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Autore: elyxyz    22/12/2008    15 recensioni
Questa storia è una rielaborazione dei capitoli 22 e 23 di New Moon.
La mia interpretazione personale del primo confronto tra Edward e Bella dopo il ritorno da Volterra, dopo l’abbandono di Edward.
(I dialoghi fra loro sono stati rifatti, conservandone lo spirito originale voluto dalla Meyer).
“Non voglio desideri. Non voglio più sogni.” Scandì, sicura. “So che voglio te, te e nessun altro. Null’altro.” Gli incorniciò il viso perfetto con le piccole mani. “Il mio sogno si è già realizzato. E’ qui, in carne ed ossa davanti a me.
Niente più cammini alla ricerca della felicità. Niente luoghi fantasiosi. Lasciamo spazio ad altri sognatori. Tu invece puoi portarmi dove vuoi...” gli sorrise, colma d’amore. “Portami dove non serve sognare.”
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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contest TW Bella ed

Questa fic ha partecipato al contest indetto da sherry90 sul Forum di EFP: scegliere una frase tra quelle proposte ed ispirarsi ad essa per produrre la storia.

Io ho scelto “Portami dove non serve sognare” di L. Ligabue.

 

 

Vorrei dedicarla a ciascuno di voi,

Augurandovi un Natale e un Nuovo Anno accanto a chi amate.

Come Edward e Bella.

 

 

 

<>O<>O<>O<>

 

 

Al di là dei sogni

 

 

 

 

“Sei sempre così: il centro del mondo.

Il viaggio potente nel cuore del tempo, andata e ritorno.”

 

 

(Ligabue – Il centro del mondo)

 

 

 

 

 

L’aereo che li riportava a casa dall’Italia atterrò dolcemente sulla pista, ma Bella non se ne accorse.

Abbracciata stretta a Edward, cercava con tutte le sue forze di non cedere alla stanchezza.

Quelli potevano essere gli ultimi momenti che le erano stati concessi di passare al suo fianco e, malgrado fosse stremata dalla tensione e dagli eventi, non sarebbe caduta in un profondo sonno ristoratore. A nulla servivano gli inviti del vampiro affinché riposasse.

Ma neanche lui l’avrebbe fatto, se fosse stato al suo posto. No, non avrebbe dormito neppure se avesse potuto.

Riaverla con sé - viva, sana e salva - era già come stare in un meraviglioso sogno, oltre ogni più rosea aspettativa.

La rimirava col cuore traboccante di amore e gratitudine, e incredulità, anche.

Un peccatore come lui non credeva di poter meritare una seconda occasione. E invece…

Vedersela lì davanti, al centro della piazza di Volterra, mentre i rintocchi di mezzogiorno scandivano la sua fine, - bella e unica come la ricordava, se non anche di più - poteva essere solo un’illusione, un’allucinazione, un bellissimo miraggio.

Sorrise al ricordo. Temeva di esser morto, nell’istante esatto in cui lo sguardo di lei aveva incrociato il suo. Morto per davvero, stavolta. I Volturi l’avevano graziato, ponendo fine al suo straziante male, si era detto.

E istintivamente aveva dato ragione a Carlisle, il paradiso c’era. Esisteva. Dopotutto, anche loro che erano mostri conservavano un’anima, perché Bella - piccolo, delizioso, angelo goffo - non sarebbe mai finita all’inferno.

E invece non era stato giustiziato, anzi. Si erano tratti in salvo da quella situazione spinosa in modo abbastanza indolore, anche se il patto che avevano siglato prevedeva la trasformazione della sua amata in vampiro.

D’altra parte, dovevano considerarsi fortunati se erano usciti tutti interi dalla Torre, perché i Volturi non brillavano certo in magnanimità.

Aveva letto nelle loro menti, conosceva le loro bramosie.

Ma non temeva per se stesso, malgrado il ricordo del dolore causatogli da Jane fosse ancora vivido e forte. Aveva temuto per lei, la sua piccola umana difettosa, così particolare da incuriosire Aro, da essere immune a quasi tutti i poteri vampireschi.

 

Non smise di coccolarla, di sfiorarle con devozione le tempie, il naso, la pelle calda e profumata.

Sentiva il suo sangue cantare per lui, solo per lui, ma questo era divenuto un fatto secondario.

La sua cantante, l’aveva definita Aro, a ragione.

La gola gli bruciava, la sete dei tanti giorni trascorsi dall’ultima caccia si faceva sentire, certo; ma nulla, nulla poteva competere con quello stato di atarassia così perfetta da sembrare irreale.

Ed era per questo che non cessava neppure un secondo di tenere un contatto con lei, - mani, dita, viso, capelli - perché altrimenti temeva che tutto si sarebbe dissolto come la rugiada al mattino.

Atlanta si stava stiracchiando sonnolenta, pigra nel suo risveglio. Dietro le nubi che nascondevano Seattle, il sole stava sorgendo.

L’inizio di un nuovo giorno. Un nuovo inizio per loro.

Non l’avrebbe abbandonata mai più. Mai più, giurò a se stesso.

Non adesso, che era consapevole di quanto avessero sofferto entrambi per la sua decisione. Una decisione difficile, che aveva preso per il bene di Bella. Una scelta che si era rivelata sbagliata.

Se l’unico a patire fosse stato lui, lo avrebbe accettato di buon grado. Avrebbe convissuto per il resto della sua esistenza con quel vuoto incolmabile - l’assenza di lei. Ma, se questa logorante tortura coinvolgeva Bella, non era disposto a perpetrarla un istante di più.

Aveva sperato ardentemente che lei l’avesse dimenticato, che avesse ripreso a vivere come una ragazza qualunque, senza un costante pericolo mortale ad alitarle sul collo. Ma così non era stato.

Poteva capirla, se in quel momento lo odiava, lo biasimava. Forse non voleva più aver nulla a che fare con lui e la famiglia Cullen. Non aveva, forse, appena rischiato la vita a Volterra, a causa loro?

Ma stavolta avrebbe lasciato a Isabella la scelta. Le avrebbe affidato il suo futuro, la sua eternità. Se lei lo avesse voluto.

Bella era un’anima generosa oltre misura, persino eccessivamente, talvolta. Ma avrebbe perdonato lui?

 

Nell’auto che li riaccompagnava a Forks, aveva scusato Rose, intercedendo addirittura per lei.

Edward non sarebbe stato così bendisposto nei confronti della sorella, se Bella non avesse insistito.

Ma avrebbe detto e fatto qualunque cosa per lei. Qualunque cosa, si ripeté.

Arrivati a Casa Swan, aveva appena avuto il tempo di accompagnarla dentro, prima che Charlie lo cacciasse in malo modo; poi si era ricongiunto a lei, vegliando il suo riposo, incapace di staccarsi da quel corpo tiepido, fosse anche solo per un battito di ciglia.

Non sapeva cosa dirle, come scusarsi. Logorato dal senso di colpa, ignaro dei rischi che lei aveva corso: chi avrebbe immaginato la testardaggine di Victoria? Come avrebbe mai potuto prevedere che un branco di cuccioli aveva dovuto proteggerla da quella pazza?

Forse davvero, andandosene, aveva innescato nelle loro vite più disastri che restando.

Si sentiva misero e meschino, indegno della felicità che sentiva pulsare dentro di sé.

E poi finalmente lei s’era destata, nel cuore della notte. Gli occhi cioccolato confusi e increduli.

Vagheggiava e vaneggiava, incapace di intendere che quella era la realtà.

Ci mise un po’ a convincerla che non stava sognando. Che lei era sveglia, che lui era lì.

Non era neanche riuscito a scusarsi come voleva, come si sentiva in dovere di fare; Isabella l’aveva preceduto, con le sue domande e gli inevitabili chiarimenti che avevano rimandato sino a quel momento.

Le confessò la verità, le sue intenzioni, le sue colpe, il suo amore eterno e immutabile per lei.

E l’incredulità che aveva provato, nel vederla cedere così facilmente alle sue menzogne. Non se lo era aspettato, ammise.

L’aveva cullata, mentre lei sfogava la disperazione accumulata in quei mesi, le calde lacrime che bagnavano il suo infinito senso di inadeguatezza, d’inferiorità. Era stato questo a farle credere tanto in fretta alle bugie che le aveva intessuto.

“Se non è troppo tardi… Se tu mi vuoi…” tentennò, insicuro. “Ti starò vicino. Per sempre.” Le promise solennemente.

“Solo fino a quando non mi accadrà qualcosa, e tu riterrai nuovamente che sia meglio per me separarmi da te?!” obiettò Bella, ferita e arrabbiata. “Non puoi addossarti tutte le responsabilità del mondo!” inveì, “E poi? Cosa farai?! Tornerai dai Volturi per farti uccidere, perché ti sentirai in colpa?”

Edward scosse la testa, l’agonia riflessa nello sguardo d’onice. “Non sono andato da loro perché mi sentivo colpevole per non esser riuscito a salvarti - benché lo fossi, e tu non puoi nemmeno immaginare quanto - ma semplicemente perché non potrei restare anche un solo giorno senza saperti viva, amore mio. Morirei per raggiungerti, ovunque tu fossi.”

“Non dirlo neanche per scherzo!” Lo redarguì, con orrore.

“Mi dispiace, ma è ciò che farò. Quanto prima.” Precisò, risoluto. “Ma, ti prego, non parliamo di cose spiacevoli, non ora.”

“Edward?”

Nh?”

Isabella si pizzicò il braccio per verificare lo stato dei fatti. Mugugnò di dolore. “Edward… è tutto vero? Tutto questo?”

Il vampiro roteò gli occhi, sbuffando.

“Sono qui, Bella. Non me ne vado, non ti lascio. A meno che non sia tu a cacciarmi.” Sorrise sghembo, accarezzandole una gota con le dita da pianista.

Il cuore di lei accelerò, sbattendo contro il torace, come il frullio di un uccellino in gabbia.

“Quindi… sono sveglia?”

“Sì, amore. Lo sei.” La rassicurò, scostandole dolcemente una ciocca dalla fronte.

“Sono così… confusa. Ti cercavo ogni notte, ti immaginavo sempre, sentivo la tua voce. Sopravvivevo aggrappata al tuo ricordo. E ora…”

L’espressione di lui si fece contrita. “Ti chiedo perdono.”

“No, non è questo che intendo dire…”

Edward la fissò, interdetto. Ma lei sorrise, raggiante.

Se tu sei reale, non devo più rifugiarmi nella mia fantasia, giusto?”

“Giusto.” Ne convenne.

“…Non mi servirà sognare finché tu sarai al mio fianco.”

“Notte e giorno. Ogni secondo.” Le giurò.

“E se… se i Cullen dovessero lasciare Forks?”

“Verrai con noi, Bella. Dovunque. Ma solo se vorrai. Ogni tuo desiderio, ogni tuo…”

Isabella gli pose un dito sulle labbra di marmo, zittendolo. “Non voglio desideri. Non voglio più sogni.” Scandì, sicura. “So che voglio te, te e nessun altro. Null’altro.” Gli incorniciò il viso perfetto con  le piccole mani. “Il mio sogno si è già realizzato. E’ qui, in carne ed ossa davanti a me.

Niente più cammini alla ricerca della felicità. Niente luoghi fantasiosi. Lasciamo spazio ad altri sognatori. Tu invece puoi portarmi dove vuoi…” gli sorrise, colma d’amore. “Portami dove non serve sognare.”

 

 

 

 

Fine

 

 

 

Disclaimers: I personaggi e la canzone citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Idem per il titolo ‘Al di là dei sogni’, ispirato ad un film del 1998 e al suo omonimo romanzo.

Mi azzardo a dire che nella trama di quest’opera trovo delle connessioni con la saga di Twilight.

Qui si può leggere il riassunto del film.

http://it.wikipedia.org/wiki/Al_di_l%C3%A0_dei_sogni

Note: La citazione che ho scelto “Portami dove non serve sognare” è la frase cardine della canzone “Il centro del mondo” di Luciano Ligabue ed è un inno ad un viaggio virtuale dentro noi stessi, dentro al nostro cuore.

Non a caso, la copertina del CD è un primo piano del cuore, disegnato nel sistema cardiocircolatorio: vene e arterie, come se fossero le strade di un grande raccordo anulare.

Riflettendoci su, mi sono accorta che una frase così si può interpretare in diversi modi, a seconda delle chiavi di lettura, fino quasi a snaturarla dal suo sottotesto implicito.

“Portami dove non serve sognare” (se letta in chiave arrogante) può significare ‘portami in un posto in cui la fragilità del sognare è superflua’.

Oppure: ‘dove non si può sognare, dove non c’è più illusione’.

Io invece ho dato questa interpretazione (personale e opinabilissima): “Portami dove non serve sognare” nel senso di ‘portami dove vuoi, perché ho già tutto ciò che ho sognato e sono contenta. Perciò non mi serve sognare per stare meglio.’

 

Ci tengo a sottolineare che i dialoghi fra loro sono stati da me rifatti, conservandone lo spirito originale voluto dalla Meyer, non è una mera copiatura.

 

 

Nota di servizio: a causa dell’ammutinamento del mio pc, in queste settimane non sono stata molto presente nel fandom e fra qualche giorno dovrò separarmi nuovamente da esso.

Ma, appena sarà tornato a casa, recupererò tutte le cosette deliziose che avete postato o posterete.

 

 

Ringrazio anche quanti hanno letto e commentato le mie ultime fatiche:

Sinners, Lovers. [In Joy and Sorrow]’ nel fandom di Fullmetal Alchemist e ‘Life’ (il secondo capitolo) di Twilight.

Se vi va, leggete e commentate. Grazie.

E un grazie di cuore alle 141 persone che mi hanno messa tra i loro autori preferiti. Ne sono onorata. *___*



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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)


elyxyz

 

 

 

   
 
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