiando i piedi sul terreno come se non fosse nemmeno stato sbalzato per oltre 20 metri da un solo pugno.
Mi sorride beffardo e scuote la testa. Ormai è abituato ai miei cali d’umore.
Arrogante. Presuntosa. Orgogliosa. Sleale.
Tutto ciò che serve per creare un soldato perfetto, pronto per andare in guerra.
Una cacciatrice di sangue.
Quasi mi potrei paragonare ad un vampiro data la mia innata sete verso il sangue. Quel buon sapore caldo e dolce.
Niente di più irresistibile che del sangue umano.
Ci ritroviamo di fronte ad un enorme portone in legno massiccio ricamato in oro. Una porta impossibile da oltrepassare nemmeno per un demone esperto.
L’unica porta che ci divide dal nostro salvatore.

< Il mio signore vi attende, inoltre signorina Arlyne il padrone intende parlarle più tardi in privato > Perfetto mi manca solo che Lucifero vuole parlarmi in privato. Ero già felice di poter andare a riposare quel minimo che basta per poter affrontare un’altra caccia.
Maledetto lavoro. Maledetta vita. Maledetto Lucifero.
Un giorno il sole tramonterà anche per me. Prima o poi sarò libera anch’io.
Se prima non vengo uccisa da qualcuno.
Con sangue freddo rispondo con un cenno verso l’uomo incappucciato di fronte a me.
Donna dal sangue freddo, incapace di amare.

< Tutte le fortune a te sorellina, speravo di rimanere io da sola con lui > Si intromette Syria con voce fanciullesca. Si avvicina a me con passo leggero. Delicato.
Appoggia il suo mento color porcellana alla mia spalla nuda facendo ricadere i suoi lunghi capelli ricci sul mio corpo sbuffando sonoramente.
Il suo viso è quello di una fanciulla privata dei suoi sogni.
Delle sue favole.
Dove il principe azzurro in sella al cavallo bianco ti rapisce dagli incubi.
A noi questo non potrà mai succedere.
Mai.

< Che seccatura se vuoi te lo lascio > Mi riprendo dallo stato in cui sono caduta. Guardare creature immortali mi affascina sempre. A chi non piacerebbe poterle fissare? Poterle osservare da lontano. Come esemplari rari.
Si stacca dalla mia spalla lasciandomi il freddo percorrere le vene. La mia temperatura è fin troppo calda e si abitua in fretta al calore.
Un brivido mi percorre la schiena ma non riesco a capire se sono i pensieri a causarmi brividi o il freddo.
Il grande uomo spalanca il portone rivelando Lucifero. In tutto il suo splendore.
Dannatamente bello. Capelli bianchi poco sotto le spalle, dritti come spaghetti che ricoprono in grand parte i suoi occhi color rossi sangue. Vividi. Ci scruta da sotto le lenzuola nere del suo letto dove affianco stringe una di noi.
Demone. Occhi neri come la notte. Scuri e profondi. Le occhiaie li circondano risaltando la pelle bianca cadaverica.
Nuda di fianco a lui con i capelli lunghi e rossi che le ricoprono i seni.

< Bentornati, aspettavo con ansia il vostro ritorno > Cupa la sua voce riecheggia nella stanza. Beffarda e dannatamente seducente.
Sinuoso si alza di fronte a noi coprendosi con il lenzuolo. In automatico ci inginocchiamo su un ginocchio portando le braccia conserte sull’altro e abbassiamo la testa in segno di sottomissione.
Sento il suono sordo del lenzuolo che vola sul pavimento e il dolce profumo di Lucifero invade come un ondata la stanza.
Dolce. Elettrizzante. Dannatamente forte.
Come fragola sulla panna per gli umani, per noi quel profumo è irresistibile. Raramente si riesce ad essere lucidi ad un simile sapore.

< Abbiamo svolto come ci aveva chiesto il compito che ci avete assegnato > Rispondo a testa bassa smettendo di tanto in tanto di respirare quella droga per le mie vene.
Cauto e silenzioso prende i suoi pantaloni in pelle e li indossa invisibile ai nostri occhi.
Improvvisamente sento qualcosa, o meglio qualcuno che mi tocca delicatamente i capelli che mi sfiorano il viso.
Delle dita si posano sotto il mio mento e lentamente lo alza in un gesto sinuoso. Innaturale.
Un secondo prima ero inginocchiata per terra. L’attimo dopo in piedi, di fronte a Lucifero che mi sovrasta con la sua altezza.
Con il suo respiro dolce sul mio collo.
Niente di più irresistibile.

< Ha altro per noi? > Domando in un soffio cauto. Imbarazzo quello che sto provando? Impossibile per una come me.
Lui è il capo. Io non posso innamorarmi di uno come lui. Ho già perso l’anima per lui.
Non intendo perdere altro.
Come se ce l’avessi ancora qualcosa da perdere in una vita simile.
Lo guardo negli occhi, immobile, inaudibile respirare una simile droga.
Sarebbe come cedere all’eroina per un umano. Una dolce droga che ti entra nelle vene e che ti prende anima e infine corpo.
Forse il mio corpo è l’unica cosa che non ho ancora perso.
Non ancora.

< No, direi che per oggi basti, potete andare… tranne te Arlyne > Fa cenno verso i miei compagni, senza smettere di fissarmi con sguardo seducente. Troppo facile capire cosa vuole.
Troppo semplice capire che lui è il capo e ottiene ciò che vuole.
Sento i passi leggeri di Alex e Syria raggiungere la porta e superare la soglia con grande velocità. Beati loro.
Liberi di andare a riposare mentre io devo subirmi ancora Lucifero.
Alti compiti di sicuro.
Altra caccia.
Da sola.

< Perché non ti unisci a noi? Sai, in tre è più divertente > Sorride beffardo inclinando leggermente gli angoli della bocca seducente e rossa come il sangue in un sorriso sghembo. La testa di conseguenza si piega leggermente verso destra e non smette di fissarmi. Passare le sue dita calde sulle mie guance.
Potrebbe uccidermi in qualunque momento. Con qualsiasi cosa. Come avrebbe voluto.
A suo piacimento.
Io sono solo un burattino. Un soldatino ai comandi del capo che gioca con le sue marionette.
Pronto a gettare il suo giocattolo appena il filo si spezza.

< No grazie, muoviti a dirmi cosa vuoi > Rispondo acida scoprendo leggermente i canini affilati. Lui capisce al volo che non ho voglia di giocare. Ne di scherzare.
Non ho tempo per i giochetti stupidi di un bambino capriccioso. Sposta con velocità la sua mano calda dalla mia guancia e si siede al bordo del letto mentre mi fissa ancora.
Come una preda. Pronto a saltarmi addosso appena abbasso la guardia.
Come un cacciatore esperto.

< Nonono così non si fa… hai proprio un bel caratterino > Come mille lame taglienti le sue parole mi trafiggono il corpo facendomi sussultare.
Ecco uno dei tanti motivi per cui ora mi trovo qui.
Un carattere non mio. Un carattere che mi ha rovinato. Che mi ha fatto rimanere sola.
Che mi ha costretto a fare cose azzardate per il peso che dovevo sopportare.
Da sola è impossibile farcela. Nemmeno con tutta la volontà del mondo.
La speranza prima o poi ti abbandona.
Inevitabilmente.

< E’ la tua presenza che mi irrita > A denti stretti rispondo a tono distogliendo lo sguardo troppo velocemente.
Se ne accorge di aver centrato il punto. Di aver toccato il tasto dolente.
La mia debolezza.
La mia vita precedente. Quando il mio cuore si degnava ancora di battere e il sangue di pulsare nelle mie vene.
Sangue caldo. Sangue dolce. Non sangue freddo e privo di sapore.
Quello che ora mi circola nelle vene è sangue di una sporca assassina. Niente di eccitante per un lurido vampiro.
Confronto al sangue di una dolce donzella umana il nostro sangue è spazzatura.

< Ho un compito per te; sai da un po’ di tempo un certo vampiro continua a darmi sui nervi. Ora che ho trovato dove si trova voglio che lo elimini > Sospira come se fosse stanco di qualcosa. L’unico che è davvero riposato, che non fa niente tutto il giorno si permette anche di essere stanco.
Maledetta vita. Sarò ripetitiva ma non è altro che la semplice verità.
La sporca verità.
Un’altro compito da eseguire da sola. Rischiando la mia pelle per uccidere un vampiro che a me non ha mai dato fastidio.
Un povero vampiro innocente.

< Hai tanti demoni a disposizione, perché io? > Domando confusa a quell’ordine di caccia.
I vampiri hanno una puzza orrenda. Sono esseri innaturali persino peggio di noi.
Esseri invisibile ad occhi umani. Più strani di quanto si possa immaginare.
Flessuosi e innaturali.
Ho sempre odiato combattere contro di loro. Troppo veloci. Troppo invisibili. Troppo forti.
Ottimi combattenti e capaci di ucciderti con un solo morso al collo.

< Non ti ricordi il nostro piccolo patto? > Domanda in un sorriso fin troppo ironico per i miei gusti. Odio essere presa in giro.
Come se non fosse plateale il nostro patto di anime.
Io combatto per lui.
Lui mi rispedisce a calci nel sedere sulla terra, come un anima libera dai suoi peccati.
Come se non fosse mai successo nulla di grave.
Come se non fossi mai morta.

< C’è l’ho marchiato a fuoco sulla pelle > Rispondo in un sibilo stridulo molto simile a quello di una vipera in fase di difesa.
Come dimenticarsi di essere arrivata ad uccidere per tornare in vita dopo un mio errore? Impossibile. Nemmeno se lo volessi potrei dimenticare.
Lo fisso negli occhi, incapace di muovermi. Incapace di reagire ad un simile affronto.
Lui sorride divertito. Io tesa come una corda di violino.
Niente di peggio.

< Brava piccola, ora vai, al più presto riceverai istruzioni > Compare di fronte a me, come un fulmine. Non sono riuscita nemmeno a guardarlo da quanto si muove velocemente.
Appoggia le sue labbra calde e dolci alle mie amare e piene di odio. Un bacio fugace. Un bacio che strappa solo rancore e rabbia.
Sorride. Io piango interiormente.
Mi domando solo il perchè di una vita simile.
Perchè proprio a me.
Esco dalla camera a grandi passi. Veloci. Arrabbiati. Isterici.
Picchio per terra i tacchi per sottolineare il mio stato d’umore e avvisare chi mi sta intorno.
Entro in camera mia sbattendo la porta con odio verso tutti. Verso tutto.
Ansimante mi guardo intorno squadrando la stanza, come se non l’avessi mai vista prima d’ora.
Mi avvicino al mio unico amore.
La mia unica passione.
Pianoforte.
Mi siedo di fronte ad esso. Delicato. Antico. Le mie lunghe dita iniziano a sfiorare i tasti bianchi come la neve producendo un suono dolce.
Il suo suono leggero che esprime tutte le mie più intime emozioni. Mi fa crescere. Mi fa pensare.
Mi aiuta a non pensare a cosa non devo.
Libera la mia anima imprigionata nel corpo, così che possa volare libera. Finalmente.
I miei piccoli segreti vengono espressi in un semplice tocco di dita. Accarezzano velocemente i tasti senza pensarci mi trascina in un vortice di emozioni.
Divento musica.
Diventa un mondo fatto di dolce melodia. Diverso da quello che sono abituata ad ascoltare.
Al solo udire quelle leggere ma forti note mi si riempie l’anima e il cuore.
Il tempo passa lentamente mentre il mio mondo si riempie sempre di più di note. Un mondo dove nessuno può entrare. Aggredirmi.
Il dolce suono si diffonde nella stanza vuota per poi sparire come è comparso.
Lasciando un vuoto che si colma di pensieri non detti.
  
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