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Autore: Fiamma Erin Gaunt    07/04/2015    1 recensioni
È convinzione diffusa che una giovane principessa in età da marito debba essere alla ricerca di un consorte rispettabile e sufficientemente ricco.
Peccato solo che ad Aliandra Martell non importi affatto di quanto sia bello e raffinato Drazenko Rogare né tantomeno della quantità mostruosa di soldi di cui dispone a Lys. Aliandra sogna di cavalcare draghi e combattere battaglie, sogna di unire il “fuoco e sangue” dei Targaryen con il “Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati” di Casa Martell. E quando conosce Alyn, figlio bastardo recentemente accolto tra i Velaryon e seme di drago, non può fare a meno di sentirsi attratta da lui.
Ma dall’altra parte del Mare di Dorne, più in là delle terre della tempesta, ci sono le Isole di Ferro e il loro giovane e coraggioso Lord: Dalton “Piovra Rossa” Greyjoy.
Anche lui potrebbe offrirle le avventure e i sogni di gloria che aspetta di realizzare da sedici anni, ma ha un’indole focosa e poco predisposta al compromesso che li porta spesso a scontrarsi.
Che fare, dunque? Accettare il lord lysiano, abbandonare Lancia del Sole e sposare un cavaliere bastardo di nascita oppure ripiegare sull’uomo di Ferro?
[Ambientazione: 130 – Danza dei Draghi]
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Prologo

 

 

 

 

Da Lancia del Sole si riusciva a respirare l’odore salino del grande mare di Dorne, che giungeva in lontananza portato dalla brezza che spirava nelle insenature fino a infrangersi contro le alte mura della città. E, se si era dotati di una vista abbastanza buona e di un punto d’osservazione sufficientemente alto, si potevano persino scorgere le vele delle navi che entravano in porto.

Aliandra Martell, principessa di Dorne ed erede di Lancia del Sole, possedeva entrambi e dall’ampia vetrata del suo solarium vide chiaramente le navi lunghe avvicinarsi alla costa sempre più rapidamente. Le vele dell’ammiraglia, nere come inchiostro, ondeggiavano al vento e si dispiegavano quanto bastava per lasciar intravedere l’insegna che le ricopriva. Una piovra gigantesca, un kraken per la precisione, rossa come il sangue.

Greyjoy, i signori di Pyke e delle Isole di Ferro.

Il giovane Lord a quel tempo era Dalton Greyjoy. Aliandra ne aveva sentito parlare spesso in quell’ultimo periodo, specialmente da quando i signori Targaryen sembravano intenzionati ad avviare una vera e propria guerra civile per la rivendicazione del Trono di Spade.

Lei non era mai stata ad Approdo del Re, forse per questo non riusciva a comprendere quell’ossessione per una sedia di ferro.

- Piccola principessa. –

Doyle, il capitano delle guardie del principe, era dritto sulla soglia del solarium. La pelle scura era paragonabile solo al colore dei carboni e molto spesso non si capiva dove cominciasse la lunga chioma corvina e dove invece ci fosse la pelle lasciata scoperta dall’armatura. Era stata proprio quella caratteristica a fargli valere il soprannome di Tenebra; qualcuno, da quando Aliandra era nata, lo aveva spregiativamente ribattezzato come l’Ombra della principessa.

Dal canto suo provava un sincero affetto per quell’uomo la cui ascendenza era in parte dorniana e in parte delle isole dell’Estate.

Affetto che spesso si mescolava con il timore e la soggezione nei confronti di colui che era a tutti gli effetti il più grande combattente di tutto il regno.

- Sì, Doyle? –

Non importava quanti altri nomi trovassero per lui, lei avrebbe sempre continuato a chiamarlo con il suo nome di nascita. Riteneva che fosse il minimo per colui che era più che disposto a sacrificare la vita per la sua.

- I nostri primi ospiti sono arrivati. I Targaryen e i Velaryon sono già nel parco degli Dei con tuo padre e con loro ci  sono anche i Rogare. Tuo padre desidera che ti unisca a loro il prima possibile – concluse.

- Gli uomini di Ferro sono appena arrivati al porto. Loro non li aspettiamo? –

Doyle storse appena il naso, un gesto che chiariva abbondantemente la sua opinione al riguardo degli abitanti delle Isole. Né più né meno che pirati assetati di sangue il cui unico scopo nella vita era razziare e stuprare.

- Stai cercando di prendere tempo, piccola principessa? –

Aleera era stata la principessa perciò avevano dovuto trovare un altro epiteto per non confonderla con sua madre; da quando era morta, però, solo Doyle aveva continuato a chiamarla così.

- Tu al mio posto non prenderesti tempo? Insomma, se questo Drazenko é un mostro deforme o un completo idiota? –

Il capitano rise, mettendo in mostra una chiostra di denti bianchi e perfetti che creavano un contrasto incredibile con la pelle scura.

- I Rogare provengono da Lys perciò escluderei con una certa sicurezza la possibilità che il loro primogenito sia un essere deforme; per quanto riguarda il fatto che sia un idiota, temo di non potermi pronunciare. –

Aliandra sbuffò.

Detestava con tutto il cuore quell’assurda politica fatta di matrimoni decisi a tavolino. Lei non aveva mai visto Drazenko eppure si ritrovava, a soli sedici anni, già promessa a lui. E neppure l’idea che potesse essere bello come i signori dei draghi bastava a compensare il disagio e l’insofferenza che provava in quel momento.

- D’accordo, mi cambio e li raggiungo – acconsentì.

Recuperò l’abito che le era stato donato dal padre appositamente per quell’occasione. Il tessuto proveniva da Volantis ed era al tempo stesso leggero ed elegante, di un bel color oro che ricordava quello del sole dell’emblema di Casa Martell. Le aderiva come una seconda pelle, mettendo in risalto la vita stretta e il seno prosperoso.

Si concesse una breve occhiata, annuendo compiaciuta al suo riflesso.

Le morbide onde corvine erano state acconciate in una lunga ed elaborata treccia laterale che le lasciava scoperto un lato del collo da cigno ed incorniciava i suoi  begli occhi castani dal taglio vagamente esotico.

Sapeva che a Lys la bellezza veniva  stimata sopra ogni altra dote, perciò non aveva protestato eccessivamente quando le sue dame di compagnia avevano insistito per acconciarle i capelli e truccarla, entrambe cose che era solita fare da sola.

- Possiamo andare – decretò, lasciando che Doyle le si affiancasse per scortarla lungo le rampe di scale e i corridoi che la separavano dal parco degli Dei.

Vanir “il Signore delle spade”, un braavosiano che aveva preso alloggio a Lancia del Sole quando Aliandra aveva manifestato la volontà di apprendere l’arte della scherma e delle tattiche di combattimento corpo a corpo, le si affiancò insieme a Mistral “il Fulmine nero”, membro della Guardia e braccio destro di Doyle.

Essere l’unica erede in vita al titolo di Principessa di Dorne comportava un certo numero di procedure di sicurezza, una delle quali era lo scomodo drappello con cui doveva muoversi quando lasciava le sue stanze.

Raggiunsero il parco degli Dei in una decina di minuti, trovando ad attenderli suo padre in compagnia di Daemon Targaryen, Corlys Velaryon e di Lord Rogare e suo figlio. C’erano altri due ragazzi, in realtà, ma se ne stavano tanto in disparte che per un attimo aveva pensato che fossero semplici valletti. Dopo averne osservato le vesti eleganti, tuttavia, ne dedusse che doveva trattarsi di Addam e Alyn Hull, recentemente riconosciuti come Velaryon. Entrambi erano belli come tutti i semi di drago, ma Alyn possedeva un fascino virile che gli permetteva di sovrastare quello del fratello.

Si rese conto di averli fissati per troppo tempo solo quando Lord Rogare tossicchiò leggermente, attirando l’attenzione su di sé e, ancor più, su suo figlio.

- È un onore incontrarvi, incantevole principessa. Questo é il mio figlio primogenito: Drazenko. –

 Il giovane lord di Lys non era affatto un essere mostruoso o deforme come aveva ipotizzato inizialmente, ma non c’era neppure in lui il più piccolo barlume di qualcosa che fosse in grado di stuzzicare l’interesse di Aliandra. I suoi capelli erano di quel biondo dorato che nella città di Lys era considerato un marchio distintivo della vera bellezza, i suoi occhi erano azzurri come il cielo estivo quando era completamente sgombro dalle nuvole, e l’incarnato era tanto pallido che dava l’impressione che la più piccola esposizione al sole di Dorne sarebbe stata in grado di deturparlo con orrende ustioni.

- Avevo sentito diverse voci su di voi e sulla vostra bellezza, principessa Aliandra; sono lieto che per una volta le voci fossero vere – disse, inchinandosi in un misto di eleganza e voluttuosità.

- Vere? Io credo che riduttive sarebbe un aggettivo più calzante. –

La voce apparteneva a un diciassettenne interamente vestito in tessuto grigio e pelle nera. Aveva una zazzera di capelli corvini scompigliati, che gli ricadevano sulla fronte conferendogli un’aria di distratta eleganza. Le iridi erano dello stesso grigio dell’acciaio di Valyria; la mascella era volitiva e decisa, da vero uomo, e la carnagione era quasi olivastra quanto quella dei dorniani del sale.

Aliandra non ebbe bisogno di presentazioni per intuire l’identità del nuovo arrivato. La Piovra Rossa doveva avere per forza quell’aspetto, né più né meno. Era giovane, però, più di quanto si fosse aspettata.

- Lord Dalton Greyjoy, lieto che tu abbia deciso di unirti a noi. –

Se c’era una cosa che andava detta a proposito del Principe Qoren Martell era che erano dannatamente poche le cose in grado di lasciarlo senza parole e, spesso, mascherava dietro quell’ostentata cortesia i suoi veri pensieri. Non più tardi della sera precedente, infatti, Aliandra aveva avuto modo di sentire con le proprie orecchie ciò che suo padre pensava dei Greyjoy e degli uomini di Ferro in generale. Figli di cagna, incapaci di lealtà e rispetto, li aveva chiamati.

- Sei lieto, principe Qoren, sul serio? –

La beffarda incredulità nella voce di Dalton lasciava capire che non credeva affatto a quelle belle parole. Giovane sì, ma non ingenuo né tantomeno stupido.

- Come sempre quando un Lord mi onora della sua visita. –

- Dunque ti senti onorato dalla mia presenza … curioso. –

Daemon Targaryen nascose dietro un piccolo sorriso sardonico il suo divertimento. Dalton Greyjoy aveva almeno un estimatore, a quanto sembrava, lì in mezzo.

- Forse sarebbe più saggio lasciare ai ragazzi il tempo di conoscersi, non siete d’accordo miei Lord? – intervenne saggiamente Corlys Velaryon.

No, non era affatto d’accordo, avrebbe voluto ribattere Aliandra. Cosa si aspettavano esattamente che succedesse tra lei e quel bamboccio di Lys? Forse pensavano che rimanere sola con lui l’avrebbe convinta ad acconsentire a quell’unione strampalata? Se era così si stavano davvero illudendo. Il giorno in cui avesse cavalcato un drago avrebbe sposato Drazenko.

- Naturalmente. Tenebra rimarrà con loro – stabilì Qoren.

Si lasciò sfuggire un sospiro sollevato. Se non altro quel damerino biondo non si sarebbe avvicinato più del necessario in presenza di Doyle.

- Credi che potremmo rimanere anche noi nel Parco degli Dei, zio? –

- Sempre che tu non abbia altri incarichi da affidarci – aggiunse in fretta Addam.

Lui, al contrario del fratello, sembrava molto più interessato a ciò che sarebbe accaduto negli ambiti politici che in quelli sentimentali.

Corlys scambiò una rapida occhiata con Daemon, che si limitò a stringersi nelle spalle con indifferenza.

- Addam, vieni con noi, mentre Alyn può rimanere qui se lo desidera. –

- Sì, lo desidero – annuì Alyn.

Le parole erano quelle giuste, ma il tono era un po’ troppo ambiguo.

Improvvisamente l’idea di passare un po’ di tempo nel parco degli Dei non le sembrava più così malvagia.

- Quindi tu sei uno di quelli che chiamano “semi di drago”, giusto? – esordì non appena i Lord li ebbero lasciati da soli.

Annuì.

- E hai davvero provato a cavalcare uno dei draghi su richiesta della regina Rhaenyra? –

Alyn sorrise. – Oh, sì, ci ho provato. –

- Ma non ci é riuscito, é così che si é ustionato una gamba – precisò Drazenko.

- Già, il cavaliere del drago é mio fratello Addam – ammise.

- Ed é per questo che siete stati riconosciuti come Velaryon; avevate un nome da bastardi prima, vero? –

Drazenko non sembrava affatto contento dell’attenzione che Aliandra stava dedicando al giovane Velaryon e non faceva nulla per nasconderlo. Quelle precisazioni scortesi, del resto, lo sottolineavano fin troppo.

- Credi che potrei vedere le cicatrici? –

Alyn tentennò per un momento e alla principessa sembrò di scorgere un principio di imbarazzo sulle gote alabastrine del giovane.

Questi uomini del continente; erano tutti così tronfi e sicuri di sé quando si trattava di battaglie e duelli, ma bastava il pensiero di togliersi i pantaloni davanti a una donna che si trasformavano in mocciosi impacciati.

- Le cicatrici arrivano fino alla caviglia? – chiese allora Doyle, con la sua voce profonda.

- Sì. –

- Allora potresti semplicemente arrotolare i pantaloni fino al ginocchio, giovane lord. –

Alyn ubbidì, visibilmente sollevato per essere stato tolto d’impaccio, ed eseguì il suggerimento.

La pelle aveva assunto la consistenza di una colata di cera fusa, guastando la perfezione di quel corpo giovane e attraente. Erano terribili e lasciavano solo intuire quanto potesse essere potente il respiro del drago.

- È un miracolo che tu riesca ancora a camminare; avrebbe potuto distruggere tendini e muscoli e renderti storpio per sempre – considerò Aliandra, indugiando brevemente con i polpastrelli su quello stinco martoriato.

- Cavalcare un drago non é cosa da tutti, mia principessa – considerò Drazenko.

- È certamente vero, ma bisogna essere molto impavidi anche solo per tentare l’impresa. –

- Impavidi, certo, o molto sciocchi. –

- Dunque perché tu non ci hai mai provato, mio signore? –

Doyle soffocò una risata e anche Alyn parve divertito. Drazenko forse non colse l’insinuazione, o preferì semplicemente fare finta di nulla.

- A Lys non ci sono draghi. –

- Magari potremmo chiedere a ser Addam di lasciarti provare a montare il suo – considerò, divertita dalla sfumatura giallognola che aveva preso l’incarnato del suo pretendente davanti a quella prospettiva.

- Non credo che sia il caso di disturbarlo con una sciocchezza simile. –

- Io invece vorrei farlo. –

- Fare cosa, principessa? – chiese Alyn, perplesso.

- Cavalcare un drago. Anche solo per una volta, pochi secondi, solo per scoprire cosa si prova – chiarì.

- Non credo che sia un’occupazione adatta a una principessa – considerò il lysiano.

- E io non credo di aver chiesto la tua opinione – lo rimbeccò.

Cominciava davvero ad averne abbastanza di quel tipo. Cosa aveva avuto in testa suo padre quando le aveva proposto quel contratto matrimoniale? Sì, la sua famiglia aveva un vero e proprio impero bancario ed erano i più ricchi di tutta Lys, ma non avrebbe mai acconsentito a sposare un individuo tanto insignificante.

- Doyle, desidero tornare nelle mie stanze, sono stanca. –

Non specificò il fatto che fosse stanca di avere Drazenko tra i piedi, era certa che il suo capitano aveva afferrato il messaggio forte e chiaro.

- Come la mia piccola principessa desidera. –

- Ser Alyn, Lord Drazenko – disse, chinando appena il capo in corrispondenza di entrambi, per poi allontanarsi a passi svelti.

Rimasta sola con Doyle, inarcò un sopracciglio.

- Beh, che ne pensi? –

- Che i due giovani si stavano azzuffando come due galli in un pollaio. E che il giovane lysiano é un perfetto idiota – concluse con un sorriso divertito.

- E Ser Alyn? –

- È sicuramente coraggioso e valente, ma il fatto che nasca come bastardo é un dato di fatto. –

- A Dorne non si fa discriminazione sui nati bastardi – osservò.

- Certo, se non si é principesse. Tuo padre non ti permetterebbe mai di far naufragare l’unione con il ricco idiota per sposare un cavaliere bastardo. –

Già.

Qoren era un padre amorevole e premuroso, ma non avrebbe mai permesso che i suoi sentimenti intralciassero la politica del regno. Se gli avesse proposto un degno sostituto forse, e solo forse, sarebbe riuscita a convincerlo a lasciar perdere il lysiano. Sfortunatamente Alyn Velaryon non era l’uomo giusto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ho adorato “La principessa e la regina” e “Il mondo del ghiaccio e del fuoco” quindi ho deciso di racchiudere in una mini long (approssimativamente una decina di capitoli) la storia di Aliandra Martell, Dalton “Piovra Rossa” Greyjoy e Alyn Velaryon (alcuni dei personaggi che più mi hanno colpito nel periodo della Danza dei Draghi … a breve scriverò anche qualcosa su Jacaerys Velaryon e una mia OC). Spero che questo prologo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito. Fatemi sapere che ne pensate! Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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